Lo stupro infinito

“Ce la siamo caricata”, ha detto al barista, il giorno dopo lo stupro di una ragazza americana incontrata in un bar di Catania, uno dei tre deficienti che l’hanno violentata.

Sono tutti coetanei della ragazza, diciannove/venti anni  i tre catanesi che il 15 marzo, dopo aver concosciuto la ragazza in un bar e dopo averle offerto da bere, hanno pensato di “caricarsela” in auto e stuprarla uno via l’altro mentre lei piangeva e diceva di smetterla.

Tre  delinquenti che, dopo il “sollazzo” ripreso col telefonino, hanno persino inviato il filmato alla ragazza, il giorno successivo alla “bravata” per chiederle se le fosse piaciuto e volesse fare il bis, o il tris, visto che erano in tre.

Stupidi porci (senza offesa per i maiali) visto che cosi facendo hanno firmato la propria condanna. E meno male!

Ma questo significa una cosa sola: che nella loro testa qualche meccanismo malato gli suggeriva che stavano facendo la cosa giusta, che in fondo usare una donna come strumento di piacere, per il proprio sollazzo, non è una cosa riprovevole, non è un reato, ma una cosa di cui vantarsi. Da idioti come si sono dimostrati, hanno abusato di lei tre volte ed è tre volte ancora più grande la stupidità e l’arroganza dimostrata nel filmare e invitare ancora la ragazza al “festino”.

Significa considerare le donne delle amebe senza nessuna volontà, degli esseri “inferiori” creati solo per il piacere maschile, considerate cosi insignificanti da pensare che, non solo non li denuncino, ma addirittura siano cosi soggiogate da accettare di essere ancora abusate e magari con sentiti ringraziamenti.

Ne esce un quadro terrificante di tre individui che si comportano da perfetti criminali convinti di essere invincibili e irresistibili e senza la benchè minima cognizione della gravità dell’atto che hanno commesso.

Salvini ha detto: “Per i vermi violentatori di Catania  che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!”.

Ma non si parla cosi caro ministro, cosi lei non fa che fare sfoggio di “machismo”.

Non serve, grazie, ne gira già fin troppo, i suoi toni dovrebbero essere bassi  e, in questi casi, parlare solo coi fatti.

Quello, secondo me è il suo dovere, non le “sparate” a favore di telecamere.

 

Pubblicato oggi su “Italians” del Corriere della Sera

12 commenti su “Lo stupro infinito”

  1. Avevo già scritto di questo ennesimo stupro ai danni di una donna, uno stupro come tutti gli altri, violento e infame, vile e miserando, aggravato dall’essere stato consumato in gruppo e a piu riprese su una ragazza inerme e fiduciosa, rivelatore di assoluta mancanza di etica e di folle stupidità.
    La ragazza, un’americana, era stata abbordata nell’isola pedonale del teatro lirico, il Massimo Bellini, dove i giovani la sera si riuniscono, e convinta con l’inganno a seguirli in un’altro locale sul lungomare, altro luogo magnifico, ma l’hanno portata nella sciara del Caito, tra le rocce taglienti e cespugli spinosi, dove nessuno avrebbe potuto udire le sue grida.
    Ieri nella mia città, l’orologio della civiltà è purtroppo tornato indietro.

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  2. La ragazza americana aveva chiamato più volte un amico, il 114, il numero di soccorso speciale per le donne americane. Ma ciò non ha impedito il misfatto. L’amico non capiva ed era appiedato. I numeri di soccorso tacevano .

    Ho visto anche la foto dei ragazzi, sembra impossibile che dei giovani possano pensare di fare del male, e pet giunta ad una giovane come loro.

    Risposta:
    bevono, si drogano e guardano film porno su internet in continuazione, non c’è da mervigliarsi se poi scambiano una ragazza per una plastic doll, una pessima svolta della società e dei valori. La domanda sarebbe: che fare?
    m.g.

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  3. Bisogna solo insegnare, ma soprattutto dare l’esempio, del rispetto della volontà altrui.
    La volontà dell’altro è conditio sine qua non per ogni nostra azione che lo coinvolga.

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  4. La ragazza vittima dello stupro sulla Circumvesuviana, a Napoli,si chiede giustamente, a che cosa sia servito denunciare.
    Sono a piede libero due dei tre violentatori che l’hanno aggredita e costretta alla violenza. Nel vano dell’ascensore, mentre lei si opponeva. Ma che cosa hanno pensato i giudici, che si divertisse? E poi? Non soddisfatta di essere stata stuprata da tre baldi giovanotti, li abbia denunciati per sfizio?
    Ecco, è giusto chiedersi a che serve denunciare. Significa subire ore e ore di interrogatori da medici, giudici, psicologi, significa essere messa sul crocifisso a patire e a ricordare ogni istante di quell’osceno obbrobrio e poi esami su esami e attesa dell’esito.
    Perché potrebbe anche ritrovarsi un ricordino mica da niente e via a farsi visitare dai ginecologi e esami del sangue e soste nelle sale d’attesa anche di ore.
    E tutto questo per sentirsi dire che forse era consenziente?
    Ma come si fa anche a solo a pensarlo? Che una si diverta ad essere abusata in uno squallido e lurido ascensore da tre individui mai visti né conosciuti, uno via l’altro e poi, sia cosi scema da andare a passare le pene dell’inferno per denunciarli ?
    Se si continua cosi le vittime di stupro se ne staranno zitte e buone.
    E’ questo che vogliamo? A quanto pare si.

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  5. https://youtu.be/mu44h24iOUY Ma la violenza non è amore e allora perché non insegnare e discutere del problema nelle scuole anche per capire cosa pensano della sessualità come la vivono ,se in famiglia ne possono parlare ,se in famiglia ci sono problemi .Far condurre il dibattito a dei ragazzi preparati ( come fanno già per il problema di abuso di alcool) anche perché i ragazzi accettano meglio la discussione se il tema è trattato da ragazzi della loro età .E poi sicuramente coinvolgere le famiglie ,le associazioni perché questo è un problema che riguarda tutti e perché spesso la violenza e già presente proprio in famiglia

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  6. Nel Brunei, dove vige la lapidazione delle donne adultere e dei gaj, è stata promulgata la legge del taglione.
    Qui si discute di castrazione chimica, anzi c’e già una proposta di legge. Non siamo ancora alla legge del taglione, ma molto vicini.

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  7. Abbiamo (tutti, uomini e donne) tollerato che la pornografia diventasse punto di riferimento di canzoni, pubblicità, comportamenti, linguaggio.
    Ricordo sempre che iniziò Claudio Baglioni con la sua apparentemente “ggiovane e fichisima” canzone Viva l’Inghilterra a cantare la normalità delle molestie sessuali e la tranquilla liceità dell’ approccio “o me la dai o scendi”, nel senso letterale e autostoppistico della cosa.
    Nessuno e NESSUNA si indignò allora, ma che dico, alzò un sopracciglio, e nessuno lo ricorda oggi.
    Siamo finiti con l’accettare il termine MILF nel dizionario, ed è un acronimo volgarissimo inventato da Youporn, non l’evoluzione di un linguaggio “civile”. Giornaliste altolocate hanno predicato la modernità spiritosa del darla via ad ogni sabato in un tripudio di canne, agriturismi e pillole del giorno dopo, e mammine modernissime si vestono e vestono le figlie femmine come troioni. Nelle canzoni si parla di scopare e di gangbang come una volta di ammmore e suspiri.
    In tutto questo non si può neppure accennare all’ educazione sessuale perchè arrivano i vari talebani del Moige e compagnia cantante con minacce querele e interpellanze, per cui tra Litizzetto che in prima serata sbavano dietro al “pacco” di Cristiano Ronaldo, papà persi tra trombamiche e partita di calcetto, e scuola ridotta a parcheggio orario l’unica fonte di informazioni resta , ancora una volta, Youporn.
    E se senti i ragazzini di dodici in giro, maschi e femmine (io insegno fotografia in una Media) gli schemi mentali sono quelli, il maschio che ha DIRITTO alla femmina e la femmina che è solo una “macchina da piacere”, eternamente disponibile e vogliosa, col sesso come UNICA modalità di comunicazione e di accettazione.
    Quando si parla di “violenza” perlomeno c’è ancora la consapevolezza che è successo qualcosa di brutto e anormale, il più delle volte ormai è accettata e condivisa “normalità”.

    RISPOSTA
    Alberto, ho tolto dei nomi perché non trovo giusto parlare in certi termini di persone che non partecipando alla discussione,non si possono difendere e comunque detesto le offese. Termini come “troioni” te lo passo solo perché rende molto bene l’idea di come si considerano le donne che vogliono vestirsi liberamente e come gli pare senza per questo essere considerate delle prostitute, anche il linguaggio ha il suo peso e dovremmo essere noi adulti a dare l’esempio per i primi. Almeno io la penso cosi. Anche se immagino e voglio sperare che tu lo usi qui solo per definire meglio il concetto e rendere il tuo discorso più incisivo.
    Per il resto: non credo che, in generale “tutti” abbiamo tollerato la pornografia dilagante e quant’altro: non si tratta di “tollerare”, se si tratta di persone adulte credo non si possa proibire, ognuno è libero di “frequentarla” o meno ovviamente, però, sono d’accordo con te, che sia “dilagante” non è un buon segnale. Quel termine di cui parli non so nemmeno cosa sia né l’ho mai sentito né ho mai aperto il sito in questione, né mai lo farò.
    La Litizzetto non la guardo mai e la trovo piuttosto sboccata e per nulla interessante. Credo che, però, tu abbia ragione su una cosa che mi pare di capire, proponi: cioè l’educazione sessuale nelle scuole. Non solo, proporrei anche una buona Educazione civica e anche sentimentale. Tre materie che andrebbero inserite nei programmi scolastici immediatamente. Ce n’è un gran bisogno. Lo scenario che dipingi è tragico, spero che non sia irreversibile.
    Proporrei anche di predevere dei dispositivi che permettano di non accedere a certo programmi se non si prova di aver compiuto almeno 16 anni, ma so che è
    solo pia illusione e che potrei anche essere tacciata di proibizionismo. Corro, comunque, questo rischio.
    m.g.

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  8. Il problema di fondo è’ la rinuncia al proprio ruolo e a TUTTE le responsabilità che si tira dietro- I genitori non vogliono sapere, gli insegnanti non vogliono aggiornarsi, ognuno vuole circondarsi solo di chi parla come lui e dice cose che gli piacciono e non lo obbligano a pensare, ad essere curioso. E’ questo il vero motivo del successo dei”social network”, metterti dentro una bolla di autogratificazione dove l’unica via di accesso e di uscita è la pubblicità. Per combattere le infezioni devi mettere le mani nel pus, per spalare la cacca ti sporchi le suole, per combattere le porcate devi sapere dove sono e come sono, e mantenerti al di fuori ma CONOSCERLE. Educazione civica? Ma se non si riesce a insegnare l’aritmetica che in fondo sono solo quattro nozioni mnemoniche, come pensi di avvicinare dei ragazzini che i genitori stessi hanno affidato a quello che LORO genitori pensano (o meglio, SPERANO) che sia la Rete? Quanti genitori ascoltano i rapper preferi dai figli in streaming Web, non quelli finti che passano in radio? Lo sanno quali messaggi di razzismo, violenza, sessismo arrivano sui telefonini comprati “per essere più sicuri perchè io al mio ciccipucci ci tengo tanto”? ……….
    Perchè qui tutte anime belle e mignolini alzati, però REGOLE niente perchè farle rispettare costa tempo e risorse e ti perdi il post della Ferragni su Instagram, e poi “ci pensa l’app”.
    La realtà puzza, suda, sparolaccia, corrompe. Le meraviglie ci sono, i miracoli, l’amore anche, ma devi conoscerla TUTTA per poter scegliere e insegnare. Per amore di quieto vivere (ed egoismo massimo) si incolpa la scuola, l’insegnante che “non capisce”, il compagno bullo: ma hai mai ascoltato di nascosto tuo figlio ai giardinetti? Come parla dei professori? come descrive le compagne (e pure viceversa, credimi, da certe principessine si sentono cose che voi umani…)
    Poi quando crescono oddio o mamma non sono chierichetti…

    RISPOSTA
    Alberto,non so se le tue siano domande retoriche o se le rivolgi a me. Ma, comunque, io non getterei mai la croce sugli insegnanti e neppure su tutti i genitori, le generalizzazioni, a mio parere, sono sempre sbagliate.
    Che ci sia tendenzialmente una perdita costante di valori di riferimento che imponevano delle scelte e delle regole,sono perfettamente d’accordo e credo che tu abbia toccato, a modo tuo, il punto nodale della faccenda: la conoscenza ed il rispetto delle regole del vivere civile che si stanno perdendo se non sono già irrimediabilmente perse, mi auguro di no.
    Ma il punto adesso è: che fare per riportare un po’ di buon senso che ormai non è più per nulla comune dentro una società che sembra averlo perso?
    Penso che il tuo richiamo alla responsabilità sia giusto e penso che anche questa vada insegnata.Penso che sia prima di tutto un problema culturale e che si debba partire da qui.
    NdR: ho omesso di approvare una frase perché credo che tu sia stato esauriente nella spiegazone senza bisogno di toccare temi che ritengo troppo delicati per trattarli in questa sede.
    m.g.

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  9. Ma che c’entra la pornografia con la violenza sulle donne?
    Lì, i protagonisti sono sempre consenzienti.
    L’aspetto negativo della pornografia è un’altro. Essa è
    conseguenza (non causa) di un malinteso senso dell’erotismo.
    È diseducativa perché banalizza il rapporto sessuale riducendolo a mero atto meccanico, disgiunto da ogni forma di seduzione, erotismo e sentimento.

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  10. Omnibus, è tutto, come si dice adesso, un “ecosistema”. Un sistema di vendita, di prezzi e non di valori. La pornografia non fa male se sai che ci sono altre cose, ma se hai una vita di solitudine in cui gli unici rapporti CREDI di trovarli in Rete, allora è lì che vai a rivolgerti ANCHE per le tue domande sulla sessualità. Un po’ come succede per il wrestling, ogni tanto c’è l’imbecille che crede che si possa buttare una persona a testa in giù sul pavimento, e uccide qualcuno. Dovrebbero mettere sulla homepage di YouPorn “NON FATELO A CASA”…
    La pornografia NON è solo rappresentazione di rapporti – e qui ricadiamo nella considerazione che della realtà non puoi parlare per sentito dire. Nei siti porno sono rappresentate TUTTE le perversioni, le stranezze, le violenze, le stramberie, spesso addirittura comiche, che possano attraversare la fantasia di uomini E DONNE – il 30 e passa di frequentatori PAGANTI è donna. Si avvicina per certi aspetti al terribile e suicidario “sogno a comando” di alcuni cupi romanzi di fantascienza. Il “fil rouge” è una visione rigidamente sessista, quasi medievale, dei rapporti tra uomo e donna, con la donna quasi invariabilmente nel ruolo della versione zozzona di una femmina paradossalmente non disininibita ma soltanto schiava dell’ ormone, come si diceva una volta che “le donne ragionano con l’utero”. Le si riconosce una sola autonomia, l’arrapamento, per il resto è sempre l’uomo che decide. Per questo sono diseducativi e contigui alla violenza, perchè non ammettono che la donna possa avere diritti tra cui quello di NON essere disponibile. Per cui succede che il ragazzotto di fronte alla compagna che gli dice no resta OFFESO, come sarebbe, tutto il mondo sa che se io maschio mi avvicino ogni femmina sviene dal desiderio, come si permette QUESTA di non farlo? E mena.

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  11. Nencioni, non sono un esperto in rappresentazioni porno, ma certo qualcosa la conosco, e in quelle che mi e capitato di vedere, i due appaiono già belli e pronti, consenzienti, contenti l’uno dell’altra, appassionati a volte in maniera ridicola, non esistono neppure preliminari, sembra che lo facciano per contratto stipulato dinanzi al notaio.
    È questa mercificazione del sesso che è diseducativa e che può compromettere la capacità emotiva e di espressione anche di un minimo sentimento.
    Ripeto, ad eccezione di rappresetazioni particolarmente violente, non vedo perché debba necessariamente istigare allo stupro.
    Certo, poi i fruitori sono una gamma così variegata che si può trovare chi si senta autorizzato a usare la donna come oggetto e a farlo pur violando la volontà della partner. Ma non la riterrei causa prima della violenza sessuale sulla donna.

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  12. Gent Mariagrazia,

    ho letto la sua ultima lettera sullo stupro avvenuto a Catania e non posso che essere d’accordo sulle parole di condanna verso quella gentaglia. Bastardi schifosi, aggiungo io.
    Poi, giunto alla conclusione della lettera, non ho capito l’accusa di machismo a Salvini per aver detto “per i vermi violentatori, ….. nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!”
    Dov’é il machismo? Anche lei definisce i violentatori (giustamente) come dei porci, Salvini li chiama vermi, ovvero esseri immondi. Direi che siete sulla stessa linea, e mi ci metto anch’io.
    Oppure é machista dire “certezza della pena e castrazione chimica?”. Mi ha confuso.
    Mi nasce un dubbio, che lei sia una anti-Salvini (che io non ho mai votato) a prescindere. Cioé sempre in disaccordo con lui qualsiasi cosa egli dica. Mi fa venire in mente quanto mi disse un mio amico (ora divorziato) nel periodo in cui conviveva ancora con la moglie pur se in profonda crisi matrimoniale. Mi disse: qualsiasi cosa io dica, lei mi da torto. Quindi la prima cosa giusta che dico, lei sbaglia. Ecco, le conclusioni della sua lettera mi ricordano il ragionamento riferito dal mio amico. Non se la prenda.

    Cordiali saluti da Bruxelles

    RISPOSTA

    Un ministro dell’Interno deve mantenere un profilo basso e fare meno esternazioni possibli ma badare alle azioni da intraprendere. In questi casi dire frasi come quella che lei cita, a mio parere, è solo fare propaganda e demagogia. Lei ed io, come tutti i cittadini, possiamo avere delle opinioni ed esternarle, un ministro deve tenere sotto controllo il linguaggio- Quello di Salvini mi sembra inadeguato al ruolo. Non sono anti nessuno. esprimo dei pareri e questo, in Democrazia è un diritto sancito dalla Costituzione.
    L’atteggiamento “machista”, sempre a mio avviso, non aiuta affatto. Già i casi di stupro e di femminicidio sono in costante aumento (i femminicidi sono un terzo del totale degli omicidi), usare frasi come “vermi ” e “castrazione” rende l’idea di una prova muscolare, quindi da macho(considerato che la violenza sulla donna è una prova di supremazia del maschio, il machismo, in quanto tale, è del tutto fuori luogo.
    Lasciamo stare le crisi matrimoniali: quando non si va d’accordo si può solo cercare di trovare dei punti d’incontro o dividersi, ma credo che la boutade del suo amico si attagli sia alle mogli che ai mariti.
    Altrettanto a lei.
    m.g.

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