Che l’opposizione salga sulle barricate contro la legge finanziaria non è una novità: fa solo il suo mestiere. Ma questa volta è diverso. Che il Pd scenda in piazza per difendere la democrazia è anche questo il mestiere dell’opposizione ed è una cosa sana. Tutti i governi ne hanno fatte di tutti i colori sulla legge di bilancio infilando prebende ed elargendo mance a destra e a mancina, e tutti i governi o buona parte di essi, hanno posto la questione di fiducia quando temevano che non venisse approvata dal Parlamento.
Ma qui siamo davanti ad un fatto del tutto nuovo: qui il governo ha riscritto innumerevoli volte la legge e non ne ha mai discusso in parlamento ma è arrivato all’ultimo secondo, di notte fornendo dei fogli scarabocchiati ai Parlamentari che dovrebbero approvarli senza muovere ciglio. Disfano di giorno quello che tessono la notte (anche per restare dentro le direttive di Bruxelles tanto bistrattate all’inizio), quindi è possibile che quello che presentano di giorno si riveli sbagliato e da rifare il giorno successivo. Un pasticcio continuo del quale, nemmeno più i relatori sanno dove sia il capo o la coda, si sono persi anche loro con tutto questo cuci e scuci e ricuci.
Ma una cosa sembra essere certa: la manovra non ha nulla di espansivo e di migliorativo per il paese ma, al contrario, impone nuove gabelle a tutti, perdona e condona chi ha evaso il fisco (compresi i signori DiMaio e Di Battista, naturalmente padri, taglia le pensioni minime (alla faccia della lotta alle diseguaglianze) e in generale fruga ben bene nelle tasche degli italiani, comprese quelle dei capi di vestiario messi in naftalina. Insomma, questa è la manovra della faccia di bronzo (ma si potrebbe anche usare un altro termine che finisce sempre in “‘nzo”).
In archivio, troverete ampia conferma di come avessi visto nel premier l’avvocato del governo, cosa che viene, ora, denunciata da molti organi di informazione.
Eh, si. Ce l’ha la faccia. Non avrà fatto tre anni di militare a Cuneo,ma Giuseppe Conte, la faccia di …uomo di mondo, ce l’ha, eccome. Alla conferenza stampa di fine anno ha “recitato” bene la sua parte. Da raffinato azzeccagarbugli ha aggirato le domande dei giornalisti rispondendo con grazia ma guardandosi bene dal compromettersi e soprattuto dal compromettere i suoi due mandanti, “titolari” soli ed unici (“Piconi”) del governo e sottoscrittori del tanto pronunciato e nominato fantasmatico “Contratto”. Che si potrebbe pure cancellare con un tratto di penna, per quello che vale. Nulla: ognuno recita a soggetto una parte non scritta, teleguidato solo dall’arrivismo, dall’opportunismo, dalla tracotanza e soprattutto dalla smania di rimanere il più a lungo possibile al potere.
Un “già visto” più e più volte con la differenza che questa volta ad interpretarlo sono due forze politiche che hanno dietro le spalle, soprattutto i Cinquestelle, una storia di indignazione urlata e propagandata fino allo sfinimento di cose che ora, visto che sono loro al governo, trovano buone e giuste.
Il potere che perpetua la sua stessa arroganza. Alla faccia dell’onestà, della trasparenza e di tutte le belle parole dette per ingannare i poveri “polli” che si sono lasciati spennare spogliandosi persino del”piumaggio” per rendergli la “missione” più facile.
Mia nonna avrebbe definito questa cosa con : “Bechi e bastonati”.
Forse è (anche) questo il caso.