Ci siamo vicini?

Una decina, massimo 12 giorni…siamo all’ennesimo penultimatum di Trump nei confronti di Putin. E, dice, non ha neppure più tanta voglia di parlare con lui.

Ma come? ma non era anche lui un terrific guy? Non doveva convincerlo in H24 a “muso duro” coi strapotenti mezzi messigli a disposizione dallo strapotente stato che amministra? Dove sono finiti gli effetti speciali ? Musk non glieli fornisce più? Eh no, ha litigato pure con lui.

Litiga e fa pace, si accomoda sulla poltrona mani giunte in grembo e da benedizioni, condanne e assoluzioni come gli gli suggerisce il momento. Un uomo tutto d’un tocco e col tocco magico tutto quello che tocca diventa…m…. E non lo smuove nessuno dalle sue idee e convinzioni. Per fare solo un esempio: il dazista mondiale ha detto e ridetto, disdetto e stradetto qualsiasi cosa e anche di più sulle tasse che intende imporre a chi ha la mala ventura di esportare nel “suo” paese.. Da monarca assoluto fa e disfa e poi rifà e ridisfa a suo completo e totale piacimento, altrimenti che gusto ci sarebbe a prendersi una simile responsabilità? Si deve ritagliare qualche angolo di divertimento personale, guadagno per sé e i suoi reali familiari e il resto del mondo…americani compresi suoi elettori compresi…si fot…

Persino il suo più sfegatato fan, quello con il piumaggio in testa gli volta le spalle, ma lui ne ne impipa, cattiva persona, adesso, dice che questo sia.

E Putin? Come ne uscirà Putin da questa sarabanda di emozioni controverse che il suo amico prova nei suoi confronti? Per ora tace. E fa bene. Fa parlare i suoi che dicono: attento americano del bip che se ti metti contro di noi entri in guerra contro di noi.

All’anima del premio Nobel per la Pace, questo sta per provocare un conflitto di proporzioni planetarie. Con noi in mezzo, naturale. Ma, ovviamente non ci sarà guerra tra due amici, non può mai esserci guerra tra amici, gli amici si amano e perciò non possono farsi la guerra.

Ma e allora? E allora, giro giro tondo, quanto è bello il mondo…e il resto manco me lo ricordo ma avete capito…finisce con tutti giù per terra? si, mi pare, ma si fa per dire.

Io sono ottimista, l’ottimismo dell’incoscienza? Forse ma ci spero nella capacità degli uomini di capire quando è il momento di fermarsi…e mi pare che ci siamo vicini, o forse no ma prima o poi…

Su brindiam

Che fa? Se ne va? e quando se ne va? presto, deve andare a mettersi un po’ apposto i capelli, il clima scozzese li ha un po’ scompigliati e l’umido non gli fa bene, ha lo scalpo un po’ piatto ma se ne va soddisfatto. Ha messo in croce gli importatori americani che dovranno pagare più dazi sulle merci importate e gli esportatori europei che, dicono gli esperti, si preparano ad esportare di meno o a dover cercare nuovi mercati, cosa impegnativa e faticosa oltre che onerosa.

Ma perché? Ma perché i consumatori finali non ci staranno a pagare più dazio e compreranno di meno e questo si rifletterà sulla produzione dei paesi esportatori…ma sarà davvero così? Bah, io ci capisco davvero poco, ma già non faccio l’esportatrice e poi sono astemia.

Il mio idraulico che oltre che sturare molto bene i lavandini è anche esperto di economia mondiale, dice che è una tempesta in un bicchiere di…vino. Li ha visti lui, con i suoi propri occhi i containers che partono per gli USA del suo vicino di casa esportatore vinicolo veneto. Non fa che caricare quei mostri che gli transitano davanti casa dalla sera alla mattina. E che vuoi che gli faccia agli americani un aumento del prezzo? Nulla, secondo lui ne compreranno in quantità uguale se non superiore perché gli americani al vino italiano non rinunciano, dice che al gotto de vin gli americani ci tengono e ci terranno sempre anche coi dazi aumentati.

Dunque? dunque sempre secondo il mio idraulico che lavora con l’acqua ma beve vino quanto basta, almeno nel settore agro alimentare non ci saranno contraccolpi, ma ci saranno i soliti piangi miseria che si attaccheranno allo stato per ricevere indennizzi e però dovranno fare carte false perché perdite non ne avranno a meno che non si sabotino da soli.

Veramente non saprei se questa tesi sia attendibile, so che arriva da una persona che da anni diagnostica le perdite idrauliche a casa mia e le cura con grande perizia e maestria: i buchi nei tubi li trova sempre. Mi chiedo se non sia il caso di dargli credito anche sui buchi eventuali previsti dai menagrami nella nostra economia, oltre che ai detrattori abituali del governo che comunque vada sarà sempre colpa di Meloni, della UE, della Von del Keiser e di nonna Pina che ha votato a destra perché non si era portata gli occhiali alle urne.

Ma per quanto riguarda “l’accordo” dire che si sia trattato di un compromesso è davvero eufemistico, di quei compromessi dove si compromette solo una parte mentre l’altra si sfrega le mani. Ma è ancora tutto da vedere perché che sia poi tutto oro quello che luce ancora non si sa e se la flebile ed esile Von den Keiser ha fatto una magra figurina davanti al prepotente gigante mani in grembo, neppure si può dire ancora che il gatto si sia mangiato davvero il topo. Stiamo a vedere. Per ora abbiamo solo una certezza: che non c’è nulla di certo…neppure del diman, anzi, meno che mai.

In fondo prima di Trump c’era il “rincoglionito” (tanto vituperato), ora che c’è questo Genio del Bene qui, stiamo vedendo quanto bene sta facendo: dalle guerre ai dazi, i capricci suoi non sono ancora tutti soddisfatti, potrebbe andarci persino peggio…ed allora?

Su, brindiam…e chi non beve con me…dazio lo colga.

Fastidio

Oggi qui da noi, nord estremo, piove. E basta. E fa pure fresco. Ma i giorni passati si moriva di caldo, letteralmente. Bene, mi sono trovata a pensare come facevano le donne che indossavano il niqab o il velo islamico, coperte dalla testa ai piedi, fuori solo gli occhi, a non morire di caldo. Poco fa ne ho incontrata una con la sua bambina per mano, vestita di nero col velo e la bocca coperta, uscivano solo due bellissimi occhi. La bambina invece aveva un bellissimo vestito estivo bianco. Si facevano notare anche per differenza tra il nero totale (tranne qualche rosellina stampata e l’oro dei sandali che si vedevano appena) e il bianco abbacinante dei vestiti delle due figurine snelle che passeggiavano poco dietro a me.

La Lega vuole vietare il velo nelle scuole e nei locali pubblici. E’ una cosa che va avanti da anni ma poi nessun governo ha mai portato aventi la proposta. In Europa alcuni paesi lo vietano mentre da noi ancora non c’è questa restrizione. Mi sono chiesta che cosa ne pensasse quella ragazza che ho incrociato poco fa, glielo avrei chiesto ma mi sembrava una domanda inopportuna, magari era appena arrivata e manco capiva. I nostri occhi si sono incrociati però, lei ha guardato me che portavo una canotta bianca e una camicia bianca aperta e pantaloni viola e i miei capelli corti con un taglio decisamente “maschile”. Non so cosa abbia pensato ma per un attimo ho avuto l’impressione che in qualche modo mi invidiasse, ma forse è solo una mia impressione.

Certo che ho provato un po’ di pena per lei, deve essere complicato vestirsi con tutta quella bardatura o forse no. Non lo so se sia giusto vietarlo, fino a qualche anno fa credevo fosse una cosa scontata che dovessero attenersi ai nostri costumi…oggi non sono più tanto sicura, forse mi ci sono abituata a vederle così bardate e non ci faccio più caso. O forse sono diventata più consapevole che potrebbe essere una imposizione sbagliata e che dovrebbe partire da loro scegliere come vestirsi e soprattutto scegliere di vestirsi “all’occidentale”. Cosa che non credo sia del tutto indolore visto che non tutte credo siano libere di farlo. Anche se loro direbbero che lo sono.

In Iran ( e non solo) le donne che non si vestono secondo i dettami religiosi vengono messe in carcere o peggio. Ma qui siamo in Italia e costringere le donne a vestirsi come crediamo noi sia giusto, mi pare ingiusto.

Non lo so, non sono sicura che sia giusto imporre un dress code a delle donne che hanno già molti problemi ad integrarsi in un paese che non conoscono. E’ giusto che chi viene qui rispetti le nostre leggi, ma il “fastidio” nei confronti di un velo forse si può superare sperando che siano le donne, prima o poi a trovarlo fastidioso.

Fai la cosa giusta

Ma che succede a Zelensky? Non sarà che il manipolatore americano è riuscito a convincerlo che se vuole la sua amicizia deve fare come dice lui? Il parlamento ucraino ha approvato una legge che limita l’indipendenza dei due organismi anticorruzione sinora indipendenti.

Molti ucraini hanno protestato scendendo in piazza ed è la prima volta che il presidente ucraino riceve delle contestazioni da parte del suo popolo. Lui difende la sua firma sulla legge dicendo che le agenzie anti corruzione lavoreranno in libertà ma che bisognava mettere un freno alla pervasività della Russia. Insomma, da quello che capisco, teme che le due agenzie attualmente indipendenti diventino un’arma nelle mani dei russi per promuovere maggiore corruzione.

Ma gli ucraini gli hanno chiesto se è diventato matto. E, in realtà potrebbe pure darsi, quasi quattro anni in trincea farebbero male a tutti anche ai più sani di mente e però Zelensky non se lo può permettere di impazzire: non può scopiazzare sistemi russi di controllo su organi dello stato indipendenti. Il messaggio che passa sarebbe devastante per la tenuta della democrazia e nascerebbe ulteriore confusione oltre a quella che già c’è.

Forse le proteste sono un campanello d’allarme sulla tenuta della sanità mentale del presidente ucraino? Ha forse deciso di cedere alle lusinghe delle sirene americane controllate da remoto da quelle russe?

Io spero proprio di no. Zelensky, sei ancora in tempo. Hai sbagliato? Forse si, ripensaci e non fare quello che ti suggerisce qualcuno, ti stai mettendo in croce con le tue stesse mani.

Non ti bastano i problemi che già hai? Ascolta il tuo popolo, quello che ti ha sostenuto finora, non lasciarti ingannare da chi ti promette di aiutarti e poi ti pugnala. Sei in un momento di calo di zuccheri? Prendi tempo per riflettere e poi fai la cosa giusta. Oppure, se c’è qualche cosa sotto che non puoi spiegare, anche la mia fiducia in te traballa, te lo dico, traballa e anche parecchio. Do the right thing Zelly oppure spiega bene il perché di questa mossa incomprensibile.

Il gaslighter

Vi siete chiesti come mai Elon Musk abbia litigato con Donald Trump? E che ci importa?…forse penserà qualcuno. Importa perché questo è un punto focale di quello di cui intendo parlare oggi.

Io credo che Musk si sia accorto di una cosa che lo ha fatto recedere dalle sue intenzioni di diventare il braccio destro di Trump. Uno come lui, l’uomo più ricco del mondo non poteva non arrivarci a capire quello che gli stava succedendo. E cioè: come può uno come lui che è il Primo in assoluto al mondo, come ricchezza e come capacità creativa e molto altro, assoggettarsi ad un uomo potente fin che si vuole, ma di gran lunga meno intelligente (anche se non di certo meno para…) di lui?

I due si somigliano per molti aspetti, ma l’aspetto che ha fatto ricredere Musk è di quelli che lasciano il segno e non sono, una volta riconosciuti, più accettabili per chi li scopre. Ma, consideriamo la cosa dal punto di vista dell’amicizia tra i due. Ricchi e potenti entrambi, molto ambiziosi entrambi, qualcosa di certo li legava e forse proprio l’ambizione che entrambi hanno come faro principale. Ma entrambi hanno anche una “magagna” molto nascosta in entrambi ma, se si riflette, si tratta di una cosa che li accomuna e ora però li ha divisi: la vulnerabilità “umana” di due che si credono dei semidei. Si, esattamente quello: sono dei “deboli” perché hanno bisogno di essere costantemente ammirati, lodati, vezzeggiati e senza queste continue dimostrazioni di quanto valgono, non possono esistere.

E due che hanno questa modalità di esistenza in comune non potevano che confliggere. E così è stato: Musk si è accorto di non riuscire a sovrastare l’ambizione di Donald e Donald pure ed è finita l’amicizia che si fondava solo sullo “sfruttamento” dell’altro per fini personali, cioè il massimo dell’ambizione e dell’arrivismo che entrambi ricercano. Musk ha capito che Trump gli faceva ombra e uno come lui in ombra non ci sta bene, si deprime fino a “scomparire” e quando Musk lo ha capito è corso ai ripari. Togliersi presto da sotto quella cappa di potere che lui credeva avrebbe potuto dargli maggiore risalto e che, al contrario lo offuscava e questo ha causato la rottura tra due che sembravano diventati inscindibili.

Ora la cosa avrebbe relativamente poca importanza se questo fatto non facesse risaltare meglio la personalità dell’uomo più potente del mondo e la sua “potenzialità” nell’influenzare i destini del mondo, nel bene e nel male. E fin qui, abbiamo visto che li influenza solo nel Male. Un uomo troppo ambizioso e con troppo potere nelle proprie mani può fare molto male e Donald Trump lo sta facendo e non da oggi, ma da quando si è insediato la prima volta alla Casa Bianca. Il “disegno” che aveva in mente e che richiedeva” l’amicizia” di altri uomini potenti come lui, si sta rivelando al mondo come quello di qualcuno che ha ambizioni gigantesche e che farà di tutto per soddisfarle: PADRONE DEL MONDO e la sua influenza nefasta si vede ormai in tutto quello che fa e dice.

Dalla guerra in Ucraina, passando per il Medio Oriente, la sua guerra dei dazi con l’Europa e non solo, la sua arroganza con gli immigrati che considera tutti da espellere e li tratta come criminali facendoli incarcerare senza motivo e senza processo in centri di detenzione disumani. La sua lotta contro la stampa libera, i giornali, i media non allineati al suo Credo, al suo Io gigantesco, (ha ottenuto di far chiudere il Late night Show di Colbert che faceva ascolti da record solo perché non parla bene di lui), ha denunciato e chiesto dieci miliardi di dollari all’Washington Post perché ha pubblicato una sua cartolina di auguri al suo amico Epstein morto in circostanze non chiarite in carcere, uno condannato per pedofilia e abusi sessuali, uno che Donald ha definito ” a terrific guy” e che ora che la sua morte e la sua condanna lo pone in una situazione a dir poco imbarazzante, nega quasi di averlo mai frequentato quando ci sono testimonianze a fiumi della loro frequentazione assidua e costante. E non solo, accusa chi vuole che venga rivelata la lista dei suoi “clienti”, lista che la sua ministra della Giustizia aveva detto che non esisteva ma che ora pare sia resuscitata…li accusa, dicevo, di essere “cattive persone” e si lancia sui social a criticare i suoi stessi fans che gli chiedono di far sapere a tutti chi ci sta dentro quella famosa lista secretata. La stessa lista che in campagna elettorale, Trump, aveva più volte usato come un’arma per scagliarsi contro i suoi avversari politici, rei, secondo lui, di non volerla rivelare perché troppo “compromettente”…per loro.

La sua lotta contro le università americane perché la “cultura” fa danni, a suo dire, crea mostri ed è meglio se la gente resta ignorante, più facile manipolarla…ecco Trump è un Manipolatore eccellente, in questa “arte” davvero pochi gli possono fare concorrenza. Come ce ne sono tanti però e dei quali nella vita, più o meno tutti abbiamo fatto esperienza (dolorosa), ma lui ha fatto della Manipolazione la sua carriera politica e anche “umana” e i “manipolati” (e sono tanti) forse cominciano a capirlo e “abbassare il gas”, forse, a breve non gli servirà più perché il mondo si accorgerà che ad abbassarlo è lui, che il Gaslighter è lui e forse si ribellerà e forse potremo ricominciare a rivedere le stelle…o, almeno a provarci.

Forse e forse persino un altro manipolatore eccellente quanto lui se ne sta accorgendo e se se ne accorge lui per Trump non saranno…tarallucci e neppure vino… indovinate voi di chi parlo, credo di avervi fornito abbastanza indizi per scoprirlo da soli.

Grazie

Oggi, domenica 20 luglio 2025 è una giornata strana. Per me, lo è. Si perché voglio raccontare un po’di me. Strana per questo intendo. Chi mi legge penserà che era ora, ma chi si crede di essere questa che “non parla di sé”? Mi conoscete, credete di aver capito chi sono, cosa penso, come vivo e perché scrivo qui?

Magari qualcosa avete capito, ma la prima cosa che avete capito (e che vi da, forse un po’ fastidio) è che non parlo di me. Per presunzione, per essere diversa, per attirare attenzione? Forse, io veramente non lo so perché, ditemelo voi se lo sapete. Se lo avete capito, se vi interessa.

Questo blog è iniziato per caso, ho colto al volo il suggerimento di un tipo che scriveva su un altro blog al quale partecipavo attivamente e che ce l’aveva con me perché comparivo sempre in home page. Forse era invidioso e arrabbiato perché lui non ci riusciva. Eppure scriveva, ma quello che scriveva non era considerato interessante e finiva nel cestino. Così un giorno mi ha scritto: apriti un blog tuo, hai così tanto da dire e qui ci sei tutti i giorni come una medicina, almeno ti togli un po’ dalle…(deve avere pensato).

Beh, l’ho fatto e però non mi sono tolta dalla p…anzi, ho scritto di più e sono stata ancora di più pubblicata…ma non pagavo nessuno. Mi piace tenere questo spazio principalmente per dire come la penso sulle cose che succedono. Sulla politica in generale ma anche sulle cose che succedono nel mondo, la cronaca, i diritti delle donne discriminate sempre, anche oggi e la violenza, fisica ma anche morale, tanta, che subiscono, sempre e da sempre.

E’ andato abbastanza bene, un buon numero di accessi e anche di commenti da parte di chi ha creduto di intervenire, vuoi perché gli interessavano gli argomenti e voleva genuinamente discuterne, vuoi perché pensava di “divertirsi”, magari provocando o criticando o vuoi per un sacco di altri motivi che non sto a dire. Ci sta, i blog servono anche a questo. Le frustrazioni sono tante oggi, tante e difficili da gestire e perciò un blog dove “una” di cui non si sa quasi niente se non che è una che non le manda a dire, può essere divertente e magari può servire anche a passare qualche minuto “in compagnia”.

E poi le ragioni sono tante, io non le so, le posso capire: un “brutto carattere” non è altro che un “carattere”, ma non posso stare a spiegarmi il perché di tutto, ognuno ha il “suo” di carattere ed è giusto così. Come non sto spiegarmi il perché di questo momento di “silenzio nervoso”, se non come un modo per darmi una possibilità: riflettere su che cosa voglio fare di questo spazio.

Grazie a tutti per avermi dato questa opportunità, ci posso pensare meglio e più tranquillamente, anche ripensarmi e lasciare che questo spazio sia quello che voglio che sia senza però dargli alcuna connotazione. Vorrei che me lo suggerisse il mio intuito cosa e come fare per farlo diventare davvero quello che vuole essere. Devo darmi e dargli del tempo.

Il tempo cura tutto e io voglio curare il mio spazio e farlo diventare quello che vuole essere perché ha già una sua personalità ben definita ma, forse, deve ancora trovare “un centro”.

Lo troverà? Non lo so, mi piacerebbe e ci lavorerò, potete esserne certi.

Buona domenica

Parole

Le parole volano e  accarezzano

e morbide come piume fluttuano.

O sferzano come bufera sul viso.

Sono cosi le parole delicate o crudeli

parole che incantano  ammutoliscono

oppure parole che uccidono.

Danno voce all’anima o al cuore

o alla rabbia  all’odio al furore

e offendono  deridono  mirano

puntano e sparano.

Oppure sono come carezze

e assomigliano al suono

di conchiglie appoggiate

all’orecchio dove si sente

il mare e il silenzio che

non assomiglia a niente

se non all’eco di un dolore.

Una corsa cieca

Ne sono morti tanti bambini in questi mesi di guerra, questi due aspettavano che fosse riempita una tanica d’acqua di 20 litri. Il bambino era andato per primo e la sorella gli era andata incontro per aiutarlo perché la tanica pesava troppo per lui. La madre li aspettava nel rifugio improvvisato dopo che la loro casa era stata distrutta.

Questi due bambini sono il simbolo della stupidità e crudeltà umana che non cessa di colpire innocenti. Loro due come tutti gli altri e loro due come quelli che sono andati a morire dentro le camere a gas nei Lager nazisti, raccontano di una umanità che ha perso la capacità di provare vergogna di se stessa. Entrambi come Anna Frank che credeva nella bontà degli uomini, non hanno esitato a rischiare la vita per portare a casa quell’acqua così preziosa che quella maledetta guerra ormai gli concedeva col contagocce.

I palestinesi che vivono questa orribile guerra fanno pena tutti ma questi due bambini strappano letteralmente il cuore. A guardarli in questa foto.

https://www.theguardian.com/world/2025/jul/19/killing-of-young-siblings-at-gaza-water-point-shows-seeking-lifes-essentials-now-a-deadly-peril

I soldati che hanno bombardato quel posto di distribuzione di aiuti, dicono di aver commesso un errore. Si molto ma molto grave. Un errore che purtroppo non potrà che fomentare altro desiderio di vendetta in chi lo ha vissuto sulla propria pelle e lo vivrà, se vivrà per sempre come il più devastante degli incubi.

Le scene che vediamo ogni giorno sono inaccettabili e nessuno può pensare che non siano un orrore per tutti. Come è stato un orrore l’assalto dei terroristi il 7 ottobre, questo orrore che continua da mesi dovrebbe indurre le due parti a trovare la via per un negoziato che porti alla fine delle ostilità. Cessino gli scambi di accuse e si trovino le due parti per concordare una pace duratura. Vengano finalmente liberati gli ostaggi israeliani che vivono la tortura della loro reclusione ogni minuto e che ormai devono essere rassegnati a viverla per sempre.

Non avrei mai pensato di vedere certe scene orribili, qui come in Ucraina dove la vita continua solo grazie alla resistenza di chi da tre anni e mezzo respinge gli attacchi dei russi che altrimenti li sterminerebbero.

E non è vero che il mondo guarda “indifferente”, il mondo guarda impotente perché chi regge le sorti del mondo, chi detiene il potere, non è in grado di fermare questa follia e l’impotenza è maggiore quando si sente che non c’è nessuno, al momento, in grado di mettere la parola fine a queste due guerre insensate come tutte le guerre e che il destino dell’umanità dipende molto da come procedono o come si fermano ed è una corsa cieca che non prevede la cosa che rende davvero umano l’uomo: la pietà.

L’orologio

“Che numero hai tu”?

Cosi iniziò quella strana conversazione in quel posto che non saprei come definire. Uno stanzone, piuttosto disadorno. Quasi privo di mobili se non fosse stato per una grande scrivania proprio nel mezzo, qualche seggiolino scrostato appoggiato alla parete di fondo e niente altro, niente quadri o piante o altro che desse l’impressione di un luogo abitato da esseri umani. Un luogo di passaggio, ecco.

“Mi sembra che vadano veloci, non pare anche a te?Come ti chiami”?

“Camilla e tu?” “Io mi chiamo Laura”.

Le due ragazze stavano proprio al centro della stanza, poco distante dalla scrivania. Gli avevano detto di fermarsi li e di aspettare; sarebbero state chiamate quando fosse arrivato il loro momento. C’era un leggero brusio di sottofondo proveniente da un gruppetto di persone che se ne stavano in un angolo della grande stanza, parzialmente nascoste da una sorta di basso paravento con delle scritte che sembravano ideogrammi. Parlottavano a bassa voce tra loro ed avevano tutte un certo non so che di provvisorio, quasi spettrale.

Camilla e Laura avevano un aspetto un po’ trasandato. La prima portava una lunga gonna di velluto e una camicetta a fiori abbottonata fino quasi al collo, scarpe di camoscio basse e una borsa a tracolla a forma di tascapane.

L’altra era vestita con un paio di jeans sdruciti, un maglione rosso a coste col collo alto, un paio di stivali alla caviglia di tipo militare e uno zainetto che sembrava pesarle sulle spalle piuttosto magre. Entrambe avevano un’aria stanca come se non avessero dormito da lungo tempo.

“Tu di che epoca sei?”. “Epoca? Cosa significa, che vuoi dire?” “Si, insomma, il periodo, l’anno,o se preferisci il tuo tempo, chiaro, no”?

“Ah, il tempo. Non saprei a volte mi pare poco che sto qui , a volte mi sembra di esserci sempre stata. E’ strano, sai, mi vengono in mente tante cose ma non capisco se mi sono successe in epoche lontane o poco tempo fa. Qui è tutto cosi diverso da dove stavo prima. Non sento più nessuna emozione. E non mi dispiace, neppure i sentimenti mi pare più di provare. Sai, quelli che ti fanno soffrire, o gioire a seconda dei casi. Qui non li provo è strano. Non saprei se è meglio o peggio. Mah!

L’ultima a parlare è stata la ragazza in jeans, Laura.
“Il tempo è una nozione di difficile interpretazione. Se stiamo sempre a guardare l’orologio notiamo che le lancette girano e che continuano incessantemente e a meno che la batteria dell’orologio non finisca, loro continuano a girare. Ma anche se la batteria finisce e le lancette si fermano, altri orologi continuano a scandire il tempo che continua a trascorrere, tutto va avanti e non si ferma mai. Da quando sono qua e il mio orologio ha smesso di funzionare e se tu noti, qui, di orologi, non ne trovi tanti e quelli che ci sono, sono fermi., il tempo non viene preso in nessuna considerazione qui, ma forse ti sembrerò un po’ matta”. Per Camilla e Laura l’orologio si era fermato ma il tempo aveva continuato lo stesso a passare e loro erano rimaste identiche a quel momento in cui, per loro, si era fermato.

D’un tratto si accendono delle luci rosse in fondo alla stanza in corrispondenza di un numeratore e appare il numero 7 lampeggiante. Nel contempo un voce metallica scandisce le seguenti parole:
“Attenzione , il numero sette si rechi nel vestibolo per ricevere l’attrezzatura, affrettarsi ma senza correre”.
Laura guarda Camilla terrorizzata e esclama: “ Tocca a me, hai visto, hai sentito”? Devo andare, ciao, buona fortuna”. E cosi dicendo si dirige verso il vestibolo che si trova accanto al numeratore col numero che continua a lampeggiare in maniera ansiogena.

La ragazza si avvia verso l’uscita affrettandosi ma con calma e sembra quasi barcollare da non reggersi in piedi.
Camilla la guarda e la vede girarsi poco prima di scomparire dentro un androne scuro e salutarla timidamente con la mano aperta. Le sembra anche di vedere due grosse lacrime scenderle dagli occhi, ma forse è solo suggestione o il riflesso del suo stesso stato d’animo che, d’improvviso ha ripreso a percepire i sentimenti.

Si guarda attorno e si accorge dello sparuto gruppetto al quale ora vorrebbe accodarsi ma sa di non poterlo fare perché lei è in attesa per diversa destinazione. Nello stanzone non ci sono finestre, solo un lucernario sul soffitto dal quale arriva una luce diafana e ora, guardandolo, Camilla ha come l’impressione che entri più luce.

Si gira quasi di scatto verso un punto dal quale sente provenire delle voci e vede un gruppetto di ragazzi che entrano e si piazzano in un angolo. Parlottano tra di loro e sembrano presi dalla loro conversazione. D’un tratto uno di questi ragazzi si stacca dal gruppo, si gira, la guarda e si dirige con passo deciso verso di lei.

“Non mi riconosci”? “No”. “Sono …”.

“Non dirlo”. disse Camilla, mettendogli una mano davanti al viso come per fermarlo.

Camilla rimane un attimo confusa poi sembra che il viso le si illumini e prenda nel contempo un pallore mortale.

“Tu, sei tu veramente…? “Si, mi hanno detto che ti avrei trovata qui ed io non aspettavo che di ritrovarti tu non immagini quanto, ho conosciuto la tua anima tanto tempo fa e l’ho cercata fino a che non l’ho ritrovata in te ed ora tocca a te decidere”.

“Ma io sono…”. E qui Camilla si ferma. Non può rivelare nulla di sé, lo sa che non le è permesso e che se lo facesse rischierebbe di non poter più uscire da li, perciò tace. Si ferma in tempo.

“Lo so, me lo hanno detto, neppure io posso parlare di me, nessuno di noi può dire niente dell’altro, lo so bene. Ma mi hanno detto che se tu vuoi possiamo scendere insieme e ritrovarci laggiù ancora una volta, sempre se tu lo vuoi, lo vuoi? Devi solo dire di si. Non ho fretta posso aspettare tutto il tempo che vuoi ma se ti chiamano dovrai andare e potremmo non incontrarci mai più”.

Il numeratore si spegne. La voce metallica annuncia:
“Abbiamo terminato l’operazione di rientro del numero sette. Il numero 3285 si prepari, non daremo altri avvisi”.

“Tocca a me”. Camilla, ora, con sua stessa sorpresa, era agitata. Il ragazzo le prende la mano e le chiede di nuovo: “Lo vuoi? Devi solo dire si o no”.

Camilla guarda il numeratore che ora riporta il numero 3285 che lampeggiava sempre più in fretta. Era indecisa. Sapeva che se avesse risposto si, si sarebbe legata ancora ad un’anima della quale aveva da tanto tempo dimenticato l’esistenza. Ma ora che le si era ripresentata aveva capito di non essere capace di respingerla, che se l’avesse fatto non avrebbe mai più trovato quella pace che aveva trovato in quel posto che ora stava per lasciare. E poi l’attrazione che provava per quell’apparizione aveva qualche cosa di conosciuto e allo stesso tempo di cosi sconvolgente da farle sentire il sangue scorrere dentro ogni minimo recesso del suo corpo come non sentiva più da un tempo indefinibile.

“Si”. Rispose Camilla.

Di colpo, il soffitto si aprì ed entrò una luce abbacinante, le pareti sparirono e comparve una grande piazza con una fontana in mezzo e molta gente intorno.

La gente ballava, cantava e rideva e sembrava molto felice. Alberi altissimi si intravedevano da lontano e un fiume limpido e scrosciante, scorreva li accanto.

Camilla si ritrovò vestita di un abito a fiori rosa con scarpe e borsa in tinta e un grande cappello con una veletta bianca sugli occhi.
Luca indossava un completo blu, una camicia bianca impeccabile e sorrideva. Un auto li stava aspettando poco lontano. Sarebbero partiti per un lungo viaggio, assieme.

Il racconto finisce qui. Luca e Camilla ora sono consapevoli che hanno davanti un cammino lungo e difficile ma non gli importa. E non sanno che sarà lungo molte vite. E non sanno e non lo possono sapere, che continueranno a perdersi, a ritrovarsi, ad amarsi per un tempo senza tempo che si fermerà per il tempo che servirà alla loro anime di rincontrasi. Ancora.

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Alla faccia!

Gergiev non è gradito in Italia, lo dicono in tanti ma non abbastanza forte.

NON E’ GRADITO! Vada a dirigere l’orchestra a casa sua. I democratici del PD che denunciano ogni giorno la strage che Israele compie tutti i giorni a Gaza, non trovano il coraggio sufficiente per mandare a quel paese (san) De Luca e la sua insana idea di portare alla reggia di Caserta a dirigere l’orchestra, l’amico del cuore di Putin.

Putin…sapete quello che bombarda e massacra sistematicamente gli ucraini da quasi 4 anni? Che li uccide nel corpo e nell’anima da molto di più? Che non li fa vivere nelle proprie case una vita normale ma una vita che devi correre ad ogni sirena che suona a nasconderti, se ce la fai, in qualche sottoscala? Quello che ha deportato oltre 20mila bambini (ventimila e forse di più) che non rivedranno mai i genitori o il loro paese ma verranno indottrinati ad odiarlo? O fanno pena solo i bambini palestinesi, mentre per i bambini ucraini c’è una pena di serie B? Contenuta, mediata, pacata… e nessuno che denunci a viva voce con documenti e carte bollate alla mano… e con forza come fanno certi con la sistematica e crudele carneficina che sta avvenendo a Gaza? E come se i bambini morissero solo a Gaza…e questi?

https://www.theguardian.com/global-development/2025/jul/17/infectious-diseases-sudan-children-vaccination-rates-immunisation-routine-jabs-measles

Sempre Putin che ha ordinato le stragi di Bucha e Mariupol, che mette in carcere i suoi oppositori politici che spesso finiscono di esistere per cause sempre nebbiose. Sempre Putin che minaccia l’Occidente con una guerra senza ragione contro un popolo sovrano che si è visto invaso dai suoi eserciti dalla sera alla mattina, ma di cui l’opinione pubblica italiana, in particolare quella che piange sui social (magari smanettando seduti su una sdraio in riva la mare o a bordo piscina di una spa di lusso…) da mane a sera per la sorte dei bambini palestinesi, sembra essersi dimenticata.

Basti vedere il “dibattito” qui, ora no, ora siamo all’ammutinamento…alla vendetta tremenda vendetta perché non mi inchino agli scienziati di ogni ordine e grado che propagandano la guerra di Putin come “giusta” e “inevitabile”, o ai giornalisti della stampa “non allineata” che si guardano bene dal denunciare quello che sta succedendo ma ne danno sempre la colpa a Zelensky, a Biden, alla Nato…e al Bajon e mai a chi ce l’ha. Trump poi, non ne parliamo, lui è innocente a prescindere e sta facendo “grandi sforzi” per la pace e infatti da quanto si sforza ha ottenuto solo di far massacrare gli ucraini con ancora più forza e virulenza dal suo amico russo. Quel ridicolo pacifista che grida Fight a pugno alzato appena uscito indenne da un misterioso attentato alla sua vita di cui ancora non è dato sapere nulla.

E ora, noi italiani dovremmo tollerare che questo maestro della bacchetta, questo genio della mosica riceva un compenso stellare per venire qui da noi a “consolidare” l’amicizia dell’Italia col dittatore? Mentre qui c’è chi si indigna col governo perché (a suo dire) starebbe orbanizzando l’Italia? Se la putinizzasse invece gli darebbe un premio?

Sono certa che qui, i miei 25 (forse meno oggi) lettori sono per il si, la cultura non deve avere censura…vorrei solo vedere, ma anche alla lontana se invece di essere amico di Putin questo signore fosse amico di Netanyahu…allora forse il PD e Co. con la sua allampanata segretaria sempre in cerca di consensi a bocca spalancata che prende solo mosche, non sarebbe così convinta che la cultura va promossa sempre anche nel caso di promuovere la propaganda di un dittatore tramite un suo acceso sostenitore che De Luca vuole mettere sul podio come un maestro di Vita, Verità e Giustizia.

Alla faccia!