Dalle stelle alle stalle

Lo vedo un po’ con la cresta abbassata, il vicepremier, ministro del lavoro e dello Sviluppo, Luigi DiMaio.

E sarebbe fin troppo facile fare la battuta: è di umore nero, già, come i suoi primi lavoretti e i lavoratori in nero che, si sta scoprendo, il padre ha tenuto nella sua piccola impresa edile. Pare.

Ma insomma, che cosa deve fare un padre, con tre figli a carico, onesto e probo lavoratore attaccato alla famiglia?

Se non lavorare sodo da mane a sera per portare a casa il pane e companatico per la famigliuola? E chi glielo doveva dire a Antonio che il figliolo Luigi sarebbe diventato ministro del Lavoro e gli avrebbero contato tutte le pulci ad una ad una? Quando si dice la fortuna…anzi no, la sfortuna. Insomma, dopo la grande gioia di essere cotanto padre di altrettanto cotanto figlio, arriva la batosta.

Ma che cosa avrebbe fatto di male il padre di Luigi? Gli mandano i vigili ad ispezionare quei quattro prati che condivide con la sorella, sui quali ci sono quattro ruderi, un po’ di pattume residuato dai vari cantieri, un secchio, una pala qualche mattone. Un vecchio edificio sul quale grava una cartella di Equitalia, qualche calcinaccio, due o tre galline che ruspano…

La vita è ben strana, deve aver pensato papà DiMaio, gli va a dare di quelle soddisfazioni ed in capo a qualche mese si ritrova sotto i riflettori del mondo intero per le sue quattro miserie, messe in bella mostra su tutti i giornali.

Dalle (cinque)stelle alle (quattro)stalle. E’ proprio il caso di dirlo, la più classica delle commedie all’italiana.

Pare di sentirlo il buon Totonno mentre si sfoga con la moglie: “ma sempre tra e pere ci devono stare i giornalisti? Ma insomma che deve fare un pover’uomo per campare la famiglia? E tuo figlio? Proprio il ministro doveva fare? Chillo zumpaperete…, mica si accontentava di portare la carriola come a patete, no lui, chillo ‘o ministro fa e do’ lavoro pure”!

Questa faccenda che sembra tanto una delle più classiche commedia all’italiana, rischia di compromettere la “commedia” del governo. E anche la commedia del grillismo.  I paladini dell’onestà, della trasparenza, quelli che si sono strappati  i peli superflui e fino gli indumenti intimi per gridare al mondo intiero quanto detestavano i compromessi, la corruzione, le ingiustizie, i sotterfugi, l’evasione, l’elusione…e che loro, al contrario, erano (e sono) adamantini,lindi e puri come acqua di torrente montano…si ritrovano con un capo politico che (pare) ha lavorato in nero per un anno in pizzeria (e passi), è socio al 50 per cento in un impresa che ha sfruttato in nero i dipendenti, che ha fatto mezze carte e mezzo nero (pare), che ha contenziosi a causa di questo con i dipendenti. E il cui parente più prossimo(pare), dice, ad un suo dipendente infortunato, di non rivelare che si è fatto male nel suo cantiere, quando deve ricorrere alle cure dei sanitari. E il resto, varie ed eventuali miserie che stanno uscendo, piano piano, ma inesorabilmente…

Il mondo è porprio fatto a scale: c’è chi prima sale e sale, poi si sporge e…si fa male.

 

 

Dedicato a mia madre

Sono scesa piano, ho lasciato che la brezza mi facesse planare morbida sopra le ortensie. Non ho opposto resistenza.
Ho fatto i miei calcoli, la traiettoria era giusta. Ci azzecco quasi sempre.
Oggi la brezza era più sostenuta di ieri ma ho controllato il volo a meraviglia.
Ma ho trovato un ostacolo imprevisto.
Uno di quei cosi pelosi sempre col muso all’insù a cacciare… e con le coda che mulina da tutte le parti…ma sì, un gatto.
Si era messo sulla mia strada e mi stava per tirare un brutto scherzo.
Ma io l’ho gabbato il felino. Ci vuol altro. Non fosse bastato il calabrone a reazione schivato per un pelo.
Hanno un bel dire che vita facile facciamo. Li vorrei proprio vedere i criticoni e farmi quattro grasse risate alle loro spalle.
Ho dato una scrollatina d’ala e via, ma la strizza… basta.
L’ortensia sulla quale sono atterrata oggi, vista dall’alto, vi assicuro che è tutta un’altra cosa.
Sembra una di quelle montagnole di sabbia al mare, quando il sole scende e il cielo diventa rosaturchino.
Mi piace il mare, scivolo sulle onde sfiorandole e loro mi rincorrono.
Dicono che siamo sempre di meno per via dell’inquinamento, boh, io non ci penso, ci penserà Chididovere, sembra che sia uno che sa tutto.
Io ho questa filosofia:” del doman non v’è certezza”. Dicono che facciamo una vita insulsa, di fiore in fiore, tutta invidia. Brutta malattia.
E dicono che siamo sempre meno anche perché ci infilzano con degli spilloni per metterci sotto vetro e portarci le umane a rimirarci. Bella roba!
Io spero di non essere rara perché pare che sia pericoloso. Non vorrei essere nei panni di un Macaone. Brrr.

A volte mi capita di avere qualche flash-back di vite già vissute, pare che gli umani ci identifichino con le anime dei defunti. La chiamano: metempsicosi. Io quasi, quasi ci credo perché a volte sogno
che ballo allacciata ad un umano, moro, belloccio, alto, sorridente..
Io in un’altra vita, o desiderio di appartenere ad un’altra specie? Troppo difficile per la materia grigia di cui dispongo. Conosco i miei limiti.
E poi oggi c’è un sole così bello e questo giardino è pieno di fiori che…
Ma ieri ho passato un brutto quanto d’ora. Ad un certo punto, mentre mi facevo una scorpacciata di polline è venuta giù un acqua…, d’improvviso, un vento e un acqua da far spavento. Mi sono rifugiata sotto una foglia di platano.
Avevo lo stesso le ali fradice e per tornare a volare o dovuto aspettare che il sole le asciugasse.
Pare facile.
Toh, ma che bell’esemplare di lepidottero…ma cosa fa? Mi gira intorno, svolazza e …scappa.
Scappa? Sono una farfalla non una mantide religiosa. Chi li capisce questi?
Peggio per lui, ora mi faccio un giro su quel prato, hai voglia i farfalloni che ci sono.
C’è un cane laggiù che si trascina dietro un’ umana …un po’ arrancante, troppa ciccia, signora.
Mentre io, immodestamente, ho un vitino di vespa, cioè, no, di farfalla.
A proposito di vespe. Hanno una sicumera, un’arroganza, sempre lì con quel bizz bizz fastidioso, dove passano loro non ce n’è per nessuno. Prepotenti!
E pure maleducate. E già, chi gliela insegna l’educazione a quelle? Nessuno. Dicono che noi agiamo d’istinto che ho capito essere una cosa che non ti insegna nessuno ma che hai già dentro. Chissà da dove arriva e chi ce l’ha messo? Boh.
Ho svolazzato sopra il fiume, a pelo d’acqua, schivando le anatre e poi mi sono tuffata a pesce, cioè a farfalla… ma poco perché l’acqua mi rovina le ali…ma era così bello.
Poi mi sono lasciata asciugare dal sole, sulla riva, tra i ranuncoli…ragazzi che bella la vita!

 

 

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Le madri non muoiono. Diventano farfalle, fiori, nuvole, tramonti.
Diventano pensieri d’amore che ci accompagnano sempre e sono con noi in ogni istante. Una musica dolce o un vento leggero che se ascoltiamo attenti ci riporta le loro voci.

 

 

Follia pura

La nostra, si sta facendo, sempre di più una società violenta. Violenta con i più deboli, gli emarginati e soprattutto violenta nei confronti delle donne. Ne vengono uccise in media 150 l’anno ed è una tendenza che non accenna a diminuire. Ci stiamo quasi abituando, lentamente stiamo scivolando quasi nell’accettazione, nella rassegnazione. Una cosa quasi scontata.

Vittime della incapacità dei compagni di accettare che la donna ha, come l’uomo, il pieno diritto alla propria totale indipendenza e alla propria totale autodeterminazione. Ma no. Molti, troppi uomini continuano a pensare alle donne come ad una proprietà, da gestire come tale.Una proprietà sulla quale hanno diritto di vita o di morte.

Le donne, oggi, non vogliono più accettare questa che fino a qualche decennio fa, era una condizione  ineluttabile.

La donna, dopo le lotte femminste ha preso maggior consapevolezza del proprio diritto a vivere la propria vita senza dover dipendere da nessuno, ma gli uomini soprattutto i più culturalmente  arretrati, ancora non lo accettano. E non si tratta solo di cultura maschilista dura a morire. No, ora la cosa si è complicata. La determinazione delle donne ad essere libere, a godere degli stessi diritti degli uomini, in tutto e per tutto, ad aver sempre di più la voglia di dimostrare che ce la possono fare, anche da sole, e che anzi, ce la possono fare meglio da sole, ha reso molti uomini insicuri e l’insicurezza  per l’uomo è un sentimento inaccettabile.

Mentre la donna può vivere benissimo anche da sola, ad un uomo l’idea di ritrovarsi di colpo a dover affrontare i problemi quotidiani in solitudine, spesso,  lo fa uscire di testa. Non rientra nella sua mentalità è un concetto che non capisce e che non vuole accettare.

E allora che fa? Uccide la donna che lo rifiuta perché il rifiuto è inaccettabile. Lo pone in una condizione di inferiorità che molti uomini non riescono neppure a concepire. Piuttosto diventano assassini. E non si tratta, in molti casi, di delitti nati dopo una lite, frutto della rabbia del momento.
No. Sono delitti molto ben organizzati, pensati fin nei minimi particolari e spesso coinvolgono anche i figli e se stessi.

Pura follia.

Molti di loro riescono a nascondere fino all’ultimo il delitto ma poi cedono, quando vengono messi alle strette.Una follia insensata per la quale sembra non esserci cura.

Eppure molte donne ci cadono ancora. Ripetutamente Accettano appuntamenti “chiarificatori”, si lasciano commuovere da richieste di incontri che sono, il più delle volte, purtroppo, delle trappole mortali.

E non succede a persone psicolabili o con problemi mentali, ma al contrario,  a persone “normalissime” che non hanno mai dato segni di squilibrio ed hanno condotto, fino a quel momento, vite apparentemente integerrime.

Ed è una strage che continua. Ce ne dovremmo fare carico un po’ tutti perché è un problema che ricade sulla società.
Ci sono gli orfani che sopravvivono a queste tragedie e dei quali, giustamente la società deve farsi carico. Sono bambini e ragazzi che cresceranno con un carico pesante di sofferenza.

Dobbiamo presto studiare dei modi per aiutare le donne in difficoltà a capire quando è arrivato il momento di sottrarsi al pericolo . Dargli gli strumenti per difendersi e difendere i figli e studiare una legislazione molto più severa per chi si macchia di reati di violenza o di stalking, togliergli del tutto la possibilità di arrivare a gesti estremi.

Ed insegnare, nelle scuole, il rispetto dell’altro, sempre e comunque e il rispetto per se stessi e aiutare i giovani a sviluppare la capacità di rialzarsi dopo una sconfitta o una delusione.

Si può e si deve fare perché le donne possano vivere la propria vita fino in fondo senza temere che un loro rifiuto significhi metterla in serio pericolo.

 

Il gioco è fatto!

A scuola ci dicevano sempre: non copiare! Ma chi potrebbe dire di non aver mai, ma proprio mai sbirciato nel foglio del compagno di banco per cercare di carpire la soluzione di un problema o anche solo una pallida idea per un tema che proprio non ci faceva pensare a niente e la mente sembrava una riserva di mosche bianche?

Ma ora è tutto uno scoppiazare dagli altri. L’web fornisce possibilità innumerevoli di copiare e la tentazione è forte. Ci sono tanti che scrivono sui blog dei giornali o sui social e che copiano a manetta. A chi ha inventato il copia-incolla farebbero un monumento. E’ cosi facile: basta individuare un tema che vogliamo sviluppare, aprire la voce relativa su google, magari sbirciare i blog più seguiti per carpire qualche idea e il gioco è fatto.

Poi non si fa altro che dare qualche aggiustatina qui e la per non farsi sorprendere in flagrante e firmare. Si può fare un figurone.  Magari persino farsi complimentare per quanto si è sagaci, perspicaci, per quanti bei concetti e neologismi e freddure ci siamo inventati e invece sono tutti scopiazzati.  Ma non è colpa grave, suvvia, cosi fan tutti.

Si fa ma non si dice. Anche perché esiste una legge sul plagio, ma in Italia viene ignorata bellamente, ci se ne fa il cosiddetto baffo con lo stantuffo (ah Totò quante volte al giono mi torni in mente).

E ci si riempie la bocca con neologismi “inventati”li per li che, in realtà, sono copiati. Copiare è molto più facile di far funzionare un cervello per nulla creativo e persino magari un po’ arrugginito dalla consuetudine ad accomodarsi sul genio altrui. E non si paga mai perché tanto chi lo scopre? E anche se qualcuno lo scopre, si può sempre dire che si tratta di mera coincidenza. Poffarbacco, abbiamo avuto l’istessa telepatia, direbbe sempre il Principe.

Si copia per un sacco di motivi: prima di tutto per pigrizia mentale, poi per incapacità, inettitudine, scarsa onestà e senso dell’etica e anche una morale zoppicante. Perché copiare è di per sé, a mio avviso, in tutto e per tutto come rubare.

Rubare si! L’ingegno altrui non si ruba per farsi belli davanti ad una platea che il plagiatore vuole sempre plaudente e della quale non riesce a fare a meno perché narcisista all’ultimo stadio ed incapace però di supplire col proprio talento alla voglia di stupire, di incantare e di soddisfare a pieno i propri fans.

Vive e si nutre di complimenti.Veri o fasulli non ha alcuna importanza, l’importante e riceverli, sono come un balsamo sulle ferite che la vita ha inferto troppo spesso al narcisista che non sopporta l’indifferenza altrui e ne soffre tremendamente. E per stare sempre a pelo d’acqua ha bisogno di primeggiare e per primeggiare ha bisogno di rubare le idee altrui.

E sono in molti a cascarci. Oggi con tutte queste idee che girano è molto più facile.

Ma è sbagliato. L’opportunista copia e l’opportunismo non è una virtù di cui vantarsi Perché lo scopiazzatore non si accontenta di copiare le idee degli altri, ma si vanta pure, si pavoneggia, fa la ruota e sta a gurdare l’effetto che fa sugli astanti. E scopiazzando, rubando agli altri il frutto del loro personale ingegno, si qualifica meschinamente un poveraccio che si arrampica sugli specchi di una vita povera di soddisfazioni che non sono mai abbastanza per il narcisista che ha bisogno del consenso altrui come dell’aria che respira.

Poveracci, appunto!

 

 

 

Il patto di Bellerio

Oggi il forzista Renato Brunetta, dopo l’informativa di Conte sulla manovra, ha fatto un discorso che approvo al cento per cento.
Non avrei mai pensato che sarebbe successo. Eppure questa strana situazione fa si che anche le cose impossibili avvengano.
Ho pensato guardando il video, che la situazione è paradossale. Brunetta sta facendo il lavoro dell’opposizione ma il suo partito è da sempre alleato della Lega che sta al governo.
Ed allora che cosa sta succedendo?
Ma non sarà che Berlusconi e Salvini hanno sottoscritto il patto di Bellerio?
All’inizio di questa avventura, Berlusconi ha detto a Salvini:” vai e torna vicitore.
Metti le mine sotto il sedere dei Cinquestelle e fino a che puoi resisti, poi, quando vedi che la situazione diventa pericolosa, fai di tutto perchè si vada ad elezioni.
E governeremo insieme”!
E allora si spiegherebbe la tracotanza di Salvini contro la Ue: le letterine di Babbo Natale, i me ne frego, gli ” hanno rotto le scatole”…tutto calcolato.
La bomba sotto il governo gialloverde è già innescata, potrebbe esplodere a momenti.
Conte guardava le telecamere che lo inquadravano mentre parlava l’economista Brunetta che gli diceva che lui ha un linguaggio da Azzeccagarbugli, che non fa capire niente alla gente e che la gente ha paura,che sta portando i soldi all’estero mentre lui se ne sta li a fare quel sorrisetto da guardate come sono bello e fornisce un altro personaggio a Crozza.
Il mio concittadino Brunetta, che ho visto sempre come uno sbuffo di fumo negli occhi, oggi, mi è piaciuto molto.
Non voterò mai a destra, ma destra o sinistra sono concetti da tempi di pace: ora stiamo vivendo il momento che precede il disastro nucleare.
Vogliamo salvarci o vogliamo saltare in aria?

Una segretaria per il Pd

Brava Katia. Come gliele hai cantate bene. All’assemblea del Pd Katia Tarasconi ha preso la parola e le ha cantate chiare, ma proprio chiare agli assemblati per l’evento. Gli ha detto basta correnti, basta parlare di persone, parliamo di idee, di valori. Basta tenere il partito in ostaggio di un nome (chissà di chi intendeva parlare?) e se siamo il partito della gente, ha detto, come mai c’è un cordone che divide gli influenti, gli importanti dalla gente, appunto? Questa cosa, ha detto, le fa tristezza. E poi è scesa dal palco con piglio deciso e con l’aria di una che si è levata un macigno dallo stomaco. Brava Katia: hai ragione, mille volte. Ma guardateli in una foto assieme, Minniti e Martina. Hanno sciolto la riserva, ci saranno alle primarie…ma dove andate? Ma lasciate fare, ricongelatevi non è posto per voi la segreteria del Pd. C’è bisogno di una faccia del tutto nuova, persino sconosciuta. Questa ragazza potrebbe essere la persona giusta. La vostra tenetela al fresco per altre occasioni che non mancheranno. Ma ora il Pd deve avere una faccia convincente, e non può che essere quella di una donna. Katia o un’altra donna con la stessa grinta e la stessa volontà di far fare al partito un salto di qualità e non il solito salto dal palo alla frasca. Ma lo capiranno i signori dirigenti del partito? Temo proprio di no, e se ci saranno quelle facce (tutte maschili) temo proprio che non ci sarà nessuna svolta ma solo l’ennesimo carosello di buone ma inutili intenzioni.

Pubblicata oggi su “Italians” del Corriere della Sera.

Dieci milioni al giorno

 

  • 10 milioni al giorno di spese per interessi sul debito…da sei mesi.
    Lo spread è a quota circa 330 e oscilla di qualche punto ma sembra in salita libera mentre la borsa scende
    Ma ormai si parla di spread a colazione e a cena, si parla di cassandre e di fringuelli, cicale e cicalini.
    Ma tutti gli indicatori indicano la strada per il governo: avanti a tutta forza.
    Quindi macchine al massimo contro la montagna.
    Se la portiamo in Val di Susa, non c’è bisogno degli escavatori e si risparmia un bel tot.
    Costi e benefici del governo sono davanti ai nostri occhi ma noi (naturalmente generico) applaudiamo i due litiganti che godono di menarci per il naso.
    Litigano loro? Ma quando mai? Se interrogati,rispondono , quasi all’unisono che vanno d’amore e d’accordo.
    Ma allora perché DiMiao risponde “una ceppa”, a Salvini?
    Ma perché cosi è l’amore. Ha dei momenti di picco e dei momenti di calo e loro sono la coppia perfetta: sull’ottovolante da sei mesi.
    Non gli girerà la testa?
    Ma agli italiani dovrebbero girare ben altre cose visto che non stanno combinando niente di buono se non chiacchiere su tutti i media: selfie, sorrisi e baci alle fans.
    E la manovra che sale e scende come la borsa e lo spread.
    Mentre la borsa di Tria sta sempre li, sottobraccio al ministro che se la porta a spasso per l’Europa sempre più sgonfia e iimbolsita come la sua faccia.
    Dobbiamo sostenere il governo, ci dicono da più parti: intellettuali, giornalisti, e pensatori vari.
    Si ma a noi chi ci sostiene quando andiamo in bancarotta?
    Non ci sono alternative, dicono.
    Ma che caspita significa che non ci sono alternative?
    Non c’è alternativa alla catastrofe?
    C’è sempre l’alternativa, troppo comodo fare i fighetti con il portafoglio degli altri.
    Volersi comprare la Ferrari quando non ci si può permettere neppure una Matiz.
    (Tra l’altro un ottima auto, senza volere fare pubblicità, molto più facile da parcheggiare e mantenere).
    L’alternativa c’è sempre, basta volere.
    Se si andasse alle elezioni ora, subito, credo che i Cinquestelle prenderebbero una botta sonora, la Lega farebbe il pienone, il Pd guadagnerebbe qualcosa e gli altri a ruota.
    E poi? E poi si fa un governo purchessia ma basta con questa appiccicosa e putrida melassa gialloverde.
    Finirà che ce la troveremo nel piatto al posto della minestra.
    Altro che pane e spread, qui tra poco si mangia solo spread.

     

 

La terra degli (ex) campi

“Italia sì, Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi”,

Famosissimo ritornello di “La terra dei cachi” di Elio e le Storie tese.

Ed è tesissima la storia tra i due partner di governo: Lega e Cinquestelle.

La terra dei fuochi è la materia del contendere attuale, da giorni Salvini insiste sulla costruzione di inceneritori in Campania.  Dice, il vicepremier, per mettere fine alla vergognosa piaga degli incendi di rifiuti nel napoletano e casertano.

Ma DiMaio (come al solito) dice no. Gli inceneritori (o termovalorizzatori) inquinano, ci vuole il “modello Treviso” quello stabilito dal Contratto (Vangelo) siglato da entrabi 6 mesi fa. E poi gli inceneritori sono come le vecchie cabine telefoniche: vintage, insiste DiMaio.

Italia si Italia no, infatti. Lega dice si (agli inceneritori) mentre Mov. Cinquestelle dice no!  Piani opposti.Ma Conte dice che troveranno una soluzione condivisa. La voglio proprio vedere questa condivisione. Conte è un ottimista, per lui tutte le questioni si possono dirimere con un poco di zucchero e “la pillola va giù”. Si sente tanto Conte Poppins.

L’ambientalismo è la quinta stella dei grillini, ma, sinora si è dimostrata un po’ offuscata. Hanno scoperto che tra il dire e il fare,( sempre in modo un po’ vintage), c’è di mezzo il mare.

E allora? Allora i grillini vogliono, pretendono che i comuni del sud diventino ricicloni quanto quelli del nord, del Veneto in particolare, dove il modello Treviso comporta l’85% di raccolta differenziata. Tra le più alte d’Italia se non d’Europa.

Invece Salvini, contravvenendo al contratto a suo tempo firmato, vorrebbe costruire inceneritori.

E perché Salvini si improvvisa ministro dell’Ambiente d’un tratto?

Ci sarebbe da rifletterci. Io ho la mia idea, la dico ma declino. Vuole ancora per l’ennesima volta attirare l’attenzione su di sé come uomo del fare (tanto caro alle destre) e puntualizzare, invece, le posizioni ideologiche per nulla pragmatiche dei Cinquestelle.

Più in soldoni: Salvini fa(rebbe), DiMaio aspetta che i tempi siano maturi per procedere…a non fare nulla.

Ho l’impressione che stiamo entrambi ciurlando nel famoso manico (vintage) e che presto una valanga di immondizia (virtuale) li travolgerà.

Il problema dei roghi nella terra dei fuochi è un problema annoso e molto serio.

Come tale va trattato. Sembra molto pragmatica la posizione di Salvini e meno attuabile quella di DiMaio.

E se avessero ragione entrambi?

 

Beh, allora forza ragazzi, non fate che tra i due litiganti, il terzo (il popolo) soffra. Ne abbiamo già fatto una raccolta indifferenziata delle vostre beghe. E non sappiamo già come smaltirla.

Trovate la quadra: inceneritela. E datevi una smossa, il paese non può attendere (che vi mettiate d’accordo).

Coraggio

La descrivono “lucida e tranquillla, l’infermiera che ha ucciso i suoi due figli e poi si è uccisa, in Val d’Aosta.

Mi è subito venuta in mente la Franzoni,  della quale non si sono mai trovate prove certe di colpevolezza.

Una donna che uccide lucidamente  e tranquillamente i propri figli non può essere considerata “normale”. Tranquilla lo sarà  pure stata, lucida ne dubito molto.

Il marito si è trovato davanti ad una scena raccapricciante, quando è rientrato. Tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari. Ci credo. E’ difficile capire come possa continuare la sua vita dopo una simile esperienza.

Alcuni hanno un destino terribile che li attende. Dietro alla porta di casa, in una giornata come un’altra c’era quella tragedia immane. Lei è morta, lui deve portarsi  con sé tutta la vita quello choc, molto difficile da superare.

I giornali riportano che lei ha lasciato scritto: ” Mi hai tolto il sorriso, ora soffri tu”.Ma per quanto una possa soffrire per le eventuali mancanze di un compagno (tutte da dimostrare), mi risulta al di la dell’ umana comprensione un atto simile. La frase “ora soffri tu”, però significa che lei si voleva vendicare di qualcosa. E quale peggiore vendetta che uccidere due bambini in quel modo e lasciare il vuoto a testimonianza di ciò che era e non è più per sua precisa volontà.

Dicono gli psichiatri che qualche volta le madri o anche i padri, si sentono in tutto e per tutto “padroni” dei figli e pensano di poterli sopprimere perché credono che dare la vita o toglierla sia la medesima cosa.

Chiaramente è una follia. La donna non era certamente “lucida” ma, secondo me, covava una latente follia che non era mai venuta alla luce fino a quel tragico giorno. E, certamente, i colleghi hano tremato al pensiero che avrebbe anche potuto compiere lo stesso orrendo gesto nei confronti di qualche paziente. La sua follia si è “sfogata ” sui figli ma avrebbe anche potuto prendere strade diverse.

Non si conoscono mai abbastanza le persone per giudicarle “sane ” o “malate”. Ci sono comportamenti che sconfinano nella pazzia e possono provocare delle tragedie e comportamenti considerati “anomali” o quantomeno “originali” o “eccessivi”, i quali , però, sono molto meno pericolosi di quelli che passano per “lucidi e tranquilli”.

E dovremmo astenerci da dare definizioni o attribuire etichette alle persone. Sono imprevedibili ed è quasi impossibile leggere i segnali di azioni cosi estreme. L’unica cosa che possiamo fare è averne una grande pietà e sperare che i sopravvissuti a queste tragedie trovino  il coraggio per continuare a vivere.

Ce ne vuole davvero tanto.

 

Pugni chiusi

Il ministro Toninelli ha alzato il pugno chiuso, al Senato, durante la votazione sul decreto Genova in segno di vittoria. Ne è nata una bagarre. La presidente Casellati ha inveito furiosamente stigmatizzando il comportamento del ministro e Anna Maria Bernini dai banchi di Forza Italia ha urlato in direzione di Toninellli: “non venga mai più in aula ad alzare il pugno, non glielo permetteremo”.
La presidente ha anche ammonito severamente l’aula per il comportamento poco dignitoso ed ha invitato tutti ad un comportamento più corretto. A queste parole hanno applaudito in tanti compreso lo stesso Toninelli che era stato appena redarguito per quel suo gesto “rivoluzionario”.
Scene penose. Il pugno chiuso, sostanzialmente un simbolo del comunismo, anche se è stato usato anche da estremisti di destra, è evidentemente, un segnale liberatorio. Quello di Toninelli voleva simboleggiare che ce l’aveva fatta a far passare il Decreto Genova, che i genovesi attendono da tre mesi e che era stato molto osteggiato persino da rappresentanti dei Cinquestelle.
Perché dentro a quel decreto, c’è il vergognoso condono per Ischia. Cosa c’entri Ischia con Genova non si capisce. Ce l’hanno infilato i grillini sperando che passasse inosservato. Poverini, da quando governano hanno scoperto un mondo, hanno toccato con mano una realtà di cui non avevano idea.
L’ambientalismo tanto sbandierato si è imborghesito, politicizzato, inquadrato e svilito dalla scoperta della dura realtà. Devono aver pensato che non potevano essere loro quei fessi che ordinavano di abbattere le case abusive in attesa da venti anni che qualcuno decida di decidersi a far rispettare la legge. Proprio i paladini della legalità infilano un condono per le case abusive in un decreto per sistemare i danni causati dal crollo del ponte Morandi. Ha dell’assurdo. Ma ha la sua logica in vista delle prossime elezioni. Tutte le azioni del governo ci stanno girando intorno.
Aspettiamoci di tutto. Soprattutto dai Cinquestelle che si stano rivelando (non mi sorprende affatto) i peggiori nemici di se stessi. Servono altri pop-corn per il Pd. L’opposizione può riposarsi: si stanno suicidando senza bisogno di istigarli.