Rosso rapa

Col ciuffo spiovente di un improbabile rosso rapa, Donald J. Trump è tornato a spararle grosse all’annuale incontro della NRA, la potentissima lobby delle armi a Houston.

Tre giorni dopo il massacro di Uvalde, Texas, dove hanno perso la vita 19 bambini e due insegnanti in una scuola super sicura e super vigilata, per mano di un 18enne che ha sparato con un fucile semiautomatico all’impazzata.

Purtroppo sono tragedie che si verificano sempre più spesso, niente sembra fermarle. Eppure Trump non ha perso ‘occasione per dire la sua al volo anzi a volo radente come una sparacchiata: “The existence of evil in our world is not a reason to disarm law-abiding citizens. The existence of evil is one of the very best reasons to arm law-abiding citizens.”

Chiaro no? L’esistenza del male non è una buona ragione per disarmare i cittadini che si fanno giustizia da soli, l’esistenza del male è la migliore ragione possibile per armare i cittadini che si fanno giustizia da soli”.

Ed ha anche proposto di nuovo che gli insegnanti si armino con armi “nascoste”, magari sotto il giubbotto antiproiettile? E che vengano addestrati a sparare.

Bella idea! L’aveva già avuta in occasione di un altra tragedia accaduta quando era presidente in carica. Ma gli insegnanti gli avevano fatto buuuuh allora come glielo fanno ora.

Tronfio e smargiasso come al solito anzi forse un pochino di più vista la congiuntura mondiale nella quale lui non ha parte attiva e se ne bea pensando che Zelensky gli aveva risposto picche quando gli aveva chiesto del “dirt” (sporco) per incastrare il figlio di Biden e quindi anche il di lui padre quando era in corsa per le presidenziali, Aveva osato tanto? Beh, ora impara! Scommetto che la sua “empatia” per il popolo ucraino arriva poco oltre il suo compiacimento. Certo non si è speso troppo per fermare il suo amico Putin. Ma chi glielo deve far fare visto che la guerra sta creando seri problemi al suo antagonista, a quel Joe Biden che in tanti chiamano “Sleepy Joe” mentre lui si sfrega le mani ogni qual volta lo sente o lo legge?

Volete mettere la statura politica da statista di questo signore che pur di non lasciare la Casa Bianca ha mandato i suoi scagnozzi ad assaltare il Campidoglio?

La sedia gli piaceva troppo, lasciarla è stato un trauma ed ora noncurante del massacro avvenuto ancora una vota in una scuola dove uno poco più che un bambino è riuscito a entrare e uccidere dei bambini e due adulti come in un maledetto video gioco, dice con la solita strafottenza che le armi non sono il problema e che anzi bisogna venderne ancora di più e armare anche gli uccelli e i cani e i gatti e soprattutto gli insegnanti che devono diventare degli spietati killer alla bisogna!

Con buona pace della NRA (National Rifle Association ) che si sfrega le mani e pensa ai guadagni  e pensa che più morti ci sono e più soldi “raggranella”. Le scuole americane, un “salvadanaio” sempre più pingue per la potentissima lobby americana delle armi.

E Trump da simpaticone quale è ne è il cheer leader preferito.

Faccia da Draghi

Il premier Draghi mi stupisce sempre. Anche se  ormai lo seguo davvero poco, so che non succede quasi nulla di interessante in un governo che lui guida comandando perché tanto ormai è blindato (letteralmente). Lo era prima col Covid, lo è ancora di più ora con la guerra.

Oggi ha telefonato a Putin. Bene, Che si sono detti? Mario Draghi ci ha ragguagliato con quella sua “faccia di tolla” (mi scusi presidente ma è proprio cosi nel senso che non cambia mai espressione, la sua è una faccia per tutte le occasioni).

Mi immagino la conversazione. Formale al limite del grottesco, allora la vivacizzo un poco.

Putin che tira su il telefono e pensa: ancora questo rompi…chissà che cosa vuole adesso?

E Draghi che con nonchalance la butta li: caro Vladimiro, vedi di sbloccare  ‘ste navi del grano che va marcio, ma ti rendi conto che il mondo rischia di fare la fame per causa tua?

E l’altro sfregandosi le mani.

Ah, si? Tu mi significhi ciò? Ecchisenefrega non ce lo metti? Cioè, volevo dire, nooo non è colpa mia, ma delle vostre sanzioni, levatele e tutto s’aggiusta.

E Draghi: ma caro Vladimiro, le sanzioni te le abbiamo messe perché hai invaso l’Ucraina e stai li da tre mesi a fare il putinferio, beh, allora, santa insalata russa, non ti vorrai mica lamentare tu, pure?

Ma pare che Putin si sia lamentato ancora e anzi ha rincarato la dose e poi, ha detto Draghi: “ha parlato solo lui”…

Ma va? ‘sto maleducato, anche logorroico.

A conversazione con cotanto premier si permette di cianciare a ruota libera?

Mai me lo sarei aspettato! Anzi credevo che lo avrebbe invitato ad una partita a golf sul pratone del Cremlino o a farsi un paio di birre da Pu(r)gaccioff (un baraccio di Mosca dove i cosacchi ballano sui tavoli).

Ma pare che Mario Draghi abbia risposto declinando l’invito: non è ancora tempo, prima mettiamoci ai tavoli della conferenza di pace a brindare ci penseremo poi.

A che cosa? Ma al grande successo della diplomazia italiana, anzi draghiana.

Un gesto clamoroso

Ecco cosa ha detto il diplomatico russo accreditato a Ginevra, Boris Bondarev dopo aver affermato di “non essersi mai vergognato tanto in vita sua per i crimini che il suo paese compie contro gli ucraini e contro il popolo russo”:

“”Chi ha sferrato questa guerra vuole solo una cosa”, si legge nella dichiarazione-denuncia del diplomatico russo, “rimanere al potere per sempre, vivere in palazzi di lusso e senza gusto, navigare su yacht per costi e dimensioni paragonabili all’intera Marina russa, godere di completa impunità“. “Migliaia di russi e ucraini sono già morti per questo”, ha aggiunto Bondarev.”

Parla una persona che lavora nel campo della diplomazia da venti anni e Putin è al potere da 23. Probabilmente questa volta non ce l’ha fatta a tacere. Da come si esprime ce l’aveva nel gargarozzo e questa è stata l’ultima goccia del classico vaso. E non mi pare sia stato troppo diplomatico ma che le abbia cantate chiarissime al leader russo ed ai suoi accoliti compreso il ministro degli esteri l’ineffabile Lavrov, del quale ha detto che è un bugiardo che da anni semina propaganda e bugie per ingannare il suo stesso popolo e fare gli interessi del potere.

Non ricordo più chi in questi giorni abbia definito Joe Biden “un iceberg rivolto al contrario”, intendendo, presumo che è uno che non nasconde nulla e esterna i propri sentimenti con naturalezza e persino con un punta di incoscienza. Fa parte del personaggio. Quando si è candidato lo sapevano i suoi di che pasta era fatto e se lo hanno sostenuto forse una ragione ci sarà.

Ma questo signore russo ha fatto una dichiarazione a “cuore aperto” e le sue parole stanno rimbalzando in tutto il mondo. Immagino che a Putin non abbiano fatto piacere e che starà già pensando a quali “sanzioni” comminare al “traditore”.

Beh, lo sappiamo che è permaloso anzichennò e il coraggioso diplomatico non avrà vita facile da qui all’eternità

Ma c’è qualcosa che va persino oltre il coraggio dimostrato da questo signore e credo sia il senso di giustizia che tutti, chi più chi meno abbiamo e il senso di pietà umana che spinge a fare qualcosa di clamoroso per dimostrare dissenso e contrarietà ad un gesto cosi assurdo come l’invasione di un paese sovrano e l’uccisione di tanti cittadini innocenti e che questo signore ha dimostrato di avere in abbondanza e spero che molti altri trovino il coraggio per esternare finalmente pubblicamente il dissenso che sinora è stato represso e che trovi libera espressione ovunque i russi vogliano far sentire al mondo la propria voce contraria al potere, a favore della libertà e della giustizia.

 

Sempre più “matti”

Non è difficile da credere, ma sembra che il disagio psichiatrico, anche a causa della pandemia, in Italia sia in aumento. E ora con la guerra probabilmente crescerà ancora.

La salute degli italiani è stata molto monitorata in questi ultimi due anni soprattutto sul fronte Covid, ma è stata decisamente trascurata su altri fronti. E questo sta creando profondo disagio sociale in molti settori. A subirne le conseguenze più gravi sembrano essere i giovani, le donne e gli anziani, quelle cioè da sempre considerate le fasce “deboli” della popolazione.

Il nostro governo pare intenzionato a stanziare fondi allo scopo di alleviare il disagio psichico ma i medici e gli infermieri sono decisamente in numero inferiore al recente passato e molti che vanno in pensione non vengono sostituiti.

Ma lo posso constatare di persona ogni giorno. Sento nell’aria una sorta di rancore diffuso di tutti verso tutti, si percepisce anche su questo blog o nei blog in generale.

Tutti, l’uno contro l’altro armati oppure in piccoli gruppi riuniti allo scopo di dare addosso a chi non si uniforma ai diktat dei prepotenti e facinorosi che vagano come anime perse in cerca di soddisfazione alle loro frustrazioni giornaliere.

Che sono tante. Prima di tutto la mancanza di un lavoro stabile, ben retribuito e soddisfacente o adeguato agli studi o alle capacità o potenzialità. E in molti, giovani o meno giovani, faticano tanto in un jungla di lavoretti mal pagati, soprattutto le donne che, anche se laureate e con curricula di tutto rispetto, a volte sono costrette ad assoggettarsi a lavoretti malpagati e a subire angherie di ogni tipo sul luogo di lavoro. Donne contro donne, sui luoghi di lavoro ci sono sempre state, ma ora ce ne sono di più. La solidarietà tra gli uomini è, al contrario, più diffusa, sanno di poter contare sempre su un “amico” che non li tradirà, perché gli uomini hanno imparato a fare squadra, cosa che le donne non impareranno mai.  Le donne sanno di dover battere una concorrenza spietata e diventano spietate pure loro. O infelici, tristi o malate di depressione cronica.

Si potrebbe fare molto di più, ma le famiglie vengono lasciate sole a sopperire alla carenza dello stato e la cura è delegata molto spesso alle donne “anziane” della famiglia che hanno da sopportare gravi fardelli di figli senza lavoro o sbandati o separati e con prole (da accudire anch’essa). Pesa soprattutto sulle donne perché è a loro ed alla loro “sensibilità” che si fa appello più sovente. A volte non senza cadere nel ricatto affettivo.

Gli uomini di casa aiutano si, ma tocca sempre alla donna consolare, essere attenta che non manchi nulla e che le persone care non soffrano troppo del disagio di una società in via di disfacimento.

In molti sensi: dalla corruzione alla protervia della politica sempre più orientata verso il proprio stomaco che verso quello che sarebbe il suo compito: il bene del paese e le misure da adottare per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Il nuovo arrivato

Si, va beh, lo devo proprio scrivere e cosi spezziamo anche un poco questa infinità e logorante diatriba sulla guerra, sfinente, davvero e non mi lamento di certo se penso che c’è chi la guerra la deve subire.

Questo è quanto:

Può un albero illuminare una giornata nata un po’ così? Sapete quelle giornate nelle quali ti senti un pochino giù, magari i motivi ci sono pure, ma, mentre altre giornate sono giornate consapevoli dei motivi e te ne fai una ragione, alcune sono davvero pesanti e non te ne faresti mai una ragione ma cerchi di ragionare per scacciare le paturnie (o anche i problemi reali).

Bene, questa mattina sono uscita in terrazzo come faccio di solito per respirare l’aria della mattina (è un momento di caldo afoso nonostante sia solo maggio), e girando gli occhi sul bellissimo panorama che mi accoglie sempre mi sono accorta di una cosa che mi ha fatto trasalire.

Accanto al mio condominio c’è una bella villa che col tempo è stata spesso modificata, da cascinale è diventata. villa padronale con villette a schiera annesse e di recente nel giardino è stato edificato un ulteriore edificio con 6 appartamenti. Non vi dico lo sconquasso!

Insomma da un’unica casa con grande giardino, ne sono spuntate altre non so neppure più quante. Il proprietario, un signore  in età ma molto attivo, se ne bea spesso e si rigira in quella sua proprietà ormai diventata una multiproprietà e lui sembra quasi un confinato nella sua pur sempre bella villetta a due piani.

Bene, questo preambolo per dire che il signore in questione non mi è mai stato molto simpatico proprio per via (anche) di questa sua “malattia della pietra” (definiamo così in veneto le persone che non possono fare a meno di mettere pietra su pietra, una sorta di sindrome da paura di non avere un tetto sulla testa che forse proviene da molto lontano).

Comunque, a prescindere (come direbbe il Principe), oggi nel giardino antistante la villetta di questo signore è comparso un magnifico olivo secolare, sapete di quelli a due tronchi con il fogliame verdissimo che si stagliano verso il cielo e sembrano un monumento?
Ecco proprio quello.

E sapete che c’è? a me si è aperto il cuore quando l’ho visto e a quel signore (col quale non parlo da anni) mi è venuto voglia di andare a stringere la mano e dirgli un bel grazie per questa bella novità e per quel “nuovo arrivato” cosi magnifico.

L’ulivo è simbolo i pace no? Beh, a me è sembrato un buon auspicio e un bellissimo inizio di giornata.

Dovrebbero piantarne tanti anche a Mariupol davanti alle case distrutte, anche prima di ricostruirle.

Lo è o lo fa?

Piano piano, le acciaierie di Mariupol si vanno svuotando. I civili, pare, sono usciti tutti, i militari stanno tristemente sgombrando. I feriti, sempre pare, verranno curati in strutture attrezzate, mentre gli altri, per ora sono stati portati in territorio controllato dai russi.

Il loro destino è precario e incerto. I russi hanno già detto che li considerano criminali di guerra o terroristi (senza distinzione tra i militari regolari dell’esercito ucraino e i componenti del battaglione Azov (ormai famoso), anche se  questi ultimi sono stati da tempo integrati nell’esercito regolare.

In soldoni, spetterà a Putin decidere della loro sorte. Temo che la convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra non sarà troppo considerata, per non dire che sarà bellamente ignorata.

Ecco, quelli che il leader ucraino chiama “eroi della resistenza”, con ogni probabilità, non saranno affatto scambiati con prigionieri russi, come era nei sogni dei negoziatori della loro resa, ma se Putin vorrà, saranno processati e poi, non si sa. Ma si immagina. E non occorre neppure troppa fantasia.

Hanno fermato l’avanzata russa con la loro pervicace resistenza dentro la Azofstal e hanno salvato anche molti civili da morte quasi certa, ma il loro destino è legato al filo della “benevolenza” del presidente russo. Non credo ci contino troppo.

Insomma dopo tre mesi e il macello che i russi stanno facendo in Ucraina, credo che si possa vedere un po’ più chiaro nelle intenzioni dell’uomo al comando, quello che ha ordinato la “denazificazione” dell’Ucraina.

Forse i russi ci scriveranno “paese deucrainizzato” alle porte delle città ancora in fiamme, o forse ancora no. Dipende.

Da che dipende? Dalla prossima mossa del “folle”.

Si, intendo proprio “il folle”, cioè un leader che da anni adotta strategie manipolative, tipo quelle che diffondono notizie e teorie varie sulle sue presunte malattie fisiche o mentali. Gli torna comodo fare il pazzo. Ci sono cascata anch’io, confesso, all’inizio. Ma non è originale, affatto, Putin ha copiato dal suo nemico di sempre: gli Usa, la strategia del pazzo è un’invenzione (si fa per dire perché deriva da molto lontano) di Richard Nixon:

 

Da Wikipedia:

” Quest’ultimo, con la sua amministrazione, ha cercato di far credere ai leader dei paesi ostili del blocco orientale di avere davanti a sé un leader dal comportamento imprevedibile, con un’enorme capacità di distruzione. Pertanto, questi paesi ostili non dovrebbero essere tentati di provocare gli Stati Uniti , temendo una risposta americana inaspettata.”

Ecco, Putin sta facendo lo stesso: provoca e sa bene che le sue provocazione funzionano, non si sa quale potrebbe essere la sua prossima mossa e crederlo un folle gli fa molto gioco: tiene il mondo sotto scacco. La mossa del folle sarà (per lui) quella vincente?

Dopotutto una mia zia novantenne mi racconta che anche lei, con tre maschi in famiglia ha spesso adottato questa strategia. “faxevo ea mata”cioè tradotto dal veneto: “facevo la matta” e ha sempre funzionato quando i tre maschi di famiglia volevano prevaricarla.

Ma torniamo alla guerra. E’ una storia ancora tutta da scrivere, di sicuro c’è che l’ “operazione speciale” di Putin prosegue seppur tra qualche difficoltà e  non poteva trovare momento migliore per fare quello che sta facendo: il mondo indebolito da due anni di pandemia, gli Usa con a capo un leader “debole” e poco popolare, la Germania demerkelizzata e Macron alle prese con la sua azione di  “nuovo” governo. Di Johnson non parliamo proprio, ha i suoi problemi e sono del tutto comprensibili dato il tipo.

Dunque? Beh, pazzo o lucido, malato o sanissimo, il leader russo avanza, se pur lentamente e fa terra bruciata dove passa, anche con l’aiutino dei suoi amici fedeli che stanno ben volentieri con un piede in più scarpe e lui lo sapeva bene prima di cominciare.

E noi stiamo qui da tre mesi ancora a chiederci se lo è o se lo fa. Con tutti i problemi che abbiamo anche senza di lui.

 

 

Una vittoria che conta

A me è piaciuta molto la canzone che ha vinto l’Eurovision song contest, “Stefania, dei Kalush Orchestra, molto.
L’ho trovata davvero commovente e centrata per il momento. Tutti ricorriamo alla mamma nei momenti di dolore anche se non c’è più da molti anni e Stefania, la mamma descritta dalla canzone è una madre universale, quella che da piccoli ci canta la ninna nanna e ci fa passare la paura del buio.
Ed è veramente buio questo momento per l’Europa ma soprattutto per l’Ucraina che deve fare i conti con una aggressione senza precedenti se non andando indietro alla terribile seconda guerra mondiale.
La mamma dei Kalush Orchestra è chiamata a dare sostegno agli ucraini e ad aiutarli a superare la notte che sembra non finire mai.
Bene ha fatto Torino e tutti quanti l’hanno votata, a farli vincere. Una vittoria forse scontata, come dicono in tanti, ma forse anche no.
Forse sarebbe piaciuta lo stesso.
Sono bravi, sono eclettici, catturano l’attenzione, sembravano un quadro astratto di quelli molto colorati che prendono subito per l’effetto surreale e coinvolgente che riescono a trasmettere.
Una canzone non basta per far ragionare di pace ma tutto serve e spero davvero che anche questa vittoria rappresenti una piccola, piccolissima consolazione per il popolo ucraino che soffre cosi tanto a causa della guerra.
E che la musica e l’arte uniscano come sempre non è solo un auspicio ma una speranza.

https://www.youtube.com/watch?v=UiEGVYOruLk

 

Pubblicato oggi (16.5.2022 ) su Italians del Corriere della sera

Charlie Putin

Con la faccia sempre più gonfia (ormai sembra Charlie Brown) Vladimir Putin ha lanciato minacce da un video dopo aver appreso della prossima adesione alla Nato della Finlandia.
Ha detto che prenderanno misure militari non meglio identificate e che comunque gli taglia il gas da venerdì che sarà il 13. E meno male che non è il 17 altrimenti chissà cosa avrebbe tagliato.
Insomma il leader russo sembra invecchiato bolso e incaz…di brutto.
Qualche cosa non sta andando secondo le sue previsioni e pare che abbia deciso persino di cambiare cartomante.
Ma si, gli aveva detto che Zelensky era un pirla, che Biden un rincoglioni…e la UE una accolita di ubriaconi davanti alla porta dell’enoteca a giocare a tresette.
E invece, nonostante lo spreco di artiglieria e soprattutto di vite umane (incalcolabile) e l’orrore e il terrore che ha seminato in Ucraina, chi gli sta intorno o ai confini, non sembra essere impaurito più di tanto o lo è talmente dal voler entrare nella Nato, non si sa mai. Insomma non sembra aver ottenuto il suo scopo ma il contrario.
Solo Conte per tenersi con i denti un poco di agonizzante consenso, va contro le misure del governo nella gestione della crisi. Lui, come il migliore dei grillini in forma migliore, va controcorrente e non ci sta a mandare ancora armi agli ucraini.
Biascica con la patata in bocca che il suo partito è di tutto altro avviso. Controcorrente per contratto, dice no. Un no grillino che ha il suo peso.
Ameno fino a che la sedia incollata al sedere dei grillini non verrà strappata a viva forza da quelli che uno ormai vale zero.

Vendetta

La Corte Suprema americana sta per cancellare una sentenza del 1973 che impediva agli stati di legiferare autonomamente sull’aborto.

Le donne americane sono insorte e protestano da giorni.

La cosa è stata possibile grazie a Donald Trump, l’ex presidente che ha nominato scegliendoli accuratamente dei giudici antiabortisti mentre era in carica, proprio per permettere di far cassare la sentenza Roe versus Wade e fare tornare a decidere ai vari stati di legiferare sulla pelle delle donne.

Dopotutto era il sogno di un personaggio meschino e misogino che voleva fortemente contrastare la possibilità di abortire per le donne americane. Voleva che non potessero scegliere l’interruzione della gravidanza e che si tornasse al medioevo delle pratiche illegali.

Lo stesso vogliono i giudici conservatori che sono stati eletti da lui anche proprio a questo scopo: rendere illegale l’aborto e rendere difficile ancora di più la vita alle donne che non vogliono o non possono portare avanti una gravidanza.

E in molti stati a guida repubblicana i governatori si stanno già preparando a questo scopo e se tutto andrà come pare e la Corte Suprema casserà la sentenza Roe vs Wade (come è molto probabile) per le donne americane le lancette dell’orologio verranno riportare ai tempi delle mammane e gli aborti clandestini.

Una cosa da medioevo che farà regredire di un secolo il paese e creerà scompiglio e sconcerto oltre che rabbia per un provvedimento che toglie alle donne la possibilità di decidere del proprio corpo e della propria vita.

Biden è fortemente contrario ed ha già espresso solidarietà alle donne che manifestano da giorni ed ha detto che farà quanto nelle sue possibilità perché possano continuare a decidere sulla propria pelle. Inoltre, ha fatto notare, che se passa questa decisione della Corte i bambini Lgbt non potranno più stare nella stessa classe con gli altri.

Infatti Biden ha detto: “che cosa aspettarci ancora da questa gente M.A.G.A. (make America great again, il motto di Trump) i più estremisti della storia americana”?

Per ora mi pare che abbia fatto abbastanza danni e con questa decisione il caos sulla regolamentazione dell’aborto in America, sarà massimo. Ma Donald Trump si sfrega le mani contento di essere ancora in grado di influenzare la vita degli americani a lungo nonostante non l’abbiano rieletto. E’ la sua vendetta sulle donne che lo hanno a lungo contestato durante la sua presidenza per i suoi modi decisamente maschilisti, sarà servita fredda e su un piatto di plastica.

 

L’ospite

La faccia di Brindisi mentre ascoltava il monologo di Labrov era impietrita, neppure un miracolo avrebbe potuto scioglierla. E mentre quello sciorinava balle a ripetizione come sulla pista del bowling ( …oh, pardon, verità rivelate), lui rimaneva un blocco di granito inespressivo. Questo si che è giornalismo d’inchiesta fatto come si deve.
Oppure temeva che se lo avesse interrotto gli sarebbe arrivato un fulmine sui piedi?

La polemica su quell’intervista, giustamente rimane accesa. Che sia più nobile tollerar….no, William lasciamolo perdere, lui di tragedie se ne intendeva ma questa non è letteratura, purtroppo.

Insomma il giornalista di Mediaset ha fatto bene a rimanere impassibile mentre il ministro russo esponeva i fatti come gli pareva e piaceva raccontando agli italiani nell’ora di massimo ascolto tutto quello che Putin voleva fargli sapere (meglio che non sappiano quello che dovrebbero sapere), oppure avrebbe dovuto almeno accennare ad un minimo di contraddittorio, non dico tanto ma una cosa semplice tipo….ma, gentile ed esimio signor ministro lei è proprio sicuro di quello che afferma? Ha verificato di persona personalmente le cose che espone davanti a questo distinto pubblico di miei connazionali?

Ecco, una cosina cosi persino credo, Barbara Palombelli (tanto per citarne una, ma potrei dire anche Lilly Gruber) avrebbe osato dire.

Ma Brindisi no. Brindisi è rimasto di stucco. Pietrificato in una espressione un po’ cosi che non direi fosse proprio da “genovese” e neppure da “brindisino” ( è di Modugno) …comunque lui si è difeso dicendo che se lo avesse interrotto se ne sarebbe andato e lui avrebbe avuto i suoi cinque minuti di celebrità (?)

e tanto basta e però non soverchia.

Passata la paura dei fulmini, ora può anche un pochino auto celebrarsi. Beh, contento lui, se pensa di avere fatto scuola però credo che dovrebbe rifletterci meglio. Non mi è sembrato per nulla un “cane da guardia” ma piuttosto un micio miao spaurito.

Ma forse ha ragione lui e ora non si potrà più dire ( i maligni) che non abbiamo dato spazio alla “versione” dei russi sulle TV italiane.

Se sarà una medaglia, avrà ragione di appuntarsela al petto. In fondo l’ospite è sacro, o no?