E rimbocchiamoci ‘ste maniche

Mariagrazia Gazzato

 

 

“Caro BSev, ho sentito in TV un’intervista a Lilli Gruber che ha riproposto i luoghi comuni del femminismo: in Italia il potere è in mano agli uomini, le donne sono pagate meno, etc… Purtroppo, la nostra Costituzione dice il contrario: il potere politico è in mano alle donne, perché la maggioranza della popolazione e degli elettori sono donne. Alle ultime politiche c¹erano 22,43 milioni di elettori uomini contro 24.17 milioni di donne. Gli uomini, quindi, detengono il potere solo perché le donne glielo consentono, quando non glielo delegano espressamente. La classe politica è composta in prevalenza da uomini, ma non per un’opposizione degli uomini verso le donne in politica. Essendo minoranza, anche se volessero, non si potrebbero opporre. Forse ci sono meno donne che si candidano, ma, se la maggioranza degli iscritti di un partito o un movimento fossero donne, non si vede perché non dovrebbero candidare delle donne. Si può ipotizzare ­ e a volte è una certezza dimostrata dai numeri ­ che spesso le elettrici donne preferiscono votare un uomo anziché la candidata donna, quando c’è. Se veramente le donne vogliono raggiungere la parità di potere e di trattamento, si devono rimboccare le maniche ed essere più attive in politica, e soprattutto devono avere più fiducia nelle loro colleghe che si candidano. Il potere è a portata di mano, se lo vogliono cogliere per via democratica, invece di cercare scorciatoie indecorose e di dubbia compatibilità costituzionale per porre degli handicap agli uomini. Come le quote rosa, che favoriscono le candidate donne contraddicendo il principio costituzionale della parità di genere. Peraltro, le femministe pretendono che siano gli stessi uomini, in un impeto di generosità misto a sensi di colpa e paternalismo, ad approvare provvedimenti che li penalizzano e avvantaggiano le donne. Sarà che dietro tutto questo ci sono pregiudizi, diffidenze, resistenze (da entrambe le parti), ma mi pare una situazione un tantino surreale.”

Luigi Lenzini,

 

 

 

14 commenti su “E rimbocchiamoci ‘ste maniche”

  1. Cara signora, le cose che lei scrive sono vere, ma proprio perché sono vere bisogna tenerne conto.
    Se le donne hanno vocazioni ed esigenze e impegni che gli uomini non hanno nella loro vita quotidiana, questo comporta inevitabilmente una minore disponibilità ad impegnarsi a fondo nel lavoro e nella politica. Di conseguenza, è ragionevole che ci siano meno donne che uomini in posizioni di successo e di potere.
    E, badiamo bene, non sempre sono esigenze e compiti creati per loro dai loro compagni uomini. A molti uomini non interessa avere la casa pulita come uno specchio, non gli interessa mangiare cibi cucinati in maniera fantasiosa e raffinata, e sarebbero ben lieti di avere un ruolo più ampio nell’educazione dei figli. Ma le donne rivendicano il ruolo di guidare la gestione della famiglia.
    Perché è fuori di dubbio che, a parte i casi di maschilismo violento da parte di alcuni mariti, normalmente, in casa comanda la moglie, che determina la scelta dell’arredamento, gli orari e le abitudini di famiglia, l’educazione dei figli, quali amici invitare a cena. Del resto è quello che le donne hanno imparato a fare in tante migliaia di anni quando la nostra specie viveva di caccia e di raccolta. Si suppone che, in quel lunghissimo periodo di stabilità che ha plasmato i nostri rispettivi DNA, gli uomini, più forti fisicamente, andassero a caccia in gruppo lontano dal villaggio, mentre le donne presidiavano la famiglia e integravano l’alimentazione raccogliendo frutta e verdura. Una delega reciproca a fare quello che ciascuno sapeva fare meglio, con migliori risultati e maggiore soddisfazione.
    Io sono perfettamente d’accordo che si debbano abbattere tutte le barriere e gli impedimenti che ostacolano l’affermazione delle donne, ma non vedo il senso delle analisi statistiche secondo le quali le donne sono mediamente pagate di meno. Grazie al cielo, non siamo nell’Unione Sovietica, e le retribuzioni sono in larghissima misura stabilite dalla meritocrazia e dal libero mercato del lavoro, specialmente per gli incarichi di alto livello. Nel lavoro dipendente nessuno contratto collettivo di lavoro prevede trattamenti economici di base diversi tra uomini e donne. Ricordo che, quando aspettavo la nomina a dirigente, fui sorpassato da una collega donna, brava, ma non più brava di me. E sto parlando del 1991, non di ieri. Certo, in certi incarichi la maternità crea problemi. Ricordo una collega ingegnere che mise al mondo due figli restando assente dal lavoro per tre anni, tra congedo e aspettativa. Poté mantenere il suo incarico perché lavorava in un pool con altre persone, ma, se fosse stata responsabile unica di una settore di azienda con personale dipendente, sarebbe stato giocoforza sostituirla e ricollocarla al rientro in una posizione diversa.
    Quindi, io sono per l’eliminazione di qualsiasi handicap, sia a carico delle donne che degli uomini (e quindi abolirei le quote rosa).
    Dopo di che, lascerei le donne libere di scegliere la loro vita, senza essere ossessionate dalla competizione e dai dati statistici.
    E’ evidente che donne e uomini hanno pari dignità e pari diritti e doveri, ma non sono uguali. Basta guardare il nostro aspetto fisico e analizzare il nostro diverso modo di ragionare. I neurologi hanno verificato che le stesse attività mentali sono svolte, negli uomini e nelle donne, da aree del cervello diverse, e con meccanismi e risultati diversi.
    Non esiste il migliore tra uomini e donne. Ci sono stati e ci sono grandi uomini e grandi donne. La realizzazione delle donne nella vita non deve essere cercata attraverso il confronto ossessivo e la competizione, spesso irragionevole, con gli uomini, ma attraverso ruoli in parte complementari nel rispetto della diversità.
    E soprattutto, bisognerebbe smettere di sentirsi in guerra gli uni contro gli altri.
    Una vita felice si costruisce attraverso il confronto sereno e la comprensione reciproca.
    Cordiali saluti

    RISPOSTA
    Buongiorno Lenzini
    Io non mi sono mai sentita in guerra, ma a dire la verità ha cominciato lei a dirmi che mi devo tirare su le maniche.

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  2. Lei no, ma tante altre sì. Purtroppo.
    Le confesso che, secondo me, oggi, si cerca di creare quanto più possibile temi che dividono, per sfruttarli nella propaganda politica.
    Temi che tutto sommato erano gestiti col buonsenso fino a quando qualcuno ha cominciato a soffiare sul fuoco.
    RISPOSTA
    In passato in tanti hanno soffiato sul fuoco del maschilismo per motivi propagandistici, non solo oggi.
    Ecomunque, lei sbaglia di grosso e fornisce notizie quantomeno imprecise quando afferma che non c’è differenza tra uomo e donne negli stipendi:
    Da IO donna del Corriere della Sera:
    “Tanto è vero che il gender pay gap è un numero che l’Eurostat monitora costantemente. Prima di tutto con un’analisi statistica: si calcola la retribuzione oraria lorda media delle donne e la si confronta con quella degli uomini, a parità di mansione. Ne esce una percentuale (detta gender pay gap medio): attualmente in Europa le donne guadagnano in media il 16.3% in meno all’ora rispetto ai loro colleghi uomini.
    Non basta: se si analizza poi il gender pay gap a livello salariale annuo si calcola il cosiddetto divario retributivo complessivo tra uomini e donne. Qui non si monitora solamente la paga oraria, ma si deve tener conto dell’effettivo numero di ore lavorate, dei permessi richiesti e di eventuali part-time. Indovinate un po’? La percentuale – e quindi il divario tra uomini e donne- cresce fino al 39% in Europa.”

    E, comunque, si fidi, da donna forse ne so qualcosina più di lei.

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  3. Alcune osservazioni su quanto scrive Lenzini:

    “non sempre sono esigenze e compiti creati per loro dai loro compagni uomini.”
    Non sempre, ma in grandissima parte.

    “A molti uomini non interessa avere la casa pulita, etc.”
    Molti? Quanti sarebbero “molti”? Sarebbe più corretto dire a una minoranza.
    La maggior parte degli uomini sono felici di ritirarsi a casa e trovarla pulita e ordinata, il pranzo o la cena pronti, i figli accuditi e seguiti, la moglie fresca e sorridente.

    “normalmente, in casa comanda la moglie”
    Comanda perché fa comodo, ma quando si tratto di prendere decisioni importanti chi comanda, nalla maggior parte dei casi, è l’uomo.

    Qui mi fermo perché è quanto basta per capire quanta strada ancora debbano compiere le donne per avere prospettive di carriera, retribuzione, trattamento, rispetto, dignità, pari all’uomo.

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  4. Lenzini

    io le maniche le porto corte tutto l’anno, pure d’inverno ma la carriera ancora non l’ho fatta, che dici me le srotolo?
    Però sei bravo a rivoltare la frittata, sta a vedere che vi dobbiam pure chiedere scusa di esistere. Ma fammi ‘sto piacere va.

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  5. Molto, ahimè, stile “moglie lagnosa standard”, con l’idea che il potere sia come una borsetta in vendita sulle bancarelle del mercato o il regalino alla riffa della parrocchia…
    Il potere si prende, non si chiede. A muso duro, senza birignao e senza chiedere permesso o scusa.
    Non è mai una questione di diritti sulla carta, di proclami televisivi o di validità etica. Si prende e basta. E si prende SEMPRE con la forza, se qualcuno ti concede il potere tu non ce l’hai. Il voto “democratico” ti assicura solo alcuni privilegi, ma il vero potere è da altre parti che hanno i soldi o le armi.
    Quindi, signore, se davvero volete ribadire una razzistica rappresentatività basata sulle gonadi entrate in PARTITICA (la politica è un’ altra cosa, ben più nobile, e si fa nella vita di tutti i giorni) e votate solo persone a cromosoma XX. Se però MILIONI di donne votano Berlusconi non si lamentino di essere trattate da escort, il suo pensiero è sempre stato chiaro – è solo uno degli esempi più recenti.
    Che se poi pure si creasse una maggioranza femminile che vota solo femminile, visti gli esempi di scarsissima differenza di strunzaggine tra generi negli effettivi casi di parità operativa non sarei molto ottimista – se il drone assassino è pilotato da un portatore di testicoli o di ovaie non vedo meglio o peggio. Merkel, Ceausescu, Marcos, Marcecaglia sono i primi nomi che mi vengono in mente e NON mi portano ottimismo nè mi esemplificano preferibilità gender-related.
    Altrimenti restiamo sul piano di Teresa e Mabilia, utile mediaticamente ma placidamente adagiato sullo status quo.
    Il potere è faticoso.
    Gratifica, ma è esclusivo ed escludente: l’elefanta vecchia guida il branco, ma le cure sono per i cuccioli e le femmine gravide, e se sbaglia a fiutare un leone o due la scaricano senza un grazie.
    Ovviamente non propongo scale e graduatorie, ma che alcune femmine esageratamente rivendicative si ricordino che non esiste il pranzo gratis, mai.

    RISPOSTA
    Alberto questa tua è una provocazione dall’inizio alla fine.
    Spero che tu sia il primo a non crederci o che le donne ti stiano leggermente antipatiche, ma è solo una mia impressione, spero sbagliata.
    Ma anche le donne a volte hanno seri problemi con gli uomini.
    Sai dove sta la differenza fondamentale? che le donne per quanto stronze possane essere ( a volte lo sono), non scriveranno mai ai giornali per affermare che vogliono una politica tutta al femminile dalla quale escludere gli uomini.
    Alcune, ma non tutte anzi, ancora poche, rivendicano qualche diritto qui e là. Il primo, diciamo è quello di non essere massacrate. ma su questo credo che tu convenga.
    Il secondo è quello di non sentirsi sempre “l’altra metà del cielo”, ma quale altrà metà? Quella nuvolosa, arrabbiata, e gonfia di pioggia, perché il cielo terso e azzurro non fa per loro.
    Votiamo solo da 1946 quindi dacci un po’ di tempo, per le malizie ci dobbiamo ancora attrezzare, prima non ne avevamo diritto. Chissà perché
    Troppo stupide?
    Poi che il potere si debba prendere con i colpi di stato è una teoria leggermente autoritaristica. Le abbiamo sperimentate le prese di potere (degli uomini) fin troppe volte. No, io non voglio potere, ma voglio non essere discriminata, per esempio sul lavoro, come in nessun altro luogo.

    Vedi, lo stesso Lenzini non ha replicato quando gli ho scritto che le sue affermazioni sul fatto che non sia vero che le donne sono pagate meno.
    Eppure sembrava cosi sicuro, il tono della sua lettera, che avranno letto in molti,cosi sprezzante, non dava adito a dubbi di alcun genere. Ma poi…chi se ne importa?
    Vedi, Alberto, se non ci difendiamo, almeno ogni tanto, potrebbe passare ancora l’idea che le donne hanno ancora paura e sono ancora sottomesse( e quindi ancora e sempre “vittime” dello strapotere dei maschi (certo, ci sono molte eccezioni) tu stesso lo affermi e Lenzini ce lo dice ancora di rimboccarci le maniche).
    E’ stato ed è ancora cosi in molte parti del mondo e anche da noi, a me non sta bene.
    Qualcosa da eccepire?Le “femmine rivendicative” poi è un capolavoro come lo è “si ricordino che non esiste il pranzo gratis”…lo diresti a tua madre? O a tua sorella, le quali, magari, per mandare avanti la famiglia hanno lavorato H24 compresi i giorni festivi? Per tutta la vita?

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  6. “”Un reato ogni 15 minuti. Ogni quarto d’ora, in Italia, una donna è vittima di violenza. Ottantotto donne al giorno subiscono maltrattamenti, abusi sessuali, vengono picchiate. Sono i dati agghiaccianti della polizia di Stato, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel rapporto si legge: “In Italia le donne vittime di violenza sono 88 al giorno, circa una ogni 15 minuti. Il 36% subisce maltrattamenti, il 27% stalking, il 9% violenza sessuale e il 16% percosse”.

    Il report, intitolato “Questo non è amore” e presentato oggi, prende come esempio il mese di marzo di quest’anno.

    Le vittime della violenza di genere sono italiane nell′80,2% dei casi, e gli autori sono italiani nel 74% dei casi. E l′82% delle volte chi fa violenza su una donna non deve introdursi con violenza nell’abitazione, ha le chiavi di casa o lei gli si apre la porta. È infatti quasi sempre il compagno o un conoscente”.

    Dall’Hufftington Post di oggi.

    Lenzini, risponda a questo se ha …il coraggio!

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  7. Se a mia madre e peggio ancora a mia nonna avessi parlato di quote rosa e di “tutela” mi avrebbero mandato a spazzare. Soprattutto la nonna, che a proposito del diritto al voto delle donne (da lei conosciuto solo a una certa età) diceva con orgoglio “chi riesce a portare un figlio in pancia non ha bisogno di votare per guadagnarsi l’immortalità”. Ed era figlia di un portuale di Ancona, non morbida pupilla di nobili lignaggi. Altri uomini, altre donne. Femmine potenti, consce del proprio potere creativo, quelle che senza bisogno di post sui social proclamavano con monolitica tranquillità “La donna fa, la donna disfa”
    Sembrerebbe in questi tempi moderni che sia invece preferibile fare il capo del personale e mettere sul lastrico un paio di migliaia di famiglie, o pilotare un caccia su un villaggio sconosciuto e vaporizzare qualche centinaio di figli di mamma: più liberatorio, più realizzante, più dignitoso, ed esattamente uguale a quello che fanno gli uomini, quei fortunelli.
    Boh.
    Cosa abbia questo a che fare con la criminalità non saprei, anche perchè ormai QUALUNQUE episodio di cronaca nera abbia come vittima una donna viene enfatizzato come femminicidio, mentre i più numerosi episodi con protagonisti uomini MAI (e giustamente) vengono detti UOMINICIDI, anzi, un termine così insensato, fuorviante e razzista non esiste addirittura. Certo che a continuare a presentare le donne come poveri panda pieni di aspirazioni ma bisognose di stampelle di ogni tipo per realizzarle non fa che rinsaldare i pregiudizi sull’ inferiorità. Rivolgersi alla cronaca per conferme, io sono addirittura convinto che donna sia meglio… In realtà sono invidioso e rosico, io come maschio o distruggo qualcosa col tritolo o costruisco qualcos’altro col compensato e la colla, ma non mi sorriderà mai e non sentirò mai il suo battito dentro di me. Se qualcuno/a pensa che sia meglio presentare un powerpoint a un’ assemblea di azionisti, ha bisogno di uno bravo.

    RISPOSTA
    Non sono io quella. Non me ne importerebbe di meno di comandare un plotone o guidare un aereo o, pensa te, diventare presidente della Repubblica.
    Ma, nel caso che qualcuno scriva, ancora e ancora, che le donne sono di più e detengono il potere quando è evidente anche ai cechi che non è cosi e che il maschilismo inteso come sopraffazione è sempre più marcato… mi sento autorizzata a farmi girare gli occhi!
    Si chiama impegno civile, da qualcheparte deve pure uscire un minimo, dico un minimo di indignazione.
    Delle tante donne che leggono o partecipano a “Italians” non ne ho sentita manco una: eppure avrebbero anche potuto dire un “ni”, volendo. Ma piuttosto che ammettere che una donna ha il coraggio di cantarle ad un uomo in pubblico, se ne stanno buone e zitte sotto coperta. Cosi va il mondo non ho mai affermato che le donne sono tutte delle sante!
    Ma devo dire che, Alberto, se non scherzi, hai avuto guts, come dicono gli americani. Ammettere di “rosicare” perché da uomo non puoi generare, ti fa onore.
    PS: il maschicidio non viene chiamato cosi perché ad uccidere un uomo è sempre un altro uomo e non il compagno/amante/amico/ o comunque chi dichiara di amarti e poi ti strangola.

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  8. Signor Nencioni,

    “stile moglie lagnosa standard”
    Dove l’ha presa questa espressione, nel manuale del perfetto maschilista?

    “Il potere si prende, non si chiede.”
    A parte che le donne non chiedono potere, ma parità di diritti, di trattamento e di dignità, sembra che lei abbia vissuto sotto uno di quei regimi che ben conosciamo, nazismo, stalinismo, fascismo.
    Dico sembra, perché immagino che lei non sia più che ottuagenario, e sia nato in un regime democratico che dovrebbe apprezzare.

    “ma il vero potere è da altre parti che hanno i soldi o le armi.”
    Il vero potere ce l’ha lo Stato di Diritto, quello a cui si riferisce è abuso di potere.

    “razzistica rappresentatività basata sulle gonadi”
    Signor Nencioni, le palle non c’entrano niente, sono solo un organo naturale che serve alla fecondazione.

    “se il drone assassino è pilotato da un portatore di testicoli o di ovaie”
    Lei insiste con l’attribuire agli organi genitali, un’ideologia che non hanno.
    Mi creda, sono il cervello, l’attitudine fisica, la cultura, l’educazione, quelle che fanno la differenza.

    “non propongo scale e graduatorie”
    Ha fatto bene a specificarlo, perché non s’era capito.

    Rispondi
  9. “..ad uccidere un uomo è sempre un altro uomo… ”
    Ovviamente (e statisticamente) NON è vero, ma è inutile e misero sottilizzare sui numeri postando link a fatti di cronaca: resta il fatto che il termine non esiste, e grazie al Cielo, perchè se ammetti che ESISTA per lo stesso reato una differenza di DENOMINAZIONE in base al sesso (o alla religione, o alla razza) poi troverai sempre qualcuno che alle denominazioni appiccica anche delle differenze di GRAVITA’. Ammazzare è ammazzare. E’ vero che in questo modo anche le “esportazioni di democrazia” e le “operazioni di peacekeeping” assumono una sfumatura sinistra di non-giustificabilità che rischia di far male al PIL…

    “..avrebbero anche potuto dire un “ni”, volendo. Ma piuttosto che ammettere che una donna ha il coraggio di cantarle ad un uomo in pubblico, se ne stanno buone e zitte sotto coperta. ”
    E il bistrattato Lenzini che ha detto di tanto diverso?

    “Ammettere di “rosicare” perché da uomo non puoi generare, ti fa onore”
    Ti ringrazio, ma non l’ho scoperto io, credo sia una illuminante riflessione del sommo Cesare Musatti, il padre della psicanalisi italiana. Non serve tanta introspezione, basta un buon whisky in una serata che piove oppure guardare gli occhi di una mamma molto giovane, da fotografo ho un occhio più sensibile. Anni fa, dopo un post su questo tema nel forum della Rodotà sulla Stampa, mi venne a cercare la Bignardi per raccontare questo sentimento in una sua trasmissione, e venne fuori un pieno. Ma questa è un’altra storia….

    RISPOSTA
    Beh raccontacela se ti va.
    Certo, lo so che l’invidia della maternità è una sindrome psicologica ma non mi va di stare a fare l’analista da blog.
    Il termine non piace neppure a me anzi a dirla tutta mi fa ribrezzo ma bisogna pur chiamare le cose con un nome, chiamarlo omicidio è fuorviante perché è diventato un fenomeno cosi peculiare che deve in qualche modo differenziarsi, poi, come si chiama si chiama che improtanza ha? basterebbe che non succedesse più.
    Lenzini non ha dettto nulla al riguardo delle donne che non reagiscono alle provocazioni, ma ha detto che le donne detengono già il potere e non fanno che lamentarsi… è diverso.

    Rispondi
  10. Lei, signora Gazzato, scrive: “Vedi, lo stesso Lenzini non ha replicato quando gli ho scritto che le sue affermazioni sul fatto che non sia vero che le donne sono pagate meno.”
    Se legge bene, io non ho mai messo in dubbio che questi dati siano veri, come è vero che le donne sono mediamente più basse degli uomini e pesano di meno. Le pare giusto? Forse no, ma è così.
    Credo che i dati vadano interpretati. Le cito una battuta che dicevo a volte ai miei collaboratori quando mi portavano dei dati strani: “I dati non parlano mai spontaneamente. Per farli parlare bisogna torturarli!”
    Non ci dobbiamo fermare al dato puro e semplice. Ci dobbiamo entrare dentro e capirne il perché.
    Io ho scritto che non mi risulta in nessun contratto di lavoro che le donne abbiano una paga base inferiore a quella degli uomini (se sbaglio, mi smentisca), e avevo accennato anche ad alcune possibili motivazioni (soprattutto le assenze per maternità) che possono scoraggiare la nomina di una donna in una posizione nella quale serve continuità.
    Purtroppo tocca alle donne fare i figli, e un’azienda non può stare sette mesi senza direttore generale. Non si scappa.
    Lei accenna al part time e ad altre motivazioni, che spiegano in parte la differenza di retribuzione. Le altre motivazioni vanno cercate e trovate, Se no, è inutile parlarne.
    Le faccio notare che, in certe professioni, la differenza non c’è, o, quanto meno, non dipende da vincoli o chiusura mentale degli uomini, ma dal fatto che le donne sono di meno.
    Per esempio, nelle professioni di medico, magistrato, economista, avvocato, ecc…. Se non ricordo male, l’ex ministro Paola Severino, avvocata, aveva denunciato al fisco un reddito di 8 milioni all’anno. E il nuovo presidente delle Banca Centrale Europea è Cristine Lagarde.
    Quindi, io, al posto di chi propone dati grezzi che evidenziano sperequazioni, cercherei di capire cosa c’è sotto. Fatto questo ci mettiamo intorno ad un tavolo e, se il senso di ingiustizia permane, allora cerchiamo soluzioni.
    Un saluto cordiale
    Luigi Lenzini

    RISPOSTA
    Lenzini
    da La Repbblica Economia e Finanza di gennaio 2018 (ho copiaincollato perché sia più fruibile la lettura):

    “Nel mondo le donne guadagnano in media il 23% in meno degli uomini. Lo affermano le Nazioni Unite, secondo cui il fenomeno – noto come il gender pay gap – è “il più grande furto della storia”.

    Secondo i dati raccolti dall’organizzazione, non vi sono distinzioni di aree, comparti, età o qualifiche. “Non esiste un solo paese, nè un solo settore in cui le donne abbiano gli stessi stipendi degli uomini”, ha detto il consigliere delle Nazioni Unite, Anuradha Seth. Secondo l’Eurostat, la situazione del gender pay gap italiano è tra le migliori del Vecchio continente, poco sopra il 5%. Ma la statistica europea è costruita sulla paga oraria, non sconta quindi altri ritardi della situazione lavorativa delle donne italiane. L’Osservatorio Jopricing, che prende in esame la retribuzione lorda annua nel settore del privato, calcola la differenza nell’ordine del 12% dello stipendio, circa 3mila euro.

    Tornando all’Onu, il divario salariale non ha una o due cause, ma è dovuto all’accumulo di numerosi fattori che includono la sottovalutazione del lavoro delle donne, la mancata remunerazione del lavoro domestico, la minore partecipazione al mercato del lavoro, il livello di qualifiche assunte e la discriminazione. Pertanto, le donne guadagnano meno in generale perchè lavorano meno ore retribuite, operano in settori a basso reddito o sono meno rappresentate nei livelli più alti delle aziende. Ma anche, semplicemente, perchè ricevono in media salari più bassi rispetto ai loro colleghi maschi per fare esattamente lo stesso lavoro. Nel complesso, la stima dell’organizzazione è che per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna guadagna in media 77 centesimi.

    Le differenze tra paesi, tuttavia, sono importanti. Tra i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), vi sono paesi con una differenza inferiore al 5% come Costa Rica o Lussemburgo e altri fino al 36% come la Corea del Sud. I confronti sono complicati, dal momento che i numeri cambiano a seconda della fonte e della metodologia, come visto sopra per il caso italiano. In Spagna, ad esempio, il divario è dell’11,5% secondo i dati del 2014 utilizzati dall’Ocse, e del 24% secondo i dati di un rapporto pubblicato un anno fa dal sindacato Ugt. Secondo i più recenti calcoli dell’Ocse, in Giappone il divario è del 25,7%, negli Usa del 18,9%, nel Regno Unito del 17.1%, in Germania del 15,7%. La differenza di salario tra uomini e donne si amplia generalmente in relazione all’età, soprattutto quando le donne hanno figli.”
    Ripeto: per ogni dollaro guadagnato dall’uomo la donna guadagna 77 cts. ma questo in media.
    Vede Lenzini, se lei non crede neppure a questi dati allora i casi sono due: o è in malafade oppure è un santommaso per partito preso e non avrei ragioni, visto che non la conosco , per credere a nessuna delle due ipotesi, ma la terza, non è data, almeno al momento.
    Poi, se lo lasci dire da una donna, se parlo potrebbe pure darsi che sappia di cosa parlo, non crede?
    Poi, scusi ma francamente se lei avesse detto a me questa frase…sinceramente non credo saremmo andati molto d’accordo:

    “Credo che i dati vadano interpretati. Le cito una battuta che dicevo a volte ai miei collaboratori quando mi portavano dei dati strani: “I dati non parlano mai spontaneamente. Per farli parlare bisogna torturarli!”
    Forse più che torturarli lei li voleva piegare ai suoi desiderata. Ma non è l’unico creda.E’ in buonissima compagnia.
    “Un’azienda non può stare sette mesi senza direttore generale”?
    Certo che no, si rimpiazza col vice, che c’è sempre e si mantiene il posto come si farebbe con un uomo se si dovesse assentare per malattia a lungo o come succede quando il capo è in viaggio all’estero anche per lungo tempo.
    Non mi dica che non esiste un rimpiazzo su cui contare in un’azienda che si rispetti!
    Che siano le donne a fare i figli è una scoperta dell’acqua calda, negli altri paesi (molti paesi più progrediti di noi) non è affatto un problema in Italia si fanno firmare dimissioni in bianco. Una schifezza.
    Poi, io sono più alta della media altezza degli uomini e, le assicuro non sono affatto debole. Sono d’accordo a cercare soluzioni ma su cosa ci sia sotto non faccia finta di non saperlo: sono cose persino troppo risapute, ma fino a che le donne sono disposte ad accettarle andranno avanti in questo modo.
    Io non le ho mai accettate e meno che mai le accetto ora. Sarebbe ora e tempo che l’Italia cambiasse mentalità e la finisse con questo triste andazzo.
    Il maschilismo è purtroppo una realtà sempre più diffusa.

    Rispondi
  11. “.. si mantiene il posto come si farebbe con un uomo se si dovesse assentare per malattia”
    Non entro in nessuna altra considerazione, perchè è ormai il solito parlare a mele e rispondere a bulloni di ideologica memoria, ma questa affermazione da quale romanzo di fantascienza salta fuori? Qualcuno ha lavorato nell’industria? Io sì, per una vita. A certi livelli ti fregano la sedia mentre sei in pausa pranzo, altro che vice e mesi. Uomini, donne e stilisti, stesso trattamento paritario. Perlomeno alle donne è assicurato, per quanto malamente, il mantenimento del posto di lavoro durante la gravidanza, con tutti i problemi che ne conseguono prima, durante e dopo.
    E’ un prodotto deleterio del materialismo capitalista pensare che qualità della vita sociale sia misurabile col PIL e la realizzazione della persona corrisponda allo stipendio – sono parole di Robert Kennedy, non di MaoTsetung. Per carità, la ricchezza aiuta eccome, non sono io a farneticare di “missioni” e di “vocazioni”. Ma non mi sembravano eccezionalmente o diversamente felici i miei parenti bulgari sotto il comunismo, dove la parità di salario esisteva ed era assoluta, e non mi raccontano di depressione diffusa i miei amici cubani, che a casa loro hanno le pezze al sedere e un regime non particolarmente benevolo. Forse anche in questo caso usiamo strumenti di valutazione inadeguati o del tutto sbagliati.

    @mr. Alessandro: “Il vero potere ce l’ha lo Stato di Diritto”.
    Ha ha ha ha.
    Glielo vada a raccontare agli Iracheni. O ai Palestinesi. O ai Tibetani. O a chi gli pare dei millemila Paesi invasi, colonizzati, spremuti, stuprati, rapinati, o al peone che per campare deve sperare che l’Uomo Del Monte (una multinazionale, le ricordo) dica di sì. Un po’ di realismo, suvvìa…

    RISPOSTA

    Alberto
    lo so come funziona il mondo del lavoro: la parità tra uomo e donna nello strapparsi le sedie da sotto il sedere è garantita ma per le donne è solo un po’ più uguale e spesso non solo non ritorovi la sedia dopo una gravidanza ma la devi lasciare alla prima nausea oppure rischi di trovarti seduta sul pavimento. E non sarebbe l’ideale.
    Neppure la parità di stipendio garntisce la felicità, quella non viene garantita da nulla neppure dalla richezza, ciò non toglie che sia ingiusto pagare di meno le donne sempre e comunque e in molti casi non pagarle affatto anche perché possono diventare degli”impiastri” con un “grosso problema” da gestire.
    La maggior parte delle donne ormai non se ne prende di questi problemi, ne ha fin troppi e chi lo fa sa a che cosa va incontro.
    Ma qui parliamo di quello che sarebbe giusto. Ma in Italia c’è qualcuno che ancora crede nella giustizia?

    Rispondi
  12. Nencioni, legga tutta la frase:
    “Il vero potere ce l’ha lo Stato di Diritto, quello a cui si riferisce è abuso di potere.”
    Appunto in quegli stati da lei menzionati è abuso di potere.

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  13. Lei continua a dire che io contesto i dati, ma non è vero. Non l’ho mai fatto. I dati evidentemente sono veri.

    Sostengo solo che bisogna verificare caso per caso il perché di queste differenze e capire se dipendono da un atteggiamento maschilista degli uomini oppure da cause oggettive.
    Nella mia vita lavorativa non ho conosciuto nessuna collega donna che si lamentasse di guadagnare meno di colleghi uomini (anche perché non era vero) , oppure di avere la carriera ostacolata dal suo ruolo di mamma.
    Una mia collaboratrice diretta, laureata in ingegneria, mi chiese consiglio su quale fosse il momento migliore per fare un figlio insieme al suo compagno. Ne parlammo serenamente e io le diedi delle indicazioni riguardo alle sue prospettive di carriera, in base alle quali le consigliai il da farsi. Lei seguì i miei consigli ed ebbe una bella bambina senza contraccolpi sulla carriera.
    Nel nostro colloquio non percepii mai da parte sua amarezza o senso di frustrazione per il fatto di dover programmare la maternità. Da brava ingegnera ragionava lucidamente e concretamente e si rendeva ben conto dei problemi reali di una assenza dal lavoro di parecchi mesi. Del resto, anche io e mia moglie programmammo la nascita di nostro figlio pur non avendo lei problemi lavorativi al riguardo.

    Quanto al fatto che in Italia le differenze di stipendio a parità di mansioni siano trascurabili (5% contro il 36% della Corea del Sud) io lo vedo come un fatto negativo. Purtroppo, in Italia la meritocrazia è ancora fortemente osteggiata dai sindacati, e gli stipendi sono indebitamente appiattiti, sia all’interno dello stesso genere che tra generi diversi.
    RISPOSTA
    Certo, si deve valutare caso per caso, ma il maschilismo non lo sottovaluterei, partendo da quello e combattendolo seriamente, molte cose potrebbero migliorare e non solo per le donne.
    Il 5% è un dato medio calcolato su certi parametri, ma ci sono differenze molto maggiori.
    Che gli stipendi siano bassi un po’ per tutti, tranne che per i grandi manager delle multinazionali o del pubblico è iun dato di fatto e su questo punto andrebbe fatta una seria rivisitazione delle politiche degli ultimi anni.(in maggior parte liberiste).
    Certo la nascita di un figlio va sempre programmata, chi è che può fare figli a casaccio, oggi? Ma neppure è tanto vero che per la maggior parte delle donne non sia un problema, forse non ne hanno mai parlato con lei ma le assicuro che, nella stragrande maggioranza delle donne, il problema è sentito, eccome.

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  14. Le donne manager, secondo me, sono meno degli uomini perché la base delle candidate è più ristretta, come del resto in politica.
    La piramide al vertice della quale si trova la nomina a presidente, amministratore delegato o direttore generale ha alla base l’università, e in una certa misura la scuola media superiore, e qui le donne cominciano a scegliere.
    Se la maggior parte dei laureati in ingegneria, economia e altre facoltà tecniche che aprono la strada alla carriera manageriale sono uomini, la probabilità di avere donne al vertice è minore.
    Le donne che si iscrivono a lettere, lingue, pedagogia, psicologia, storia dell’arte e simili hanno deciso in partenza che non gli interessa diventare dei manager.
    Una scelta rispettabilissima di però bisogna accettare le ricadute.
    Oggi in TV Emma Bonino, che è una femminista pacata e intelligente, ha detto chiaramente che ci sono attività più adatte agli uomini e altre più adatte alle donne.
    RISPOSTA

    Lenzini
    può produrre la prova di quanto dice sulle affermazioni della Bonino? Le femministe “pacate e intelligenti” dunque esistono?
    Ma perché non cerca lei di convenire con me su alcune verità che esistono come lei afferma? Perché dovrei essere io a cercarle?Le cerchi lei e poi me le faccia conoscere.
    Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Scommettiamo che ci sono donne oltre che uomini, che direbbero che non fanno abbastanza per contrastarla e che si sottomettono troppo?
    Lascio a chi se la sente di replicare ai suoi tanti quesiti, che mi sembrano più certezze inconfutabili, da come si esprime.

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