In corsa col destino

Ho scelto questa canzone per parlare della libertà come tema dell’ultimo articolo dell’anno. Mi sembra un buon auspicio per tutti. “One moment in Time” “Un momento nel Tempo”. Ascoltatela, non è solo una canzone ma è un inno alla libertà e alla vita. Guardate le facce di chi ascolta la bella voce di Dana Winner, voce, parole, musica che toccano l’anima di chi l’ascolta perché sono espressione di libertà e di vita.

Perché credo che libertà e vita siano sinonimi. Non può esistere vita senza libertà, Vita e libertà vanno a braccetto perché sono inseparabili.

Ci sono molti “momenti nel tempo” nei quali ci sentiamo privati della nostra libertà, nei quali non sappiamo come ritrovarla, ci sentiamo legati a qualcosa o a qualcuno o anche alle nostre paure, alle nostre inadeguatezze, vere o presunte  e sentiamo che il tempo ci sfugge  e con lui anche la libertà di sentirci “più  forti di quanto pensassimo” e in quei momenti  sentiamo che dobbiamo lottare per la nostra libertà, che è il bene più prezioso e il regalo più grande che ci viene fatto alla nascita e che non vogliamo perderla.

Diceva Hannah Arendt: «gli uomini ‘sono’
liberi […] nel momento in cui agiscono: né prima né dopo: ‘essere’ liberi e agire sono la stessa cosa”.

Libertà di essere pienamente ciò che vogliamo essere e libertà di decidere cosa vogliamo essere e esserlo fino in fondo, anche se costa sacrificio. Anche se ci sembra di non farcela. Anche se troviamo mille ostacoli lungo la nostra strada.

E ogni volta che ci sentiamo impediti in questa nostra aspirazione, chiediamo con forza che la nostra libertà ci sia garantita e di trovare la forza di pretenderla sempre, in ogni istante della nostra vita e in ogni momento nel tempo. Nel nostro prezioso tempo.

Più che una canzone, una preghiera.

 

” Dammi un momento nel tempo per fare a gara di corsa

col mio destino e allora in quel momento nel tempo

io sarò libera…sarò libera.”

Tanti auguri perché il 2021 ci renda tutti più liberi.

L’astrologo

La fiaba che stiamo ascoltando da quando Conte è capo del governo è la seguente: dureremo fino al 2023 perché vuolsi cosi colà…Conte, l’astrologo aveva detto che il 2020 sarebbe stato un anno bellissimo…avrebbe dovuto mettere davanti un forse.
In quanto al vaccino di cui tanto si parla, non c’è dubbio che ci sia più di una narrazione intorno ad un farmaco che non avrebbe bisogno di essere “narrato” e non credo ci siano dubbi neppure sul fatto che  siano legate tutte a giochi di potere. E’ questo il punto nevralgico della faccenda e di tutto questo baillame intorno ad una cosa di cui non si dovrebbe parlare ma agire presto e con coscienza.

Ma le tante narrazioni intorno ai vaccini (in generale) sono del tutto inutili. Pura retorica che nasconde fini diversi da quelli squisitamente sanitari.
Si provveda a che i cittadini dispongano del vaccino nelle dosi che sono necessarie prima di tutto per mettere in sicurezza tutto il personale sanitario, poi tutto l’insieme del personale che ha contatti diretti col pubblico (RSA comprese).
Poi i cittadini che si vogliono far vaccinare (e sono certa che saranno in maggioranza) con procedure snelle e senza impedimenti burocratici che servano solo a fare una oscena spettacolarizzazione di uno strumento fondamentale per uscire da questo orrido momento.
Poi, a chiunque voglia usare il vaccino per i propri fini: elettorali, propagandistici, di altra natura o fine non meglio precisato: a s t e n e r s i dal dargli troppa attenzione o dargli il peso che hanno: poco o nessuno.
La nostra Costituzione parla chiaro in merito basta consultarla senza pregiudizi o senza aspettarci che ci dica quello che ci piace sentire.

Il presente è un regalo

Ora piove, ma per tutta la notte è scesa la neve che ha imbiancato le strade, le case, gli alberi e questa mattina la scena dalla mia finestra era irreale. Da film. Le case sembravano tutte baite da montagna e sembrava di esserci anche se siamo in pianura. In giardino gli abeti e i pini sono ricoperti di uno spesso strato di neve. Anche il sorbo ancora verde e pieno di foglie è ora irriconoscibile. Sembra un paggetto di un vecchio film. Un regalo questa panoramica inaspettata, un regalo di Natale.

Ieri ho letto, non ricordo dove (ma non nelle carte dei cioccolatini) questa frase in inglese: ” The present is a gift”: il presente è un regalo. Bella no? Si parlava di come spesso noi stiamo a rimuginare sul passato e a crearci aspettative per il futuro. E’ umano, naturale. Ma poi la frase continuava con quel the “present is a gift”.

A pensarci anche in italiano il “presente” significa anche “regalo”, non lo avevo mai notato. E in inglese si può dire in entrambi i modi; “present” e “gift”. Come noi diciamo “regalo”, “presente”, “dono”.

Ma non avevo mai associato la parola “dono” con il presente nel senso di ora, adesso, now. Ed è bello, l’ho trovato fantastico.

Il presente è ora e ora è una giornata regalata con questo panorama che mi posso godere attraverso i vetri. E poi posso andare a toccarla sperando che la pioggia non se la porti via troppo presto.

Lo so che la neve porta anche molti disagi. Lo so, ma non possiamo ridurre sempre tutto in termini di convenienza per gli uomini: strade pulite, negozi e centri commerciali arrivabili…lo so c’è anche dell’altro, ma ora non ne voglio parlare. Voglio godermi questa giornata, questo regalo della natura che a volte può sembrarci maligna ma è solo “naturale” e spesso siamo proprio noi a renderla cattiva. Noi coi nostri comportamenti sconsiderati.

Il presente è un regalo, ogni giorno è un regalo e non solo a Natale. Me lo scrivo, me lo appunto da qualche parte e cercherò di non dimenticarlo.

 

Apparenza

Oggi qui è talmente una bella giornata dopo tante giornate pessime, che mi è venuta voglia di riproporre questo racconto.

 


 

Perché il cielo è azzurro e gli alberi sono verdi? Una ragione c’è di sicuro. Gli alberi azzurri e il cielo verde chi li vedrebbe? O non è solo una questione di abitudine?

No, decisamente non è abitudine. Un albero deve essere verde. E il cielo, azzurro. Non ci deve piovere.
Ma che idiozia. Chiedersi il perché dei colori. Eppure me lo sono chiesto questa mattina mentre guardavo il cielo azzurro con qualche sprazzo di bianco di nuvolette inconsistenti, passanti, indecise se fermarsi o liberare lo spazio dalla loro presenza. Stavo facendo colazione. E’ il momento della giornata in cui mi pongo delle domande. Da sempre. Poi, con lo scorrere del tempo, ho altro da fare che chiedermi il perché delle cose, ma la mattina, mi va. Sarà una questione di luce.

E in quanto alle risposte non ne trovo mai nemmeno una. O quasi. Sarà perché le domande sono sempre assurde, sarà perché in realtà non mi interessa rispondermi, preferisco rimanere appesa all’interrogativo che darmi una risposta che non potrebbe essere che altrettanto sciocca quanto la domanda.
Ma forse questa non era poi così sciocca. In fondo i colori mi hanno sempre affascinato e suscitato desiderio di capire perché proprio quel colore e non un altro che corrisponda a quella cosa o ad altra. Insomma li colore delle cose è di per sé una cosa che ha la sua importanza. Volendo.

Mi si obietterà che sono un’ ignorante in materia. Che non conosco la fisica, che dovrei approfondire e scoprirei che c’è una ragione a tutto. E sarebbe una giusta obiezione che avrebbe colto nel segno Ma confesso che, spesso, andare a fondo delle cose mi spaventa. E la bellezza sembra stare solo in superficie. Dico: sembra.

Riflettendoci, però, andare a fondo non è poi cosi difficile. Sarà perché “il fondo” mi da l’idea di buio?. Non c’è tanta luce e i colori non si vedono bene. A fondo, scavando, la luce diventa flebile, i colori perdono vivacità, si attenuano. Ma li, sembra, c’è la risposta a tutte le domande.

Mi diceva mia madre: rifletti, bene, sempre, prima di parlare , vai a fondo dei problemi, non lasciare le cose a metà. Che discorsi!
Ovvio che quando si è piccoli si ha la tendenza a saltare i problemi, non ti va di stare a pensare troppo su come agire e approfondire è una parola che spaventa, sembra un’incombenza, un compito a casa, insomma, un fastidio.
Ma da adulti la cosa cambia. Si ha il dovere di andare a fondo delle cose. Di cercare di capire, di non fermarsi alle apparenze. Si dice.

Ecco, appunto, le apparenze. Sono i colori apparenze? Una rosa mi appare rosa perché quello è il suo colore dato dall’effetto della riflessione della luce sulla sua superficie, ecco e quindi quello che appare rosa è rosa e quello che appare rosso è rosso. Punto e basta.

Eppure quello che intendo è questo: se non mi convince il fatto che il colore delle cose è solo apparenza e gioco di luci e di riflessioni, che cosa ho capito del mondo? O non ho capito?
Ci vorrebbe un esperto in materia e lui mi chiarirebbe i dubbi spiegandomi le leggi dello spettro di luce e dei colori e che le gamme infinite di variazioni di tonalità sono dovute alla riflessione della luce sulle diverse superfici e alle forme e alla composizione dei corpi. E terrebbe una conferenza.

Ma poi? Anche capendo, anche ammesso che arrivi a farmi una ragione delle leggi della fisica, quando vedo un tramonto rosso fuoco e non posso fare a meno di commuovermi a quello spettacolo, chi mi spiega cosa succede dentro l’anima alla vista di quelle pennellate di rosso e rosa di tutte le gradazioni e perché si viene colti quasi da sgomento nell’intuire che dietro a quello spettacolo c’è una mano che lo ha architettato?
Ed allora, a questo punto, tutte le leggi della fisica devono lasciare lo spazio alla metafisica.

Questo è il punto. L’universo dei colori o anche i colori dell’universo sono il tocco finale, la mano di vernice, la pennellata che serve a finire il lavoro e che lo compie, lo ultima, lo abbellisce e completa.
E chi l’ha data? Chi ha costruito l’universo non poteva farlo incolore, doveva farlo colorato perché i colori sono quello che ne fa un capolavoro compiuto. Ecco che la mia domanda dell’ora di colazione questa volta ha un senso e la risposta pure. Almeno per me. Il cielo è azzurro e gli alberi verdi perché l’ Architetto li ha voluti cosi, questo è il Suo Gusto Personale, la sua Idea di Universo, la Perfezione.

E la Perfezione si trova andando a fondo, in superficie non si trova, si deve scavare. Lui, l’Architetto l’ha posta in posti remoti, reconditi, difficili da trovare. Non è a portata di mano. Si dice: non è di” questo” mondo. La Perfezione è Lui. Trovarlo è una cosa difficile . E preferiamo lasciare le cose a metà quando non vogliamo capire, guardiamo la superficie incresparsi ma sotto non ci fidiamo di andare. E’ un processo lungo e difficile e ci si perde seguendolo e a volte non ci si ritrova. E’ un percorso ad ostacoli in cui si inciampa. Ci si rialza e poi si rinciampa. E poi non crediamo. Diciamo che tutto quello che appare è e che tutto quello che è appare. E che se ci fosse, l’Architetto dovrebbe mostrarsi e non dovrebbe esistere il buio e tutto dovrebbe essere a colori e il fondo non dovrebbe essere un luogo dove ci si può anche perdere ma un posto dove il colore rende tutto luminoso e chiaro e la luce in fondo arriva e illumina anche le caverne più nere. Eppure la Perfezione è a portata di mano, a volerla vedere.

Ma un albero è verde e si staglia sull’azzurro e l’azzurro risplende nei suoi contorni e anche il buio può essere apparenza e i colori esserci anche a fondo come in superficie. E’ l’occhio interiore che vede di più al buio che in piena luce, la rosa è di tanti colori e un tramonto di fuoco o un’alba radiosa sul mare appaiono e sono la rappresentazione dell’anima del mondo. E di quella di tutti i colori del mondo. O del mondo a colori, di quello che appare e scompare, che si vede o non si vede. Alla luce o al buio. Sempre… Ma tra un po’ risalgo.

Benvenuto Natale

Non un Natale come sempre, questo è un Natale diverso. Un Natale ossessivo lanciato dalla pubblicità e dalla paura della crisi e dalla malattia.

Un Natale di cui già non ne potevamo più a settembre evocato come possibile diffusore ulteriore di contagio come se fosse colpa sua.

Povero Natale, nominato dovunque e in continuazione e paventato nei Dpcm come una calamità in arrivo a peggiorare la pandemia. Non ne potevo già più un mese fa.

Ora che sarà domani, mi sembra già tutto passato. Ne hanno fatto uno spavento ed invece è un regalo. L’avvento è stato faticoso, pieno di numeri e di colori sgargianti, pieno di inutili richiami alla prudenza, del tutto inosservati e anzi quasi irrisi e calpestati.

Non siamo stati affatto alle regole, almeno una buona parte di noi italiani, ce ne siamo fregati.

Il tempo è passato e Natale è arrivato. Questo Natale cosi tanto temuto.

E adesso guardato con sospetto.

Però guardingo si affaccia alla porta di casa. Dice: “posso entrare”?

Mi puoi contagiare solo di speranza ed a quella mi attacco come tutti noi.

Perciò bene arrivato Natale, non te ne andare. Resta e aiutaci a non temere la vita.

 

E’ fuori ma resta

Un’idea che Trump mi ha dato fin dall’inizio del suo travagliato mandato è che il presidente Usa fosse pazzo.
Non l’ho cambiata anzi, si è rafforzata.
In questo momento Trump è ancora presidente Usa in pieni poteri, ma ha poco tempo davanti a sé per esercitarlo visto che perso in larga misura le ultime elezioni e se ne deve andare.
E nonostante tutte le sue accuse di frodi e di brogli che si sono rivelate del tutto prive di fondamento, lui continua ad affermare di avere vinto ” a valanga”.
Ecco, direi che una valanga di risate dovrebbe sommergere la Casa Bianca dopo queste affermazioni e invece c’è chi gli crede, chi lo sostiene e parla confusamente di “deep state”, cioè un complotto occulto, organizzato per rovesciare i legittimi governi.
Nel caso di Trump non solo è ridicolo evocare una simile eventualità, ma lo stesso è stato messo sotto impeachment con l’accusa di aver fatto entrare una potenza straniera nelle elezioni che lo hanno proclamato presidente, per aiutarlo a tale scopo.
Ora, alla luce di questi fatti e della sua scellerata ostinazione a non voler fare le valige e addirittura di minacciare cose non meglio precisate ma inquietanti per l’America e per il mondo, viene da pensare che sia davvero matto e che ai matti non bisognerebbe dare in mano il potere. Mai.
Lo potrebbero usare molto ma molto male . Ed è questo il caso. Un presidente uscente che non ne vuole sapere di uscire non può che essere un pazzo che ha in mano il cerino che potrebbe far esplodere una polveriera di proporzioni incalcolabili.
Che cos’altro ha in serbo per noi questo maledetto 2020?

 

Ripropongo un mio articolo sul “tema” pubblicato nel 2017:

Alcune firme del giornalismo internazionale scrivono che Donald Trump somiglia ad un bambino, che sembra non avere freni inibitori, che si comporta come uno che vede per la prima volta un vaso di Nutella e non lo molla fino a che non è arrivato a vederne il fondo. E ancora, che in America tutti possono essere nominati presidente, ma non tutti possono esserlo. E cose di questo tipo.

E non è passato neppure un semestre dal giorno dell’insediamento. Ricordo di aver pensato, quel giorno, che non gli avrei dato sei mesi di vita (in quella carica, naturalmente) e forse non ero molto lontana dalla verità. Forse.

Ma ora sembra più facile criticare, le ultime azioni del presidente sembrano più le gesta di un apprendista stregone precario, che di un uomo che ha in mano le sorti della paese più potente del pianeta. Qualche mese fa, tanti commentatori si lanciavano nel rassicurare il mondo dicendo che, si, The Donald pare matto, ma è solo apparenza, in realtà è uomo accorto e saggio.

Già, cosi accorto e saggio e competente, aggiungerei, che è a tempo di record, ad un passo dall’impeachment. Che, a quanto sembra, non è cosa facile, ma dato che se ne parla sempre più spesso, non cosi impossibile come sembrava esserlo quando le donne in marcia contro Trump lo evocavano fin da subito.

Si è sfogato, Trump, davanti ai cadetti della guardia costiera, ha tenuto un discorso accorato, ha detto che nessun uomo politico è stato tanto bistrattato come lui nella storia e che mai e poi mai bisogna cedere: never give up. Ha detto: mai cedere. E quasi piangeva, almeno cosi mi è sembrato dalla smorfia della bocca, stava per fare quella che mia nonna chiamava “la scafa”, cioè, tradotto dal veneto antico: la bocca a forma di lavandino. La forma giusta per raccogliere le lacrime.

Cosa avrà fatto mai? Tra qualche altra “bazzecola”, ha licenziato in tronco il direttore dell’FBI che stava indagando sul Russiagate, gli aveva anche detto, in precedenza, di lasciar perdere l’inchiesta sull’ex consigliere alla sicurezza Flynn il quale, pare aver intrallazzato coi russi per fargli vincere le elezioni. Una cosetta da nulla.

Ma quel tignoso di Comey se l’era appuntato; è uno cui non sfugge nulla e potrebbe portare le prove: altro che 30mila per T (si riferisce all’inchiesta Consip NdR), quello ha scritto nomi e cognomi, data e ora e adesso può, volendo, vendicarsi di brutto di quel calcio nel sedere. E poi, ha “solo” rivelato un segreto di Stato di quelli col codice rosso ai russi ( rosso/russi, forse gli sembrava che l’accostamento di colori fosse una garanzia). E poi il rosso gli piace, gli ricorda il suo amato ciuffo ribelle.

Sulla scrivania del suo ufficio ha un bel bottone rosso molto inquietante in evidenza, ma non serve per sganciare l’atomica, no, ma per chiamare il maggiordomo che arriva con un vassoio colmo di chips and Coke. Ma, a quanto pare, per lui non fa una grande differenza.
Trump rischia l’impeachment, il mondo rischia molto di più: lui.

 

 

Ce lo chiede l’Europa

Il governo è in caduta libera, Conte e Speranza si sono messi d’accordo e hanno prenotato un tavolo a Roccacannuccia: solo loro due i commensali e ben distanziati e si brinderà a champagne francese per festeggiare la fine dell’incubo, il giorno di Natale.
A Santo Stefano inizieranno le consultazioni e ci sarà da ridere.
Salvini che fa lo spiritoso e dice che persino Gesù Bambino governerebbe meglio di Conte si sentirà tremare le caviglie dei polsi per la possibilità non remota che si vada a rimpastare il tutto e che la Meloni venga designata premier con lui vice. .
Renzi si è prenotato Ministro degli Esteri, ora che ha conferenziato in giro per il mondo si sente pronto per spikkare il volo.
DiMaio e gli altri Cinquestelle tremano, ma ancora non sanno niente, sperano nel miracolo di Natale e che Conte voglia continuare lo strazio del Recovery plan ancora a lungo. mentre lui sembra non poterne di più. Speranza non ne parliamo, ha persino deciso di cambiare nome in Carità, ma di lasciare la politica e darsi al volontariato in Kirghizistan, pare che li la variante inglese del covid faccia fatica a penetrare.
E Conte? Pare che voglia scappare appena dopo il cenone su un jet che lo porterà alla base spaziale in Kenya dalla quale salperà per Plutone.
Ha già traferito la fidanzata che pare essersi ambientata.
E l’Italia? Che fine faranno gli italiani in mano a Meloni?
Se la vedranno buona, infatti anche i romani in mano ad una sindaca come la Raggi se la sono vista ottima e si apprestano a darle il secondo mandato (a quel paese) e non c’è alcun dubbio che Meloni ottima cuoca e perfetta padrona di casa non possa fare altrettanto.

Sparisci!

Basta non fare niente e fra dieci giorni (10) questo maledetto 2020 se ne va, se ne va, capito? Fa le valige, non lo incontreremo mai più. Anno bisesto anno più che mai funesto…ma un momento, non è ancora andato, meglio che parli sottovoce, potrebbe anche sentirmi e arrabbiarsi…ma che gli resta ormai, se non un pugno di giorni?
Basta, vattene, non ne possiamo più, sei stato un incubo ventiventi dal quale vorremmo risvegliarci ogni minuto e invece dobbiamo ancora aspettare qualche giorno e in mezzo c’è Natale…ma che fa? Io niente di niente, me ne sto coricata lunga sul divano e leggo. Mi sono fatta arrivare un bel malloppo di libri e sono li, sul tavolo che mi aspettano profumati ed invitanti.
E intanto spero che l’anno passi e passi davvero e che quello che sta arrivando non gli somigli neanche un po’ ma sia una ventata di gioia, di allegria e che finalmente gli ospedali si svuotino e che la gente riprenda a vivere senza l’ansia di ammalarsi, senza toccarsi la fronte ogni mattina.
E senza, soprattutto notizie da film horror come quelle che leggiamo ogni giorno e questo anno orribile cosi, orribile che neppure San Gennaro ha sciolto il sangue nella teca, arrabbiato infuriato come deve essere per la cattiveria degli uomini, se ne sparisca dalla vista per sempre.

Mission Not Accomplished

Sono scesa dopo 72 ore di viaggio, mi hanno sbarcata a poche miglia da qui, in mare aperto, poi è arrivata la lancia, come convenuto e ora sono a terra.

O meglio, sono qui attorniata dall’acqua ma i piedi poggiano su un duro selciato. Ho trovato subito l’hotel. Il concierge mi ha subito fatto notare che avevo quante suite volevo perché l’albergo era mezzo vuoto. Ho scelto la più lussuosa, 5mila euro a notte. Mi pare un prezzo equo per un posto cosi. Prima di cena ho fatto una passeggiata per sgranchirmi le gambe, poca gente, credevo questo posto molto più affollato, poche vetrine illuminate, anche questo è buffo. Mah. Forse sarà qualche festività comandata e molto sentita.

Nessuno sembrava notarmi. Meglio. Mi sono vestita sobria: giacca e pantalone neri, camicetta bianca, cappotto rosso come le scarpe col tacco, alto. Accidenti…troppo alto. Mi sa che qui avrei fatto meglio a indossare una scarpa più comoda, i tacchi finiscono dentro le fessure di certi vecchi lastroni di pietra. Belli però.

Ho fatto un giro breve e poi sono ritornata all’hotel perché avevo una fame… Il concierge mi ha fatto notare (ancora) che mi dovevo mettere la mascherina protettiva al volto. Infatti l’ho subito estratta dalla borsetta della farmacia dove l’avevo comprata assieme ad un igienizzante per le mani, pare che qui ci sia un’epidemia. Di che cosa non ho capito, ma pare niente di buono. Ho visto che la poca gente che c’era in giro la portava, ma non tutti.

Non me lo avevano detto all’Agenzia quando sono partita, boh, gli sarà sfuggito.

Ho preso il mio Palphone e ho scritto: “Qui agente K199/161b, tutto ok, scesa hotel Gritti Palace, mission in Accomplishment”

Poi mi sono seduta al tavolo e mi sono guardata attorno: specchi con cornici dorate, arazzi, lampade con luccichio di  gocce cristalline, decisamente un posto di lusso. Ma, non devo dare nell’occhio, fingerò di esserci abituata. Ma, poi, in fondo, anche da me mica si sta cosi male, ma qui…

Sono contenta che il Capo abbia assegnato a me la missione, è uno che non guarda tanto per il sottile e mi ha detto, prima di partire: “agente 199, vai e guarda, annota e riporta tutto quello che ti sembra degno di nota”. Un tipo che va per le spicce.

A me pare tutto degno di nota qui. Dentro e fuori.

Ma…un attimo, mi suona il Paldetector…ora leggo il messaggio, ma… uffa, proprio adesso che stava arrivando il cameriere con un  vassoio fumante.

” Agente 199/161b attenzione urgente fare ritorno alla base subito, astronave attende alla fonda, motoscafo già davanti l’hotel” rispondere per confermare”.

Ho risposto: “OK Agente K199/161b eseguo ordini. Che peccato pero…”

Chissà che cosa gli capita? Ah, un momento c’è anche un seguito…:”Troverai cambio completo nel motoscafo e kit con detergenti igienizzanti, fare pacco dei vestiti e gettare tutto in mare, molto importante ordini superiori”.

Però, che peccato…

Se gli gira

La notizia recita: “Donna di 74 anni uccisa da cinque pastori cecoslovacchi della figlia, nel suo appartamento a Grugliasco”.

Su tutti i giornali di oggi.

Dunque, questa signora aveva in casa ben cinque cani piuttosto feroci a giudicare da come l’hanno ridotta.

E la figlia? Aveva forse un allevamento di quel tipo di cani? E li lasciava li con la mamma, in custodia, povere creature, perché non soffrissero la solitudine? E se invece aveva un allevamento, perché non erano negli appositi recinti, custoditi ma anche tenuti in modo tale da non sentirsi un branco selvaggio? Forse si saprà, forse. O anche no. Quello che conta è che una donna è rimasta uccisa in quel modo atroce da quattro “bestiole” che le pascolavano per la casa.

Immagino i vicini, felici di avere quel gruppetto di “migliori amici dell’uomo” muro a muro o giardino a giardino, non è ancora chiaro. Felici di sentirli abbaiare tutti assieme, magari anche di notte. Oppure erano cosi graziosi e silenziosi e felpati da non far notare la loro presenza? E quando li portavano a spasso (la madre o la figlia), perché immagino che li portassero almeno una volta al giorno per le loro necessità fisiologiche irrinunciabili, come li portavano? a turno o tutti insieme? Legati a tre per due o senza guinzaglio perché tanto sono buoni”?

Non conosco, ovviamente la figlia della vittima, ma potrei tranquillamente dirle che è un’incosciente, come minimo e mi trattengo dal dire altro.

Chissà come si giustificherà? Che mai avrebbe creduto…? Poverini, sono cosi dolci creature, mai una volta che abbiano dato segni di… Mi pare di sentirla con queste orecchie, declamare le doti delle care bestiole…

Tutti o quasi, abbiamo avuto qualche bestiola cara al nostro cuore e la ricordiamo ancora, oppure ce l’abbiamo anche adesso e ce la teniamo cara, ma mai come oggi mi era capitato di vedere tanti sconsiderati imbecilli in giro per le strade, con al guinzaglio o anche no, uno o più cani, tutti creature meravigliose, certuni enormi, dei veri cavalli, eppure “fatece largo che passamo noi”…e se osi spostarti appena, ti guardano come se vedessero un alieno e senza tanti complimenti ti dicono” Non avrai paura vero? Ma sono buoniiissssimi!

Anche questi cinque lupi cecoslovacchi o alsaziani o tedeschi, sono convinta, sono delle creature miti e dolcissime…però hanno sbranato senza tanti complimenti la donna che li accudiva.

Ma non certo perché sono malvagi ma perché sono cani e i cani non sono tenuti a conoscere le regole del vivere civile vigenti tra gli umani, non hanno freni inibitori, quando gli gira e se gli gira e perché gli gira, azzannano alla gola!

Quindi, cari signori amanti improvvisamente o da sempre di queste magnifiche creature, teneteli con cura ma considerate che non avete a che fare con pupazzetti da fiera ma, in certi casi, con bestie feroci, vere e proprie armi non convenzionali che se si coalizzano ci fanno fuori tutti.

Cosi, solo per il gusto.