Saccoccia cinese

Xi teme Putin, caldeggia la pace e si vuole fare mediatore perché ha paura di lui, lo teme perché lo vede “disadattato”. Xi ha a cuore i propri confini, non quelli della Ucraina dei quali non gli potrebbe fregare di meno. Ma Xi è uomo posato e cinese, soprattutto e sa aspettare. Solo che per attendere il cadavere del suo nemico acerrimo lo sa benissimo di dover vivere altre mille vite e anche se diversamente giovane, il suo tempo non è illimitato. Tra dittatori ci si intende ma il russo intende solo quello che vuole intendere e Xi lo sa. Stringergli la mano o sedersi a un tavolo testa a testa come due innamorati, non gli nuoce: Xi mantiene una posizione neutraloide: non vede, non sente e parla solo lo stretto necessario. In somma, un buon uomo che ha a cuore il suo confinante perché sa che è cosi balzano che potrebbe trovarselo sulla porta di casa con la pistola fumante. Ma Xi potrebbe anche convincerlo a non restare su posizioni troppo rigide con gli ucraini, che questo potrebbe compromettere il suo “prestigio” e hanno ancora tanti affari da portare a termine. Insomma cazzeggia un po’ perché gli torna conto. Se Xi telefona a Zelensky e gli chiede cosa possa fare per lui, allora forse può avere una qualche credibilità, altrimenti è solo uno che pensa alla propria saccoccia.

Pubblicata oggi su Italians del Corriere della Sera

Trappola

Leggo su The Guardian International che un gruppo di soldati russi avrebbe denunciato che si trovano tra due fuochi: davanti gli ucraini e dietro non possono andare perché il loro comando ha previsto delle barriere per impedirgli di scappare.

Ecco, pare che questa sia la situazione di un battaglione russo che sta perdendo uomini ogni giorno nella battaglia infinita per conquistare centimetri in questa guerra assurda che li vede in trappola. Sarebbe quasi da chiedere agli ucraini di aiutarli a scappare ma dovrebbero presentarsi disarmati e con la bandiera bianca.

Pare, però, che lo farebbero se non temessero di finire peggio tacon del sbrego… Di certo una situazione molto complicata per loro che hanno mandato dei video al giornale e dichiarano di sentirsi traditi dal loro comando

Putin ha detto che le diserzioni sono minime, la truppa è fiera e il morale è alto…altroché, basta leggere i dati delle perdite tra i russi per rendersi conto di quanto possono avere il morale…alle calcagna.

E dopotutto però sono comandati e li devono restare a combattere per la gloria del loro leader che non sogna altro che aiutare i poveri russofoni del Donbass a liberarsi dal “giogo” degli ucraini…

Quando ai tempi Putin accoglieva Berlusconi nella sua dacia, mi sembrava quasi una personcina (si fa per dire), cosa gli sarà successo negli anni non è dato sapere ma il suo popolo non può essere tanto contento di vedere tornare i suoi cari nei sacchi e ormai sono davvero tanti.

Ma chi se non il popolo russo potrebbe far capire a Putin che sta sbagliando? Ma come se pare non abbia voce e quella poca che ha non la sente nessuno?

Relax

Meloni sta sbagliando tutto. Doveroso ascoltare le opposizioni ma con un atteggiamento più distaccato. Si agita troppo e ascolta troppo. Ascoltare si, va bene, ma di tanto in tanto potrebbe fissare un punto e soffermarsi a meditare.
In fondo il tempo passa e la vita si vive una volta sola anche da premier. Si gusti il momento: starnazzano tutti come oche, le danno la responsabilità persino del surriscaldamento globale della siccità… La siccità è colpa del governo: non piove, governo ladro.
Dunque? Si dovrebbe rilassare e mostrarsi meglio vestita e truccata. Capisco gli impegni internazionali (quasi due ore di conversazione con Macron in francese mentre sotto scoppiava la rivoluzione…è dura, vorrei vedere chiunque).
Ma quando torna a casina dovrebbe immergersi in una vasca piena di acqua di rose e latte d’asina e starsene a mollo due ore. E poi presentarsi davanti agli oppositori, feroci e con svariati coltelli tra i denti fresca e profumata come un’asina,,,pardon, una rosa.
E’ il loro mestiere, si divertono una cifra a fare opposizione dopo che hanno governato avendo soprattutto a cuore di lasciarle tanti di quei debiti da non potere neppure andare per strada per paura di prenderle dai creditori. Scientificamente studiato a tavolino.
Si sapeva che avrebbe governato, che si sarebbe presa la gatta da pelare e allora gliela hanno preparata bella pelosa.
Prenda esempio da Elly: serena ma battagliera, sorridente, sempre con impermeabile e cappuccio perché se piovono maledizioni dalle correnti, si ripara. Bella e possibile, con gli occhi neri e il suo sapor medio svizzero, aperta a tutte le esperienze votata alla lotta per i diritti. Tutti i diritti e anche i rovesci pur di prendere applausi a scena aperta e anche chiusa, le sta bene anche chiusa a Elly. Tanto poi la sera da mamma col pigiama di Hermes e le pantofole di Pandora (?) si rilassa sul divano di cuoio bulgaro e si gode la registrazione dei video dove la acclamano…
Meloni deve fare cosi: alla sera due film di Totò uno via l’altro, una tazza di tiglio e due After eight. L’indomani fresca come una rosa sarà pronta per prendersi la responsabilità persino della plastica dentro il ventre molle della balena in estinzione e dell’estinzione della tartaruga Nigia.
E pensi, qualche volta, al dopo…a quando Elly si ritroverà a mettersi le gambe in spalla per superare le correnti: neppure la Pellegrini ci riuscirebbe, figuriamoci una Schlein.

Pubblicato oggi su Italians del Corriere della Sera

Farina di…politico

Il discredito i politici se lo danno da soli. Per esempio l’esimio ex premier Giuseppe Conte, avvocato, diceva, degli italiani, poi si è visto che è avvocato solo di se stesso e anche li fatica, conosce così bene la storia del proprio paese che scambia Matteotti con Andreotti.

Già entrambi in “otti” finiscono. Dov’è il problema? E’ stato un lupus in fabula o meglio un lupino nella brodaglia che ha imbandito nel suo intervento in aula al Senato, qualche giorno fa.

Compito e compunto parla del governo che sarebbe a suo parere: “inadeguato”. Sarebbe da scompisciarsi dalle risate se non fosse che la faziosità e l’ipocrisia sono vizi italiani molto diffusi e non solo tra i politici.

La Rochefaucauld diceva ” L’ipocrisia è l’omaggio che il vizio rende alla virtù”.

Ma Andreotti al posto di Matteotti è davvero bella come boutade. Uno come Andreotti, sette volte premier per non parlare di quante volte è stato ministro e di lui si diceva, giustamente, che avesse nove vite come i gatti ( tra l’altro il titolo di un libro della grande Margherita Hack) e che è uscito sano e salvo da un processo che lo ha tenuto ben in ansia nell’ultimo periodo della sua lunga vita. Anche se lui si diceva più che sereno perché confidava nella sua innocenza e nel Signore. Ed ha avuto ragione.

Beh, lasciamo perdere l’innocenza che ai politici viene sempre data, alla nascita, con parsimonia, ma di lui tutto si può dire ma non che sia stato mai assassinato.

Ma per l’ex premier col “fischietto”, la cosa non è grave ma veniale, Capita di sbagliarsi no? O forse Andreotti è il politico più amato da Conte e il suo riferimento principale? Andreotti avrebbe detto di lui: “Il potere logora chi non ce l’ha…più”.

Per non parlare delle “giravolte” che imputa al governo. Proprio lui, Conte, che ha fatto due governi con partiti di segno opposto, parla di giravolte. Senza quelle che ha fatto su tutto quello che ai grillini non tornava più comodo da governanti quando gli era tornato molto comodo da opposizione.

Mi chiedo: l’avesse fatto Giorgia Meloni un simile errore, gaffe, lapsus…cosa sarebbe successo?

Ne avrebbero parlato i giornali di tutto il mondo, le agenzie si sarebbero rincorse come ragazzini nel cortile della scuola e il mondo intero si sarebbe rovesciato sulle poltrone dalle risate. Ne avrebbero fatto spot pubblicitari: Non fate come Meloni, per una memoria di ferro mangiate YXZ che contiene una buona dose di farina di coleotteri che però non mettiamo in etichetta”.

E le opposizioni…a partire da Schlein (quella che parla di salario minimo ma poi ha il suo partito che mette in cassa integrazione i dipendenti per la seconda volta all’80%, cioè sotto la minima soglia della sopravvivenza), che avrebbe tuonato (sembra lei Mosè veramente con quell’impermeabile verde bottiglia sempre addosso, forse teme che piovano gatti e cani portati dalle correnti?), dicevo avrebbe tuonato: “abbiamo un premier che prende fischi per fiaschi sonoramente e che dovrebbe tornare sui banchi di scuola a studiare la storia di questo paese e non nazione come la chiama…

Direbbe, forse, Schlein. Ma poi, che razza di nome ha poverina? Se lo deve portare pure con disinvoltura, perché va da Elly a Schlein e li la differenza è evidente: Elly sta col popolo, Schlein con l’alta borghesia a cui appartiene lei e la sua famiglia. Una bella lotta. Per sconfiggere la povertà. E anche l’ipocrisia.

La collana ritrovata

Le aveva chiesto se aveva preso lei la stella marina. La stella marina che stava dentro la tabacchiera francese, in bronzo, col coperchio in cristallo, comprata tanti anni prima sulle bancarelle del mercato dell’antiquariato. Quella che è sempre stata sulla libreria in salotto, bene in evidenza sullo scaffale assieme ai portagioie in onice e ai portapillole in argento o metallo multicolori.

Una piccola collezione di oggetti di antiquariato e scatole e scatoline e portagioie di ogni genere in tutte le forme e di tanti materiali diversi. Comprate o avute in regalo dai parenti o amici nel corso degli anni. Una accanto all’altra a farsi compagnia da anni, sopra quello scaffale: tante e variopinte. Ognuna con la sua piccola storia e legata a qualche particolare ricordo di una gita, di un viaggio o semplicemente un dono. Un regalo, un presente, del quale non aveva mai sentito il bisogno di disfarsi perché le piaceva guardarle, tutte insieme le raccontavano ognuna un po’ della sua vita.

Ma la stella marina era sparita. Sparita! Non si trovava più, svanita nel nulla.

Aveva provato a dirgli che non era stata lei a prenderla, ma neppure per sogno, non ci riusciva neppure ad aprirla quella scatola, tanto era chiusa bene e lo era rimasta, quasi sigillata certamente per oltre un decennio o forse persino di più Alla fine si era convinto, lo aveva convinto che lei non poteva essere stata e si era deciso a cercarla dentro le scatoline e i portagioie disseminati sullo scaffale e anche in tanti altri oggetti, piccoli contenitori di fogge disparate, che stavano sugli altri scaffali.

Niente, Non si trovava, Ed era un mistero. Chi poteva aver prelevato una stella marina da quel contenitore quasi sigillato e riposto sul piano della libreria del loro salotto?

Ma la spiegazione c’era, tutto ha una spiegazione.

La collana, invece, si è ritrovata. L’aveva trovata lui dentro il portagioie azzurro in onice, il giorno prima, o forse due, prima che scomparisse la stella marina.

Trovata per puro caso e senza cercarla. Ma come faceva a cercarla se neppure sapeva che lei l’aveva perduta? E si era chiesto, nel sentire che dentro a quel portagioie c’era qualcosa, cosa ci fosse. Si sentiva, scuotendolo che doveva esserci qualcosa. E quando l’ha aperto spinto dalla curiosità, l’ha vista. Ma non ci ha fatto caso subito. Ha pensato che lei lasciava spesso le sue cose in giro per casa. Anche gioielli di valore.

Infatti era successo che una volta erano entrati i ladri e avevano rubato i gioielli che lei aveva lasciato in bella mostra sulla consolle in ingresso. Ma come si fa? Come si fa, aveva pensato allora, a lasciare dei preziosi così in giro per la casa? Possono andare perduti o, se entrano dei ladri, finire nelle loro saccocce. E così è stato infatti. Quella volta. E però, la fortuna che ha avuto: li ha ritrovati perché i carabinieri hanno fermato i ladri con la refurtiva in tasca…si può essere più fortunati di così?

Ma la collana era sparita, lei l’aveva perduta e lui non lo sapeva. Si ricordava vagamente di avergliela regalata lui. A poco a poco i ricordi affioravano alla mente. Quel giorno era andato in quella gioielleria e l’aveva vista in vetrina e il commesso gliela aveva consigliata con entusiasmo: “farà un figurone, a sua moglie piacerà tantissimo”, gli aveva detto. E lui si era lasciato convincere. Ma non ricordava se fosse un Natale o se fosse un compleanno di tanti, ma tanti anni fa.

Ma lui non sapeva che la collana era andata perduta. E guardandola, rigirandola in mano, pensava persino che fosse un articolo di bigiotteria, forse di bassa lega, o anche una cosuccia abbandonata li proprio perché poco preziosa. Ma poi, insistendo, non sa neppure lui perché, ha preso la lente e guardato se trovava il punzone e gli era parso di averlo trovato : oro 18 kt. pareva dire. E vuoi vedere che il pendaglio, anche quello non era vetraccio ma pietra preziosa? Aveva pensato. Ma no, poi si era detto, sarà finto. Un cuore era , di pietruzze bianche come diamantini. Ma non è che avesse una grande cultura di gioielli e neppure che gli interessassero tanto, ma era poi passato così tanto tempo? ma quanto?

E’ strano come di un botto possa ritornarti alla mente un fatto banale come l’acquisto di un gioiello per fare un regalo, uno dei tanti, di compleanno o per il Natale. Le date nelle quali si è soliti fare regali alle persone care e anche se sono passati tanti anni e tanti litigi e sfuriate e ancora litigi e discussioni, poi, alla fine, se ti ritrovi in mano quell’oggetto, ti ritrovi un pezzetto di te. Si, un pezzetto di te dimenticato sotto il carico pesante della vita vissuta.

E allora decide di chiederglielo se l’aveva messa lei lì quella cosa e se se la ricordava e se fosse un gioiello o una cosuccia da nulla (perché ancora non ne era convinto). E la risposta è stata vaga: lei non si ricordava e non pensava e non sapeva e manco le ha fatto una grande impressione. Robetta, deve aver pensato.

E così passa ancora un giorno e quella “robetta” è ancora li, dentro il portagioie di onice e ci sarebbe rimasta a lungo se non gli fosse venuta in mente, non l’avesse estratta e non l’avesse mostrata a lei, prendendola per l’aggancio e mettendo in mostra il pendaglio a cuore con quei vetruzzi bianchi. Questo è, le disse.

Non se lo sarebbe mai aspettato che alla vista di quella collanina, apparentemente per lui, quasi insignificante, perché non era sicuro che fosse quella che le aveva regalato, lei facesse un salto di gioia del tutto inaspettato. Perché il giorno prima glielo aveva detto che gli pareva quella e le aveva chiesto se l’avesse dimenticata li. Ma lei gli aveva risposto noncurante e poi aveva però ammesso che no…un po’ in imbarazzo, no, quella collana l’aveva perduta, non sapeva dove, tanti tanti anni fa e che l’aveva cercata per tanto tempo per tutta la casa ma che si era convinta di averla lasciata al lavoro un giorno d’estate che se l’era tolta perché era sudata e le dava fastidio e poi…

Una gioia, una grande inimmaginabile emozione, come rivedere una persona cara che non si vede da tanto tempo e quasi non ci credeva e continuava a chiedere come avesse fatto e dove l’avesse trovata e come mai fosse spuntata così, dal nulla all’improvviso… lui glielo disse, stava lì, dentro il portagioie di onice che sta sulla libreria, sopra il telefono…

La gioia era tanta, l’emozione incontenibile, diceva che mai avrebbe pensato che l’avrebbe rivista che era passato così’ tanto tempo, che ogni tanto se la ricordava e che le dispiaceva averla persa e che si era sentita spesso in colpa per averla perduta…

E subito se la mise al collo con le dita tremanti e non riusciva ancora a crederci e continuava a ripeterlo.

E poi, però, gli disse anche grazie. Grazie per averle fatto un bel regalo del tutto inaspettato, grazie…grazie, felicità alle stelle. E lui si convinse finalmente che quella non era “robetta” ma una collana in oro e zaffiro bianco che le aveva regalato tanti anni prima e che lei credeva irrimediabilmente perduta per sempre.

E però, però, dopo la gioia e l’emozione, grande, grandissima, gli dice che no, non poteva essere stata per così tanto tempo lì in quel piccolo portagioie così in bella mostra, non poteva. L’aveva cercata sempre e quello era il primo posto dove l’aveva cercata e ricercata per tutti quegli anni, non poteva essere rimasta sempre li, sotto i suoi occhi, in quel piccolo contenitore azzurro di onice con qualche fiorellino bianco disegnato che chissà quante volte in tutti quegli anni lei aveva spolverato e aperto per pulirlo e per guardare, ancora e ancora, se per caso la collana non fosse lì, ma non c’era. Non c’era, non c’era mai stata in tutti quegli anni, se ne sarebbe certamente accorta se ci fosse stata. Ma non c’era.

Fino a un paio di giorni prima, non c’era.

E allora? Chi ce l’aveva messa? E perché contemporaneamente era sparita la stella marina? Si domandava lei e lo domandava a lui e se lo domandavano entrambi. E la risposta venne in mente ad una terza persona, la loro figlia: era stato qualcuno che non c’era più ma che ancora “viveva” nei loro cuori e che si era voluto palesare così. Anche lei, però, ci aveva pensato pur nell’emozione che “qualcuno” doveva avercela messa perché era sicura che prima non c’era.

Ma non aveva focalizzato quel “qualcuno”, ancora no, ancora troppo forte era l’emozione del ritrovamento e poi, certe cose fanno sempre un po’ impressione. E, in fondo, ci si vorrebbe credere ma non ci si crede, almeno subito, fino in fondo. Per un sacco di motivi.

Un sacco di motivi. Ma poi ci ha pensato e con timore e un po’ di inquietudine all’inizio poi sempre più intensamente,

Il giorno dopo il ritrovamento della collana le arriva una mail dalla sorella. Le fa gli auguri per la primavera e le allega una foto. Lei pensa che è strano che la sorella si ricordi di lei nell’occasione della primavera, ma poi riflette che negli ultimi tempi si erano viste e sentite poco, senza un motivo apparente, così come succede anche tra persone che si vogliono bene; passa il tempo e non ci si sente, ma senza una vera ragione. Ma percepiva anche uno strano timore ad aprire la foto. La sorella non era una che mandava foto d’abitudine, anzi, era una novità e chissà che cosa voleva dire, perché qualcosa doveva pur voler dire.

Era una vecchia foto di lei assieme alla sorella e al fratello, in giardino di casa della sorella, era estate e lei portava una canotta bianca e, bene in evidenza, sul petto c’era la collana. La collana persa e ritrovata il giorno prima! Ma come le era potuto venire in mente di mandarle proprio quella foto?

Un caso? Una coincidenza? Si, il caso, ma proprio quella foto e proprio quella collana, perché? Sembrava davvero una coincidenza strana e si chiedeva cosa potesse voler dire. E lo chiese anche a lui che rispose che era un caso, ma un caso strano però. Anche la figlia non seppe rispondere e si chiedeva cosa potesse voler significare.

Come è difficile capire quando si ha quasi paura di capire. Si preferisce non pensarci, si tergiversa, si finge persino di capire una cosa per un’altra. Perché ci fa paura quell’idea che arriva all’improvviso a ricordarti che non tutto quello che c’è si vede e che spesso sono proprio le cose più importanti quelle che non si vedono.

E non bastano gli occhi per vedere, ci vuole anche il cuore e l’anima per vedere. E se poi si vede si è fortunati, molto fortunati e si deve apprezzare la fortuna fino in fondo.

Ha pianto, a dirotto quando il giorno dopo, camminando lungo l’argine del fiume, ha capito. Ha capito perché ha messo insieme le varie parti del “quadro”: la collana persa e ritrovata dove non era mai stata, ormai le era chiarissimo, la foto con la collana ben in evidenza mandatale dalla sorella, e la stella marina scomparsa, improvvisamente dalla tabacchiera che stava accanto al portagioie in onice, sullo scaffale della libreria. La stella marina che significa mare, che significa anche una spiaggia e che significa anche un “albergo” sulla spiaggia. Stella Maris.

Li sua madre aveva trascorso gli ultimi due mesi della propria vita. E la stella marina era sparita proprio per dare un segnale che quella era la sua “firma”, che la sparizione della stella marina era l’ultimo chiaro indizio che faceva capire che era stata lei a prenderla per “firmarsi” e lei a mettere la collana perduta nel portagioie di onice azzurro e a farla ritrovare a lui, a lui che le aveva regalato tanto, tanto tempo prima quella collana, poi andata perduta.

Perché era giusto che la ritrovasse lui e gliela regalasse di nuovo e anche perché così non avrebbero pensato tutti che, come fosse ricomparsa, fosse solo frutto della sua fervida fantasia.

Modestia

Si aggira per le strade deserte di un territorio da lui occupato, forse Mariupol? Parla con quattro “amici” fuori dal bar, ma il bar non c’è, sempre a Mariupol? Lo si vede guidare attaccato al vetro con qualcuno a fianco per strade illuminate e deserte come se sapesse dove andare. Ma il senso che da è di grande desolazione.

La chiama la “crisi” ucraina, ora, Putin da poco ricercato per reati legati alla deportazione di minore. Non proprio una cosetta da nulla. Significa prendere bambini e minori di un altro paese: orfani di guerra, o dai brefotrofi o orfanotrofi, per renderli adottabili in Russia, sradicandoli dalle famiglie e dal loro paese per sempre e cambiandogli identità.

E’ un crimine, non si fa.

Però si fida della mediazione del “caro, vecchio amico Xi che gli tende la mano per aiutarlo a risolvere la “crisi”. Particolare del tutto irrilevante che la crisi l’ha innescata lui e non dal febbraio del ’22 ma da ben prima. Ma che volete? Lui può. lui è lo Zar di tutte le Russie, almeno quelle rimaste e quelle da riconquistare.

Gli “ignoranti” intesi come quelli che ignorano i veri motivi per cui lui è andato ad invadere in forze e continua da un anno a massacrare, un paese sovrano…Oddio, sovrano, molti obietterebbero: ma quella è Russia, sono stati gli americani che hanno convinto gli ingenui ucraini che avrebbero potuto diventare indipendenti ed “europei”, occidentalizzati, insomma e godere di maggiore prosperità e libertà, se non altro dal giogo russo…,non gli credono, ma tu guarda, non gli credono.

E loro, poverini gli ucraini, invece ci credono che ce la possono fare e continuano a combattere per la loro indipendenza, ma non sanno, invece, gli ingenui, che sono gli americani che li sfruttano per indebolire “l’odiata” Russia e il suo super odiato leader dagli occhi di ghiaccio, dicono, sempre, gli informati.

Sembra la trama di un film è invece è la narrativa che molti intellettuali ed esperti di geopolitica ormai ci propinano da mesi: una versione filorussa del conflitto annoso ucraino che non aiuta affatto la comprensione di una vicenda complessissima e meno ancora il processo di pace, ma complica le cose in modo tale che ormai si è verificata una netta cesura tra chi crede a questo “romanzo” e chi invece, non ci crede.

Le famiglie si dividono, le amicizie si rompono e i blog…si “desertificano”.

Si, perché i sostenitori della narrativa filorussa insistono che loro sono per la pace ad ogni costo mentre gli altri (io per esempio) sono per la guerra!

Niente di più scorretto e sbagliato.

E su questo Putin fa affidamento per scappare dalle sue responsabilità. Conta su questa narrazione per farla franca, per far dimenticare i tanti morti e le nefandezze di ogni genere compiute ogni giorno dalla sua soldataglia, le menzogne e tutto il resto. Ci conta per ritornare pulito e candido come un lenzuolo passato in candeggina e in auge a presenziare consessi internazionali col suo naso a punta e i sui completini casual da compagno miliardario che ha a cuore il suo popolo.

Sempre a mio modesto parere.

Pensaci Meloni

Capisco che la destra-destra attui i suoi programmi e tra questi la “protezione” della “famiglia naturale” composta da padre madre e figli, considerando il padre e la madre, un uomo e una donna.

Ma non capisco più quando decide di non ottemperare alla normativa europea che chiede ai vari stati membri di certificare i figli nati da coppie omosessuali come figli di entrambi i genitori.

La omogenitorialità ( parola piuttosto ostica a mio parere ma sulla quale la sinistra d’assalto con Schlein sta facendo un gran caos mediatico), sta prendendo piede anche da noi e sono sempre di più le coppie formate da due donne o due uomini. Magari può non piacerci, possiamo pure trovarlo “strano”, ma se c’è chi lo trova “normale” ” chi siamo noi per giudicare”? Anche se , personalmente trovo le maternità surrogate o gli uteri in affitto pratiche che preferirei non vedere mai nel mio paese.

Ma non solo, mi fa un lieve senso di fastidio vedere che la nuova segretaria del PD si intesta questa battaglia per la famiglie arcobaleno (essendo parte in causa) come la madre di tutte le battaglie per i “diritti”, quando la sinistra o meglio il suo partito per anni ha cincischiato senza mai arrivare a nulla di definitivo. Ma non basta, durante la pandemia il PD non ha fatto una piega quando i “diritti” venivano bellamente calpestati in nome dell’emergenza (senza fine).

E anche perché non ne possiamo ( almeno io) più di contrapposizioni ideologiche su cose che sono si molto importanti per un gruppo di persone , per quanto nutrito, ma il paese attende da decenni che si facciano quelle riforme che servano davvero a migliorare la qualità della vita dei cittadini e si possono fare solo se non ci si fa la guerra tutti i giorni solo per un voto in più.

Perciò, se mi posso permettere, suggerirei alla premier Meloni di non impuntarsi su questa cosa ma di essere aperta agli inevitabili cambiamenti della società, nel bene ma anche in quello che consideriamo, secondo il nostro punto di vista, meno bene. Non si può fare nulla contro le scelte individuali di ognuno di avere gusti sessuali differenti e pertanto si deve prendere in considerazione che gli eventuali figli di questi non debbano soffrire discriminazioni oltre al fatto di trovarsi ad avere due genitori dello stesso sesso che, col tempo potrebbe creargli dei problemi. Non nascondiamoci dietro al classico dito: problemi ne avranno eccome se ne avranno, anche senza il niet di Meloni ma almeno non sarà stato il governo o lo stato a procurarglieli. E comunque, anche la famiglia “tradizionale” ormai di tradizionale ha ben poco con coppie scoppiate e famiglie allargate e quelli che si “rifanno le vite” senza considerare che dietro lasciano strascichi di dolore e più spesso anche disturbi della personalità difficili da guarire. Di cui ne fa le spese tutta la società.

Rispetto

Giorgia Meloni ha dimostrato coraggio ad accettare l’invito di Landini a partecipare al congresso della CGIL a Rimini ed ha dimostrato coraggio anche Landini nell’invitarla.

Chi ha dimostrato tutt’altro invece sono stati i fischiatori, quelli che cantano “Bella Ciao” sotto al palco strumentalizzando la canzone del partigiano per contestare una premier democraticamente eletta.

Come non ha dimostrato nessun coraggio Eliana Como la leader della Fiom che si è presentata con una cappa stile Ferragni con su scritto “Pensati sgradita”.

Meloni dal palco ha atteso un attimo e poi ha preso la parola dicendo tra le altre cose che non sapeva che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica. Neppure io lo sapevo, è spiazzante saperlo.

Insomma ha sfidato davvero il suo destino, la premier, ma ha dimostrato coraggio da vendere.

Mi spiace che la sinistra non abbia colto l’occasione per dimostrarne altrettanto. Poteva esserlo ma non è stato così, quei cori, quei fischi, quella scritta hanno solo dimostrato meschinità, livore e scarsa lungimiranza. Quello che, purtroppo contraddistingue la sinistra orma da anni.

Meloni ha ringraziato Landini e ha evidenziato come il lavoro sia da anni il primo problema dell’Italia ma non ha fatto alcuna recriminazione o ironia su chi avrebbe dovuto, governando, occuparsene al fine di non pervenire alla situazione attuale.

Credo le vada riconosciuto. Come la va riconosciuto di non avere esitato nonostante la data non sia tra le migliori per mostrarsi in pubblico in una situazione così poco, diciamo, “confortevole”.

Lo ha fatto, ha detto per “rispetto” verso il più antico sindacato italiano.

Ecco, questa parola io la trovo giusta (la stessa che ha usato Landini nei suoi confronti), il concetto di rispetto dovrebbe entrare nelle menti di chi la contesta da oggi in poi con maggiore forza di quanta non ne abbia avuta sinora.

Perché Democrazia significa anche e forse soprattutto, rispetto per chi la pensa in maniera diversa da noi e che le idee diverse dalle nostre possono essere contrastate ma non demonizzate e che i preconcetti sono una sciocca dimostrazione di immaturità.

Una Democrazia “matura” dovrebbe avere soprattutto il “rispetto” come priorità. Poi viene tutto il resto.

Mille e uno perché

Immagino i cori da stadio della sinistra: Piantedosi dimettiti, dopo il disastro di Napoli che ha visto le vie principali della città devastate dalla furia dei “tifosi” tedeschi della Eintracht.

Da quello che ho visto e letto, pare che 600 invasati siano riusciti a raggiungere le vie principali di Napoli e li sia successo il finimondo, persino auto della Polizia bruciate. Ma, pare che i “tifosi” napoletani non siano stati a guardarli e che tra le due tifoserie ci sia stato il solito scambio di carinerie.

Insomma, si sapeva da tempo che questi teppisti tedeschi sarebbero arrivati a fare un grande caos ma li si è lasciati partire, arrivare e devastare.

Storia di ordinaria follia. Ora che Piantedosi dovesse essere a mani nude a fronteggiare la carica dei seicento, non c’è dubbio. Perché non si è visto? Perché le autorità di Napoli si sono tenute in disparte e hanno permesso che arrivassero a fare quel disastro che hanno fatto?

Mille perché ai quali Piantedosi dovrà rispondere. E risponderà. Si dimetterà? mah: Fatto sta che le leggi per la prevenzione di questi fatti in Italia sembrano essere piuttosto blande. Insomma da noi vige piuttosto il “sono ragazzi, lasciamoli sfogare”…o giù di li.

E’ chiaro che il governo non le ha fatte essendo li da cinque mesi e che però verrà chiamato in causa da più parti chiedendone la testa, prima Piantedosi e poi Meloni. Si chiederà di metterli alla ghigliottina? Può darsi. Fatto sta che è successo il finimondo e che qualche responsabilità anche il governo relativamente nuovo ce l’ha.

Ma, guardiamoci negli occhi: da quanti anni vanno avanti questi spettacoli penosi e dopo, passata la tempesta, tutto torna al solito tarallucci e vino e …scurdammoce o passato?

Il tempo che danza

Conosco la forma del tempo
è fatta di tante figure,
figure che hanno col tempo,
cambiato di forma e colore.

Che sono rimaste però
fissate per sempre nel cuore.
Le ho tutte davanti ogni giorno,
mi parlano spesso di me.

Sorridono oppure sono tristi,
dipende da come le guardi.
Si fanno più indietro ogni volta
che provo soltanto a parlargli.

Il tempo da forma ai ricordi
di tanti che non son più quì,
che sono però a me d’attorno,
che stanno al riparo di giorno.

Ma il tempo che arrivi la notte
e li sento girar per le stanze.
Lo fanno con gran discrezione
e il tempo scandisce le danze.