Pane e antifascismo

La mia solidarietà va agli agenti di Polizia che sono stati attaccati e provocati da una sequela di frasi senza senso da parte di una che si è dichiarata antifascista e poi tratta dei servitori dello Stato come dei traditori della Democrazia e li deride davanti a tutti. Si autoproclama detentrice dei valori di libertà e democrazia e però non accetta una semplice identificazione di routine.

La signora aveva apposto un singolare cartello pubblicitario all’ingresso del suo panificio: uno striscione che più o meno dichiarava l’antifascismo buono come il pane. La pubblicità gratuita e la palese provocazione è evidente. La manifestazione delle proprie idee si può fare in molti modi, lei ha creduto di farsi bella con l’antifascismo e di scornacchiare gli agenti che stavano solo facendo il loro lavoro.

Appurato che le parole non erano offensive per nessuno (come è successo invece per gli spregevoli insulti nei confronti della senatrice Segre), finita l’identificazione, se ne sono andati.

L’eroina di Ascoli Piceno, la partigiana improvvisata davanti al panificio di famiglia (onorata e con un palazzo in città, ha tenuto a sottolineare) ha poi ricevuto gli applausi dei passanti radunati davanti ad un improvvisato comizio del piddino Matteo Ricci che ha pensato bene di approfittare dello spregio del pericolo della temeraria panettiera per denunciare la deriva anti democratica nel paese.

Gli agenti hanno tutto il diritto di chiedere i documenti a chiunque se lo ritengono necessario, fa parte dei loro compiti e la signora dovrebbe ringraziarli per la pubblicità mondiale che ha ricevuto da quella identificazione.

Il coraggio dimostrato nell’esporre quello striscione e nell’aver fronteggiato gli agenti con spavalda e temeraria sfacciataggine e arroganza, le farà acquistare di sicuro un diploma di staffetta partigiana ad honorem. E, perché no? Uno strapuntino a Bruxelles.

Un flebile spiraglio

La folla che si è radunata alle esequie del papa ha risposto ad un bisogno di spiritualità che manca molto in questi anni così difficili e critici per molti aspetti. Ma quella gente ha testimoniato con la presenza che la voglia di credere in qualcosa che vada oltre la grigia quotidianità è una spinta fortissima ad aggregarsi. Chiesa significa proprio aggregazione e mai come in questi giorni la Chiesa di Roma è stata presente nel mondo.

Non solo la devozione per un uomo che è diventato Vicario di Cristo ed ha portato il suo messaggio nel mondo, ma la voglia di incontrare qualcosa che trascende la sua figura, che vada oltre la sua umanità e la superi. In mezzo a quella moltitudine però tanti ipocriti che hanno solo colto l’occasione per mostrarsi alle telecamere o cercare di “esserci” come ad un evento rock. I politici soprattutto, i “grandi” del mondo che grandi non sono affatto, ma spesso sono uomini piccoli e miseri e la loro miseria si è vista tutta per quanto l’abbiano voluta nascondere dietro la faccia compunta. Ma anche tra le persone normali c’era questa voglia di esibizione di sé e di partecipazione ad un evento imperdibile. E tra questi anche molti che hanno spettacolarizzato se stessi e usato in qualche modo questo evento per farsi pubblicità.

Ma c’era anche chi ha partecipato con animo leale, con la voglia di rendere omaggio ad un uomo che portava quella veste bianca come un camice più che come un’insegna. Ed è soprattutto all’uomo ed alla sua popolarità acquisita in anni di stretta vicinanza col popolo, ricercata e perseguita sempre con la determinazione di un “pastore” che si mescola al suo gregge, che quel popolo ha voluto rendere omaggio.

Francesco era però anche un raffinato politico, sapeva parlare al cuore delle persone ma sapeva anche come parlare alla politica, quella che determina le scelte che incidono sulla vita delle persone. Da politico ha condannato e spesso anche pesantemente la politica che si fa nei palazzi. Lui la faceva da religioso ma la sua politica era spesso sferzante e incisiva.

La sua figura di “umile” prete di campagna non deve perciò trarre in inganno, sapeva come attrarre su di sé l’attenzione e sapeva come fare politica nel modo più diretto e “popolare”.

Un papa spesso controverso, che ha lanciato invettive anche forti contro i politici, che ha pregato e predicato per la pace e che però non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo. Non certo perché non si sia impegnato, ma perché la pace è una costruzione che richiede molto tempo e molte energie e dipende dalla buona volontà di uomini che non ne possiedono ma che vedono nel potere non un servizio al popolo che governano ma una autoaffermazione personale e avida sempre di più potere.

E molti di questi uomini di potere si sono ritrovati al cospetto di quella bara e si sono rivelati per quello che sono: un bluff, una promessa mancata, una vergognosa finzione. E chissà che non si siano sentiti piccoli e meschini anche solo per un momento.

Solo quella immagine di un leader grosso e arrogante, messo vicino ad un altro leader, molto diverso, quasi agli antipodi, che cerca di fargli comprendere le ragioni della propria tenacia nel voler difendere la propria gente, si staglia come uno squarcio in un quadro perfetto e mostra nella sua impressionante drammatica verità, forse, un flebile spiraglio di speranza.

Una pace “divina”

A muso duro.

Faccia a faccia che di più non si può. Un incontro ravvicinato del primo e anche ultimo tipo, quello che ha visto i due leader seduti uno di fronte all’altro. Non potrebbero essere più diversi ma qualcosa in quella foto li accumuna.

Ma non riesco a focalizzare che cosa. Non i capelli, non gli abiti, non lo sguardo e certo non il cuore. E dunque che cosa?

Forse ci sono…Putin. Ecco cosa li accomuna, Putin. Il convitato più che mai di pietra a San Pietro. E’ li, non in presenza ma c’è. Nemico giurato dell’uno, amico per paura, servilismo e interesse, dell’altro. Ma è li in mezzo a loro e non ci sta comodo. Vorrebbe esserci davvero e non solo con lo spirito (che non è Santo di sicuro) ma aleggia, vola sopra le navate e i marmi e gli stucchi e, nervosamente, stringe i pugni dentro le tasche della giacca.

Che l’anima dei papi (compresa quella dell’ultimo) sia riuscita a fare il miracolo? Capirà Trump che sbaglia a appoggiare il nemico di colui col quale sta confidandosi come ad un amico? Si aprirà il suo cuore alla giustizia e farà spazio alla perseveranza e alla tolleranza? Un miracolo si, davvero. Solo un miracolo. Ma potrebbe anche compiersi, li nella casa di Colui che di sicuro ci sta provando e io spero proprio che la sua di Potenza sia più forte e generosa dei prepotenti umani e riesca a far intravedere un barlume di speranza a quel popolo e non solo a quello, perché cessino le guerre e si riprenda a trattare seriamente una pace Giusta e, in questo caso, scusate se oso, Divina.

https://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/papa-capo-staff-zelensky-posta-foto-leader-trump-san-pietro

Libertà

Nella giornata a loro dedicata, onore a quanti hanno perso la vita nella lotta contro il Nazifascismo, onore a quanti lo hanno combattuto e contrastato e hanno sofferto e hanno continuato a lottare fino alla sua sconfitta.

E onore a quanti oggi, nel mondo, combattono contro feroci dittature e regimi totalitari che gli impediscono di vivere pienamente la propria vita.

Un pensiero particolare va alle donne di tutto il mondo che si battono doppiamente per la libertà dalla dittatura e dalla cultura maschilista che le vorrebbe ancora sottomesse e senza diritti.

E onore al Popolo Ucraino tutto che si batte oggi per la propria libertà contro l’invasione proditoria del loro prepotente confinante, con l’augurio che torni presto la pace e con essa la libertà e una vita degna di questo nome.

Tulipani rossi

Tulipani rossi che sporgono

dalla ringhiera di un giardino

mentre i miei piedi quarantuno

vanno  dove ho voglia di andare.

A casa c’erano sempre tulipani

di tutti colori e mentre annuso

nell’aria  un dolce profumo

di bollito misto con gli aromi

mi pare di vederli.

Accostati con le corolle orgogliose

a quei paletti di legno.

Ad aiuole ma anche sparsi

cosi come il vento che ci

gioca.

Vado con i miei capelli che

sento di nuovo sfiorati dalla

brezza lieve folti e di quel

colore che non è un colore

ma risplende quasi come

il glicine.

E il mondo mi riconosce ed io

riconosco il mondo che amo

che è mio e sicuro come

la terra che incontro

ad ogni passo.

E che mi sembra ancora più

mirabilmente incosciente

oggi che lo sento precario

e insperatamente nuovo

nei colori e nei profumi

e nel rapido guizzo

di luce che sfiora

i petali di tulipano.

Il ricatto

Con la retorica pacifista complice di questo ignobile ricatto che Trump sta facendo agli ucraini, si sta dipanando la farsa della pace trumpiana.

La pace di uno complice di un dittatore che ha messo in scena una commedia ad uso dei tanti che che gli credono. o Fingono di credergli.

Da più parti si sente dire che, alla fine, povero Trump che cosa deve fare? Sta cercando di portare la pace in quelle terre martoriate che cosa volere di più?

La pace trumpiana significa resa totale degli ucraini davanti ad un prepotente che da tre anni gli fa una guerra spietata. E sono in tanti a dire che questa era l’unica via possibile per fermare questa guerra.

Il pacifista Conte che ora si spande in lodi per il papa defunto del quale non avrebbe potuto importargli di meno non fosse che Francesco aveva più volte chiesto la pace tramite la resa degli ucraini, sicuramente si sperticherà a lodare Trump per il suo impegno per la pace, così come ha fatto Meloni durante la sua visita a Washington (ma forse in cuor suo non ci credeva) e come non mancherà di fare Salvini con la solita grancassa. Ipocrisia pura di una politica prona allo strapotere del più forte.

La UE sta dando prova di inerzia e di inconsistenza e se non deciderà presto di decidere seriamente di porsi come baluardo in difesa dei diritti degli ucraini di difendere il proprio territorio e la propria libertà, avrà fallito il primo dei suoi compiti e potrà dichiararsi sciolta per inadempienza. E tutte le prossime manifestazioni per celebrare la Resistenza e il 25 aprile, saranno solo un vuoto ipocrita rituale, insignificante e privo di anima.

Aiutare gli ucraini a difendersi e a difendere la propria libertà è il modo migliore per onorare la memoria dei tanti che hanno dato la vita per la nostra.

Rumore che uccide

Finalmente una sentenza che da ragione a chi a causa dei rumori molesti ha avuto problemi di ansia. A Sesto Fiorentino il tribunale ha dato ragione a una donna che aveva intentato causa alla vicina del piano superiore e ha avuto 10mila euro di risarcimento danni.

Ho avuto lo stesso problema per anni e anni, il piano superiore è stato per me un incubo che ora sembra essere finito (sembra) ma ho dovuto ricorrere ad un avvocato.

La storia è lunga e descriverla mi da molta sofferenza e perciò non lo farò, dico solo che dopo anni di rumori di ogni tipo che provenivano dal piano di sopra a tutte le ore del giorno e della notte e la fatica di vivere con sopra la testa una fabbrica di rumore continuato e insopportabile, finalmente, dopo essere ricorsa ad un avvocato, la situazione è notevolmente migliorata.

Con la suddetta vicina ora riesco persino a scambiare un saluto se ci incontriamo perché ha capito che avrei potuto ricorrere ad un tribunale ed avrei ottenuto ragione. Ma la sofferenza è stata tale e tanta che descriverla mi porterebbe solo ulteriore ansia.

Ricorrere ad un avvocato non è mai semplice, dirimere le liti tra vicini è spesso un problema insolubile e però alla fine mi sono decisa e anche solo raccontare al mio avvocato tutte le sofferenze durate a lungo è stato difficile, ma ho trovato comprensione e alla fine sono riuscita a descriverle la situazione in modo tale che ha capito che non stavo protestando per nulla ma che avevo tutte le ragioni per chiedere che la vicina si desse finalmente una regolata. Ma non è stato facile né indolore.

Per ora lo ha fatto, anche perché ha capito che ero decisa ad andare fino in fondo.

Ora, con questa sentenza forse chi infligge ai vicini una vita insopportabile e li fa ammalare di ansia, si dovrà contenere se non vorrà dover sborsare cifre considerevoli a chi giustamente li chiama in causa.

Cantiere infinito

Il monito di papa Francesco agli ucraini: “Abbiate il coraggio di alzare bandiera bianca” è anche quello della amministrazione Usa a guida Trump-Vance.

Dopo qualche finta trattativa imbastita per poter essere strappata, siamo al finale delle comiche: “arrendetevi o noi vi lasciamo col c…per terra”. Questa è la rara e graziosa proposta che gli ucraini si sono sentiti fare dagli ex alleati. Ora non più. Ora quasi nemici. Anche senza quasi. Che gli Usa siano diventati comunisti?

Trump, ottenuto il consenso di Putin a trattare per lui, il quale dopo aver bombardato anche il giorno di Pasqua si affida alla “amorevole” e “costruttiva” diplomazia americana degli attuali padroni del mondo (ora in proprietà condivisa con i russi) è come sempre quel personaggio che ha una parola sola…l’ultima, confusa e contraddittoria ma precisa: io sto con lui.

Per Zelensky si profila una resa senza condizioni, volere o volare…per aria. Come gli stracci. Esatto.

Un’Europa impotente e legata da mille problemi tattico psicologici, pronta a dividersi anche sulla teoria della nocciola (dopo ve la spiego), cosa farà? Riprenderà con maggior vigore le sanzioni e i piani di armarsi e destreggiarsi tra la politica e la non politica del “siamo inermi” ma volenterosi? O si leverà e prenderà subito contromisure?

Dormire, forse sognare…stravagare e vogabombardare in un mondo che ha perso i connotati e …ma santa patata non vergine e neppure martire, possibile che il cantiere davanti sia infinito? Mi rim…bomba sulla testa e non mi rilassa per niente.

L’ultimo sorriso

La calma e la compostezza con la quale papa Francesco aveva sopportato la malattia che lo ha portato alla morte questa mattina, nel giorno di Pasquetta, ci aveva dato l’impressione che fosse immortale. Che su di lui le conseguenze della polmonite che lo aveva colpito, fossero passate quasi per miracolo e che tutto si stesse risolvendo in una convalescenza ben sopportata dall’anziano papa. Insomma, tutto lasciava presagire che Francesco avrebbe superato anche questa crisi e che sarebbe tornato alla sua quotidianità quasi come se nulla fosse successo.

Invece il giorno successivo alla Pasqua Francesco ha lasciato questo mondo che oggi è attonito nell’ apprendere la notizia della sua scomparsa. Si dice spesso la frase: “è morto come è vissuto”, in questo caso vale per Francesco per la “semplicità” con la quale ci ha lasciati. Inaspettatamente (ma forse no) e con la stessa grazia che ha contraddistinto tutto il suo pontificato.

Venuto “dall’altra parte del mondo” si era ambientato molto bene in questa e il suo rapporto con la gente è stato sempre caloroso e informale, questa era la sua cifra, la sua scarsa tolleranza per le tradizioni e la spinta riformatrice.

Non so se sia riuscito nell’intento di dare un’impronta “moderna” alla chiesa, lo vedremo in seguito se la sua eredità darà dei frutti in questo senso.

Il suo pontificato è coinciso con un periodo molto burrascoso per la pace nel mondo e per la “fratellanza”. Molto difficile per lui deve essere stato questo ultimo periodo della sua vita durante il quale deve aver sentito la difficoltà di predicare i valori del Vangelo mentre due spaventosi conflitti stanno sconvolgendo gli equilibri mondiali.

Ci ha lasciato in un momento difficile ma, di certo, non per sua scelta.

Ora, chi gli succederà avrà un compito ancora più difficile di quello che Francesco aveva accettato quel giorno di Marzo del 2013 nel quale, affacciandosi a San Pietro aveva chiesto ai fedeli di pregare per lui.

E oggi è il giorno della preghiera e del saluto ad un papa a volte “controverso” e “originale” ma che lascerà a lungo in chi lo ha amato il ricordo della dolcezza di un sorriso.

Germogli

Non si può dire che Meloni non si sia prodigata per ottenere le grazie del rancoroso presidente Usa. Lei ce la mette sempre tutta. Ed era convincente e però traspariva l’ansia da prestazione. sotto lo strato di fondotinta. Davvero non si può dire che non si dia da fare. Ma Trump è inguardabile e francamente detestabile. Come si possa dire di essere amici di un tipo simile, anche se capisco l’opportunità politica e la convenienza e tutto il resto…

Giorgia Meloni è una politica a tutto quadro, senza dubbio, ci sa fare. Ma tutto questo smanceroso afflato amichevole con quel satrapo a cosa dovrebbe condurre? Ci sentiamo più sicuri e protetti, ci sentiamo di aver vinto qualcosa ad essere “amici” di un tipo così? Certo, meglio essergli amico che nemico, E lei ha chiara la differenza. E anche a me non sfugge.

Bisogna aspettare che maturino i frutti di questi amorosi sensi tra la premier e il presidente Usa e anche col suo Vice Vance, rapito dalla bellezza di Roma ed estatico davanti al volto sorridente della nostra prima ministra come se guardasse una Madonna di Raffaello. Chi semina, raccoglie. Lei ha seminato, ora spettiamo di vedere i germogli.

La pace però può ancora attendere. I colloqui sembrano essersi arenati e la voce della “diplomazia” che si sente è quella delle bombe che cadono. Forse ci sarà una tregua pasquale o forse no. Da Gaza nulla di buono come da Kiev. Sembrano essere ormai le guerre di nessuno, si bombarda, si uccide la popolazione civile e ormai forse neppure chi bombarda si ricorda perché lo fa. ma lo fa. Nessuna tregua, nessuna pace, la diplomazia tace e quello che doveva mettere tutto apposto in 24 ore si sta sfilando e se ne sta lavando le mani.

Proprio come fece chi sappiamo. E Meloni forse ha corso tanto e si è affannata a stringere mani per nulla. O forse no, Bisogna aspettare, sempre aspettare, come diceva il protagonista de “La Grande guerra”:

” la guerra non è che un lungo ozio senza un minuto di riposo”.

Buona Pasqua