Fred e Barnie

Attenti a quei due.

Renzi si sta sottoponendo ad una accurata Calendascopia…è troppo divertente.
I due non si sono mai amati ma ora si fa di necessità virtù. Allearsi con Renzi o non allearsi con Renzi? Sembra che si stia per formare una coppia d’assi che bisognerà tenere sott’occhio.
Ma che carini che sono! Si fondono, sembrano quasi gemelli anche se leggermente diversi. Si somigliano e si sa che chi si somiglia …
Hanno lo stesso taglio di capelli, stesso sguardo furbetto, stessa risata quasi sfrenata, stesso taglio d’abito e potrei andare avanti a lungo.
Quindi? Si farà questo terzo polo? O Carlo si tirerà indietro all’ultimo lasciando Matteo solo sull’altare?
Vedremo. Intanto questa campagna elettorale d’agosto è uno spasso.
Berlusconi che appare in TV truccato come Sabina Guzzanti. Ma non sarà lei?
E parla come se avesse in bocca una patata intera. Ma ci tiene a mettere bello evidente il suo nome sul nuovo simbolo di Forza Italia.
Ma sarà mica che vuole diventare lui il prossimo premier?
Meloni deve stare attenta perché l’ottuagenario ex premier potrebbe scalzarla.
Le stanno preparando qualche trabocchetto lui e Tajani (Fred e Barnie, avete notato come somigliano ai Flintstones?).
https://www.youtube.com/watch?v=b2FaK4vhLv8
Attenta Meloni che finisci per fare Wilmaaaa

Malsana burocrazia

Trump chi? Boh! Cosi risponderebbero i miei connazionali se gli dicessi che l’FBI ha fatto irruzione nella sua residenza in Florida per cercare documenti classificati che l’ex presidente ha portato con sé (illegalmente) dopo aver lasciato la White House.

Mi pare di sentirli dargli già ragione: pover’uomo, gli vanno a frugare in casa e a cercare cosa? Documenti classificati, ma de che?

Punto. La campagna elettorale, il caldo, la guerra in Ucraina, i venti di guerra tra Cina e Usa causa Taiwan…che altro? ah si la minaccia nucleare delle centrali ucraine in mano ai russi, il cambiamento climatico, i ghiacciai che si sciolgono e che altro…beh, certo, il Covid e la cosa li, la malattia delle scimmie…

E vuoi che la gente pensi alle carte che Trump si è portato via quando ha traslocato?

Ma va la, va la, va la…direbbe Totò.

Eppure, non so perché a me quelle carte intrigano e intrigano gli agenti federali che hanno fatto la perquisizione.

Ma cosa avranno trovato? Che cosa si teneva in casa quel diavolaccio di Donald J. Trump? e perché?

Ma è chiaro, (sempre i miei informatissimi connazionali) vuole rompere le scatole a Biden che, secondo lui, le ha rotte a lui vincendo e mandandolo a casa. Cosa che lui mai accetterà. Quel “sordido” individuo ha fatto carte false, va dicendo Donald ormai come un mantra, persino quando si sveglia la notte e Melania gli deve cantare la sua ninna nanna preferita: “We are the champions, my friends…”, solo cosi riprende sonno altrimenti si alza e strepita come un ossesso per tutto il pratone del castello a Mar a Lago.

Che nome suggestivo…avercela una magione cosi, fossi in lui non ci penserei neppure un minuto a in quel buco da topi che è, al confronto, la Casa Bianca.

Beh, vedremo, di sicuro dietro ci sono i poteri forti, povero J.Trump che di nome fa Donald Devil.

Un buon diavolaccio, insomma caduto nelle grinfie della malsana burocrazia americana. Non gli resta che ricandidarsi per ritrovare il sonno ed un po’ di serenità.

Bere o affogare

Enrico Letta voleva costruire l’Arca contro il diluvio prossimo venturo che (forse) inonderà l’Italia di destre pericolose e foriere di derive autoritarie, ma Calenda non vuole fare Noè.

Non ci sta più, ha detto. Rompe il patto prima ancora che venga perfezionato. Non si fida più dell’alleato Letta, non l’alLetta più la convivenza dentro una famiglia allargata che aveva in seno troppe serpi.

L’ha capito prima che si preparava un’ammucchiata che lo avrebbe sommerso, cose che il famoso lettone di Putin non ne aveva viste di peggiori. Insomma anche no. Il campo largo Letta lo faccia con chi gli pare ma non più con Azione che ormai non sta più neppure con Più Europa ma corre, pare, da solo dovesse anche cercarsi le firme per iscrivere le liste. Ed è una corsa ad ostacoli che deve fare senza perdere un solo attimo.

Mi piace, non mi sorprende, Calenda ha cambiato idea? Bene ha fatto, basti sentire ora i suoi ex alleati ancora freschi di delusione cosa dicono di lui per rendersene conto. Di già non è più lo stesso uomo di qualche ora fa, di già è diventato inaffidabile e imprevedibile e sta bene solo con se stesso. Come ha subito cinguettato un amaro Letta. L’amaro Letta: sapore nero.

Cosi il PD, ma c’è anche chi gongola. Uno è Conte che tira fuori le unghie limate dal suo manicure di fiducia: Rocco Casalino e poi c’è Matteo Renzi che vorrebbe a coalizzarselo stretto…stretto.

Ma Calenda forse non ci sta neppure con lui, fa il prezioso, giustamente.

Ovviamente gongola il centrodestra (il diluvio), fa professione di grande unità e coesione, le liti per l’ eventuale premiership possono aspettare, ora bisogna pensare ai programmi per il paese…già come se il paese non ne avesse sentite anche troppe di promesse: un diluvio ne ha sentite, tante da annegarci dentro.

Carlo Calenda ha rotto, tutti gli altri…pure. Aspettiamo il diluvio e Letta invece dell’Arca si costruisca un salvagente.

Bere o affogare; ecco il motto del PD per questa nuova campagna elettorale. Niente di nuovo sotto il solleone.

 

Cos’è sacro?

Una imprenditrice ucraina  45enne, Anna Vorosheva, ha raccontato al giornale inglese The Observer i suoi 100 giorni di prigionia nella prigione dove decine di prigionieri ucraini sono morti a seguito di un incendio, e l’ha descritta come “male assoluto”.

Il 29 luglio scorso un incendio ha devastato la prigione di Olenivka nella auto proclamata repubblica di Donetsk dove erano detenuti, tra gli altri, i soldati del battaglione Azof che aveva resistito assieme a oltre un centinaio di civili dentro le acciaierie Azofstal a Mariupol per oltre un mese.

Dopo la loro resa, la Russia aveva assicurato che il loro trattamento sarebbe stato conforme alle norme internazionali sui prigionieri. (sic).

Ma, come era prevedibile, sembra proprio che non sia andata cosi. Vorosheva era stata arrestata a Maggio dalle forze separatiste perché tentava di portare aiuti umanitari alla sua città natale: Mariupol. L’avevano arrestata con l’accusa di terrorismo e tenuta in  quel carcere in condizioni inumane per cento lunghi giorni.

Ha raccontato nella sua lunga intervista, di aver visto portare i soldati fuori dalle celle in un luogo dove venivano torturati e si potevano sentire le loro urla,  picchiati in alcuni casi fino alla morte.

I civili nella prigione non venivano trattati molto meglio, se non erano picchiati erano costretti a vivere in celle sovraffollate con servizi igienici minimi e orridi e con razioni di cibo da Lager.

La donna racconta che quando ha sentito la guardia leggere il suo nome tra quelli che dovevano essere scarcerati, il suo cuore ha mancato un battito ma che la sua felicità ha avuto vita breve al pensiero di chi rimaneva dentro. La posso capire.

I russi hanno affermato che ad appiccare l’incendio sono stati gli ucraini stessi usando un missile di precisione ottenuto di recente dagli Usa (guarda caso), mentre fonti di intelligence inglesi affermano che hanno prove satellitari che la prigione è esplosa da dentro e che la bomba l’hanno messa i russi anche per nascondere le prove delle torture sui prigionieri e i corpi di quelli  deceduti a causa della violenza dei loro carcerieri.

Le regole internazionali dicono che i prigionieri di guerra sono sacri, ma, da quanto si evince da questa e altre testimonianze, per i russi la parola “sacro” non sembra avere significato se non riferito a quello che loro e soltanto loro ritengono tale.

Putin risponderà anche di questa ennesima atrocità? In uno stato non democratico come quello che lui governa, il colpevole di questi fatti di cui dovrà rispondere prima o poi davanti al mondo è lui e soltanto lui.

Ci saranno di sicuro milioni di “avvocati”  pronti a difenderlo e lui sa bene che ne troverà molti anche da noi in Italia. Spero che perdano tutti una causa già persa e che aspetta solo che il mondo rinsavisca. Speriamo di non dover aspettare fino alla fine del mondo.

BracaMaio

Non ci potevo credere ma poi mi sono informata, causa il caldo ero rimasta molto indietro circa le mosse dei nostri politici.

L’ingegno tipico dei politici italiani ha sfornato Impegno civico, nato da Insieme per il futuro e Non so più che cosa di un certo sottosegretario del governo uscente; un nome un programma e che nome: Bruno Tabacci.

La nuova coppia Tabacci DiMaio tenta la scalata difficile ma non impossibile del classico posto al sole.

Ma guardateli nella foto che li riprende alla presentazione del nuovo simbolo del nuovo partito: nonno e nipote, sorridenti sembrano non vergognarsi neppure un po’. Ma neppure un pochino, sotto quel ridicolo simbolo pensato nottetempo da uno sciagurato amico di merende del ministro degli esteri ancora in carica per gli affari correnti. Ma che affari correnti? I suoi, Quelli del suo nuovo partito e del suo  vecchio/nuovo alleato. Si, perché DiMaio democristiano (come Tabacci) lo è sempre stato, covava sotto la cenere del vaffanculismo lo scudo crociato della DC. Serpe in seno al Movimento dal quale si è staccato, ora come simbolo ha usato l’ape…povera apetta gialla cosa ci fa su quella specie di ridicola parodia di vecchi simboli riciclati per l’occasione? Non era meglio metterci un serpente al suo posto?

Altro che Ape (di) Maio, il serpente (bon da gnente) era il simbolo adatto a rappresentare il nuovo partito fondato dall’ex grillino.

Ci deve aver pensato su poco per non aver capito che si sarebbe reso ridicolo: uno che si chiama come lui che mette un ape sul simbolo del suo partito è proprio addormentato dalla calura e soprattutto dalla presunzione di essere un politico coi contro…fiocchi.

Il serpente BracaMaio sarebbe stato più consono e anche più divertente cosi è solo ridicolo.

La fretta è spesso cattiva consigliera, quella di DiMiao  è stata pessima.

Ora si lancerà nella campagna elettorale più sudata della storia della Repubblica con quei suoi birignao da gattino da caminetto che però ha già il pelo folto e lungo sullo stomaco. Stomaco di politico di razza peloso fin dalla nascita. Ora si depila, ma sotto quei completini da ministro il pelo ricresce miracolosamente tanto che una nota casa di rasoi lo vorrebbe da tempo come testimonial.

Ma, per ora, Luigi Di Maio  vuole scalare le vette della politica. Lancerà i suoi lunghi peli come funi per arrampicata?

Staremo a vedere. Certo che quell’ape nel simbolo potrebbe tarpargli le ali. Ma come serpente, BracaMaio potrebbe farne ancora molta di strada. Strisciando, pancia a terra, potrebbe andare lontano.

Speriamo cosi lontano da perderlo di vista.

Lo chiamavano Sleepy Joe

Lo chiamavano Sleepy Joe. Poi, un giorno assolato dell’estate più torrida del secolo, Joe assesta un colpo mortale al numero 2 di Al Qaeda, il braccio destro dell’innominabile, quello, per intenderci che ha fatto implodere le Twin towers provocando quasi 3 mila morti. Ayman Muḥammad Rabīʿ al-Ẓawāhirī ha lasciato questa terra colpito da due missili lanciati da un drone americano.
Insomma, gli Usa lo hanno fatto fuori, in soldoni, sulla sua testa pendeva da anni una taglia di svariati milioni.

Il presidente Usa ha detto, in un discorso breve ma che tradiva l’emozione per un fatto che rimarrà nella storia , che chi fa del male agli americani prima o poi viene stanato e la paga cara.
Pare che Al Zawahiri fosse affacciato ad un balcone di una casa segretissima a Kabul dove viveva assieme alla famiglia e però non è riuscito a finire l’aperitivo.
Dopo che quei fastidiosi degli americani avevano lasciato campo libero forse si sentiva al sicuro e invece…il destino.
Che dire ancora? poco se non che potranno dire in tanti che Biden dormicchia, sonnecchia, che mammalucca e vivacchia sugli allori di Obama, ma non si potrà più dire che durante la sua presidenza non sia successo nulla di significativo per il mondo intero e non solo per gli Usa.
Un personaggio come quello, protetto dai talebani avrebbe potuto fare ancora molti danni.
So per certo che in molti diranno che l’operazione è stata eseguita dall’intelligence americana mentre Joe faceva la pennichella pomeridiana, ma il Commander in chief è lui e la responsabilità come il merito, ricadono sulla sua testa.
Testa ordinata, canuta e ben pettinata di presidente anziano , che leggerà anche i foglietti con le istruzioni ma che di sicuro ha dato l’ordine: go man go…liberando il mondo da un feroce terrorista.
O no?