Resistenza

Eccoci qui. Stato d’emergenza dichiarato governo defilato. Mascherine all’aperto e che altro? Contagi che aumentano con cifre impressionanti sparate da tutti i media ogni giorno e intanto non aspettiamo che il prossimo lockdown.

Il nostro bravo governo tanto lodato, che ci ha tenuto tre mesi a casa da marzo ad aprile ora che fa? Ci spranga in casa per altri sei mesi con le bandierine ai balconi con le scritte “andrà tutto bene”?.

“Siamo” andati al mare, alle movide, allo struscio, ci siamo precipitati nei bar, abbiamo portato i figli a scuola fiduciosi che “sapevano quello che facevano”…e adesso? L’Azzolina continua penosamente a dire che i contagi nelle scuole sono pochi, minimi, nulli e che le misure funzionano…ma quando mai?

Le scuole sono le prime fonti di contagio, si sapeva ma non si è fatto niente di valido per contrastarli, solo “misure” ridicole che stanno sortendo l’effetto di avere bambini e insegnanti continuamente sotto osservazione e vessati dai tamponi.

E i bar e i ristoranti, pizzerie e quanto altro? Si, andavano riaperti ma con controlli severissimi e aperti solo in certe fasce orarie per non dare l’impressione che eravamo “liberi tutti” di fare quel cavolo che ci pareva che tanto…ci pensa Conte.

Già, Conte! Dove sta Conte? Dove è finito Conte, non straparla più alla nazione come prima di dichiarare l’ennesimo stato d’emergenza? Lo ha dichiarato no? Bene ed ora che pensa di fare, lavarsene le mani? Già, ottima misura igienica, ma non basta caro signor presidente del Consiglio dei ministri.

Sarebbe ora che venisse detta tutta la verità e che parlaste davvero fuori dai denti: italiani la situazione è questa e quest’altra…altro che grande successo…i vostri sacrifici non sono serviti a niente, noi ce li siamo messi al collo come corone d’alloro e adesso spetta a voi sacrificarvi ancora per la “causa”!

“Restate a casa”, questo ritornello ci rintronerà nelle orecchie di nuovo, tra poco. E noi resteremo a casa, che altro possiamo fare? Recriminare sulle “buone intenzioni” mai messe veramente in atto da un governo incapace che conta solo sulla nostra resistenza al virus e alle sue politiche?

La mosca e il cetriolo

“I am speaking”, “sto parlando”, dice Kamala a Mike, “quel vecchio cetriolo ammuffito” (cit.) del vice di Trump.

Lo dice con un largo sorriso, come a dire: sei un gran maleducato, bitorzolo che non sei altro, non senti che sto parlando io adesso e che tu devi tacere? Ben detto!

Meglio dello “stai zitto, uomo” che Biden ha dovuto dire a Trump perché era peggio di una mosca cavallina che gli ronzava intorno e gli impediva non solo di parlare ma anche di esistere.

A proposito di mosche, una si è posata sul capo di Pence mentre parlava, le mosche sanno scegliere e si è accomodata serena e tranquilla mentre lui continuava imperturbabile e ininterrotto.

Ci sono persone che sono peggio delle mosche, non fanno che ronzare intorno al prossimo e a spargere i loro malefici umori ovunque. Si, sono i pettegoli, gli stalker, coloro i quali vanno in giro per tutti i luoghi dove possono farsi notare (proprio come la mosca di Pence) e li si beano di se stessi e della loro intelligenza sublime. Ma, nel contempo, ronzicchiano le loro cattiverie, spesso oscene, nei confronti di chi non gli corrisponde di amorosi o anche semplicemente, amicali o persino di semplice umana conoscenza…sensi.

Perché, diciamolo, non si può essere amici di tutti, in particolare delle mosche cavalline. Sinceramente farei fatica a conversarci cercherei, piuttosto, con tutto che sono una non violenta, di scacciarla e se proprio non se ne va anche di schiacciarla. Eh, si perdonate la crudeltà ma quando ce vò…

Un grosso moscone deve essere quel tale Ratcliffe (direttore ad interim dell’Intelligence) , che qualche giorno fa ha gettato quella che il portavoce della Clinton ha chiamato “bullshit”, ancora su di lei e su Obama che non sono in lizza, badate, ma…sono “amici” di Biden, il candidato presidente avverso al moscone gigante che vuole rimanere su quella sedia a tutti i costi.  Cosa ti va a scoprire in piena campagna elettorale? Che la Clinton a suo tempo avrebbe tramato coi russi per screditare Trump! Ma và?

E cosa chiede in cambio questo “signore”? Nulla, una cosina da niente: essere confermato capo dell’Intelligence americana se vince Trump! Nientedimeno.

Beh, come si può intuire, ognuno può pensarla come vuole ma io che sono maliziosa, penso che questo sia uno dei tranelli più sordidi che ci si possa inventare quando si è disperati. Ma non mi meraviglia, checchè.

Ma torniamo alle mosche, dicevo…in queste belle giornate di ottobre ce ne sono che girano sopra il miele se si lasciano le finestre aperte.

Io ne tengo sempre un bel barattolo sul tavolo in cucina, lo uso al posto dello zucchero, dicono che faccia molto bene ed è anche buono. Ebbene, capita, che qualche volta abbia trovato una mosca che gli girava intorno…che schifo ho pensato e subito ho lavato il barattolo con acqua corrente calda e fredda.

Voi direte…e che c’entra? C’entra perché le mosche è risaputo da tutti dove amano posarsi e si sa che di quella in giro se ne trova con tutti i cani e i padroni maleducati che la lasciano lì.

E perciò non sono solo fastidiose ma anche antigieniche. Insomma credo che Pence sia rimasto imperturbabile perché è abituato al suo capo che ha dimostrato di essere un moscone coi fiocchi. C’è anche chi lo difende, non lo ama ma lo difende perché sarà quel che sarà e cioè un bugiardo, evasore fiscale, assalitore di donne, traditore (per non sbagliare le sue moglii sono state cornificate tutte e tre con chiunque gli capitasse sotto mano, volenti o nolenti) intrallazzatore e spergiuro della Bibbia quando ha giurato fedeltà alla nazione dopo che aveva intrallazzato coi russi per vincere…e molto altro, però…c’è sempre qualche “però”, sempre qualcuno peggio di lui..ma è lui che vuole essere ancora presidente Usa, senza meritarlo… e non Clinton o Obama o il figlio del D… Ma ogni opinione è un’opinione e si può anche non essere d’accordo ma ci sono dati di fatto e i fatti sono la realtà delle cose che prima o poi si fa strada a dispetto di tutto e di tutti.

Naturalmente, mosche permettendo.

Ps: il vecchio cetriolo l’ho ripreso da “Gli aristogatti” ed è il maggiordomo Edgar, un ambiguo personaggio che rapisce i gattini di casa per prendersi l’eredità….

L’uomo smascherato

SuperTrump, l’uomo smascherato è uscito dall’ospedale più forte di prima. Dice che si sente come si sentiva vent’anni fa.

Perbacco, sembra che a lui il Covid abbia quasi fatto bene. Lo ha rigenerato.

Col pollice alzato verso il pilota dell’elicottero che lo scodellava sul prato della White House, è sceso dalla scaletta, col cappotto blu d’ordinanza ( per tutte le stagioni, penso lo porti anche a letto), senza un fremito, una qualsiasi cosa che dimostrasse che non era stato proprio benissimo, niente di niente.

Maquillage perfetto, capello phonato, ha fatto la sua passeggiata fino alla scalone, impeccabile nello stile, presidenziale fino al midollo. Go man, go!

Poi, appena salita la scalinata, si è girato e come Wanda Osiris ha tolto la mascherina e sorriso ai fans (immaginari) e ha detto di sentirsi un leone.

Mancava solo il ruggito finale e sembrava di vedere il logo della M.G.M.

Uno showman di prim’ordine questo presidente uscente. Si è detto “invincibile”.

Messaggio diretto a Biden, occhio fratello perché io sono io e tu non sei un…, forse nasconde un’arma segreta sotto il cappotto? Lo vedremo.

Intanto se ne va in giro per la Casa Bianca a infettare chi viene in contatto con lui. Fra poco si dovrà prendere da solo la diet coke dal frigo. Ma lui è imperturbabile. E’ tornato e mi aspetto di vederlo battersi i pugni sul petto mentre dice a Melania: io Donald tu Jane.

Aria (fritta) di regime

E’ insopportabile, nella mia vita non ho mai sentito questa atmosfera cosi pesante, molto simile ad un regime dittatoriale.

Il governo da un anno non fa che emettere DM e Dpcm, Parlamento esautorato, Speranza che fa piroette lessicali per spiegare alla nazione che fin’ora si poteva uscire, andare, ballare, aggrapparsi ai congiunti, quasi amici, amanti occasionali, fare feste danzanti, balli cene apericene, salire su un aereo affollato o treno o tram o altro, con la mascherina, beninteso, ma poi, via, andare,” Riprendiamoci la nostra vita”, sembrava lo slogan che andava più in voga, e adesso, di colpo, salgono i tamponi e salgono i contagi e sale la febbre ma non del sabato  o venerdì sera ma del giorno e della notte più nera e perciò: quaresima, tutti in giro mascherati anche dove non c’è un cane. Anzi, dove ci sono solo cani perché quelli ormai sono più degli umani.

Non sarà una dittatura ma lo sembra. Il governo resterà imbullonato alle poltrone a decretare qualsiasi cosa almeno fino a fine gennaio e noi, Popolo sovrano, resteremo incollati ai video di ogni tipo per sapere se la curva cala o sale, in attesa che qualcuno ci liberi dalla dittatura del virus, nemico invisibile che potrebbe ghermirci da un momento all’altro.

Mentre al governo si credono investiti da un’autorità improvvisamente calata dal cielo…Conte unto dal Signore, Speranza…ancora più unto, tutti gli altri…non ne parliamo proprio sono pronti per fare una bella frittura mista.

Partito democratico, ormai di democratico ti rimane solo il nome, stai vendendo il paese per trenta sporchi denari che i Cinquestelle ormai alla frutta ti mettono tutti i giorni sotto il tovagliolo.

Mai più avrai il mio voto, mai più avrete, nessuno di voi che sedete nel governo Conte due, il mio voto.

Quest’aria di regime che aleggia sempre più forte e che scende come il vento autunnale sulle nostre teste, ormai riempie tutta l’atmosfera e persino il meraviglioso tramonto che ho visto stasera mi sembrava  foriero di cattive notizie.

Andrà tutto bene?

Forse, ma solo se il popolo sovrano si sveglia dal torpore e comincia a far sentire la propria voce.

Off limits

L’11 non è un buon numero per i cinquestelle (il loro anniversario). Non lo sarebbe neppure il 5 perché, come è noto (!), negli arcani maggiori il numero 5 rappresenta il Papa. Ma chi è oggi il “Papa” del Movimento?

Grillo, Casaleggio junior, DiBattista?

Da “la polita senza soldi” alla politica dei tanti soldi e dei sussidi e della rincorsa al potere. Il classico dei classici.

Ma, dice Davide Casaleggio che il padre lo aveva previsto, il fondatore lo sapeva che il potere corrompe ed infatti il potere ha corrotto nonché rotto il movimento e un po’ anche chi ne osserva le contorsioni.

Insomma, diciamolo francamente: il movimento ha rotto!  Anche le scatole.

Non vogliono pagare la cifra stabilita per il  mantenimento della piattaforma? Si ribellano al diktat del figlio del fondatore di non diventare Partito?

IL figlio del fondatore non ci sta a scomparire dietro le quinte dopo che il padre ha messo in piedi la Barakka. E Grillo che fa? Grillo pensa a demolire il Parlamento e a tweetare “siamo pazzi” e a farsi crescere la barba per dimostrarsi il saggio della compagnia. Almeno in apparenza. Un comico pazzo saggio insomma, che equivale ad un movimento partito.
Perché loro,i cinquestelle sono nati  movimento ma ora si riposano. Alla grande.

Mah, come finirà non si sa ma finirà…prima o poi dovranno decidere se festeggiare la nascita del Movimento o quella del Partito. Un bel problema!

Io direi una cosa: si dividano, DiBattista e Casaleggio: Movimento, tutti gli altri Partito e chi li ama li segua. E dividano anche la torta, la fetta più grossa a DiMiao che rifonderà i Cinquestelle assieme a Conte, una fettina ai CasaDibba che si spartiranno i dividendi. E a Grillo?

A Grillo niente torta, sta diventando troppo grasso, lo zucchero gli fa male. Meglio che si metta a dieta stretta.

E si tolga per un po’ dai piedi, lasci che i grillini sbaglino da soli alla grande. Lo stanno facendo benissimo. Ormai sono emancipati. Si emancipi anche lui e si divida e fondi il suo movimento privato.

Molto privato. Proprio off limits.

Il giro d’Italia in piena emergenza

Lascio ancora questo spazio ad Alessandro per  commentare un evento sportivo che avrebbe dovuto essere rimandato, ma non ad ottobre, ma fino alla fine della pandemia. Su questo sono in sintonia con quanto scrive Alessandro e  trovo anch’io indecente dare il via libera a questa manifestazione che non può non creare assembramenti magari senza mascherine e pochi o nulli controlli, in questo momento in cui si discute in Parlamento la proroga dello stato di emergenza. Non si capisce come si coniughi uno stato di emergenza con manifestazioni di questo genere. Una spiegazione forse ce l’ho ma, per il momento, lascio la parola ad Alessandro e allo sport.

 

 

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Dopo il Tour de France ecco il Giro D’Italia. Per la prima volta nel mese di ottobre, tra temerarietà e incoscienza, temerarietà perché, in questo periodo, i passi dolomitici e alpini potrebbero essere impraticabili e le discese insidiose, incoscienza perché dopo l’esplosione della seconda ondata del covid-19 in Francia, forse sarebbe stato il caso di trarne insegnamento e cancellarlo.
Ma sembra che anche oggi si ripetano quei periodi di incoscienza che precedono le grandi catastrofi.

Ecco la carta d’identità:
Ventitre giorni, ventuno tappe, di cui ben quattro in Sicilia (ogni tanto il Giro se ne ricorda), un record! Il tutto per un totale di 3.507 chilometri.
Tre tappe a cronometro, 50 gran premi della montagna, salite per un totale di 450 chilometri. Saranno invece 58.309 i metri di dislivello complessivi.

I partecipanti saranno altri di quelli del Tour, salvo rare eccezioni, ormai ci si specializza sempre più per una particolare gara.
Mancherà il vincitore dell’anno scorso Richard Carapaz, che ha tentato l’avventura del Tour senza successo; dei primi dieci classificati al Tour, nessuno è presente.

Favoriti, Geraint Thomas (Maglia Gialla al Tour de France 2018) e Simon Yates (fresco vincitore della Tirreno-Adriatico), da non confondere col fratello gemello Adam Yates, che si è distinto al Tour.
Tra gli Italiani è ancora Vincenzo Nibali, nonostante l’età, ad aspirare alle sua terza vittoria, ma si aspetta alla prova il giovane Giulio Ciccone, vincitore l’anno scorso delle maglia azzurra del migliore scalatore al Giro.

Altri nomi da tenere presente, Jakob Fuglsang, Miguel Angel Lopez, Aleksandr Vlasov, Rafal Majka e il neo campione del mondo della specialità cronometro, Filippo Ganna che vanta anche ben quattro titoli mondiali dell’inseguimento su pista.
Il nostro velocista Elia Viviani se la dovrà vedere con Peter Sagan, il tre volte campione del mondo su strada(dal 2015 al 2017) grande deluso del Tour, al suo debutto al giro.

Oggi Filippo Ganna ha vinto la prima tappa, da Monreale a Palermo, cronometro di 15 km, precedendo Almeida e Bjerg. Male Nibali che perde un minuto da Thomas, uno dei favoriti alla vittoria finale, mentre Lopez è costretto al ritiro per una caduta.

 

Alessandro Stramondo

Il processo del signor S

Pubblico questo piccolo reportage di Alessandro che ha assistito al comizio di Salvini a Catania, il giorno prima del processo del secolo. Quasi un D day o meglio un S day.

Beh, vedremo come andrà, anche Salvini è umano e deve rispondere delle azioni che compie soprattutto quando si svolgono cariche istituzionali cosi importanti.

Concordo con quanto dice Alessandro alla fine e cioè che la ragione non sta mai da una sola parte e anche Salvini di sicuro qualche cosa di giusto la fa e la dice. Ma non mi entusiasmerei troppo circa le sue promesse di costruire il Ponte, magari potrebbe anche essere in buona fede ma è anche molto facile che, visto che si trovava li, ne abbia sparata una delle sue. Anche per me (come per Alessandro) vale la domanda: “Dov’era Conte,?forte e chiara…ma questa rappresentazione fatta a favore di telecamere come un divo di Hollywood, mi sembra una pacchianata.

Salvini non ha certo bisogno di consigli, ha dimostrato di saper sbagliare benissimo da solo, ma nel caso, potendo, lo avrei sconsigliato…comunque, ai posteri.

 

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Grande assembramento di forze dell’ordine -carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza, polizia comunale- al Porto di Catania, insomma tutti presenti, come per le più alte e prestigiose personalità.
È arrivato il Presidente della Repubblica? Niente affatto, si tratta di Salvini che terrà un pubblico comizio prima di presentarsi, domani, al tribunale di Catania per rispondere di sequestro di persona.

Nell’entrare…all’aperto del porto, regolarmente mascherato, mi misurano la temperatura, operazione reiterata in altri posti di blocco. Risulto sano, e supero le barriere.
Grande palco illuminato con tre schermi giganti, ai lati grandi e accattivanti immagini di Salvini sorridente, slogan noti ma che fanno presa: “Prima gli italiani”, “Una sfida di libertà”.
La gente si accalca nel grande spiazzo recintato, mi consegnano qualcosa, è un cartello con la scritta “Processate anche me”. Dovrei mostrarlo agitando le braccia, ma no, non c’è motivo di farmi processare, abbandono il cartello sul gradino del marciapiede, dove sono seduto a distanza di sicurezza dalla folla.
“La bandiere, mi raccomando le bandiere” -urla lo speaker al microfono- agitatele bene!” Nell’attesa una musica a tutto volume, lacera gli orecchi.
Intanto si fa sera, nello sfondo il profilo scuro della città con le luci ancora spente, e le sue cupole.
Finalmente arriva qualcuno, è
Maria Giovanna che introduce Salvini: ed eccolo Matteo, camicia bianca, volto disteso, come prima cosa rivolge un pensiero ad Aurelio, la guardia costiera morta per salvare due giovani dal mare in tempesta.
Segue un repertorio noto:
“Vivere da protagonisti”, “Chi ha paura muore ogni giorno” , “Andrò in tribunale perché ho fatto ciò che la legge mi permetteva di fare”.
Dalla platea, “Matteo, Matteo”.
Lui continua: “In questo anno abbiamo lavorato per unire di più, non per dividere”.
In merito a chi nei social gli augura di prendersi il coronavirus, risponde:
“Che schifo quelli che godono delle malattie altrui”.
Riferendosi alle loro richieste inascoltate, di mettere in quarantena chi proveniva dalla Cina), dice:
“Siamo In un paese dove chi sbaglia non paga mai”.
E così via.
Quando termina, in cielo brilla la luna piena, e s’ode, come un saluto, il fischio del treno che passa sopra gli “archi della marina” che recingono il porto.
Dopo il comizio, cena alla Vecchia Dogana, insieme con 800 fans, ognuno paga per sé, Salvini ci tiene a precisarlo. Domani al Palazzo di giustizia a testa alta, e là non sarà organizzata nessuna manifestazione pro domo sua. Anche questo Salvini tiene a dire.

Non ho mai creduto che i meriti siano tutti da un lato e i torti tutto dall’altro lato, ascoltando Salvini ne ho avuto conferma.
Cito due argomenti in cui gli ho dato ragione:
primo, che la decisione per cui è incriminato non può essere ascritta solo a lui. Dov’era Conte? Non è lui il Presidente del Consiglio dei ministri? E se Conte non ha deciso, ha certamente tollerato;
secondo, che il Ponte sullo Stretto è opera irrinunciabile, da fare subito. Altro che trastullarsi col tunnel sottomarino come fa Conte. Ben detto chiaro e forte.

 

 

Alessandro Stramondo

Grazie Quino

Felipe è grande amico di Mafalda. Con lei condivide la visione un po’ pessimista del mondo, solo che lui è anche un inguaribile romantico.

Innamorato perso della sua Muriel, una bambina dai capelli lunghi e lo sguardo languido, cerca in tutti i modi di evitarla perché timidissimo. Grande divoratore di fumetti, in particolare del Cavaliere solitario. Se gli capita di incontrare la sua amata al parco, ripassa a memoria alcuni brani del fumetto, ma appena lei gli passa accanto, la frase: “Prima che quei banditi mettano in piano il loro atto”, nel suo cervello confuso, diventa “prima che quei che mettiti in bando il loro atto” e la sua faccia allungata coi capelli sparati verso l’alto, diventa rossa come un peperone maturo.

E simpatico e fa tenerezza, vorresti scuoterlo ma è perfetto nel ruolo dell’amico e confidente di Mafalda perché lui a volte la lascia basita per quanto sa essere imprevedibile. Come per esempio quando dice ” Ma perché devo rassegnarmi ad essere me”? E lei, che non sa cosa rispondere, guarda il cielo con l’aria di chi ha scoperto che si è diviso in due e dalla fessura sta entrando il cavallo alato in persona.

E poi c’è Susanita che non può trattenersi dal guardarsi e rimirarsi e che cammina scalciando solo per guardarsi le scarpe nuove. Anche con lei spesso Mafalda alza gli occhi al cielo, rassegnata, consapevole che i difetti umani non sono qualcosa di cui si possa fare a meno, ma che bisogna prenderli per quello che sono e che è già abbastanza difficile convivere con i propri per preoccuparsi troppo di quelli degli altri.

Mentre Manolito pensa sempre a come vendere la mercanzia del negozio del padre, in piedi dentro al cassetto perché non arriva al banco della sua drogheria “Don Manolo” e la lingua fuori in un angolo della bocca mentre dopo aver preso la matita che tiene sempre pronta appoggiata nell’orecchio, si mette a fare i conti dell’incasso della giornata…

e poi quando fa il tema in classe scrive “a me piace la primavera perché si fanno le scampagnate nei prati e si vende tanto prosciutto” …

Deliziosi personaggi usciti dalla matita e dal genio di  Quino, nome d’arte del fumettista argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón che se n’è andato qualche giorno fa.

Non senza essersi portato appresso qualche foglio e un set di matite perché uno così non può, nemmeno di là, smettere di creare capolavori.

E noi però non possiamo che considerarlo sempre tra noi ed essergli immensamente grati per i suoi meravigliosi fumetti che hanno incantato più di una generazione e continueranno a farlo per sempre.

Lo ringrazio di cuore per la compagnia che Mafalda e tutti i suoi personaggi mi hanno tenuto spesso in momenti che tutti passiamo e nei quali, pur con tutta la buona volontà di chi ci sta vicino, non possiamo fare a meno di sentirci sperduti.

Mafalda & Co. è stata e sarà sempre  un’amica affidabile e presente che in ogni momento sa rendere la vita meno pesante e sa donare un sorriso anche quando di sorridere non si ha proprio voglia.

La consiglio a chiunque passi un momento difficile o anche no, non conta l’età, lei può insegnare qualcosa a tutti, grandi e piccoli perché possiede una saggezza universale che le deriva dall’essere una piccola grande donna bambina.

LATINOAMERICANDO EXPO FESTEGGIA IL 50MO COMPLEANNO DI MAFALDA - Salsa.it

Riemergere

Prima o poi riemergeremo dall’emergenza di stato. Ancora prolungata per dare ancora mano libera al governo Contedue.

Gli serve per essere più agile a decretare nel caso che, speriamo non si verifichi, di doverci  ri sprangare in casa tutti.

Leggo che Conte ha presentato la richiesta di proroga fino a gennaio. Ma facciamo direttamente fino a Maggio, quando, con la bella stagione, forse, ritorneremo a sperare che questa minaccia continua passi definitivamente.

Ma il governo però dovrebbe dircela tutta e cioè che vanno d’accordo come due gatti in chiesa e si strapperebbero capelli e peli superflui gli uni con gli altri ma, per amor d’emergenza, tutto rimane congelato, surgelato o, al massimo in frigo.

Il tesoretto tanto decantato come il “forziere di Conte”, il diluvio di miliardoni sembra che stia per svanire come una bolla di sapone, i paesi frugali ci detestano e ci mettono i tronchi d’albero tra le ruote del carro.

Il Mes è un innominabile gancio perso ormai in mezzo a un mare di chiacchiere tra chi dice si e chi dice no e perciò finirà che ci tolgono da sotto al naso pure quello.

E finiremo forse con il cappotto di Napoleone di “Miseria e nobiltà”.

Ma non potremo portarlo al Monte dei pegni perché prima che al governo decidano se utilizzarlo o meno se lo saranno mangiato le tarme.

E però intanto occhio perché questi se ne vanno in auto blu a magnà ai Castelli e poi si scoprono positivi.

Ma questa è la vita signore e signori, tutto si fa per una cosa sola, imperativa per tutti: portare a casa il c… tutto il resto è…Conte.