Con…vocazione

A proposito di fake news, di disinformazione e di capovolgimento della realtà, c’è un bel tipetto che si aggira tra i banchi del Parlamento italiano che stenta a riprendere quota nei sondaggi col partito che ha scippato a Grillo, che tenta di prendere le redini della guida del campo largo del quale vorrebbe essere il capo anche se con un numero inferiore di consensi rispetto all’altro partito che “testardamente” vorrebbe tenerlo incartato e che tenta, sempre tenta insomma di ritornare a contare. Si tratta di uno che capirete e lo sapete, mi ha sempre fatto una simpatia folle, stravedo per lui (ora con la botta in testa ancora di più e meglio), ne sono lievemente infatuata e non posso non parlarne seppure solo di tanto in tanto, più poco di spesso, però.

Pare abbia detto: «A parte che il negoziato lo fai anche se non in presenza, io adesso non so se Putin andrà o non andrà, se si è sentito convocato e non accetta, ovviamente, essendo vittorioso sul campo, la convocazione”.

Una frase così meriterebbe il nober (alla romana) per la sfacciataggine. Ma gli italiani perdonano e dimenticano, o meglio dimenticano e basta perché il perdono è una cosa seria e gli italiani con le cose serie ci azzeccano davvero poco. C’è una italiana che insiste a tenersi sempre la porta aperta per eventualmente fare coalizione (e anche colazione da Tiffany) con questo tipo qui, una che porta giacche larghe e pantaloni che scendono pericolosamente dai fianchi dove però se anche scendono c’è sempre un camicione a salvare almeno le apparenze e che tenta di opporsi alla donna premier (unica e sola mi sa) che sembra odiare di tutto core e anche coratella, ma non convince molto, anche perché si trova a dover sostenere le ragioni di un referendum fatto per abrogare leggi emanate dal suo partito…ma sarà ancora il suo partito? Mi sembra decisamente più grillina e anche un po’ grullina sebben scaltrina. Ma che dice la donna in questione di questa frase del suo ideale alleato ex premier avvocato?

Nulla, ci sta, ci sta eccome se ci sta. Ci deve stare è inutile cianciare. C’ha la convocazione? E che c’importa a noi? la pace si fa anche stando a casa, c’ha raggione il caro leader, ‘sti burini ipocriti sozzi che vojono ‘a pace senza paggare dazzio…No, per dire che la donna si è immedesimata con la premier e le viene il romanesco per anti simpatia…

Ieri, lo stesso, il sopra descritto illustre avvocaticchio di se medesimo, ha sceneggiato una solidarietà pelosa coi palestinesi alzandosi in piedi e accusando la premier di stare seduta mentre tutta la sua corte di miracolati si è alzata con lui per applaudirlo. Fa d’uopo la solidarietà, sempre la solidarietà, ci mancherebbe. Agli ucraini no però. Putin sta vincendo la guerra, non serve alzarsi per loro, anzi, per loro è meglio stare seduti e avvisarli che stanno perdendo, se ne facessero una ragione.

Oggi mi va così, anche questo andrà deserto, c’è scarsa attenzione ai temi della politica (?) italiana, ma che ce frega? ma che ce importa? Solo quando c’è da criticare il governo, (largo sempre alle critiche che sono il sale della democrazia e anche il pepe e l’olio e pure l’aceto e volendo pure un po’ di salsa di soja) ci si sveglia un pochettino, ma noto una particolare sonnolenza tra i miei connazionali in questo periodo. Stanchi e svogliati, poco inclini alla politica che non sia quella spicciola dei bonus che si accaparrano in tanti. Corrono tempi così fragili e immaturi da avere bisogno di essere guidati da personaggi poco scrupolosi ma molto ambiziosi, avvocati con la vocazione alla poltrona. Italiani con tre passaporti, politici per caso o per necessità, avventurieri per golosità e però ora …anche basta, si basta va, mi fermo qua. (E torno a dormire).

Il mostro dissacrato

Il mostro ha perso la sua sacralità. Un uomo molto potente ha avuto una condanna a 18 mesi con la condizionale e l’iscrizione all’albo dei reati sessuali. Parlo dell’ex mostro sacro del cinema francese Gerard Depardieu. Due donne lo hanno accusato di averle aggredite durante la lavorazione di un film nel 2021 e un tribunale gli ha dato ragione.

A guardare la sua faccia che appare su tutti i giornali, fa impressione notare come un personaggio del suo calibro si sia potuto rovinare in questo modo. Rovinare la reputazione di attore super magnificato e pluripremiato, amatissimo in patria e all’estero. A me non è mai piaciuto, anzi devo dire che mi ha sempre fatto repulsione fisica anche visto sullo schermo. Un motivo ci sarà e c’è. Coraggiose le donne che hanno dovuto passare attraverso le forche caudine della vittimizzazione secondaria, quella che tocca alle vittime quando denunciano personaggi potenti come quello di cui parlo. Il potere conferisce “intoccabilità” ai mostri sacri, appunto, che però, come nel caso in questione di sacro avevano davvero poco. Uno sozzone, infatti. Me lo posso immaginare come trattava le donne, a parte qualche collega molto “navigata” che gli avrebbe fatto vedere i sorci volanti se solo avesse osato fare il cretino. Oppure qualcuno che ci stava perché gli andava bene o per fare carriera. Non è certamente il caso di Brigitte Bardot e Fanny Ardant, almeno credo. Loro due lo hanno difeso a spada sguainata recitando la parte delle amiche a prescindere…. La Ardant ha affermato in una sua passionale arringa difensiva del collega: Il genio – in qualunque forma si presenti – porta con sé un elemento di stravaganza, di indomito, di pericoloso. (Depardieu) è il mostro e il santo”.

Beh, di santo mi pare abbia veramente poco questo uomo obeso e con la faccia che trasuda astio e cattiveria, mentre esce dal tribunale a braccetto di un suo uomo di scorta. Ha piuttosto di profano e persino un pochino granguignolesco, questo arrogante e impertinente maschilista che non ha che “quel” pensiero per la testa e ho come l’impressione che non gli sia passato per nulla. Un maniaco sessuale insomma: dove e quando gli sembrava di poter posare le sue manacce lo faceva e non si faceva scrupolo di condire le sue smanacciate con frasi volgari e decisamente inequivocabili circa quello che gli passava per la testa. Appunto.

E poi ancora, quello che fa più impressione e la misoginia e il maschilismo dimostrati dagli avvocati del bellimbusto. Hanno sfoderato tutta l’ arroganza maschilista nei confronti delle donne che denunciano reati sessuali e non basta, hanno insultato persino le colleghe avvocatesse definendole in vari modi sguaiati, oltre a dipingerle come “isteriche” e ” dalla voce insopportabile”. Ancora, nel 2025. Ed è questo ad essere insopportabile almeno come le violenze subite dalle due donne. Ma dietro a loro c’è una lunga fila di altre donne che hanno dichiarato di aver subito violenze e molestie da questo grande “genio”.

Genio si, ma del male che ora andrà a leccarsi le ferite e meditare vendetta.

Ma, intanto, giustizia è fatta, una volta tanto da un tribunale che ha riconosciuto in uno degli uomini più potenti di Francia uno sbavoso, lascivo, violento aggressore di donne e lo ha certificato sulla sua fedina penale.

“L’indomito e pericoloso genio” ora sa che sarebbe recidivo e potrebbe anche finire dietro le sbarre a sbavare sulle “gambe” della branda.

Vladimiro compra tempo

Vladimiro è spalle al muro. Sta meditando strategie offen…ops, difensive, Legge Sun Tzu avidamente. Lo sa a memoria e però, al momento non è dato sapere cosa si inventerà.

Eh si, mi piacerebbe sentire tutti gli strateghi geopolitici, i sociologi, i so io tuttologhi che per anni mi (ci) hanno imbonito teorie del tipo: non è Putin a volere la guerra, lui non voleva invadere, è stato costretto dai lupi abbaianti della Nato e dai “nazisti” ucraini…tesi alla quale non ho mai creduto, ma neppure per un nanosecondo.

Stretto tra i “volontari della pace” europei e vari eventuali, le finte minacce di Sputafuoco roll and rock, baby e persino quel topastro di Zelensky vestito dalla sartoria di nonna Papera che gli dice che deve accettare la tregua di 30 giorni… non fare il bischero e andare in Turchia dove lui l’aspetta in mimetica per trattare.

Per non parlare di papa Leo che è andato nel particolare e gli ha persino detto che deve restituire i bambini…

Sembra quasi un incubo per il russo. Eppure la camomilla l’ha presa, ma niente da fare ci sarà bisogno di qualche pasticca di iperico per frenare lo stress, oppure di una seduta di Hatha Yoga nella postura del serpente, che è quella che gli riesce meglio.

E’ questa:

Andare a trattare con quello lì? Ma non se ne parla proprio, deve aver detto ai suoi fedeli cucciolotti portavoce e porta…pene (inteso come preoccupazioni, ovvio) e di rimando loro: ma va, ma che ci vai a fare? resta a casa, fai finta di essere indisposto, digli che hai le tue cose…ne avrai anche tu di cose no? Tutti ce le abbiamo le cose. E intanto compra tempo. Prendi tempo, temporeggia, nicchia, fingi di starci…insomma fai un po’ la smorfiosa, eddai che se vuoi ti riesce.

Lasciali friggere a fuoco lento, abbassa la fiamma e stai ad aspettare.

Non c’è altra soluzione, credi (gli dicono)…chissà se li sta ad ascoltare…mi sa che pensa di comprarne di nuovi…eh si, mi sa che deve mettere mano al portafogli e farci uscire un po’ di Mosche, fa d’uopo.

Un “bravo ragazzo” come tanti

Ha una faccia da “bravo ragazzo”, compunta, mentre risponde alle domande di una giornalista durante un’intervista di Mediaset. Ha la divisa da receptionist e un contratto a tempo indeterminato presso l’Hotel Berna a Milano. La foto scattata sei mesi fa durante la registrazione di una trasmissione televisiva, vista oggi è impressionante.

Ha il distintivo col nome sul taschino della giacca: Emanuele, ben pettinato, lo sguardo attento, forse un po’ troppo “fisso”, parla di sé e della sua esperienza di “carcerato modello” con un contratto di lavoro che svolge regolarmente in quell’hotel e poi la sera torna in carcere a finire di scontare la sua pena per aver ucciso, nel 2016, una ragazza in un altro hotel nel casertano. Un femminicidio, dunque, uno dei tanti, una donna ogni due giorni viene uccisa per mano del compagno, marito, amante, convivente…

Emanuele D Maria non aveva finito di scontare la pena, gli mancavano cinque anni. Ma non li farà perché è finito cadavere dopo un volo di parecchi metri dalle terrazze del Duomo dove si era rifugiato dopo aver accoltellato un collega. Ha messo fine alla sua vita dopo aver ucciso una donna e accoltellato quasi a morte un uomo. Ma non basta, poche ore dopo si scopre che ha ucciso anche un’altra donna, una collega ritrovata dopo due giorni dalla scomparsa, in un parco, con la gola tagliata.

Dunque, riassumendo, il carcerato “modello” Emanuele de Maria, con un femminicidio alle spalle, tenta un omicidio e compie un altro femminicidio mentre si trova in permesso di lavoro che gli era stato concesso per “buona condotta”.

Una buona condotta che lo ha portato a suicidarsi dopo aver commesso la “cazzata” (e non la prima e neppure unica) come ha riferito al telefono, pare, ai genitori della stessa donna che giaceva cadavere in un anfratto del parco vicino all’hotel e dove le telecamere li avevano ripresi mentre passeggiavano.

Sembra la trama di un film horror: il detenuto modello era in realtà un serial killer, uno spostato, depravato, fuori di testa che avrebbe dovuto essere sorvegliato a vista ogni minuto della sua detenzione perché avrebbe potuto uccidere a mani nude anche i secondini.

Forse bisognerà riflettere bene su questo episodio prima di riprendere la retorica, ormai stucchevole, della attenzione verso i carcerati “sofferenti” dentro carceri sovraffollate e mandati “fuori” a lavorare per “riabilitazione”. Forse bisognerà chiedersi meglio se non servano nuove e più dignitose strutture carcerarie, piuttosto che “percorsi esterni” dove chi sta scontando la galera per avere già ucciso, trova la possibilità su un piatto d’argento di uccidere ancora, senza nessuna remora e meno che mai pietà.

Un detenuto modello che forse avrebbe dovuto essere detenuto…a vita.

Le madri sono farfalle

Le madri non muoiono.

Diventano farfalle, fiori,

nuvole, tramonti.

Diventano pensieri d’amore che

ci accompagnano sempre

e sono con noi in ogni istante.

Una musica dolce o un vento leggero

che se ascoltiamo attenti

ci riporta le loro voci.

E sono dovunque noi siamo

per ricordarci che l’amore

resiste a tutto.

Torneranno i colori?

Oggi qui è talmente una bella giornata dopo tante giornate pessime, che mi è venuta voglia di riproporre questo racconto.


Perché il cielo è azzurro e gli alberi sono verdi? Una ragione c’è di sicuro. Gli alberi azzurri e il cielo verde chi li vedrebbe? O non è solo una questione di abitudine?

No, decisamente non è abitudine. Un albero deve essere verde. E il cielo, azzurro. Non ci deve piovere.
Ma che idiozia. Chiedersi il perché dei colori. Eppure me lo sono chiesto questa mattina mentre guardavo il cielo azzurro con qualche sprazzo di bianco di nuvolette inconsistenti, passanti, indecise se fermarsi o liberare lo spazio dalla loro presenza. Stavo facendo colazione. E’ il momento della giornata in cui mi pongo delle domande. Da sempre. Poi, con lo scorrere del tempo, ho altro da fare che chiedermi il perché delle cose, ma la mattina, mi va. Sarà una questione di luce.

E in quanto alle risposte non ne trovo mai nemmeno una. O quasi. Sarà perché le domande sono sempre assurde, sarà perché in realtà non mi interessa rispondermi, preferisco rimanere appesa all’interrogativo che darmi una risposta che non potrebbe essere che altrettanto sciocca quanto la domanda.
Ma forse questa non era poi così sciocca. In fondo i colori mi hanno sempre affascinato e suscitato desiderio di capire perché proprio quel colore e non un altro che corrisponda a quella cosa o ad altra. Insomma li colore delle cose è di per sé una cosa che ha la sua importanza. Volendo.

Mi si obietterà che sono un’ ignorante in materia. Che non conosco la fisica, che dovrei approfondire e scoprirei che c’è una ragione a tutto. E sarebbe una giusta obiezione che avrebbe colto nel segno Ma confesso che, spesso, andare a fondo delle cose mi spaventa. E la bellezza sembra stare solo in superficie. Dico: sembra.

Riflettendoci, però, andare a fondo non è poi cosi difficile. Sarà perché “il fondo” mi da l’idea di buio?. Non c’è tanta luce e i colori non si vedono bene. A fondo, scavando, la luce diventa flebile, i colori perdono vivacità, si attenuano. Ma li, sembra, c’è la risposta a tutte le domande.

Mi diceva mia madre: rifletti, bene, sempre, prima di parlare , vai a fondo dei problemi, non lasciare le cose a metà. Che discorsi!
Ovvio che quando si è piccoli si ha la tendenza a saltare i problemi, non ti va di stare a pensare troppo su come agire e approfondire è una parola che spaventa, sembra un’incombenza, un compito a casa, insomma, un fastidio.
Ma da adulti la cosa cambia. Si ha il dovere di andare a fondo delle cose. Di cercare di capire, di non fermarsi alle apparenze. Si dice.

Ecco, appunto, le apparenze. Sono i colori apparenze? Una rosa mi appare rosa perché quello è il suo colore dato dall’effetto della riflessione della luce sulla sua superficie, ecco e quindi quello che appare rosa è rosa e quello che appare rosso è rosso. Punto e basta.

Eppure quello che intendo è questo: se non mi convince il fatto che il colore delle cose è solo apparenza e gioco di luci e di riflessioni, che cosa ho capito del mondo? O non ho capito?
Ci vorrebbe un esperto in materia e lui mi chiarirebbe i dubbi spiegandomi le leggi dello spettro di luce e dei colori e che le gamme infinite di variazioni di tonalità sono dovute alla riflessione della luce sulle diverse superfici e alle forme e alla composizione dei corpi. E terrebbe una conferenza.

Ma poi? Anche capendo, anche ammesso che arrivi a farmi una ragione delle leggi della fisica, quando vedo un tramonto rosso fuoco e non posso fare a meno di commuovermi a quello spettacolo, chi mi spiega cosa succede dentro l’anima alla vista di quelle pennellate di rosso e rosa di tutte le gradazioni e perché si viene colti quasi da sgomento nell’intuire che dietro a quello spettacolo c’è una mano che lo ha architettato?
Ed allora, a questo punto, tutte le leggi della fisica devono lasciare lo spazio alla metafisica.

Questo è il punto. L’universo dei colori o anche i colori dell’universo sono il tocco finale, la mano di vernice, la pennellata che serve a finire il lavoro e che lo compie, lo ultima, lo abbellisce e completa.
E chi l’ha data? Chi ha costruito l’universo non poteva farlo incolore, doveva farlo colorato perché i colori sono quello che ne fa un capolavoro compiuto. Ecco che la mia domanda dell’ora di colazione questa volta ha un senso e la risposta pure. Almeno per me. Il cielo è azzurro e gli alberi verdi perché l’ Architetto li ha voluti cosi, questo è il Suo Gusto Personale, la sua Idea di Universo, la Perfezione.

E la Perfezione si trova andando a fondo, in superficie non si trova, si deve scavare. Lui, l’Architetto l’ha posta in posti remoti, reconditi, difficili da trovare. Non è a portata di mano. Si dice: non è di” questo” mondo. La Perfezione è Lui. Trovarlo è una cosa difficile . E preferiamo lasciare le cose a metà quando non vogliamo capire, guardiamo la superficie incresparsi ma sotto non ci fidiamo di andare. E’ un processo lungo e difficile e ci si perde seguendolo e a volte non ci si ritrova. E’ un percorso ad ostacoli in cui si inciampa. Ci si rialza e poi si rinciampa. E poi non crediamo. Diciamo che tutto quello che appare è e che tutto quello che è appare. E che se ci fosse, l’Architetto dovrebbe mostrarsi e non dovrebbe esistere il buio e tutto dovrebbe essere a colori e il fondo non dovrebbe essere un luogo dove ci si può anche perdere ma un posto dove il colore rende tutto luminoso e chiaro e la luce in fondo arriva e illumina anche le caverne più nere. Eppure la Perfezione è a portata di mano, a volerla vedere.

Ma un albero è verde e si staglia sull’azzurro e l’azzurro risplende nei suoi contorni e anche il buio può essere apparenza e i colori esserci anche a fondo come in superficie. E’ l’occhio interiore che vede di più al buio che in piena luce, la rosa è di tanti colori e un tramonto di fuoco o un’alba radiosa sul mare appaiono e sono la rappresentazione dell’anima del mondo. E di quella di tutti i colori del mondo. O del mondo a colori, di quello che appare e scompare, che si vede o non si vede. Alla luce o al buio. Sempre… Ma tra un po’ risalgo.

Night all around

Night on top of the trees and
under the clouds and night
inside my soul whenever
I look around and it’s dark.

Trees already filled with
green glory of the new
leaves and no sound to be
heard.

Night in my heart and soul
night all around up and down
night in the black old space
of the universe.

The door is not easy
to open as if thousands
of years have passed and
rust had eaten the key.

But I still managed to
get in with night all
about me.

Salis… scendi

La eurodeputata Ilaria Salis rischia di perdere l’immunità parlamentare. E’ in corso un procedimento per valutare se abbia i requisiti per mantenere lo status di impunibile o se dovrà andare nuovamente a processo in Ungheria per i fatti ormai arcinoti. E’ già successo per altri suoi colleghi che avevano a loro carico delle pendenze giudiziarie che non avevano attinenza alla loro nomina parlamentare.

Forse dovrà affrontare il processo e spero per lei che venga scagionata da tutte le accuse e possa ritornare da libera cittadina ad esercitare il proprio ruolo. Ruolo che ricopre solo ed unicamente perché il partito guidato da Fratoianni e Bonelli ha colto l’occasione per farsi un po’ di propaganda facendo liberare una italiana detenuta in Ungheria in condizioni precarie.

E questo non è un male in sé, ma Salis non dovrebbe approfittarsene per dipingere se stessa quale esempio di virtù e se da una parte fa bene a chiedere maggiore attenzione alla condizione dei carcerati, appellarsi al senso cristiano ( da non credente) e chiedere a Meloni di concedere indulti e libertà ai carcerati in onore a papa Francesco, suona ipocrita.

Una che si è sottratta al processo nel quale era imputata di aver spaccato la testa a due passanti a Budapest (presunti nazifascisti), ora che ha un ruolo così importante, da politica italiana dovrebbe essere la prima a chiedere un processo giusto e se è davvero innocente non dovrebbe temere la giustizia.

Ma se non lo fosse, dovrebbe pagare per la sua colpa, chiedere indulti e sconti di pena per i carcerati può essere una cosa che le fa onore, ma fintanto che la sua personale situazione non viene del tutto chiarita, lei è solo una che professa le libertà di delinquere e andare impuniti (come occupare da ricchi, case destinate ai poveri). La clemenza e la solidarietà vanno benissimo se non sono offuscate da un interesse personale a non subire conseguenze delle proprie azioni sbagliate.

Quindi Salis dovrebbe scendere dal pulpito sul quale si è posta dopo averlo ottenuto per vie politiche e chiedere di avere un giusto processo (controllato da osservatori neutrali) e poi rimettersi all’esito dello stesso e solo dopo pontificare da “papessa” come fa, su grazie e indulti e misericordie. Tutte cose eccelse ma che dal suo pulpito suonano false e interessate.

Il cin(es)ismo Di XI e Pu

Sette ore di colloquio fitto sfociato in un accordo di partenariato siglato dai due dittatori, il cinese e il russo, fitto fitto di roba che fa comodo ad entrambi compresa la lotta comune al prepotente amico americano.

I due amiconi hanno stretto alleanze e allentato solo i lacci delle scarpe, per il resto sono concordi in tutto persino sulla Ucraina (problema marginale) di cui dicono entrambi che:

“Nella dichiarazione congiunta finale, il conflitto in Ucraina è stato toccato di sfuggita, laddove si afferma che Mosca e Pechino “sostengono tutti gli sforzi volti a promuovere la pace” e si dicono convinte che “per una soluzione duratura e sostenibile sia necessario eliminarne le cause prime”.

Le cause prime e anche le ultime data la meticolosità con la quale Putin bombarda l’Ucraina da tre anni e questo è un metodo ottimale per ottenere una pace duratura e gli sforzi che fa Putin sono persino troppo evidenti, gli ucraini ne sanno molto.

Eliminare le cause prime pare non sia facile visto che sono tre anni che ci prova, ma con un amico così potente, anzi due amici così potenti, dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Invece sembra un Sudoko di impossibile soluzione.

Beh, una parola buona XI ce la mette sempre (assieme alle armi). Non pare molto loquace in pubblico ma in privato si sfoga.

La parata russa è in corso, così come sono in corso le sparate dei due amici per la pelle, entrambi nemici- amici dell’orso americano che è troppo imprevedibile per i loro gusti, ma se lo tengono buono per i tempi bui. Per loro, così amici e così forti però, potrebbero essere preventivamente allontanati ed eliminati.

Con un piccolo aiuto da parte amici (quelli veri)…

Il papa americano

Non posso non commentare in diretta il momento storico che stiamo vivendo. La fumata è stata bianca anzi bianchissima, come nerissime sono state le precedenti. Abbiamo il Papa. Ed è una festa per il mondo intero anche per chi non crede, anche per chi professa altre religioni perché il Vescovo di Roma è una figura molto importante e la commozione per la sua elezione abbraccia tutte le religioni. Mentre scrivo ancora non si è affacciato il nuovo papa, vedremo.

Ma ha un compito enorme in questo momento così difficile e complicato per tutto il mondo, deve saper come condurre la Chiesa di Roma, ma deve anche sapere come condurre la sua politica e mai come in questo momento abbiamo bisogno di un papa che si esprima con chiarezza e che porti il messaggio di Cristo a tutto il mondo e che le sue parole siano di conforto per chi soffre, per chi vive sulla propria pelle la dura realtà dell’assurdità della guerra. E sono tanti i teatri di guerra aperti e il papa deve saper guardare a tutti e a portare un messaggio di pace che tocchi il cuore di chi ha il potere di fermarle.

E per questo rompo il silenzio e ringrazio tutti per gli auguri che mi sono arrivati, ma non potevo proprio non partecipare a questa importante data e perciò torno a scrivere su queste pagine e devo dire che ho pianto quando ho visto uscire il fumo bianco, un’emozione grandissima. Perché mai come questo momento abbiamo bisogno di un papa che metta un po’ di ordine nel mondo.

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Ed ora lo so: è un papa americano. Devo dire che ho provato un po’ di delusione e anche tra la folla c’è stato un momento di esitazione le urla sono un po’ diminuite. Forse ci aspettavamo un papa italiano…

Ma attendiamo…

Beh, non è Parolin, non è italiano ma é l’ americano: Robert Francis Prevost, papa Leone XIV. E ora che l’ho visto mi piace, ha detto “La pace sia con tutti voi” e non poteva iniziare meglio. Spero sia il papa della Pace e riesca dove in molti hanno fallito. E anche la sua commozione mi è piaciuta e la recitazione dell’Ave Maria…

Bene ora vi do ” in diretta” il messaggio di Trump:

“Congratulazioni al cardinale Prevost, è un grande onore per il nostro paese, non vedo l’ora di incontrarlo”…beh, devo dire che si è contenuto…

E qui mi fermo, lascio la parola a chi vorrà commentare.

Ben ritrovati.