Giorgia dice no

Un articolo uscito sulla Stampa, prende un po’ di petto e anche di punta, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Inizia col dire che lei è l’unico leader di partito donna a dire di no a Draghi e che ciò è curioso.

Volendo sarebbe anche curioso il fatto che lei  sia una delle pochissime leader di partito donna, in Italia è un caso quasi unico a parte Emma Bonino leader di Più Europa. E non serve essere femministe per vedere quanto poco le donne siano presenti in questa crisi politica. Non si vedono che facce maschili sfilare, sempre e dovunque.

L’articolo dice anche che Giorgia Meloni ha “prodotto” la figlia col suo compagno. Una frase che ha fatto inorridire molti esponenti del partito che si sono subito lamentati. E con ragione.

Al solito, quando si tratta di una donna si batte sul tema della maternità. Chiaramente è vulnerabile una donna quando le si parla dei figli. Ma lo sarebbe anche un uomo, ma si fa con gli uomini? In genere, no. Non si fa.

Naturalmente la frase è sconcia e il direttore Giannini ha dovuto scusarsi. Ma la “colpa” rimane. Un giornale del calibro della Stampa non dovrebbe mai permettersi di scendere nei sotterranei della contrapposizione politica in questo modo.

Giorgia Meloni può piacere o non piacere ma è la leader indiscussa di un partito che nei sondaggi è arrivato al 16% e le sue quotazioni sono in salita. Quindi molto più seguito di altri partiti che sono attualmente rappresentati in Parlamento.

Una frase brutta che l’autore dell’articolo avrebbe dovuto meditare di più. Ma non lo si fa mai abbastanza e quando si tratta di colpire una donna i colpi bassi si sprecano. Inutile dire che sono solidale con lei.

Non mi rappresenterà mai come politico e non voterò mai il suo partito ma come donna mi sembra doveroso affermarlo. E’ davvero il minimo.

Poi, dal lato squisitamente politico, che dire? Mi meraviglio da sola, ma ho ascoltato tutto il suo discorso all’uscita dalle consultazioni col presidente incaricato Mario Draghi e, lo confesso, non ci trovo nulla di più che ragionevole.

Sta all’opposizione ma con responsabilità, non si opporrà alle cose che ritiene giuste per il bene del paese  e collaborerà quando lo riterrà giusto. Si sentirebbe schiacciata dalla maggioranza che troverebbe sempre sbagliate le sue proposte (come è successo sinora) e perciò non vede perché prestarsi a quello che lei non definisce in quella sede “inciucio”, ma lo da chiaramente ad intendere. Non fa per lei, per il suo partito e perciò dice no.

Più chiaro di cosi! Una donna decisa, Giorgia anche quando deve dire no. “Chi mi ama mi segua” e gli altri in roulotte.

Che cosa c’è di cosi sbagliato in questo?
Perché attaccarla come se si trattasse di un grave sgarbo istituzionale se lei non se la sente di dire si a prescindere?

Democrazia vorrebbe che si capissero anche le ragioni degli “altri”.

A me quelle di Giorgia Meloni, qui e ora, sembrano condivisibili, anche l’opposizione ha un ruolo ed è un ruolo importante. Lei ha scelto questo (per ora) e non credo sia da insultare per questo.

Speriamo che Draghi riesca nel suo intento di unificare l’impossibile, mi sento di potergli dare fiducia. Votare non si può, dicono, il popolo sovrano, almeno per ora, può attendere.

Il premier col ciuffo

Visto che ieri con Mauro si parlava della ridondanza dell’archivio del blog mi è punta vaghezza di rileggere quello che scrivevo su Conte in tempi molto recenti (ma che sembrano ere fa), ho trovato subito questo che vi ripropongo, solo per poter fare le valutazioni del caso, se è il caso e se ne abbiamo voglia e non vogliamo sempre parlare solo di politica o di Carola Rackete che ormai ha i fischi alle orecchie e si è anche comprata qualche dozzina di amuleti per esorcizzare la “simpatia che ancora oggi, molti italiani le riserbano e non perdono occasione per “lodarla”. Io direi che in questo momento abbiamo “altri problemi”, come ad esempio questo signore qui, piombato da Marte e rimasto qui a rimestare con la politica col risultato che vediamo tutti.

Mi è sembrato ridicolo l’altro giorno, quando ha dato la breve conference call davanti al Palazzo. Un’uscita infelice da uno che non ci sta a perdere ma vuole dare da intendere che è tutto un malinteso e che presto lui ritornerà agli allori per ora solo riposti nello sgabuzzino e ben custoditi dal suo eminente grigio che sta dietro le quinte ma chiede compensi molto alti alla Repubblica per portare la voce del premier e indicargli la via del successo (!), cosi bene, cosi tanto bene, come si è visto da portare alle stelle lui e alla stalle noi. Ma è una cosa da nulla…:

 

 


Il premier (Camale)Conte Giuseppe  è stato a inaugurare l’anno scolastico in una scuola di Norcia. Ha fatto un bel discorso agli studenti.

Gli ha detto che possono mandare a casa il governo se non farà le cose fatte bene. “La sfida del recovery è per voi, mandateci a casa se perdiamo” Avranno capito? O si saranno fatti una risata sotto la doppia  mascherina e il banco monoposto?

Ci sorprende sempre Conte, lui non è mai in campagna elettorale perché non ha un partito ma però ha un governo.

Eh si. Il governo è suo. Questo è il Governo Conte e guai a chi lo tocca.

Ci sta lui li sopra, sul trono di premier a scrivere Dpcm, decreti e decretini, soprattutto questi ultimi.

Il Parlamento è un posto dove lo si vede poco, ha troppo da correre dovunque ci siano telecamere pronte a riprendergli il ciuffo ribelle.

Perché è ribelle il ciuffo di Conte.

Non gli riesce di tenerlo apposto neppure col gel, neppure con la lacca. Ricorda un po’ quello del mitico Bobby che arrivava sul palco con un ciuffo a cascata che dopo due minuti gli cascava sugli occhi e le ciglia si inanellavano nei capelli tanto da non capire dove cominciavano le prime e finivano gli ultimi.

Il premier ci tiene al suo ciuffo. Se lo spazzola e lo sistema davanti allo specchio per ore. E’ ciuffo da premier.

Non crediate che sia una banalità, un pettegolezzo da corridoio di Montecitorio, è una cosa molto seria.

Ora, pare che gli onorevoli debbano pagarsi il barbiere, almeno cosi pare, ma i premier? Anche loro non hanno più il barbiere privato e pagato dallo stato?

Mi meraviglierei molto. Ma come. diamo i premi a Chiara Ferragni per “l’impegno civile” e non diamo un barbiere a Conte con tutto l’impegno che ci mette ad avere un ciuffo civile?

A proposito, non seguo molto le prodezze della donna del secolo, mi pare la moglie del tatuato, la figlia della scrittrice….si insomma una che per puro caso è entrata a far parte del mondo dorato della celebrità e si batte come una leonessa per i poveri e i diseredati e per questo la premiano, però, avrei una domanda.

Ma che cosa se ne fa una così di tutti questi premi, onorificenze, followers….thumbs ups etc.etc.?

Ma non ci si stanca ad essere sempre sulla cresta dell’onda?

Mah…

CamaleConte non si stanca mai dell’onda del suo ciuffo, se lo cura ogni sera con una pomata speciale che gli ha fatto arrivare Donald dagli Usa: si chiama Trumpglue (colla di Trump). Gli ha anche scritto che la userà per rimanere incollato alla presidenza. E Conte, mi sa che oltre che sui capelli ne spargerà un pochina anche sulla sedia da premier. Hai visto mai che funzioni? Trump e Conte, amici per la …colla.

 

 

Atarassia

 

Cosi l’ex premier Renzi intervistato dalla CNBC: “L’Italia ha un sogno e questo sogno è nelle mani di Mario Draghi”.

Si, ha ragione l’Italia sogna di uscire dalle crisi, tante crisi e lo vuole fare subito, adesso anzi ieri. Sentiamo dire da molto tempo che la politica è scollata dal paese. In effetti è tutto cosi surreale. Molti faticano a capire. Per dire la verità ci mettono anche poca  attenzione, se ne infischiano, diciamo la verità. Convinti ancora che basti mettere una crocetta ogni tanto e lassù qualcuno ci dia un’occhiata, anche distratta. Purtroppo non è cosi.

Prima dell’assalto alla diligenza dei grillini, in molti gli hanno creduto. Sono rimasti molto delusi, hanno proprio preso delle scarpate in faccia. Sono stati forse un po’ contenti quelli che hanno percepito il RdC, elemento indispensabile all’ascesa del Movimento. Senza di questo molti voti non sarebbero arrivati nelle saccocce avide dei grillini. Hanno distribuito i soldi di tutti a qualche italiano che ne aveva bisogno, a qualcuno che ha fatto carte false e non ne aveva bisogno, ma l’obiettivo di dare lavoro è stato mancato in pieno e non a causa della pandemia. La pandemia è solo una scusa, un alibi, un paravento.

Ora abbiamo di bel nuovo Renzi in tutte le salse, lo chiamano tutti a discettare sul suo ruolo decisivo nella crisi di governo che sta portando alle consultazioni di Mario Draghi. Fino a qualche mese fa sembrava impossibile, Conte sembrava incollato alla poltrona e si diceva che sarebbe durato fino al 2023. Lui per primo lo diceva tronfio di stati emergenziali uno via l’altro.

Ma c’era chi dentro la macchina ha deciso di togliere la chiave dal cruscotto. E ha fatto bene, anzi benissimo. Conte ci stava portando nell’ atarassia  assoluta. Non più Repubblica democratica ma Repubblica atarassica.

Ma dall’atarassia all’incoscienza il passo è breve. Diventare anime morte era dietro l’angolo.

Siamo stati ad un  passo dal punto di non ritorno. Dobbiamo ringraziare chi ha suonato la tromba e ha dato la sveglia.

C’era qualcuno che stava per suonare il silenzio.

Malintesi

Non può che essere un bene se si forma un governo con a capo Mario Draghi, al punto in cui siamo. Verrebbe da dire: tanto tuonò che piovve.

In fondo i due governi Conte nati sul grave malinteso che la politica può tutto, anche ingannare gli elettori che mai avrebbero preventivamente approvato certe strane alleanze, hanno fallito miseramente e tocca ora liberarsi delle macerie che hanno prodotto.

Perché la politica è un brutto affare, lo sappiamo tutti come viene a volte definita, un affare spesso sporco. Ma la politica deve essere soprattutto al servizio dei cittadini. Quello a cui abbiamo assistito in questi tempi recenti e travagliati è stata l’apoteosi dell’antipolitica, ma non intesa  nel senso “buono” che ci volevano far credere, di eliminare la cosiddetta “casta” per portare trasparenza e onestà nei partiti e tra chi li compone. Ma è stata l’ipocrisia che si è rivelata nelle forme peggiori di adattamento alla regola che una volta preso il potere non lo devi mollare a nessun costo.

Chi diceva : mai con questi partiti, si è alleato  con tutti pur di rimanere li. Chi, diceva lo stesso, dalla parte avversa, si è poi rassegnato “per il bene del paese” a fare patti con chi fino  a poco prima li aveva visti come una cosa ributtante.

Non potevano convivere. Ma non perché non riuscissero ad andare d’accordo, ma perché il loro fingere di “andare d’accordo” era una jattura. Era la morte della politica e del paese.

Ed abbiamo visto i danni, uno dopo l’altro accumularsi sotto i nostri occhi a montagne.

Li conosciamo tutti, Ne abbiamo fatto esperienza chi in un modo chi in un altro. E non solo pandemia, non solo virus che ha infestato tutto e questo ultimo anno appena passato, è stato uno choc dal quale faremo tutti fatica a riprenderci. L’epidemia ha toccato tutto il mondo è vero,  ma è stata la gestione della pandemia che ha rivelato falle immense in quello che sembrava a molti un sistema che poteva anche funzionare. Ha rivelato storture evidenti e macroscopici errori che hanno portato un numero altissimo di vittime e devastato il nostro sistema sanitario, produttivo e sociale. Ha rivelato la sostanziale incapacità della politica di reagire davanti all’emergenza.

Abbiamo toccato il punto più basso del nostro sistema democratico mai messo cosi a dura prova da quando è nata la Repubblica Italiana.

E ora avremo forse ancora un governo “tecnico” che dovrà rimettere insieme i cocci di un paese devastato e dovrà usare molta politica per farlo.

Ci riuscirà Draghi? O ancora la sotterranea lotta per il potere ad ogni costo continuerà ad inquinare le acque della politica e a renderle torbide e malsane?

L’esperienza di questi ultimi anni porterebbe ad essere molto pessimisti. Qualcosa deve cambiare, profondamente anche nel nostro tessuto sociale, anche nelle teste dei cittadini. La democrazia per funzionare ha bisogno di tutti. Forse dovremmo dare l’esempio noi alla politica che non la conosce o finge solo di rispettarla. E cominciare col non accettare passivamente tutto quello che promana dalla politica, ma criticare con forza e anche protestare se occorre perché la Democrazia per sopravvivere ha bisogno soprattutto di essere difesa strenuamente da tutti soprattutto da chi deve subire le scelte sbagliate di chi va al potere pensando di farne l’uso che più gli torna utile.

 

Venzi lo sa

Di che parliamo? Di politica? Nooo, non ce la facciamo più. E allora di che? Calcio e donne, sono argomenti off limits, il primo non mi interessa e il secondo sembra partigianeria.

Dunque di che parliamo?

Ma si, va, parliamo di Conte.

E’ un bell’uomo, non c’è che dire. Ha la simpatia della mosca cavallina che ti salta nella zuppa, ma è uno buono, si vede dalla sguardo e anche dal naso.

Ma buono a che? La stavo per dire ma mi trattengo, io non uso nicks né kicks  e perciò mi devo salva e anche guardare. Per il resto che dire? Ha portato avanti con onore il suo ruolo, le cancellerie europee gli hanno aperto le porte, gli hanno dato credito, gli hanno aperto la borsa di Pantalone, ma deve portare i progetti, gli hanno detto.

Ma lui non sa progettare. lui avvocato è mica ingegnere. Non ha visioni, non è un visionario. Al massimo sa riportare a menadito le politiche dettategli da Casalino primo ministro, vero che segue a menadito gli ordini del partito.

Quale partito? Ma quel partito, no? Ecché caspita, quello che sta governando e che ha il merito di averci portato oltre la miseria, oltre la povertà oltre la crisi, insomma oltre, al di la del bene e del male.

I Cinquebeatisssimi stelle. Hanno fermato i popolisti, bloccato i qualunquisti, stoppato i fan….zzisti. Meglio di loro chi potevamo eleggere a governarci?

E però qualcosina di buono hanno fatto eddai…eh si. Anche Lui a suo tempo dicono che abbia fatto qualcosa di buono, ma quanto ci è costato?

Però torniamo a Conte, è lui il personaggio chiave del nostro destino. Conte è pio, il Pio Conte, si vede basta guardarlo, che è pio.

E chi meglio di un pio pio potevamo metterci a governare il paese? A fare il primo dei ministri? Ma per forza, avevamo bisogno di un avvocato, potevamo fare  a meno dell’avvocato? un avvocato fa sempre bene, non si sa mai nella vita, sposatevi un avvocato.

E poi è anche barone universitario, beh, si un Conte Barone è sempre meglio che un Conte e basta. Noblesse oblige. Mi diranno i bene informati, quelli che leggono tanto e trattengono tanto, quelli che imparano a memoria ogni virgola che leggono, insomma i colti o anche coltissimi intellettuali di cui la penisola non difetta, anzi, ne abbiamo a josa, pullulano proprio..,che sono un po’ radical chic.

Ebbene si, oggi, in data odierna, mi autonomino radical chic. A me Conte mi fa sentire una certa puzzetta sotto il naso, la sento a naso proprio, anzi pvopio. A noi vadicalchic politically covvect, piace, anzi ci piace dive le cose come stanno, come sono, non come appaiono.

A me Conte mi puzza. Che vi devo dive? Mi puzza pvopio e se se ne va mi fa un piaceve. Ma cosi nulla di pevsonale, è una cosa mia, ecco il Contetev mi annoia, mi vompe, si diciamo la vevità…ha stancato.

Non mi pave adatto ecco. Anche i Conti alla lunga stancano. Quanto ha stancato anche alla covta…

Mi faccia un piaceve pervsonale, lasci non vaddoppi né tviplichi, ha capito che ha votto? come bisogna divlo?

In inglese? Lo faccio dive da Venzi, ormai lo sa.

Indifferenza

Le crisi dovrebbero aiutare a crescere. La crisi politica ed economica che viviamo non può che aiutarci a regredire.

Ci dicono continuamente: “gli italiani non capirebbero”. Già, noi non capiremmo o non capiamo. Gli fa comodo pensarlo e ancora più comodo crederlo. Ci sarà chi non capisce, c’è sempre quello che se ne frega del momento, di tutti i momenti e riesce a ritagliarsi il suo piccolo, privato angolo di “paradiso” dove si isola.

Ce ne sono più di quanto si immagina persone che fanno cosi, si isolano, fanno di loro stessi un’isola. E’ comodo e aiuta a superare gli eventi anche i più imprevedibili ed imprevisti. L’isola è sempre a disposizione di chi si isola, di chi non vuole vedere che acqua limpida fresca e azzurra sgorgante da fonti immaginarie e inestinguibili.

Sono i sognatori? Gli idioti? I furbi? No, sono persone “normali” che se ne infischiano di tutto e di tutti e vivono li, nel centro della loro isola immaginaria e aspettano che passino gli eventi, tutti gli eventi anche i più catastrofici.

Si potrebbero definire indifferenti? Si, credo di si. Sono tra noi più di quanto si possa immaginare. Freddi ed egoisti? Si, forse ma anche no, semplicemente menefreghisti.

Il menefreghismo è una filosofia e non parlo di quello del ventennio, no ma di quello attuale. Quello che non scaturisce dalla noia ma dalla rabbia ed è un menefreghismo diverso, è un non voler vedere ed è anche un illudersi che i problemi, tutti i problemi si risolvano da soli prima o poi.

Oppure che intervenga sempre qualcuno a risolverli. La rabbia sedimentata durante anni di frustrazioni sfocia nel menefreghismo. Non te ne importa nulla di chi ti sta intorno e diventi sempre più abulico. Indifferente, insomma. E può diventare una patologia.

In questo momento tragico noto molti indifferenti. Li noto tra quelli che girano senza mascherina parlando al telefono, in quelli che se gli chiedi cosa pensano del governo ti fanno spallucce e al massimo rispondono “tanto sono tutti uguali”. In quelli che hanno un’idea ma non te la dicono perché “tanto non vale la pena parlarne” oppure, massimamente urticanti, quelli che non hanno idee e se le hanno se le tengono per sé.

“La nostra vita comincia a finire il giorno che diventiamo silenziosi sulle cose che contano.” diceva Marthin Luther King.

E gli indifferenti sono spesso silenziosi sulle cose che contano, non è che non le vedano, semplicemente non le considerano. Sono come morti davanti alle svolgersi della loro stessa vita.

Le implicazioni di questo atteggiamento sono tante, sono anche il farci dare del “popolo che non capisce”.

Io non rimango indifferente : mi indigno e se mi indigno mi arrabbio e se mi arrabbio parlo e se parlo…

Se parlo dico che questa “crisi” è uno schifo che ci devono lasciar votare prima possibile, capiscano o meno gli italiani hanno il diritto di esprimersi. Gli indifferenti stanno decidendo delle nostre vite.

Non restiamo indifferenti!

Ai posteri? Acchi?

Il presidente Fico ha avuto mandato dal presidente Mattarella di esplorare la jungla della disponibilità dei partiti a sostenere un altro Conte. Sarebbe il terzo.
Ma non si dice terzo non dato?
Questo è il dato. Il dado ormai e tratto ma lo ritrarranno dalla minestra nella quale si sono cacciati con i loro stessi mestoli?
Ardua sentenza per i posteri che ormai avranno la barba lunga, dopo la crisi al buio, anche la crisi al chiuso e freddo (si fa per dire) delle segrete stanze dove si deciderà del nostro destino.
Avremo un Conte ancora? O ancora un Conte?
E sono rimasta colpita dalla severità e serietà con la quale il presidente Fico ha esposto il suo mandato davanti alla stampa, la solennità con la quale ha scandito le parole, la proprietà del suo linguaggio e l’aplomb svizzero (partenopeo) dietro la mascherina che ha esibito.
Soprattutto sono rimasta colpita dalle parole ” dobbiamo fare presto perché il paese attende risposte urgenti”…o giù di li.
Alla faccia della fretta. Sono li che cin cin schiano da quasi un mese sulla crisi aperta e ancora chissà quanto ci vorrà prima di chiuderla e questo mi viene a dire che devono fare presto perché il paese attende risposte urgenti? Ah, ora capisco, Fico è un esponente dei Cinquestelle e la parola “urgente” per i Cinquestelle ha un significato diverso che per il resto del mondo.
Per loro “urgente” significa tirare a campare, stare a vedere, mostrare di fare, ma in fondo dormire.
In fondo e anche in cima.

Me le immagino le “trattative”: “Chi? ancora con quello? Acchi?” e Fico: “Ma non hai capito che è o Conte o morte, preferisci morì, guarda che c’ho il mandato” …”Ah si? e tu vacci”.     Ecco più o meno di questo “tenore”.

Riuscirà il mite, avvenente, dolce Fico a mettere d’accordo ancora una volta chi d’accordo non è, non è mai stato e mai lo sarà,  e a rimettere in piedi Conte?

E formare il Conte Bis o tris o Contebingo!

Non lo chiedo ai posteri, ho l’impressione di conoscere già la risposta.

Tollerare gli intolleranti?

Oggi vorrei affrontare un argomento molto attuale: la tolleranza.

Sappiamo bene tutti come in epoca di internet sia diffusa la moda di insultare, dileggiare, diffamare, sempre o quasi dietro un nickname che dia la possibilità di scrivere quello che passa per la mente senza essere riconosciuti. Si tratta di una pratica piuttosto diffusa, somiglia molto al pettegolezzo di antica memoria. Diciamo che ora le “comari” sono più sui social che nei campielli veneziani.

Ma possono anche riscontrarsi tra quelli che espongono senza tema il proprio nome e indirizzo.

Se ne trovano di tutti i tipi. Il più indisponente è, appunto, l’intollerante.

Quello a cui tutto da fastidio. Non tollera quasi nulla che esca dalla mente di altri e non dalla propria e critica, critica, critica. Non di rado si auto incensa esponendo i propri titoli e benemerenze, plauso sociale, successi amorosi, vita o vite familiari, non di rado dipingendo con toni  tragici le proprie disavventure e lodando sperticatamente quei pochi sodali (o tanti) che hanno capito appieno e mostrano di apprezzare il genio e anche la sregolatezza dell’intollerante criticone, oltre che la sua profonda (da lui presunta) magnanimità. Perché solo delle persone molto intelligenti possono riconoscere i propri simili e a loro va dato atto di averlo saputo “valutare” come si conviene.

Gli altri, tutti, non sono che comparse sulla ridondante scena della sua vita che gli fanno ombra e gli danno fastidio. La gamma del fastidio che prova l’intollerante verso il prossimo è infinita e non si contano le sfumature, altro che 50 sfumature di grigio, si va dal bianco a tutti i colori dell’arcobaleno e potrebbe non bastare.

Naturalmente l’intollerante non tollera quasi nulla degli altri ma, viceversa, non può non riconoscere a se stesso una lunga sfilza di meriti che però mette in evidenza con parsimonia, senza esagerare, ma con costanza, solerzia e precisione matematica. Per esempio se si dichiara cattolico è per certo non praticante, se ama i film gialli non è un hitchkokiano, ma neppure Agathachristiano, se pende a sinistra non sta con nessun partito o non esalta nessun politico perché farebbe troppo “massa acritica”, ma si scaglia ferocemente contro quel partito o quel politico che non sia la rappresentazione più ortodossa della politica delle buone intenzioni (e delle scarse visioni). Insomma sta con chi rappresenta l’idea che ha di se stesso e gliela proietta sulla pareti di casa ad ogni ora del giorno. La più “alta” possibile, naturalmente, ma anche la più giusta, saggia, conveniente e confacente e talora persino conturbante.

Inutile dire che per  sobbarcarsi una simile autostima bisogna continuamente attaccare chi “osa” pensarla diversamente da lui anche di un bit e stare sempre all’erta.

Allora, nel caso debba “difendere le proprie idee” da il meglio (o il peggio) di sé: non bada a spese e tormenta l’interlocutore fino a che questo non si ricorda neppure più da che punto di partenza fosse partito e a quale conclusione fosse pervenuto, l’importante è riuscire a divincolarsi dalla morsa dell’intollerante che non molla mai la presa perché non tollera essere contraddetto.

Ma, attenzione, non tollera neppure essere approvato con troppa facilità, potrebbe esserci dietro il trucco e nascondersi qualche trappola che il nostro fiuta a qualche migliaio di miglia di distanza. Ne ha i mezzi. E’, di solito, ben equipaggiato di cultura superiore (spesso solo millantata) che spazia in molti campi dello scibile, ne ha approfondito tutti i vari aspetti: può contare su esperienze di vita plurime, potrebbe persino ventilare l’ipotesi di essersi reincarnato più volte…ma questo, lo direbbe solo se proprio avesse trovato l’osso talmente duro da fargli esaurire l’inesauribile equipaggiamento di cui dispone, persino quello di scorta.

Insomma, un personaggio che definire solo intollerante non rende perfettamente l’idea della sua complessità ma che è sufficiente per renderlo una delle figure più detestabili  nella vastissima gamma delle diversificate personalità umane.

Però la tolleranza è un tema serio e su questa si sono spese le migliori menti da sempre. E’ un tema complesso e con molte importanti implicazioni.

Per portare il mio piccolissimo contributo a conclusione (spero di non aver annoiato troppo) termino con qualche considerazione:

L’intolleranza si manifesta spesso in coloro i quali si dimostrano tolleranti SOLO nelle situazioni in cui gli viene concesso largamente di essere intolleranti.

L’effetto Dunnig- Kruger  ( teoria psicanalitica che riscontra in molti la tendenza a sovrastimare le proprie capacità ) spinge molti a credersi infallibili e onniscienti e se ricevono qualche reazione avversa alle loro affermazioni, anche indiretta,  la loro intolleranza si manifesta con furore e si scagliano contro  il malcapitato fino a fiaccargli tutte le resistenze arrivando persino a imporsi come sua “guida”.

Ma si tratta solo di intollerabile  imposizione della propria volontà.

La tolleranza  malintesa vorrebbe che si chiudesse un occhio sulle dimostrazioni di intolleranza che arrivano persino all’offesa dell’interlocutore, spesso, si dice, per non innescare guerre.

Ma è proprio la tolleranza degli intolleranti la miccia che spesso scatena le guerre perché la sopportazione ha sempre un limite e quel limite gli intolleranti lo oltrepassano  proprio con lo scopo di scatenare “guerre”.

Quindi, la tolleranza è una virtù solo se tollera il tollerabile e rigetta con forza TUTTO ciò che non lo è.

 

Punta e tacco

Conte attende fiducioso
il suo ruol riconfermato
lui ci crede, n’è convinto
non è affatto preoccupato.

Basta solo aver pazienza
Renzi andrà da Mattarella
gli dirà ch’è tutto apposto
ha scherzato e questa è bella
vuol tornare in maggioranza
e rifare comunella.

Si perché la soluzione sta
soltanto nel cercare quel po’
di buona creanza nel volerla
alfin trovare.

Si rimetton tutti insieme
Conte, Renzi ed il Piddì
con DiMaio e i Cinquestelle
si può far più di cosi?

Il paese non capisce questa
crisi la subisce e d’altronde
Mattarella di mandarci alle
elezioni non ne vuol proprio
sapere, non gli resta che
abbozzare.

Fare finta che la crisi
non sia stata mai annunciata
ma sia stata solamente
una renziragazzata.

E se qualche occhio furbetto
e persin maliziosetto ci volesse
su scherzare, non mi offendo
faccia pure.

Alla fine della fiera della rima
vado fiera e se il senso è un po’
bislacco me ne faccio punta e tacco
l’importante è che il paese
non ne paghi ancor le spese.

Il cincischio anche no

Vanno tutti bene  pur di non votare. Non si può votare, non possiamo esprimerci perché siamo dei poveretti che metterebbero il paese nelle mani di Mefisto.
Tutti i premier possibili vanno bene, ora persino l’ipotesi Renzi o Bellanova o perché no? DiMaio? Sarebbe perfetto, due anni con lui e Casalino a dirigere le danze e siamo apposto.

Da una crisi a un crisone.

Eppure c’è sempre il presidente  Mattarella cui spetta l’ultima parola, vedremo se si fa conquistare dai costruttori di ponti per Conte, oppure se finalmente dirà, signori, fuori tutti che qui decido io. Avete strarotto.
Perché questo polpettone della crisi all’italiana comincia a stufare nel forno.
Cominciamo ad averne le padelle piene.
Ma se riusciamo ad arrivare al 2023 indenni (facciamo le stracorna) si potrà votare o chiederemo di posticipare le elezioni  all’anno di Sanmai? Non sia mai che vincano le destre.

Possiamo noi paese democratico permettere di governare a chi è stato eletto  dai cittadini di questo paese?

Non che io auspichi il governo Salviloni, no, ma in democrazia chi rispetta la Costituzione e la legge ha tutto il diritto di governare se scelto dagli italiani che hanno tutto il diritto, a loro volta,  di mandarlo a casa se non fa il proprio dovere ma cincischia solo per stare al potere.

No il cincischio anche no.

Mi pare il minimo.