Tre anni a Parigi

Pare che Enrico Letta sia tornato carico dal suo buen ritiro ( di successo) parigino.

Ha appena eletto i suoi due vice: Irene Tinagli e Beppe Provenzano.

Beh, scelta migliore non avrebbe potuto fare, sembra, da quello che si legge.

Lei è eurodeputata e dal 2019 ricopre uno dei ruoli più influenti a Bruxelles: la presidenza della Commissione Problemi economici e monetari del Parlamento europeo…e hai detto niente!

Insomma un’economista di vaglio. L’ho vista qualche volta nei talk show,  mi è piaciuta: semplice, lineare, educata, molto corretta. Oltre che bella donna dal sorriso accattivante. E poi, donna. Bene Letta, vai cosi.

Beppe Provenzano, già ministro del sud del governo Conte è un giovane molto promettente e ho il sospetto che Letta lo abbia scelto anche per dare un segnale proprio al sud che questa volta il PD ne ha a cuore le sorti non solo a parole. DI Provenzano poi, ci sarebbe anche questo degno di nota:

“Nel gennaio del 2018 rifiuta la candidatura alle elezioni politiche nelle liste del Partito democratico, in polemica contro il metodo scelto dall’allora segretario Matteo Renzi. Al centro del suo rifiuto, in particolare, il fatto che nella compilazione delle liste Renzi avrebbe seguito criteri padronali e nepotistici, nello specifico indicando come capolista nella circoscrizione Sicilia 1 Daniela Cardinale figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale.” (da Wikipedia).

Beh, potrebbe anche essere stato un significativo precedente dati i rapporti non proprio cordiali di Letta con l’ex premier.

Sta dimostrando una grinta che non gli conoscevo, Letta, ha già mostrato i denti ai renziani pur sempre nei toni e nei modi da parsona civil, come si dice dalle nostre parti (profondo nord est) e che proviene dalla definizione di Goldoni che fa dire a Sior Todaro, nel suo esilarante colloquio con Sior Meneghetto, quando quest’ultimo gli sta chiedendo la mano della nipote: ” no se pol negar ch’el gabia delle massime da parsona civil”.

Perché Meneghetto lo loda e lo sbroda, fintanto che Sior Todaro, all’inizio molto sbrigativo al limite del maleducato, si rabbonisca e diventi quasi gentile.

Insomma Letta sembra aver preso questa direzione, da persona per bene ma determinata al punto da diventare burbera, se occorre. Ma “benefica”.

E cosi va fatto! Mostrare i denti, come il cane quando li digrigna ma senza parere per non dare l’impressione di voler restringere il campo ma, al contrario, sembrare sempre di stare dalla parte di chi vuole allargarlo o starci, per davvero.

Allargarlo al punto di chiamare a raccolta chiunque volesse dare consigli, suggerimenti, aprire alla pluralità massima possibile di voci. Insomma un bel coro del Nazareno  che canti l’inno del Nabucco alla faccia del Bacucco (per amor di rima).

Questo, al’origine,doveva essere il Pd che Irene Tinagli ha contribuito a fondare nel 2007.

Perché non si sia pensato a lei come segretaria non si capisce ma si capisce: l’omo è omo e il PD è maschile, masculo come si direbbe in Sicilia. Trovatemi un nome di partito al femminile e vi solleverò il mondo.

Ah, ecco l’ho già trovato…Cinquestelle! Ma chi è che lo guida? Conte? DiMaio?di Grillo?di Crimi?di Sempronio?

Va beh, si è capito che sono un po’ polemica con i partiti che tengono le donne sempre in panchina.

Questa volta, la bella Tinagli ha vinto, il bell’Enrico ( si fa per dire) la sa lunga, ha fatto tre anni di professore a Parigi…vi basti questo.

 

Da Campo San Fantin, progressista e pluralista, europeista, mondialista…

4 commenti su “Tre anni a Parigi”

  1. Si, ma ti sei dimenticata di Provenzano! Forse perché è masculo e siculo?
    L’ex ministro per il Sud, trombato da Draghi, ritorna alla ribalta come vicesegrerario del Pd.
    A quanto ho capito Draghi non avrebbe molta fantasia per l’utilizzo del recovery plan ai fini delle opere infrastrutturali: progetti in progress da ultimare, progetti già approvati e niente volo pindarici.
    A guardare la mappa di tali progetti, c’è da dire: povero Sud!
    E il Ponte sullo stretto? Musica dode-cafonica del futuro, insomma, picche.
    E qui Provenzano potrebbe dire la sua, e attenzionare Draghi sul fatto che l’Italia non si ferma a Roma.

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    no, non si ferma a Roma, ma quando mai? Provenzano farà il miracolo? Mi sa che dovrai aspettare che Conte convinca i Cinquestelle e poi è fatta!
    Ps: non me lo sono dimenticata, c’è, l’ho citato, ma la novità è lei. Prima Zinga aveva due vice.

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  2. Ferrovie moderne, strade, impianti per l’acqua potabile.

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    Certo, ha ragione, la Sicilia ha bisogno anche di quelli, ma un ponte cosi bello, avveniristico, proietta la fantasia verso il futuro e potrebbbe dare impulso a tante attività che ora sono al palo e maggiore benessere a chi vuole rimanere in quella splendida regione.

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  3. Paolo O. quando le cose non si vogliono fare, c’è sempre qualcosa di più urgente cui dare priorità, poi non si fanno né le une né le altre.
    Avessero fatto il Ponte cinquant’anni fa, l’economia non solo del sud, ma anche dell’intera nazione, ne sarebbe stata avvantaggiata e oggi avremmo tutto il resto, ferrovie moderne, strade, etc.

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