Onore a chi combatte per la libertà

Nella giornata a loro dedicata, onore a quanti hanno perso la vita nella lotta contro il Nazifascismo, onore a quanti lo hanno combattuto e contrastato e hanno sofferto e hanno continuato a lottare fino alla sua sconfitta.

E onore a quanti oggi, nel mondo, combattono contro feroci dittature e regimi totalitari che gli impediscono di vivere pienamente la propria vita.

Un pensiero particolare va alle donne di tutto il mondo che si battono doppiamente per la libertà dalla dittatura e dalla cultura maschilista che le vorrebbe ancora sottomesse e senza diritti.

E onore al Popolo Ucraino tutto che si batte oggi per la propria libertà contro l’invasione proditoria del loro prepotente confinante, con l’augurio che torni presto la pace e con essa la libertà e una vita degna di questo nome.

9 commenti su “Onore a chi combatte per la libertà”

  1. Cantava De Gregori: “……. perché la guerra è benna, anche se fa male ….”
    In realtà la guerra è vista da sempre come qualcosa di glorioso. Si parla di coraggio, di forza, di valore …….evitando di pensare che tutte queste virtù vengono impiegate per ammazzare altre persone, il più delle volte, innocenti e esattamente uguali a noi.
    Cantava Fabrizio De André: “.. e mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva lo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore.”
    Si spara alle divise, alle ideologie, e si ammazzano le persone che stanno dentro la divisa.
    Francamente, mi sarei aspettato un 25 aprile in cui si parlasse finalmente della pace ritrovata, di fine della guerra, e non di eroiche imprese dei partigiani contro il “nemico”. Un nemico spesso rappresentato da biondini minorenni infilati in divise più grandi di loro.
    In televisione, su RAI 3, è stata una sequenza di filmati di partigiani che sparavano.
    Purtroppo, la guerra è gloria, è esaltazione, mentre la pace è insipida e piatta.
    Non stupisce che anche oggi tanti si esantino pensando alla vittoria dell’Ucraina contro l’invasore, e solo pochi (pochi eletti?) si augurino la pace domani.
    R
    Lenzini, questo suo commento sapendo cosa è costata la pace in termini di vite umane e cosa costa la libertà che si festeggia proprio oggi, lo trovo fuori luogo.

    Rispondi
  2. Il 25 aprile è e deve essere una festa per tutti.
    Nessun partito politico che ha una rappresentanza parlamentare, può negare che il fascismo fu una dittatura, che promulgò leggi razziali, che si alleò con la Germania nazista, che fu causa di una guerra disastrosa per il Paese, che ci fu una resistenza armata per merito della quale furono attenuata le conseguenze della sconfitta, e che il partito comunista fu tra i più forti oppositori, rimanendo però entro i limiti costituzionali. Il fascismo è morto, prima con Mussolini, poi col difficile corso della democrazia, così come è morto il comunismo. È inutile evocare fantasmi divisivi che frenano il rilancio del nostro Paese

    Rispondi
  3. Buongiorno Mariagrazia, spero abbia passato un buon 25 Aprile. Io ammetto di non sentire molto questa ricorrenza, e non mi si fraintenda: vorrei averla più nelle corde! Ma sarà che sono cresciuto in un “Milieu” poco patriottico, sarà che ormai mi sono trasferito all’estero… Vabbè.

    Volevo chiedere e lei e agli altri lettori di aiutarmi a formarmi un’opinione. Un paese vicino, la Tunisia, vive un momento terribile di affermazione della dittatura. Partito da un presidente eletto democraticamente e senza che l’occidente ci abbia ficcato il naso, con buona pace delle iper-semplificazioni che leggo qui. Orbene, sembra che questo Said stia ripetendo il copione di Gheddafi allora e di Erdogan oggi: mi riempite di soldi e in cambio (faccio finta di) vi blocco i migranti. Già che ci sono flirto con la Russia. Pare che le partenze dalla Tunisia siano già esplose e continueranno. Tajani dovrebbe volare a breve a Tunisi con il suo omologo francese per trattare una cooperazione. La mia domanda: ha senso tutto ciò? In fondo foraggiamo un dittatorello senza alcuna garanzia che si attenga ai patti. Non sarebbe meglio rinunciare a priori ad ogni tampone ed accettare milioni di nuovi arrivi (si milioni) e lasciare i dittatori al loro destino? Ma milioni di nuovi arrivi, come li gestiamo? Lei, da Italiana, per cosa opterebbe? Io non mi sono dato una risposta conclusiva.
    R

    Buongiorno a lei Francesco. Si, bene grazie. Capisco che lei non senta la ricorrenza del 25 aprile, non è cosi scontato, soprattutto per chi non vive in Italia da molti anni. Ma, credo, sia un modo per rispettare il sacrificio di tutti quegli uomini e donne che hanno dato la vita perché il nostro paese potesse liberarsi da una feroce dittatura. Non li ringrazieremo mai abbastanza. Ma ho trovato poco condivisibile la scelta del presidente dell’ANPI di non dare la mano a Sgarbi perché “non lo stima”, scelta inopportuna e divisiva. Non era il caso. A volte bisogna abbozzare anche obtorto collo.
    Per quanto riguarda la Tunisia, le confesso che non ho dato grande attenzione alle notizie che provengono da quelle parti anche perché suscettibili ogni momento di modifiche, ma accludo due articoli che possono dare un’idea anche vaga di quanto succede. Certo, mi auguro che vengano prese decisioni sensate e che non ci penalizzino ancora di più di quanto non lo siamo già (mi riferisco all’arrivo dei migranti).
    https://www.fanpage.it/esteri/cosa-sta-succedendo-in-tunisia-e-perche-potrebbero-aumentare-le-partenze-di-migranti-verso-litalia/

    https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/tajani-finanziare-riforme-tunisia-attraverso-fmi/AEimoRHD

    Rispondi
    • Grazie @Mariagrazia. Apprendo da uno dei suoi link che Tajani pur di aver l’autocrate tunisino cooperante sulla lotta all’immigrazione clandestina farà pressioni sul FMI perché gli vengano erogati i fondi anche in assenza di riforme. Sarò facile profeta se prevedo che ai trafficanti di esseri umani il governo tunisino farà un baffo. Inoltre anche la mossa presso il FMI è un modo per tenere a galla un governante ormai inviso al suo popolo. Ma tanto abbiamo le mani legate: i rimpatri non sono possibili e anche un autocrate con le pezze sul sedere può tenerci in scacco. Vedremo. Cordiali saluti.
      R
      si, vedremo Francesco, non possiamo fare altro. Ricambio i saluti.

      Rispondi
  4. Francesco, io sono stato in Tunisia tanti anni fa ed era un Paese ordinato e tranquillo. La dittatura paterna di Burghiba era stata molto apprezzata dai tunisini, e anche dopo la sua morte il Paese è rimasto tranquillo e relativamente benestante grazie al turismo.
    Poi sono venute le “primavere arabe” e tutti i Paesi dell’Africa mediterranea sono caduti nel caos ad eccezione del Marocco.
    Autocrati cacciati a furor di popolo, per un po’ democrazie improvvisate, e poi nuove dittature, più dure delle precedenti. Vedi la parabola dell’Egitto da Mubarak ad Al Sisi.
    Quello che non voleva cadere era il regime di Gheddafi, al potere da 40 anni come Saddam, e, in un altro cotesto, come Tito, ormai diventati gli unici capaci di tenere insieme il Paese.
    Gheddafi non cadeva anche perché la Libia era un Paese relativamente benestante, e meta di immigrazione dai Paesi vicini.
    Per far cadere Gheddafi gli hanno dovuto fare la guerra, come a Saddam.
    Il fatto che una nazione sia gestita da un dittatore non dà meno garanzie di rispetto degli impegni; anzi … Gheddafi, dopo gli accordi con l’Italia, i flussi migratori li aveva ridotti davvero. Anche per questo andava abbattuto e ammazzato.

    Rispondi
  5. Le democrazie -che non siano solo elezioni popolari dell’esponente del partito unico- possono sussistere nei paesi dove l’istruzione è molto diffusa, le disparità di censo non sono molto accentuate, c’è coscienza dei diritti e dei doveri, c’è libertà di stampa e di opinione, c’è rispetto delle minoranze, c’è il ripudio della forza per risolvere le contese interne ed internazionali. Trovarla, una nazione dove tutti questi parametri siano soddisfatti in maniera eccellente, però dove -quale più e quale meno- si può affermare che ci sono, potremmo ritenere che le democrazie siano la migliore forma di convivenza civile.
    Dove non sussistono queste condizioni, si affermano le autocrazie e non è detto che per quel paese, in quel momento, non siano la soluzione migliore. Il cammino verso la democrazia non è facile, deve nascere nelle coscienze per convincimento proprio, può essere in molte maniere aiutato, ma mai può e deve essere imposto con la forza e con l’arroganza. Tra i maggiori disastri si annoverano quelli derivati dall’ignorare o disprezzare le civiltà e la storia altrui e nel volere imporre dall’alto civiltà o ideologie estranee.

    Rispondi
  6. Parole sante, Alessandro. Io ripeto sempre che ogni popolo ha il governo che merita o che si può permettere.
    Instaurare delle democrazie in Paesi problematici come quelli che ha ben descritto tu, e come dare una Ferrari a uno senza patente.

    Rispondi

Lascia un commento