Sembra un film dell’orrore eppure è realtà. Una ragazza “perfetta”, di buona famiglia, benestante, universitaria, fidanzata da anni con un amico d’infanzia, educatrice dei bambini della parrocchia, baby sitter…insomma quello che ogni genitore potrebbe desiderare. E i genitori di Chiara, questo è il suo nome, ne saranno stati orgogliosi, i genitori amano poter parlare bene dei figli, si sentono realizzati e in un certo qual modo, gratificati.
Hanno fatto tutto bene, le hanno dato tutto quello di cui aveva bisogno per crescere armoniosamente e sviluppare un carattere “buono” con quelle caratteristiche che piacciono tanto ai genitori: seria, posata, studiosa, rispettosa…con gli amici “giusti”, un fidanzato col quale poter esprimere la propria nascente ed esuberante sessualità…insomma la quasi perfezione.
Poi un giorno la nonna trova nel giardino di casa della famiglia qualcosa che la fa inorridire : il corpicino di un bambino, neonato e morto e sepolto sotto uno strato di terra che i cani di casa hanno riportato alla luce. Orrido, impensabile.
Bene, la ragazza si trova in vacanza coi genitori, nessun sospetto su di lei, ma poi si scopre la dura, durissima e sconvolgente realtà, ha partorito da sola e ha ucciso ben due creature (una l’anno precedente) nate dalla sua relazione col fidanzato il quale non sospettava nulla ed era all’oscuro di questa tragica ed orrida realtà. Il castello di carte della perfezione di questa ragazza è crollato e ora restano due bambini nati ma subito uccisi dalla madre e lei che sembra non aver ancora capito l’enormità di quello che ha fatto.
Una società di mostri quella che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno e ogni giorno di più ne scopriamo l’assenza di spiritualità e di anima, una società dove il male viene banalizzato e trattato quasi come “normalità”, una società dove spesso i giovani crescono dentro dei bozzoli dai quali non vogliono mai uscire, dove la responsabilità è un termine desueto e tutto deve essere funzionale all’esteriorità esasperata. Tutto rigorosamente senza anima e senza sentimenti. Neppure l’ombra pallida di un rimorso.