Not here to stay

Trump lo fa è lo é? Lo fa, lo fa e lo è pure. Leccapiedi di Putin, gli ha detto di fare come caspita gli pare, poi nel suo comizio in Ohio dice che Biden ha battuto Barack Hussein Obama, convinto pure,lo dice.

E non è finita. Sotto quel cappellino da bischero, rosso con la scritta M.A.G.A., c’è uno straparlatore di professione uno che fa il pazzo perché lo è ed è pazzo perché lo fa.

Ho letto che Stormy Daniels, ha detto ai giornalisti che “la sua anima è stanca”, ti credo da quando ha conosciuto questo corvo travestito da uomo d’affari, travestito da presidente, la sua vita è diventata un inferno. Tra un po’ ci sarà il processo a Trump per il famoso “Hush money” che lei ha dovuto prendere per non raccontare al mondo che ha avuto una relazione con lui. Bella roba, lei non sapeva che sarebbe diventato presidente, come poteva immaginarlo? E che presidente! Uno che chiama gli immigrati “animali” e che dice: ” se non vinco sarà un bagno di sangue”…altrimenti, forse, sarebbe scappata a chiudersi in casa a dieci mandate.

Un bagno di sangue! Lo ha detto e in America si è sentito un botto che è arrivato fino a Biden che ha detto che il suo predecessore che” è andato fuori di testa”. Ma ho l’impressione che non ci sia mai stato dentro quella testa. Che dentro a quella testa ci sia altri da Donald e non oso immaginare chi possa essere anche se una vaga idea me la sono fatta.

Putin si sta preparando a proclamare la sua vittoria con largo margine, i russi, dirà sono tutti con lui…o quasi perché in alcune città russe, ma in molte città estere ci sono state proteste contro il suo regime. Il messaggio di Julia Navalnaya è arrivato a molti russi in patria e all’estero e le ambasciate russe hanno visto lunghe file di cittadini russi che protestavano pacificamente.

Mentre negli Usa, dice Biden, ma non solo, la Democrazia viene messa a dura prova da un ciarlone che come un pugile suonato straparla dal podio davanti ad una folla di facce stralunate che lo guardano senza vederlo e lo sentono senza capire quello che dice ma applaude e fischia e stravede per questo Sputafuoco col berretto fracà.

Lui “rappresenta” “l’altra America”, un’America dei bassifondi, molto bassi e molto fondi che vuole uscire e pensa di farlo tramite questo venditore di palloncini colorati che ha sempre vissuto come un Pascià e che ha venduto l’anima …non al magazzino della fabbrica, ma al Male e il Male, speriamo is not here to stay.

Trump stai a casa. Sei stato troppo fuori, hai bisogno di rientrare in te, ma prima fai uscire chi ha preso il tuo posto… in te. Se ti riesce e se non ti riesce, rivolgerti ad uno bravo.

Conforto

Dopo una decina di giorni di pioggia incessante e battente, nel prato antistante la strada nei pressi di casa mia, si è formato un laghetto. Dapprima il piccolo fossato che scorreva lungo la strada e delimitava l’area verde adibita dal Comune a parco pubblico, si era ingrossato e tracimava sulla strada e nell’erba, poi, col passare dei giorni, l’acqua che non trovava sfogo lunga la strada leggermente in pendenza, si è riversata sul prato formando una larga pozzanghera che col passare dei giorni diventava sempre più estesa.

La fila di grossi e maestosi carpini che corre lungo il ciglio del fossato è stata compresa dentro questa improvvisata e quasi magica area lacustre e ora gli alberi si specchiano e risorgono dall’acqua come se ci fosse sempre stata ed è uno spettacolo guardarli riflessi mentre le grosse radici riaffiorano qui e la e i rami ancora spogli ma carichi di gemme, si irradiano tutto intorno.

In quel parco ci vado spesso a camminare, è prospicente le case ma si è salvato miracolosamente dalla speculazione edilizia ed è una piccola oasi in mezzo al cemento. Il quartiere è residenziale e ci sono ville e villette con giardino e tutta l’area è comunque verde perché i giardini delle case sono rigogliosi, ben tenuti e curati. Ma col tempo molte case sono state abbattute ed al loro posto sono cresciuti piccoli agglomerati di condomini e case a schiera e molti giardini sono spariti.

Quel prato comunale è una delle poche aree ancora non coperte da cemento ed è, specie in primavera una piccola oasi di felicità Molti ci portano a pascolare i cani, anche di grossa taglia e devo sempre fare molta attenzione a non passare di la quando sono liberi e spesso i padroni li sciolgono dai guinzagli e li lasciano scorrazzare anche se sarebbe proibito. ma quante cose in Italia sono proibite ma gli italiani le fanno lo stesso? Anzi, pare che le proibizioni negli italiani scatenino la voglia di trasgressione. Insomma, a parte i cani, quel piccolo angolo di paradiso, da area verde con alberi, anche da frutto, delizioso alla vista e prezioso per ritrovare un minimo contatto con la terra dove, in giornate come queste di flebile inizio di primavera, posso perdermi la vista tra ciuffi di tenera erba frammista a commoventi ranuncoli e nontiscordardime o “scarpette della Madonna” e margherite che prepotenti si insediano dovunque disseminando il prato di macchie bianco/ dorate, si è trasformato in parte in un laghetto “dorato” per il riflesso dei raggi di sole che penetrano attraverso la fitta rete di rami dei carpini.

Poi, come per magia, ieri sono comparse due meravigliose anatre, una splendida coppia di quegli animaletti cosi graziosi e colorati che nuotano felici di questa nuova “casa” che la pioggia torrenziale di questi giorni gli ha miracolosamente fornito. E se ne vanno su e giù in quello spazio improvviso fendendo l’acqua e “discorrendo” tra loro, alla ricerca di cibo a pelo d’acqua o anche affondando il becco ritmicamente in una specie di danza molto particolare e divertente da guardare. E chi passa si ferma ad ammirare quello spettacolo improvvisato come guarderebbe degli artisti da strada e resta rapito per un attimo dalla meraviglia che la natura, dall’uomo spesso cosi ignorata e bistrattata, può offrire con cosi pochi ingredienti: l’acqua, un prato e qualche animaletto attirato da quello specchio improvvisato e invitante.

Non so quanto durerà, non credo molto, ma fino a che c’è ci passo e mi ci perdo sentendomi parte di esso, un po’ anatra anch’io e con la gioia di una bambina scivolo con l’immaginazione su quell’acqua piovuta dal cielo che ha cambiato, almeno per qualche giorno la monotonia di una prospettiva che pareva immobile e che ora si è trasformata in qualcosa che mi da la netta percezione che anche le cose del mondo possono cambiare da un giorno all’altro senza preavviso e non sempre in peggio. Ed è una sensazione che mi conforta: dopo la pioggia, anche tanta pioggia, torna sempre il sole. Sembra banale, ma è una delle tante piccole verità che scopri d’improvviso come se fosse la prima volta e ti sembrano, inaspettatamente, una “novità”.

Arrendersi

La brutalità, la crudeltà e l’accanimento, l’ingiustizia la protervia e infine, la paura.

Forse tutto questo e anche di più sono all’origine della aggressione di un cittadino russo a Vilnius in Lituania, nei pressi della sua casa. Si tratta di un collaboratore di Navalny e un suo avvocato.

E’ stato preso a martellate ed è finito in ospedale, dopo che qualcuno lo ha assalito ed è scappato lasciandolo pesto e sanguinante a terra.

Non è morto ma poco ci è mancato. Ha detto che continuerà l’opera di Navalny di contrasto al governo russo e questa sembra essere la ragione per cui è stato ridotto in quello stato. Per ora se la caverà ma sembra davvero un avvertimento. Il presidente lituano ha detto che il responsabile verrà preso e che dovrà pagare per quanto ha fatto.

Si, ma prenderlo non sarà facile.

Mi dispiace parlare ancora di queste cose, mi crea una profonda amarezza e anche imbarazzo perché so che in Italia ci sono molti sostenitori del Cremlino e del suo attuale presidente. Ho dovuto constatare che i miei connazionali non credono che la Russia stia veramente aggredendo l’Ucraina ma che si stia in qualche modo difendendo dagli Usa. Una narrazione che molti intellettuali diventati ormai famosi per il loro lavorio continuo di disinformazione nel nostro paese, non fanno che continuare a diffondere e questo sta creando una “guerra” tra noi italiani, tra chi la pensa cosi e chi invece vede nella Russia di Putin una minaccia alla pace duramente conquistata e mantenuta negli anni dal dopoguerra ad oggi.

Una cosa che mi terrorizza, sconcerta, mi lascia allibita è la facilità con la quale molti italiani sono pronti a giustificare qualsiasi azione, anche la più brutale e trovare le scuse più insensate per stravolgere la realtà. E la realtà è diventata un optional, un film, una fiction, qualcosa insomma di indeterminato, imprecisato, di Ma Anche e di E Allora che inquieta, molto. Non si riconosce la realtà per come viene rappresentata dai media perché potrebbe essere manipolata ma si è pronti a non vedere le manipolazioni della propaganda russa diffusa da propagandisti italiani con molto impegno e metodicità e quella non è manipolazione per molti, ma una visione “reale” che gli stupidi che credono ai media proni agli americani, non vedrebbero.

E sono in tanti pronti a correggerti a dirti quanto sei cretina a credere a quello che raccontano i media sulla guerra in Ucraina. Bisogna credere alle Basile, agli Orsini, ai Santori che hanno, a loro dire, la visione della verità “vera”.

Per non parlare poi del Papa che dice agli ucraini di arrendersi davanti alla forza, di calare le braghe davanti alla prepotenza. Non dice ai russi di smetterla, no, dice agli ucraini di darsi a mani alzate nel consegnarsi al nemico. Sic et simpliciter.

E molti, tanti, troppi, un esercito di miei connazionali gli da ragione: è il papa saprà ben quello che dice, mi dicono. E in America si sta per dare le chiavi del comando a uno che dice che “Hitler ha fatto anche cose buone” e, pare, tiene un libro dei suoi discorsi sul comodino…

Povera me. E povero mondo e poveri noi, stupidi che crediamo di vedere una realtà che non esiste: gli ucraini si fanno i film, in Russia si sta per dare in mano il paese a Putin per altri sei anni, all’uomo che regalò il lettone a Berlusconi, suo amico, una vita fa, prima del Covid che ha segnato un confine tra la nostra vita irreale di prima e questa, purtroppo “reale” di ora. E ci ha abituato a credere, obbedire e …arrenderci.

Io no.

Luce

L’uomo vestito di bianco parla di “coraggio di alzare bandiera bianca”. Il bianco è simbolo di purezza e positività e luce.

C’è poca luce in questa storia di guerra, c’ è poca purezza e nessuna positività. Bergoglio parla intervistato da una Tv svizzera della guerra, delle guerre. In particolare di quella in Ucraina e dice, sostanzialmente che bisogna avere il “coraggio di riconoscere la sconfitta e negoziare”.

Non un accenno nei riguardi dell’aggressore, nulla, solo l’esortazione agli ucraini a pensare che sono sconfitti e che riconoscerlo il più presto possibile servirà ad evitare altri morti.

C’è’, sicuramente una logica in quello che dice Francesco: non ce la fate a difendervi, arrendetevi. Per farla breve “negoziare” per il Papa vuole dire alzare bandiera bianca.

Non credo che volesse improvvisarsi stratega militare (anche se sconfina un po’ nel politico e la Santa Sede si è affrettata a correggere il tiro), parla da uomo di chiesa il pontefice, non vede soluzione se non la resa degli ucraini. E dopo la resa negoziare.

Però, purtroppo, chi gli spara contro non vuole negoziare ma solo uccidere. Chi bombarda sa che le bombe uccidono eppure lo fa e lo fa proprio per uccidere e fiaccare ogni resistenza e prendersi quello che vuole con la forza.

Mi chiedo cosa avrà pensato Putin di queste affermazioni del pontefice. Non può che pensare di avere vinto o stravinto. Se persino il Papa dice agli ucraini di arrendersi …

Fare il Papa è difficile e cercare la pace è sempre il primo obiettivo della Chiesa, ma con queste parole temo che la pace si allontani. Se già non era vicina dopo queste parole occorrerà un binocolo a lunga gettata e la luce bianca in fondo al tunnel invece che splendere ho come l’impressione che si faccia più fioca.

Spero di sbagliare, spero che le parole di Francesco servano ad una possibile e rapida soluzione. Ma temo che di arrendersi gli ucraini, anche dopo queste parole, non abbiano alcuna intenzione. Anzi avranno un motivo in più, per continuare a combattere con maggiore determinazione e chissà che servano a far aumentare anche la determinazione di chi aiuta gli ucraini a difendersi e che il negoziato finalmente possa arrivare presto ma da una posizione diversa della resa. Che renderebbe schiavo un popolo che vuole a tutti i costi essere libero.

Ci vuole molto più “coraggio” a combattere che ad arrendersi (e ce ne vuole pure per arrendersi), questo il Papa non può non saperlo e con le sue parole potrebbe persino ottenere l’effetto contrario di quello che era nelle sue intenzioni, ma forse ha voluto gettare un sasso che smuova acque stagnanti e speriamo davvero che per qualche via, per qualche strada che ora non vediamo, si possa finalmente arrivare alla luce.

Non uno di più

Non ricordatemi che domani è la Festa della donna. Solo nel 2023 la “festa” alla donna gliela hanno fatta e bene in 120 casi di femminicidio e non so e neppure vorrei sapere quanti casi di violenze.

Lasciamo perdere, soprassediamo, andiamo oltre. Ne abbiamo avuto abbastanza di feste delle donne, di ipocriti trafiletti sui giornali su quanto siamo uniche e rare e imprescindibili e a volte imprendibili, su quanto la nostra presenza sia preziosa, insomma su quanto siamo amate una volta l’anno (per finta) e odiate il resto dell’anno.

Magari non tutte e non sempre ma in buona sostanza non siamo poi viste tanto di buon occhio come vorrebbero farci credere l’8 di marzo di ogni anno. Basti leggere le cattiverie gratuite sulla premier Meloni presa di mira da tutti i punti cardinali, soprattutto perché da donna ha pensato bene di voler guidare il Paese. L’Italia non è mai stato un paese per donne figuriamoci un paese per donne premier.

Perciò “ragazze” domani non fate la fila nelle pizzerie col tacco dodici cosi scomodo per ingrassare ( voi stesse e…) qualcuno che dopodomani magari potrebbe violentarvi per la strada. Lasciate perdere, fate altro. Pensate, leggete, studiate, imparate, camminate, cantate, ballate, sognate…

E non “pensatevi libere” ma siatelo nei modi che vi suggerisce la vostra testa, Senza dipendere da nessuno o nessuna. E festeggiatevi tutti i giorni con la consapevolezza che non avete bisogno che nessuno vi faccia ipocriti complimenti una volta l’anno per bistrattarvi per tutto il resto dei vostri giorni. Non permettete che la Festa della donna diventi un pretesto per prendervi in giro, uno in più. Anzi non diamone più. pretesti, a nessuno mai più per prenderci in giro. Non uno di più!

PS: Ovviamente i pizzaioli sono brave persone tutti, fino a prova del contrario era solo un paradosso per rendere meglio l’idea del consumismo insito in questa ricorrenza.

Fra’ Intesa e Suor Chiara

Non sono riuscita a guardare tutto il video dell’intervista a Chiara Ferragni da Fazio. Sono sincera: mi danno la nausea entrambi.

L’uno che per metterla a proprio agio le dice che lui non sa bene che mestiere fa ma non fa il giudice. E su questo ci sarebbe da dire perché so che quando gli va giudica e anche di brutto e influenza non poco la sempre duttile public opinion. Secondo perché per non fare niente e molto ben pagato e ora più che mai, pare. Di certo non si muore di fame o di fama come dicono gli istruiti.

Beninteso, non ho niente contro Fazio, semplicemente non mi piace e non lo guardo e lui se ne fa certamente due ragioni. Insomma i due milionari seduti uno di fronte all’altra, almeno in quei dieci minuti che ho guardato, si sono scambiati piacevolezze concordate al priore (cit.) e lei avrà stilato con molta precisione la lista delle domande che non voleva le si facessero e non solo, ha anche specificato come e con quale atteggiamento, F.F. doveva porgergliele.

Non è ancora dietro le sbarre (e spero non ci finisca mai) e quindi da persona libera e con quella bocca, ha potuto dire quello che le è parso e piaciuto. Non è influencer per nulla.

Quando ha detto che si è sentita investita da un’ondata di odio mi sono quasi commossa (Lucarè, questa era per te).

Contritina, pacatina, gentilina ma raggiante, trucco perfetto, all black ma non troppo e scarpa col tacco che fa sempre un certo appeal e audience. Niente a che vedere con la tutona semi seria che indossava nel famoso post delle ceneri. Dice, l’hanno guardato in tanti il F.F. show, più di sempre, pare. Videomaniaci e faziodipendenti ce ne sono tanti. Sempre meglio che lavorare.

Insomma ne è uscito un ritrattino composto da brava mamma, brava moglie, brava influencer…l’Oppenheimer delle influencer l’ha definita il nostro. Che poi ci sia una causa di separazione in corso (assieme ad altre causette di poco conto)…mah, lei dice che si sentono. Meglio di niente, Comunque lei è stata fraintesa da tutti. L’unico ad averla capita è F.F. che alla fine, come al solito, si è sfregato le mani.

Anche “questa” è andata…ha pensato Fra’ Intesa di suor Chiara.

Der Alte

“Noi siamo i giovani i giovani più giovani” ..una vecchia canzone che si attaglia perfettamente ai “ragazzi” che, tra poco, governeranno il mondo, cioè i settantenni Putin e Ping e il quasi ottantenne Trump, gli altri vanno al traino, ma sono bambini.

Non c’è posto per Biden che ne compie 81 e anche se il suo medico ha detto che è in “piena forma”, non convince e dai sondaggi risulta che la gente lo considera unfit perché troppo vecchio.

Già. Inutile ricordare un grande tedesco, un certo Konrad Adenauer che governò fino a 87 anni la Germania post-bellica e la portò ai massimi livelli nonostante l’età o forse proprio grazie a quella. Era denominato “Der alte” (il vecchio), ma non so se era un complimento perché forse ancora negli anni ’60 del Novecento, i “vecchi” non erano sinonimo di decadenza ma di saggezza.

E come non ricordare il nostro presidente Giorgio Napolitano al quale alla bella età di 87 anni è stato richiesto di rimanere in carica e lui c’è rimasto fino ad 89. Non era vecchio lui?

Ma Biden è denominato Sleepy Joe perché ogni tanto sonnecchia e poi le spara grosse soprattutto quando non riesce a trattenersi nel fare i “complimenti” al suo omologo russo. E poi ha tutte le colpe del globo, non ne fa una di giusta, insomma gli antibiden italiani ( pare siano di più anche dei pro Putin) lo vorrebbero già vedere in pensione (alla meglio) a godersi i freschi ai giardinetti.

Ma io penso, modestamente, (s’intende) che invece nessuno possa prendere il suo posto nella gara con Trump, se, ovviamente arriverà a candidarsi e pare che nonostante le grane giudiziarie, la probabilità sia alta.

Dunque se la vedranno tra “vecchi” ma uno ancora sveglio e pugnace e l’altro, a detta dei suoi tanti detrattori, un walking dead. Potremmo avere delle sorprese. Viene quasi data per scontata la vittoria del pregiudicato Donald, bell’uomo, fisicaccio asciutto, parlantina sciolta e come racconta le barzellette sporche lui, nessuno…

E questa non è una qualità da sottovalutare.

Dignità

C’è già una folla che si sta radunando nei pressi della chiesa dove tra poco verranno celebrati i funerali di Alexey Navalny. La madre aveva atteso per giorni che le fosse restituita la salma del figlio morto nella prigione artica. Aveva anche denunciato pressioni da parte delle autorità a non celebrare un funerale pubblico. Da quello che leggo, ha avuto grandi difficoltà a trovare chi celebrasse il funerale e chi attuasse il trasporto. Ma oggi pare tutto risolto e le immagini che arrivano da Mosca mostrano una quantità considerevole di persone che si stanno predisponendo ad assistere alla cerimonia funebre.

Se il Cremlino voleva che il funerale fosse fatto alla chetichella e presto dimenticato, mi pare che abbia ottenuto proprio l’esatto contrario.

Ci sono postazioni di Polizia tutto intorno alla chiesa dove sarà celebrato il funerale e l’attenzione delle autorità preposte all’Ordine pubblico è altissima. Pare.

Ma perché? Che male può fare ad un regime un uomo morto? Che male può fare il suo funerale? Un funerale è l’ultimo saluto, un addio ad una persona cara, come può un governo essere spaventato da questa ultima consolazione?

I familiari di Navalny potranno seguire la cerimonia senza dover temere che succeda ancora qualche cosa che rompa la sacralità di un evento che hanno deciso di rendere pubblico, di non nascondere agli occhi dei russi che vogliono capire come e perché sia morto quest’uomo “libero dentro” e dare un ultimo saluto a chi voleva che il proprio paese potesse essere libero di trovare nella libertà la felicità che merita?

Sarebbe bello che la cerimonia non vedesse incidenti di alcun tipo e che l’Uomo Navalny fosse accompagnato alla sua ultima casa con la dignità che merita. E questo le “autorità” non dovrebbero volerlo impedire.

Poi, tutto il resto: la sua eredità, il suo ricordo faranno il loro corso.

Empatia

Ho scoperto una cosa, questa mattina svegliandomi ho pensato: ma perché esiste la cattiveria? Che domandona penserà chi mi legge. Esiste da quando esiste l’uomo e la cattiveria si basa principalmente sull’invidia e sulla gelosia. Sulla incapacità di provare empatia, cioè di mettersi nei panni dell’altro.

Da questo nascono le discussioni, le ripicche , le lotte nascoste o palesi le guerre: dalla incapacità di provare empatia. Non ne siamo più capaci. Siamo quasi insofferenti al prossimo. Forse perché siamo insofferenti a noi stessi? Cercare empatia nel prossimo, nelle persone, siano esse familiari o estranei è una cosa che viene spontanea, che ci fa sentire partecipi di una comunità.

Un “luogo comune” dove più persone possono ritrovarsi e parlare tra loro dei loro problemi, di ciò che li affligge, oppure di cose banali come il rincaro dei prezzi (che tanto banale non è).

Insomma il “terzo posto” individuato da due sociologi americani e che starebbe tra la casa e il posto di lavoro. Un posto dove ricreare una parvenza di socialità che non sia per forza il bar.

Un tempo i bar erano preclusi alle donne, oggi no, ma dopo il Covid c’è ancora una certa ritrosia a frequentarli assiduamente perché la paura del contagio è rimasta sottotraccia. Io, se ci vado, preferisco rimanere all’esterno ma per poco e di sfuggita perché fuori, non è come all’interno, fuori ci si sente a disagio, come in un non luogo, troppe distrazioni impediscono anche solo di pensare di accennare ad una minima conversazione con un vicino sconosciuto.

Un parco, ad esempio, un tempo forniva la possibilità di incontrare persone, di fermarsi magari a scambiare due chiacchiere sul più e il meno, ma oggi è tutto cambiato. Ho come la sensazione di dovermi girare continuamente per vedere se arriva qualche pericolo da dietro, come ad esempio un grosso cane lasciato libero di sfogarsi dal padrone poco intelligente poco ligio alle regole, oppure di essere travolto da qualche monopattinatore che fa lo slalom lungo i vialetti anche se sarebbe proibito.

Le proibizioni non piacciono a noi italiani, abbiamo preso una sbornia di democrazia e la mettiamo dovunque come il prezzemolo: non accettiamo regole, né diktat, neppure suggerimenti E rompiamo relazioni e amicizie solo perché l’altro rappresenta in qualche modo una “costrizione” ad uniformarsi a qualche minima regola legata al relazionarsi, come ad esempio l’empatia. Non esiste più. Le persone si scambiano sguardi sospettosi di sghimbescio e si nascondono dietro agli smartphone, quegli aggeggi infernali dietro il cui schermo acceso si trova il famoso terzo posto andato perduto.

I social rappresentano un’ ancora di salvezza per chi non sa come fare per socializzare con chiunque persino coi familiari più stretti o con gli amici. Basta guardare le coppie in giro per la strada, ognuno a guardare lo schermo o al massimo a scambiarsi reciprocamente le immagini da esso riprodotte. Ma sono, al contrario, la negazione della socialità che ha bisogno di persone “vere” per funzionare. C’è bisogno di guardare negli occhi per capire se si può socializzare o meno. Gli occhi sono importanti, nei social o anche nei blog, non si vedono.

Ecco. manchiamo di occhi nei rapporti interpersonali e scarichiamo frustrazioni, invidia, cattiveria e mancanza di empatia su chiunque ci capiti a tiro perché non sappiamo più guardarci e non possiamo più farlo perché ne abbiamo paura. Perché in fondo tutti temiamo negli altri la mancanza di empatia. Temiamo la cattiveria che possa arrivare a penetrarci l’anima e a farci del male.

Per la strada, nei bar, nei luoghi cosiddetti “comuni” nessuno si guarda più negli occhi, temiamo lo sguardo, lo rifuggiamo, abbiamo paura di vederci diversi dall’immagine che ci siamo costruiti nel tempo di noi stessi.

I confronti sui blog, su questo o altri, non sono mai “veri”, sono solo simulacri di interazioni ma in realtà nascondono molta frustrazione e rabbia perché nascondono gli occhi delle persone con le quali si interagisce. Uno sguardo può dire molto di più di tante parole. Si può trovare empatia in uno sguardo molto più che in mille sterili discussioni.

Qualche giorno fa sono caduta per la strada, ho messo male un piede e sono scivolata dal marciapiedi, ero distratta, pensavo a come siamo tutti soli (anche se in compagnia) e compresi solo delle nostre vite e di quello che ci potrebbe succedere e gli altri sono fantasmi che passano nella nostra vita (tranne pochi intimi),chi più chi meno con indifferenza e a volte persino con antipatia.

Ma mentre venivo aiutata a rialzarmi da due giovani uomini che sono accorsi in mio aiuto subito e non mi hanno lasciata andare a prendere la mia macchina prima di essersi accertati che stavo bene, ho pensato che forse non è tutto perduto. Che possiamo ancora riappropiarci del “terzo posto” partendo da noi stessi e provando a guardare la gente negli occhi.

Da oggi proverò a “guardare negli occhi” chi entra qui, in questo spazio dove sto provando da anni di trovare il terzo posto e dove ho l’impressione di non trovarci che “passanti” distratti e senza empatia tranne qualcuno che ringrazio di cuore e spero non me ne voglia se oggi lo “costringo” a leggere questa lunga manifestazione di frustrazione che provo al punto che mi metterei a piangere.

E, mi dicono, che piangere faccia bene. Ci provo. Grazie per aver letto.

Distrazione

Ormai è troppo tempo che continua questa telenovela dei “fondi distratti” dalla avvenente consorte del deputato Soumahoro che, credo, sarebbe ora di capire chi stiamo pagando profumatamente ogni mese e per cosa.

Ma se lei ha distratto i fondi dalla cooperativa per l’accoglienza dei migranti che gestiva assieme alla madre e affini, lui con che cosa si distraeva? Con le grazie della moglie?

Pare che i soldi siano serviti a pagare il parto in una clinica privata, la casa di proprietà e molto altro, ma lui, il maritino dormiva da piedi ben accoccolato e pensava ai lavoratori neri in nero a salario più indecente che minimo. Il Dr. Soumahoro che è arrivato con gli stivaloni in aula e che ha redarguito la premier con un “mi dia del lei”, è un uomo troppo preso dalle cause sociali che promuove da non accorgersi di dormire accanto ad una ladra? Si perché altro non si può definire una che si mette in tasca soldi pubblici, pare, fino a oltre 7 milioni di euro…naturalmente se verrà confermato, altrimenti trattasi solo di errore giudiziario e sono pronta a scusarmi…perfino.

Insomma la bella (e ricca) Murekatete in Soumahoro sembra si comprasse Laqualunque coi soldi pubblici sottratti alle cure dei suoi “assistiti”.

Davvero una brava. E complimenti al marito, eletto coi Verdi ed ora nel Gruppo Misto che non si dimette perché lui è persona onesta e fidata. Si, va bene, ma gli occhi li tiene? Perché se riesce a farsi passare sotto al naso tutto quello che la moglie gli racconta, le cose sono due o è complice o è…distratto.

E al Parlamento abbiamo bisogno di persone attente, un minimo, quel tanto che basta per non farsi sfilare le mutande senza togliersi i pantaloni.