Sua Maestà

Quelli che vengono denominati “influencer” altro non sono che i saprofiti di una politica decadente che ha perso il battito del polso del paese. Un paese a battito decelerato, in despressione da post ansia da virus e da crisi economica prolungata.

Tutto fa brodo per loro, si acquattano in Rete e ne saltano fuori come rospetti che saltabeccano qui e là.

E guadagnano soldi e consensi e followers. Termine atroce per definire un’ umanità decisamente un po’ scalcinata che si aggrappa ai rospi per illudersi di  saltabeccare con loro e almeno raccogliere qualcosa di quello che loro scartano.

Una di queste, tra le più “seguite”, ogni tanto, regala i suo vestiti “vecchi” agli enti di beneficienza, oppure si occupa di aste benefiche col suo contributo di oggetti di “culto” come qualche succhiotto appartenuto alla sua supergriffata immaginifica prole.

Ha un qualcosa di retrogusto decadente e profondamente malinconico.

Tanta gente che potrebbe essere la spina dorsale di un paese che invecchia e si ammala sempre più spesso di depressione cronica, rimane vittima di questi rospi vaganti nella rete che se li beccano come farebbero con moscerini e se ne vantano pure.

Un poco di reddito di cittadinanza e qualche dozzina di promesse profumate e anche l’ultimo discendente di avo che cantava Bandiera rossa la trionferà o Faccetta nera bell’abissina, cadrà nella Rete come l’ultimo dei Mo…scerini.

La Rete è  il Moloch che giganteggia e fa sentire tutti piccoli, indifesi e anche un po’ stupidi e storditi.

Per un Conte che cerca le liste degli iscritti alla piattaforma Rousseau come il “Tempo perduto”, c’è sempre un filosofedezzante influencer pronto a cogliere anche la minima sfumatura di rossore di gote per la rabbia di non riuscirci e, (giustamente), papparselo. Per un Renzi sempre più arabeggiante  discontinuo politicante asservito alla sua idea meravigliosa di diventare l’Al Gore italiano, c’è sempre uno sprezzante e dilapidante influenzatore di opinioni che prende il suo posto vacante al Senato. Idealmente, s’intende ma non tanto, ormai.

Per un Grillo imbolsito, arrogante e determinato a far uscire il figlio Ciroapapà dall’incubo della galera, c’è un Fedez  che gli sta nel gargarozzo pronto a gracidare per lui, al suo posto e a prendere il suo posto e a farsi “votare” col pollice su e a nutrire sempre di più l’ambizione di guidare il mondo.

Il mondo…quel pallone gonfiato che sta nell’Universo e che si crede di essere chissà chi, mentre non è che un puntino infinitesimo nello spazio tempo della più immaginifica delle trovate mondane: sua Maestà La Rete.

7 commenti su “Sua Maestà”

  1. Più che “saprofiti” gli influencers, permettetemi di giocare con le parole, potrei dire che “s’approffittano”.
    Ma parliamoci chiaro: loro “ce provano” a dire alla gggente, che l’asino vola, i followers come un esercito di lobotomizzati li seguono estasiati
    E la colpa di chi sarebbe? Di chi dice che l’asino vola o di chi ci crede?

    P.S. (ma guarda te, che mi tocca anche difendere gli influencers!!)

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    dunque? Chi dice che l’asino vola, lo assolviamo e buttiamo la croce solo su chi ci crede? Ha mai sentito parlare di concorso di colpa? Dove però, a volte, maggiore colpa risiede la dove c’è chi da posizione privilegiata ha gioco più facile.

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  2. Un tempo si chiamavano imbonitori. Ve li ricordate gli imbonitori?
    Li trovavate all’angolo delle piazze, con un furgone carico di mercanzie -in genere utensili per cucina o suppellettili varie- un altoparlante, e l’imbonitore che adescava i passanti. C’era pure il compare che si avvicinava con indifferenza ad ascoltare e quando l’imbonitore concludeva “Non ve lo do per mille, non ve lo do per cinquecento, non ve lo do per duecento…. Mi voglio rovinare, ve lo do per cento e in più vi aggiungo questo e quest’altro, ma attenzione l’offerta è limitata ai primi dieci”, lui, il compare, si precipitava addirittura a chiederne due con ulteriore sconto. Tra gli astanti trovavo sempre quelli disposti ad approfittare dell’offerta convenientissima anche se, alla fin dei conti, superflua.
    Ecco, anche se oggi le cose sono un po’ cambiate, l’influencer mi dà la stessa impressione.
    Un fantastico abbinamento tra furbi e creduloni, profittatori e danneggiati, che muove l’economia. Certo, oggi la rete è un amplificatore incommensurabilmente più grande del megafono o dell’alto parlante.

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    bello e suggestivo il parallelo, purtroppo questi influenzano la politica e non solo l’economia (cose molto legate) e soprattutto influenzano le scelte degli elettori.
    Gli imbonitori sembrano eroi romantici in confronto a questi personaggi che si fanno ricchi e anche straricchi sull’ingenuità e sulla incapacità di trovare soluzioni che, soprattutto i giovani, hanno in questo momento storico. Incapacità che deriva proprio dall’influenza delle politica sulle loro vite. Pensa un po’ quanto “importanti” sono quelli che tu chiami imbonitori moderni. Determinano le scelte politiche del paese e di conseguenza, la vita dei cittadini.

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  3. L’imbonitore come spiega il sig. Alessandro è un influencer ante litteram: fa il suo lavoro, e grazie alla sua loquacità riesce a convincere le massaie ad acquistare la mercanzia farlocca contenuta nel furgoncino. Mercanzia che arrivati dentro casa non funzionerà.
    Poi si è arrivati agli imbonitori in tv che vendevano quadri e gioielli. E poi a chi ti vendeva il sale contro il malocchio e i numeri vincenti al lotto.
    Ma la colpa di chi è? Degli allocchi che abboccavano?
    Oppure mi vengono in mente le procaci badanti dell’est che si fanno sposare dal vecchietto ricco e poi …si danno alla pazza gioia! La colpa è della badante?
    Non credo. Trova il cretino e come dice Alice Donati-Rigòn, una ci prova.
    Non c’è alcun conocrso di colpa. La colpa grava totalmente su chi è stato tanto ingenuo/a a credere a ciò che gli veniva proposto.
    Il prof. Vittorio Sgarbi ha dato una splendida definizione: «L’influencer è un pirla sfaticato che lucra su dei pirla danarosi incapaci di scegliersi da soli un paio di scarpe».
    Fin quando ci saranno “pirla danarosi” disposti a seguire “pirla sfaticati” la colpa sarà sempre dei primi!

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    Ovvio! La colpa è sempre e solo di chi si fa turlupinare non del turlupinatore. Una logica che non fa una grinza.
    Se uno ti picchia, con questa logica, la colpa non è di chi picchia o aggredisce ma di chi non si sposta e lo evita! Perfetto, cosi facendo i delinquenti possono andare in giro a rubare, se uno si fa derubare vuol dire che non è stato abbastanza furbo da evitare il furto…e potrei continuare. le persone che subiscono il fascino degli influencer non sempre sono “pirla danarosi”, anzi e Sgarbi ogni tanto ne azzecca qualcuna il più delle volte però dice frasi ad effetto ma con poco senso.
    Gli influencer non sono affatto pirla, sono persone che si sono impegnate per diventarlo e che hanno anche delle doti e delle capacità che però, in certi casi, sfruttano nel modo sbagliato e però nemmeno loro hanno tutta la colpa perche si tratta di un “sistema” del quale loro approfittano ma che non è stato messo in piedi da loro.
    In quanto alla badante che si fa sposare dal “vecchietto”, beh, signor Francesco Federico Fastorini Forte, “una ci prova”, certo, ma non per questo le diamo una medaglia e se lei è furba, spesso lui lo è altrettanto, ma quella che agisce in maniera scorretta è certamente più lei che che lui.

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  4. Il primo influencer è stato il serpente nel giardino dell’Eden.
    La prima a cascarci è stata Eva.
    E da allora è stato un susseguirsi frenetico ed esponenziale di persone scaltre ed ingannatrici e persone ingenue che ci continuano a cascare.

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  5. Il genere umano che attualmente occupa il globo terreste viene definito “Sapiens” soltanto per avere il pollice opponibile e qualche pelo in meno del Neanderthal che lo aveva preceduto. Quando si citano i grandi progressi dell’umanità si dimentica che i progressi sono dovuti a quei 4 intelligenti che li hanno propinati. Gli altri 7 miliardi di individui sono “followers”.
    Gli influenzatori hanno la sola colpa di agire sulle menti deboli, spesso di minorenni ancora non strutturati che forse da grandi saranno adulti non strutturati. Finché propongono di acquistare lo smalto da unghie per uomini che non devono chiedere mai o la tutina per neonato che costa come un Tait, il danno non è mortale; forse etico, ma allora prendiamocela anche con la confezione della brioche che promette uno tsunami di crema all’interno, ma poi quando la apri ce ne trovi una lacrima. Dove c’è domanda c’è offerta: si può cambiare brioche, ma anche ingozzarsi.
    Ricordiamoci comunque di tentare di educare i piccini, ma soprattutto i grandi, a difendersi.

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    senza dubbio, saggio consiglio Mauro…ma come? La Tv o lo Smartphone non sono proprio oggetti educativi. La scuola? Purtroppo è combinata come sappiamo. Le famiglie? I genitori? Spesso sono “influenzati” loro per i primi. Dunque?
    Se certi influencer riescono a fare muovere voti vuol dire che sono arrivati molto al di là della confezione della brioche.
    Una brioche la puoi cambiare un governo dura cinque anni e può fare molti danni.

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  6. Per educare i piccoli bisogna parlare, spiegare e – soprattutto – dare l’esempio. Mica sempre ci si riesce, ma se non si prova non si riesce di sicuro.
    Per i grandi la cosa è più complicata. Spiegare è inutile, tanto ci sarà sempre qualcuno che avrà capito tutto meglio di te e penserà che sei parte del sistema che cerca di controllare il mondo azzittendo quei pochi divulgatori di saggezza e conoscenza quali sono gli influenzatori del web. La laurea alla Facebook University ormai fa curriculum. Sarebbe bene non dare troppo risalto alle gesta di questi personaggi. Quindi per adesso mi zittisco. Shhhh!

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