Comunicare

L’incomunicabilità descritta a tinte fosche e con notevole pedanteria, nei film di Antonioni (solo per fare un esempio), era una corrente di pensiero  nata nell’immediato dopoguerra e sviluppatasi negli anni d’oro dell’economia italiana: i favolosi anni ’60.

Oggi sembra una cosa ridicola, del tutto superata dai mezzi moderni di comunicazione che sono di più di quanto si sarebbe mai potuto immaginare allora. Sono tanti e diversificati. Ma, servono davvero a comunicare?

E…comunicare che significa? Mandare dei messaggi, magari brevi, magari disarticolati, magari pieni di refusi, faccette ridicole, motti, lazzi…oppure veri e propri testi tematici dove si apre una discussione sui blog e da cui esce di tutto: dalle opinoni espresse con garbo, stile, educazione e sincera vocazione alla comunicazione, oppure rabbie inconsce o reiterazioni di sindromi infantili, o, persino, vecchie ruggini mai cancellate dall’anima che riaffiorano scatenando ire funeste verso il mondo intero?

Di più queste ultime. Vecchie ruggini di incomunicabilità repressa che sfocia in tutta la sua trattenuta veemenza tratteggiando profili, per lo più anonimi e nascosti dietro maschere di latta che si sfaldano via via che la (non) comunicazione diventa più intensa e che si instaurano inimicizie feroci o amicizie, perlopiù di comodo e intercomunicanti tra loro.

Si formano cosi vere e proprie “sette” dove gli adepti comunicano  con segni convenzionali e si pongono armati fino ai denti di  abilità lessicale vera o del tutto plagiata da siti internet di cui c’è ampia scelta, contro gli avversari o la vittima designata. Si ammantano di cultura esibita ma non sempre posseduta, il più delle volte è uno specchietto per allodole che vengono ingannate da citazioni, aforismi, a volte persino senza il dovuto virgolettato oppure, possedendola in quantità discreta, si lanciano in interminabili filippiche su qualsiasi argomento, dalla politica all’etica, dall’arte alla scienza, i campi sono infiniti.

Avvalendosi di uno strumento indispensabile e cioè l’enciclopedia on line, sanno ricavare delle tesi che a volte possono essere persino al di sopra di ogni logica ma che hanno il potere di attirare molti commenti e scatenare furiose e a volte rancorose e spesso insensate diatribe.

Ma è, questa , vera comunicazione? Che cosa resta di tanto scrivere, di discussioni feroci dove il capello viene sezionato oltre ogni limite e dove, il più delle volte, ci si accusa a vicenda di ogni cosa, dove per “ogni cosa” intendo anche  ingiurie, calunnie, offese velate o esplicite, il più delle volte reciproche ma spesso unilaterali.

Viene fatta una selezione feroce: il più “forte” rimane a guerreggiare via tastiera mentre  il debole finisce stranito da tanta violenza verbale e stramazza a terra decidendo che non è cosa e che fa meglio a desistere e  mandare al diavolo la comunicazione e i comunicanti.

Queste sono considerazione generali. Ora andiamo nel particolare.

Sappiamo che Amadeus ha avuto non pochi problemi per una frase buttata li, del tipo ” E’ brava perché ha saputo stare un passo dietro al suo uomo”, parlando della fidanzata di un noto motociclista che partecipa a Sanremo come sua collaboratrice.

Ha scatenato le ire sui social soprattutto da parte delle donne, indignatissime per quella evidente caduta di stile, per quella frase sessista, maschilista e che ricorda altri tempi che le donne attuali non vogliono che ritornino.

Le donne non vogliono stare un passo dietro all’uomo, non ci devono stare, semmai accanto, avanti o indietro a seconda ma mai essere connotate come quelle “che stanno un passo dietro l’uomo”.Riporta indietro di millenni, una frase cosi.

Ebbene l’ha detto un uomo del nostro tempo, un uomo molto popolare, un uomo con un carriera dietro e davanti, di tutto rispetto. Simpatico, gioviale, non bello, no, agli uomini in genere non viene richiesto, ma piacevole, discorsivo, amichevole, no showman, non sa cantare né ballare, volendo è pure bruttino, ma piace.

Ma sbaglia, sbaglia  anche lui nella foga di comunicare e la “comunicazione” è la bestia nera di tutti gli uomini “importanti” in tutti i campi, politica, giornalismo, spettacolo. Lo è anche per le donne ma le donne hanno maggiore duttilità nel comunicare e, comunque, soprattutto in Italia, non sostengono ruoli importanti tanto quanto gli uomini.

Le donne non si affidano a team di esperti in comunicazione ma, di solito, si arrangiano, si studiano i discorsi da sole e poi si buttano. Una per esempio è senza dubbio Maria Elena Boschi. L’ho osservata in questi giorni, a parte la bellezza è un’esperta comunicatrice, forse parla troppo in fretta, ma certo non si ferma davanti a nessuna domanda trabbocchetto.

Questo le donne lo devono imparare presto se vogliono poter dire la loro, Non farsi indimidire e esasperare da bordate di ogni sorta che possono arrivare da tutte le parti. Perchè, troppo spesso, le donne, anche le più agguerrite, rinunciano a parlare, gettano la spugna, mandano tutti al diavolo e ritornano nel guscio.

Niente di più sbagliato, ma le capisco. La società italiana è ancora e forse lo sarà sempre, profondamente e forse ireversibilmente (spero di no) maschilista.

Persino gli uomini  che pure sono lontanissimi dal modello di  maschilista italiano, talora, cadono in qualche gaffe rivelatrice, questo è il caso, mi pare, di Amadeus. Ma ne potrei fare molti altri.

La cultura in Italia è pregna di maschilismo al punto che talora anche gli uomini più liberi da questa stortura, ne cadono vittime inconsapevoli.

Capita che nelle discussioni sui social, sui blog, o anche dirette, la donna venga apostrofata con epiteti o vezzeggiativi che però non vogliono fare complimenti ma sminuire la persona per evidenziare la donna in quanto “diversa” o “inferiore” e si pone in atto una subdola discriminazione che a volte è difficile persino per le  donne  stesse riconoscere.

Un esempio potrebbe essere la candidata della Lega alle regionali dell’Emila Lucia Borgonzoni.

Su di lei ho letto di tutto e non sempre complimenti. lei si che se ne stava, se pure accanto, “un passo dietro ” a Salvini. Eppure è una donna combattiva, battagliera con molta verve, ma è donna! Volete mettere l’appeal di un maschio come Salvini per prendere consensi? Bene, per come sono andate le cose, lei, da sola, forse, avrebbe portato a casa lo stesso risultato se non meglio e lui ha fatto la figura del maschilista a tutto tondo, ma, nessuna meraviglia e sono sicura che troverei molti contestatori di questa mia opinione.

Per fare  ancora un esempio (sarebbero infiniti). Se una donna controbatte argomentando le tesi di un uomo,anche quelli che si definiscono assolutamente  liberi da ogni pregiudizio, per carità, che per loro maschi o femmine pari sono da sempre e mai hanno visto la ben che minima “dfferenza”, anzi, arrivano persino a trattare in senso lato, “male” una donna, proprio , a loro dire, per accentuare il fatto che “non fanno differenze”, bene, quando reagiscono ad una critica rivolta  loro da una donna, arrivano ad esprimere il loro liberismo e profonda  convinzione democratica (anche) in questo modo ” è evidente che lei non è in grado di recepire quanto legge”.

E guardate che non è una frase cosi chiara come può sembrare ad una prima lettura. Ma significa letteralmente e spregiudicatamente :  ” guardi che lei non può parlare, è meglio che stia zitta quando parla con un uomo come me perché io ho capito da come si esprime che lei non è in grado di capire quello che legge, quindi, lei è un’inconsapevole idiota e mi dovrebbe anche ringraziare perché io le sto aprendo gli occhi”.

Non si tratta di tracciare linee di confine tra il genere maschile e femminile, ma si tratta di guardare la realtà dei fatti che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.

Inutile dire che questo è solo uno dei tanti esempi, ma parlo per esperienza diretta.

E  sta proprio qui il problema  ed è inutile (a dire poco) che tanti uomini definiscano con disprezzo “femministe” le donne che cercano di difendere i diritti ancora negati alle donne, di vivere una vita piena e consapevole, di decidere da sé e per sé, autonomamente e senza interferenze che le possano scoraggiare e fare desistere dallo scegliere sempre quello che va bene per sè in quel momento della propria vita e di poterlo fare perché un sistema sociale non  penalizzante per la donna come è sempre stato e come continua ad essere, venga finalmente, con gli sforzi condivisi,  organizzato in modo tale da permetterle di sviluppare in pieno ed in piena libertà e autonomia e coscienza, tutte le proprie potenzialità.

E questo, alla fine, sarebbe un bene per tutti, uomini e donne. Continuare a fare finta di essere il massimo del liberalismo e di non avere il minimo pregiudizio, quando invece si hanno fette di prosciutto spesse un dito che impediscono di vedere oltre il proprio ego, il più delle volte pregno di narcisismo infantile e bloccato, su questo tema, a livelli pre adolescenziali. è uno spreco di risorse umane enorme e un danno continuo e immenso che si fa alla nostra società nella sua interezza.

E alla “comunicazione” intesa come interazione tra persone che hanno idee e concetti diversi e diversificati e vogliono condividerli per trovare punti in comune che servano a migliorare la qualità di vita di ognuno.

 

 

 

Che ti passa per la testa?

E’ imbarazzante sapere di avere tra i senatori della Repubblica, un ex ministro il quale, prende e va a suonare i campanello di una famiglia e tomo tomo, quando qualcuno risponde, gli chiede se è al corrente di avere uno spacciatore in famiglia. Proprio cosi. Senza nemmeno presentarsi, dire chi è e cosa vuole, con l’arroganza di un personaggio della commedia italiana degli anni 60/70, un po’  Sordi e po’ Tognazzi, al malcapitato che risponde la citofono chiede: ” Lo sa lei che suo figlio spaccia”? E quando timidamente chi è dall’altra parte risponde che il padre non è in casa e mette giù, la faccia del nostro eroe mostra  un po’ di stupore ma lui non desiste e continua a suonare per meglio far entrare nella capoccia di chi risponde, che lui non ha tempo da perdere, cribbio.

E chissà se il ragazzo che ha risposto si era accorto del tramestio in strada, delle telecamere, di quel tale alto e barbuto che parlottava con una signora in cappotto nero che indicava col dito il palazzo e  le sue finestre.

E chissà se aveva riconosciuto nell’uomo barbuto il famosissimo leader della Lega e se si, che cosa ha pensato facesse da quelle parti. Ed immagino lo stupore quando ha sentito quel vocione perentorio al citofono fare quella domanda cosi secca.

La famiglia ha denunciato Salvini per quell’episodio, le indagini sono in corso.

Dal video della scena compare la signora che parla con Salvini, gli indica l’appartamento, lui che le chiede se non avesse pensato di rivolgersi alle autorità e lei che risponde che era inutile che tanto sapevano ma non facevano nulla…incurante o ignorante del fatto che chi aveva di fronte era stato fino a pochi giorni prima l’autorità più autoritaria e autorevole  di tutte le forze in campo e che si era distinto per la sua severità nel perseguire i migranti clandestini, i Rom,  i nullafacenti col telefonino, le Carole che pretendevano di salvare vite umane dai flutti… e via via fino all’ultimo spacciatore dell’angolo del vicolo.  E che quelli che “sanno ma non fanno” ricevevano ordini proprio da lui, dal bellimbusto in tuta da impresario da circo col quale lei stava intrattenendo quella conversazione che sarebbe diventata famosa e avrebbe fatto il giro del mondo per l’evidente sprezzo del ridicolo di chi l’aveva portata  davanti alle telecamere, pensando di servirsene in campagna elettorale come una clava contro i propri avversari.

E invece si è rivelato un boomerang che l’ha preso dritto sul capocollo tanto che si sta spalmando balsamo di tigre da quel giorno  e ancora l’effetto si fa sentire forte e chiaro.

La Lega è in lieve flessione, l’effetto boomerang si fa sentire nei sondaggi. la gente, in generale, non ha troppo gradito quella intrusione da improvvisato Superman bresciano, un po’ troppo anche per chi ha covato la speranza che fosse finamente arrivato “l’uomo forte” a mettere ordine nel caos Italia. Forse cosi è stato un pochino troppo forte, forse Salvini deve calibrare la forza, darsi una regolata.  L’Emilia Romagna, per questo giro, la Lega non l’ha conquistata, ma c’è tempo, si può sempre rifare, prendere le misure, presentarsi con un mazzo di rose e una scatola di cioccolatini…chissà?

Devono averglielo detto anche nel suo quartier generale, persino la Bestia deve avergli comunicato il messaggio che essere troppo forti alla fine stroppia. E lui ha stroppiato, non c’è alcun dubbio che abbia stroppiato.

Ma se stroppia il merito è anche delle sardine che gli hanno messo il sale sulla coda e costretto a venire fuori al naturale. Perché la paura gli faceva novanta e presentarsi come il paladino dell’ordine e della Giustiza gli poteva tornare comodo.

Gli è andata male per questa volta ma potrebbe andare meglio la prossima.  Perdere una battaglia non significa necessariamente perdere la guerra.

Ma ora dovrà vedersela con gli “alleati” che cominciano a tenerlo sotto controllo stretto perché pare che qualche invidioso abbia messo in giro la voce che Matteo soffra di una strana sindrome che lo spinge a darsi di frequente la zappa sui piedi. E uno cosi  è sempre meglio tenerlo d’occhio. Non si sa mai cosa possa passargli per il testone.

Propaganda a salve

…”all’angolo, allo scippo del cellulare di tuo figlio dalla “baby gang” dell’est, voteresti anche Attila. O chi al momento è a portata di mano. Così difficile da… percepire?”Italians.corriere.it/2020/01/27/lettera-e-lesasperazione-che-fa-credere-alla-propaganda-leghista/ )  No, per nulla, rispondo a Renato Bucci. Per nulla difficile da percepire ma difficile credere che ci si affidi a…Attila per risolvere i problemi. Attila non li risolverebbe ma farebbe solo quello che gli detta la sua indole. Quindi voler risolvere i problemi affidandosi a chi grida più forte di altri, promette spergiura e citofona per poi pensare solo al proprio orto o peggio, diffondere solo un pericoloso clima di odio, sarebbe…peso tacon del sbrego. E, per fortuna in Emilia non ci è riuscito e la vittoria netta di Bonaccini aiutato dalle sardine è un bel segnale che la propaganda leghista non attecchisce dovunque. Salvini si è preso una bella sberla non facile da dimenticare e neppure da gestire. Ne faccia buon uso per moderare i toni. Ma sugli emiliani avevo pochi dubbi. Buon esempio per ripartire. Bene cosi.

Pubblicato oggi su “Italians” del Corriere della Sera

La risposta di Renato Bucci era conseguente al mio articolo “Politica con la clava”.

Intelligenza e Memoria

Gli episodi sempre più frequenti di antisemitismo, come la recente infame scritta sulla porta di casa  del figlio di una ex deportata di Mondovì, i revisionismi storici, i negazionismi che vogliono stendere veli impietosi su un periodo infame della nostra storia: la Shoah con  6 milioni di ebrei sterminati nei lager nazisti, sono la spia di come la nostra società stia andando vero una china pericolosa.

Mentre ci sono ancora in vita persone che testimoniano quel periodo, si cerca di mettere tutti sullo stesso piano, vittime e carnefici, come se la Storia non avesse già emesso la sentenza definitiva : condanna senza se, ma, però ,forse. Nessun grado ulteriore di giudizio, quel periodo rappresenta  la disumanità più atroce compiuta contro l’umanità.

E la Giornata della Memoria deve servire proprio a ricordare e a mettere bene in chiaro che non c’è possibilità di appello,  ma la condanna deve essere unanime e infinita.

Cercare di far dimenticare o intorbidare le acque, falsare la realtà, è  come compiere di nuovo quelle atrocità, non possiamo e non dobbiamo permetterlo.

 

Intelligente è l’uomo che ha memoria.
Che la coltiva e la cura
Che la semina e innaffia e nutre.

Il mare ha memoria, la terra ha memoria
Il cielo ha memoria.
L’Universo ha memoria.

Se manca la Memoria, l’uomo assomiglia
Alla bestia che agisce d’istinto e uccide.
E dimentica.

La memoria siamo noi, il futuro è la nostra
Memoria.

Le tracce lasciate sulla terra dalla Bestia
Senza Memoria, non si cancellano.

Restano indelebili a testimonianza della
Bestia senza Memoria.

Ricordare è onorare i morti.
Dimenticare è uccidere l’intelligenza.

Un giusto processo

https://www.theguardian.com/us-news/2020/jan/24/trump-impeachment-trial-democrats-focus

“Trump tried to cheat, he got caught”…give America a fair Trial”.
Trump ha cercato di barare ma è stato preso, diamo all’America un processo giusto”
Queste le parole del senatore Jeffrey durante l’audizione al processo al senato relativo all’impeachment di Donald Trump.
Se ne parla poco in Italia, sembra scontato che la faccia franca perché è un uomo molto potente e i potenti , si sa, hanno molti dispositivi per farsi una ragione anche dei peggiori torti.

Ma l’appassionata arringa del senatore democratico dice chiaramente in faccia al mondo che Trump ha cercato di tramacciare ed è stato preso con le mani nel sacco.

Vogliono davvero gli americani tenersi uno cosi? O l’America non meriterebbe una persona onesta e l’onestà non è forse uno dei primi requisiti richiesti al presidente della più grande democrazia mondiale?

E possono gli americani tollerare di avere commander in chief uno che dice che lui non è giudicabile? Uno che si pone above the law? Sopra la legge.

Possono gli americani che pretendono di insegnare al resto del mondo le regole democratiche, permettersi di ignorare che Trump ha impedito che i testimoni potesso testimoniare contro di lui? E che lui, invece che starsene zitto ad aspettare il verdetto, continua a fare campagna pro domo sua dicendo che è tutta una caccia alle streghe e nessuno ha il diritto di giudicarlo?

Penso che l’America sia di fronte ad un grosso interrogativo: consegnare la propria grande democrazia nelle mani di chi ne fa un uso privatistico, gabbando le leggi e ritenendosi ingiudicabile.
Io, fossi americana lo troverei intollerabile.Ma lo trovo intollerabile anche da italiana.

Politica con la clava

Non c’era la solita ressa sotto il palco della Lega a Bibbiano. Ma mi chiedo lo stesso come fa la gente a prestare fede alla propaganda di bassa lega della Lega?
Strumentalizzare le disgrazie e i bambini è un modo indecente di fare politica. Possibile che non lo capiscano?
La mamma di Tommy, come è perché è salita su quel palco? Perché farsi strumentalizzare cosi? Capisco la sua rabbia per la licenza premio data alla donna complice dei rapitori del suo piccolo delizioso bambino e capisco che Salvini le abbia offerto uno spazio ben visibile per dimostrarla.
Ma secondo me ha fatto male.Il caso che ha lasciato tutti sconcertati per la crudeltà e il cinismo dimostrato dai componenti la banda dei quali, ora, il capo, sta scontando l’ergastolo,ma non solo, tutta l’inchiesta, le perplessità, le indagini fino all’atroce scoperta della triste e criminale realtà.
Forse ci crede davvero che Salvini con la sua prepotente abilità nel pubblicizzasi, le venga in aiuto? La aiuti a dimenticare o a fare “più giustizia” della stessa Giustizia?
Se è cosi si illude.
La Lega ha dimostrato di usare la giustizia come una clava per i propri fini e di ritenersi persino superiore ad essa e prima che si rivestisse dei panni di questo personaggio sorridente e conciliante con chi gli può tornare comodo, ma sprezzante ed arrogante con chi prende di mira per i propri fini, ha abusato dei soldi degli italiani in mille modi compreso quello di appropriarsi di 49 milioni di euro che, ancora oggi, non si sa che fine abbiano fatto.
Come si fa a lasciarsi ingannare da un partito che nella sua storia ha cosi tali e tante ombre ma si permette di concionare dal pulpito come se avesse il primato dell’Innocenza?

 

Pubblicato oggi su Italians del Corriere della Sera

37, morto che parla

Non è la prima volta che succede, ma la notiza che ho letto oggi, passato l’ ovvio stupore la trovo esilarante.

Dunque, in provincia di Belluno ci sono due signori con lo stesso nome che io chiamerò Gaetano Uno e Due che, guarda caso abitano nella stessa via, ma in numeri civici diversi. Uno è nato nel ’37, l’altro nel 47.

E fin qui…

Bene, ora accade che Gaetano Uno, quello nato nel 37, quindi il più anziano, si vede negare la somma richiesta allo sportello del bancomat.

Rimane perplesso e poi telefona alla sua banca chiedendo lumi.

E dice: “come mai non esce niente dallo sportello”? E loro rispondono nell’unico modo, a pensarci bene, in cui può rispondere una banca che è, per antonomasia, l’efficienza in persona:

“Ma perché lei è morto”!

Beh, avrebbe anche potuto andarci con maggior cautela, comunicare il proprio decesso a qualcuno, con quella brutalità dimostra, perlomeno scarsa sensibilità. Ma non mi meraviglia troppo, le banche hanno il preciso dovere di salvaguardare i risparmi dei cittadini e non possono certo erogare quattrini ai morti. E’ già tanto se li danno ai vivi.

Ma, perlomeno, il zelante impiegato avrebbe potuto chiedere al”morto” come avesse ottenuto la comunicazione dall’aldilà e magari approfittarne per farsi dare i” numeri”.E lui, magari avrebbe risposto che era del ’37 e non del 47 (morto che parla) e che l’nghippo stava proprio in quei due numeretti.

No, manco per niente, la carta canta! Lui aveva il documento dell’INPS comprovante il decesso del morto al telefono. Dunque? Stia al suo posto e non bussi a quattrini! Perbacco!

So, per esperienza personale, che avere un’omonimo puù creare non pochi fastidi e disguidi. Lo so. Ma so anche che la nostra burocrazia è rapidissima quando si tratta di chiudere i cordoni delle borse, ma non altrettanto quando si tratta di aprirli, anche quando c’è la conclamata evidenza che aprirli è un’operazione del tutto ortodossa e corretta.

Poi, so anche che succede, come è successo, che diamo il RdC a gente con ville, panfili e Ferrari,ma, si sa, che seppure i ricchi non piangano, qualche volta gli capita di battere cassa a mamma Stato, cosi, tanto per vedere che effetto fa sentirsi povero.

Ora, il povero Gaetano Uno ha dovuto rassicurare  la figlia che gli ha telefonato con estrema sollecitudine perché informata da terzi del decesso del padre in perfetta salute. Pare sia andata cosi: “Papà, ma sei vivo o sei morto e se sei  morto perché non mi ha avvisato”?

Io scherzo, naturalmente ma capisco benissimo l’imbarazzo del povero Gaetano Uno a scoprirsi morto da vivissimo.

Pare che qualcuno lo stia aiutando a recuperare la pensione che la solerte ed occhiuta INPS gli aveva tolto prima di subito alla ferale notizia. E gli auguro di recuperarla al più presto anche se non sarà facile perché, per la burocrazia, morire è semplice ma resuscitare è complicatissimo.

 

Luigi è solo

“E non ti pago”. Dicono i parlamentari grillini alle casse di Casaleggio. E se ne vanno, escono dal movimento a botte di una quindicina al mese, due anche ieri. Se ne vanno singoli o in coppia dal movimentato  movimentoso ( o ingessato) sempre più in crisi di consensi e con una leadership che traballa.

Si, DiMaio traballa.

Chi l’avrebbe mai detto solo qualche (poco) tempo fa, quando gridava dal balcone “abbiamo sconfitto la povertà”?

Poveraccio, oggi sembra che, invece della povertà, lo sconfitto sia lui. Scuro in volto, teso, insicuro, titubante.

Si presenta agli impegni istituzionali come un trampoliere: su una gamba sola. Insomma, non convince.

Si parla di riunione per decidere il da farsi. Sembra che vogliano farlo fuori in tanti. In tanti aspirano a prendersi la guida, a capopoliticare e riportare un movimento stanco agli splendori del tempo in cui era al massimo splendore.

Ormai con DiMaio, il movimento frena e capotta. Si sentono fare tanti nomi, ma soprattutto uno gira con frequenza sospetta: il tigrotto della Malesia DiBattista(Khan).

Proprio lui con quel “Di” all’inizio potrebbe essere il prossimo a prendersi la guida del partito.

DìQualcosa, comunque smentisce, tutti smentiscono, ma non si sente più quell’ipocrita borbottio sottotraccia che  “sololuigi”… ormai Luigi è solo.

Farà “solo” il ministro? Ma si, in fondo potrebbe anche dirgli meglio. Guidare fino alla prossima sconfitta (sicura) non è più piacevole. Meglio lasciare il volante allo spericolato che se la sente.

Lui ormai è lanciatissimo, può pure scendere in corsa. Attento alle curve, ministro.

 

Il capitano in carrozza

Ho assistito sorpresa indignata e anche vagamente schifata, alla puntata di “Non è l’Arena”, di Giletti su La7 di ieri.
Ma come? Un Salvini con lo sfondo di un caminetto acceso , sorridente che sembra Pietro Gambadilegno reduce da una rapina e Giletti altrettanto sorridente, ammiccante, un pelino troppo per i miei gusti, come se fossero due amiconi che si incontrano al bar per parlare dei fatti loro.

Ma come? Nel pieno della bagarre emiliana, con a Bologna una piazza stracolma di sardine, di persone giovani e meno giovani, rockers di fama mondiale…un pienone e un successone degli organizzatori, in testa Mattia Santori che non si nasconde, non fa la star, ma sale sul palco e sorride col suo look da filglio dei fiori del terzo millennio, in Tv, in una trasmissione che fa sempre il pieno di ascolti dobbiano sorbirci (ancora)Salvini?
Massì’ lo so , potevo girare, ma volevo vedere dove voleva andare a parare.
Ed è andato a parare li, dove aveva previsto di parare, col conduttore che ce l’ha portato sulla carrozza con quattro cavalli piumati e cocchiere.
Lì, al suo processo. Come se l’Italia e gli italiani non avessero altro da fare che seguire lui e tutto quello che combina.
Ieri c’era Carola da disprezzare, oggi i giudici che lo “perseguitano”.
Mentre Mattia, dal palco, a Bologna diceva di andare oltre Salvini, tratteggiava già l’Italia liberata dall’ex baciacrocifissi e dalle sue feste strapaesane tutte tese a prendersi al laccio gli elettori con tanto di rodeo.
Stamattina era a Goro, in un paesino di quel tot di anime che qualche anno fa ha chiesto ed ottenuto di scacciare un gruppuscolo di immigrati perché indesiderati dalla comunità.
Era li a testimoniare l’ingordigia di un partito che ha già governato a lungo con Berlusconi, che ha rubato dalle tasche degli italiani e che ora ha come leader questo spaccamondi che veste tutte le divise che gli fanno più comodo al momento e che sta dividendo gli italiani e l’Italia in tanti frammento di sentimenti, i più disparati e disperati e soprattutto negativi.
E occupava un posto che non gli spettava, portando via la scena ad una piazza ed a un movimento appena nato ma già molto robusto che ha davanti a sé una grandissima sfida: riportare un po’ di equilibrio in un paese squilibrato.
E ad aiutarlo a ripartire dalla speranza.
La Speranza nel “mondo migliore” che i “migliori” ci hanno lasciato in eredità.

Convenienza e opportunismo

Questo tira e molla sulla votazione per dare  l’immunità o meno a Salvini , sul caso Gregoretti,  è imbarazzante. Sintomatica della paralisi del governo.

La maggioranza vuole posticiparla a dopo le elezioni in Emilia Romagna,  con l’evidente scopo di vedere l’esito prima di decidere se salvare Salvini o consegnarlo ai magistrati di Catania. Ora, dopo un escamotage piuttosto rocambolesco, è stato deciso che si voterà domani, ma a quanto sembra, la maggioranza si asterrà per protesta contro la presidente del Senato che col proprio voto ha permesso che si arrivase a questo esito.

Davvero un brutto spettacolo.

Non credo che anche  dovesse essere processato (cosa di cui dubito), Salvini avrebbe delle conseguenze penali del suo operare. E’ probabile che i giudici accolgano la sua tesi  autoassolutoria e cioè che ha agito  nelle sue funzioni di ministro, per il bene del paese . E la cosa andrebbe archiviata.

Ma, se cosi, fosse, si creerebbe un pericoloso precedente.  Altri  ministri  potrebbero ritenersi liberi di compiere azioni coercitive con la stessa scusante. E sentirsi molto più liberi nelle loro azioni  di violare qualsiasi legge dello Stato in nome del “bene comune”.

In teoria, alcuni potrebbero anche pensare di non essere giudicabili di fronte alla legge e questo potrebbe rivelarsi  un’arma molto potente in mano a politici senza scrupoli.

Il presidente americano è attualmente sotto impeachment  con l’accusa di aver abusato del suo potere e ostruito il Congresso cercando di evitare le imputazioni. Il riferimento mi sembra analogo alla richiesta di impunità per Salvini il quale sta già sfruttando in campagna elettorale la sua posizione di “vittima”( a suo dire, naturalmente).

E’ pur vero, come afferma l’ex ministro, che anche Conte e DiMaio, che lui chiama in causa, erano al corrente di quanto  succedeva. Ma, la propaganda  contro” l’invasione” sta tutta in capo al leader della Lega e i suoi due alleati di governo  l’hanno avallata per convenienza politica.

E la “convenienza politica”non può dettare l’agenda di un governo troppo a lungo senza che questo abbia conseguenze disastrose sia sul piano politico, etico e morale.