Dategli del tu

Il Movimento Cinquestelle è in rotta, o meglio si è rotto, proprio sfasciato, come un giocattolo.

E  Conte è stato chiamato ad aggiustarlo. Ma avrà fatto bene i suoi conti? Si, perché li deve fare col pallottoliere per vedere chi resta e chi va.

Ce l’ho, manca…un album di figurine dal quale mancano molte tessere e soprattutto manca quella del proprietario della piattaforma che se n’è  andato con la stessa sottobraccio ed ha detto: Rousseau è mio e lo gestisco io.

Insomma il figlio del fondatore si è scocciato di non ricevere l’obolo previsto per il suo mantenimento tutti i mesi dai parlamentari grillini morosi  e perciò, chiude. Dice  che non tutti pagano puntuali e che si è stancato di mandare solleciti di pagamento.

Insomma la democrazia costa e lui non ne vuole più sostenere le spese e se ne va.

Ma cosi lascia un Conte in balia dei morosi, cioè dei marosi, insomma in balia di una nave senza nocchiero.

E però Conte  dice che non se ne preoccupa,  dice che morta una piattaforma se ne fan due ed ha già idea di dove farla. Tanto che ci vuole? Ha guidato due governi, non sa costruire una piattaforma? Pare che il suo motto sia: ricomincio da zero, cioè, ricomincia da sé.

Ha chiesto gli elenchi degli iscritti ma, pare, che non ci siano elenchi o che Casaleggio se li tenga stretti per rifondare il movimento da qualche altra parte. Pare assieme a DiBattista tornato sulla scena dopo le trasferte all’altro mondo (si fa per dire), per ritrovar se stesso.

Sguarnito ormai di garante che non riesce più a garantire neppure sulla propria salute mentale, sguarnito di capo politico e sguarnito di piattaforma, il Movimento sta affondando tra le sue stesse macerie.

E Conte è chiamato a recuperarlo con la gru. Ce la farà? Mah! Potrebbe intanto pensare al nome da dargli, potrebbe essere: Il partito dei Coralli? O Il Movimento di Bibbona? Ripartire da una spiaggia non è male per un partito spiaggiato.

Potrebbe Villa Corallina a Marina di Bibbona essere la nuova sede ideale del partito di Giuseppe? No, sarebbe di cattivo gusto. Meglio affittare un bungalow in qualche camping nei pressi e ricomiciare da li.

Ma un bungalow a cinque stelle lusso perché Conte è abituato agli agi.

Potrebbe essere un’idea. Intanto, grillini, dategli del tu.

La Birba Michela

La birba Michela aveva un’auretta
da bimba gentile e un po’ rotondetta.
Da quando però è diventata famosa
e tutti la chiamano a dire qualcosa
si è fatta d’un tratto una donna seriosa.
Ne infila di perle non proprio di panna
che ormai la collana è lunga una spanna.

Ha detto l’altr’ieri che ogni famiglia
non vi sembri strano, ha un Grillo
per casa, ce l’ha o se lo piglia.
E del generale ha detto che è
strano, che è sempre in divisa
le par che la faccia dimostri livore
e per lei divisa vuol dir dittatore.

Insomma Michela la Birba
di cognome Murgia sarà anche
scrittrice di grande talento
però se tacesse e scrivesse
soltanto e ci risparmiasse
le sue frasi al vento non dico
no sempre ma di tanto in tanto
farebbe senz’altro più bella figura
di quella che fa a parlar cosi tanto.

Respirare

Finalmente George Floyd può respirare! Il suo assassino, il poliziotto Dereck Chauvin è stato condannato tre volte, per omicidio colposo, preterintenzionale e omicidio di terzo grado. Rischia 40 anni.
Si può dire veramente che i giudici gli hanno reso, se non la vita, almeno giustizia.
I suoi familiari anche potranno respirare più liberamente sapendo che il suo assassino è in galera.
E’ umano, nessuna “vendetta”, ma giustizia e la giustizia è da ricercare sempre in ogni caso e a tutte le latitudini perché è la più alta forma di riscatto umano e perché le vittime se la meritano.
Perciò onore ai giudici che hanno emesso questa difficile e travagliata sentenza che rimarrà una sentenza storica e che apre ad altre variegate forme di giustizia.
Un evento che può aiutare a cambiare molte cose in positivo, almeno si spera, nella lunga infinita lotta contro ogni forma di razzismo e di violenza del potere.

Intoccabili

L’hanno chiamato Ciro, chissà perché? Non è comune, come nome, ma mi ha ricordato un altro Ciro, il figlio di Sandra Milo, ora non ricordo più perchè ma un giorno, in televisione, lei ho ha chiamato disperata tanto che quel nome è rimasto nella memoria di tanti a lungo e quella scena memorabile.

Lo stesso ha fatto Beppe Grillo, senza chiamarlo per nome, ma difendendo il figlio Ciro, dall’accusa di stupro e accusando i giudici.

“Perché se da due anni sapete che è uno stupratore non lo avete arrestato”? Chiede. E si risponde pure: “perché è innocente”.

Lui, il padre dell’indagato per stupro su una ragazza violentata assieme ad alcuni amici, nella villa del comico in Sardegna due anni fa.

Ora, dopo due anni, il rischio che il figlio debba pagare per questo odioso reato, si sta facendo più reale e prossimo e il padre non lo sopporta e scarica tutta la sua rabbia su un video inguardabile.

Lo difende, dice che lui e i suoi amici sono dei “ragazzi che si divertono”, che c’è un video dove ballano in mutande, ma che sono solo ragazzi che si divertono. Lui veramente dice che sono 4 cog…ma la sostanza non cambia, Si divertivano e basta.

Lei, la vittima, il “pupazzo” con il quale si stavano divertendo, non si è divertita affatto, se, dopo che è uscita viva da quell’esperienza ha trovato il coraggio di sporgere denuncia con tutte le conseguenze del caso.

Beppe Grillo, non è un padre qualunque, è il “garante” di un partito che sta in maggioranza in Parlamento e ha un figlio indagato per stupro di gruppo e non ci sta.

Vuole che il figlio venga assolto, il fatto, secondo lui, non sussiste, la ragazza era “consenziente”. Ma guarda.

Acconsentiva, piena di vodka che, a quanto pare le avevavano buttato giù a forza a che loro sfogassero la loro libido su di lei per tutta la notte e oltre.

Sono “ragazzi che si divertono”. Questa frase è repellente, ributtante, insopportabile.

Grillo non può condizionzare la magistratura in questo modo o anche solo provarci. Grillo doveva stare zitto. O al massimo dire: se è colpevole pagherà. Ma come fa il co-fondatore del partito della superiorità assoluta in fatto di onestà, probità, trasparenza e quanto altro delle meglio virtù che esistono, parteggiare spudoratamente per suo figlio che sta per essere giudicato per un reato cosi infame?

Non lo giustifica affatto il cuore di padre, per niente. Se un figlio sbaglia deve pagare. E lui, con questo gesto plateale e arrogante di persona abituata ormai ad essere al centro di tutte le attenzioni del mondo ha solo dimostrato la protervia del potere in uno dei suoi aspetti peggiori: i figli dei ricchi e potenti sono intoccabili!

 

PS: questa mia sintesi di questo articolo è stata pubblicata oggi su Italians del Corriere della sera (20.4.2021)

Beppe Grillo difende Ciro, suo figlio dall’accusa di stupro di gruppo e lo fa nel peggiore dei modi, accusando giornalisti e magistrati. Lo fa perché lui è Grillo e può. Lui , garante del M5S, il partito dell’Onestà per eccellenza può avere un figlio indagato per stupro? NO. E allora deve essere innocente per forza. Capito signori giudici? Capito signori giornalisti? Da domani un occhio di riguardo per il bravo figlio di cotanto padre, consideratelo innocente e punto. Si “divertivano”, sono ragazzi, non siete mai stati ragazzi voi? Non avete mai fatto ingollare a forza una mezza bottiglia di vodka ad un diciannovenne sprovveduta che poi è stata violentata a turno da 4 “bravi ragazzi” che si divertivano un mondo? Loro si, ma lei? Non pare molto divertita se li ha denunciati, se si è presa la briga di passare per quella che prima ci sta e poi protesta. Perché è questo il messaggio che Grillo vorrebbe far passare. Ci sta no? povero, un padre che ha il cuore spezzato per la sorte del figlio. E la ragazza? Di lei non ci curiamo? Lei era li che si divertiva? E allora dai, su forza, facciamogli anche un augurio di entrare presto in politica a Ciro ‘a papà. Che vi costa?

 

I gufi e la foresta

I gufi ci sono ormai ovunque. Non si può leggere nulla o sentire nulla che c’è sempre li  gufetto  di turno che mastica tabacco e intanto sputa sentenze varie ed eventuali.

Non siamo fuori, non bisogna aprire, non è ragionata la scelta, aumenteranno i contagi e via cosi.

Gli esperti in primis. E poi dicono che dobbiamo fidarci della scienza. Certo, bene, ma con che coscienza vengono a dirmi la qual cosa per poi dirne un’altra subito dopo? Ed è il contrario della prima?

Non voglio fare nomi, ma da quando Draghi ha detto che dal 26 si riapre con cautela e a passi felpati, si sono scatenati i gufi.

Emeriti gufi con tanto di cattedra, curricula che levati, lunghe sfilze di onorificenze, benemerenze e incongruenze. Ma capita…però poi passa.

Eccoli la, in fila, a raccontarci che non siamo fuori che dobbiamo attenzionare questo e quel respiro e poi, non se ne può davvero più.

Non li ascolto più. E neppure ascolto i comuni cittadini, quelli che ne sanno sempre più degli altri, anzi più di tutti e che dicono che se riapriamo ritorneremo daccapo però poi, a casa propria invitano Tizio e Caio e senza mascherina e poi banchettano fino a notte fonda e se ne vanno nel pieno coprifuoco.

Molti italiani se ne infischino delle regole, ma pretendano che gli altri le seguano.

Proprio ieri: sul marciapiedi, camminavo tranquilla, sento un fruscio e mi giro: tre adulti in bicicletta senza mascherina, tutti dietro a me sul marciapiedi ad un bip dalle mie caviglie. Gli faccio: questo è marciapiedi non marciabici. E uno: ma per la strada c’è pericolo.

Capito? Ormai siamo al liberi tutti, non esiste più civiltà il Covid l’ha sconfitta.

I gufi imperversano e la foresta è sempre più nera.

Ma il cielo, però, è sempre più azzurro.

Scelta ragionata

Stanotte ho sognato una signora sconosciuta, in bicicletta. Ho notato che era senza mascherina e le ho detto di mettersela. Lei mi ha guardato con un po’ di sospetto e poi mi ha detto: ” ma guardati te, mi pari un po’ matta”. E se n’è andata pedalando e ridendo.

Mi ha lasciata perplessa al risveglio questa scenetta. Ho pensato che dipendeva dal fatto che ieri sera avevo visto alcuni video del funerale di Filippo d’Edimburgo dove tutti portavano una mascherina nera ben calcata sul volto.

Un funerale ” sobrio” come nelle volontà del principe ma anche quelle del “principe” Covid (molto poco illuminato).

Mi hanno fatto pena un po’ tutti, i singhiozzi della figlia Anna, invecchiata e  bruttina come sempre, per nulla somigliante a lui, che non diventerà mai regina, e Carlo, invecchiato e che forse non diventerà mai re ma abdicherà per il figlio William, già quasi “vecchio” anche lui. A dir la verità mi sono sembrati tutti “vecchi”, di più ancora del quasi centenario defunto che aveva sempre una battuta per sdrammatizzare e sicuramente ne avrebbe avuta una anche per l’evento e lui c’era, di sicuro,  nascosto da qualche parte a guardare la scena.

Mi ha fatto impressione e pena la regina: una vita straordinaria la sua con molti dolori dei quali questo è sicuramente il più grande e mi ha ricordato una mia zia novantenne che un po’ le assomiglia: fiera e indomita come lei e che amava altrettanto il marito che se n’è andato ormai diversi anni fa e che assomigliava un po’ (voi direte: guarda caso) guarda caso, a Filippo.

A proposito di donne straodinarie, mi è venuta in mente la nonna, lei lo era altrettanto almeno per me: straordinaia in tutto. E mi sono ricordata di cosa mi diceva delle lucciole. Ora che sta per arrivare maggio e le lucciole ne sono quasi il simbolo o meglio, ne erano il simbolo, prima che l’inquinamento le riducesse fino al punto di farle quasi scomparire, mi è tornato in mente.

La nonna mi diceva che erano lo spirito dei morti che venivano sulla terra a consolarci. E mi faceva un po’ impressione ma non per questo mi piacevano di meno.

E allora dopo questo triste excursus sulla famiglia reale inglese, vorrei parlare della primavera che ormai non è più alle porte ma è entrata quasi di prepotenza a distrarci dalle nostre miserie umane e a rallegrarci in un periodo certamente cupo che speriamo stia per volgere al termine, se pure lentamente e con tutte le cautele del caso. La scelta “ragionata” del premier Draghi di aprire il 26 prossimo è senza dubbio una buona notizia e non voglio fare come le varie Cassandre che lo criticano e che dicono che il virus non ragiona.

Lui no, ma noi dobbiamo farlo e restare ancora “chiusi” avrebbe aggravato ancora di più la già pesante condizione economica e sanitaria del paese perché non c’è solo il virus di cui preoccuparci.

E allora pubblico questo piccolo racconto che una persona gentile mi ha ricordato qualche giorno fa e che ringrazio ancora per averlo ricordato e che parla proprio delle lucciole, simbolo quasi scomparso di maggio, uno dei mesi che preferisco per molti motivi e che però non dico per non allungare il “brodo”, già di per sé piuttosto “tirato”, ma si tratta di scelta “ragionata”.

Eccolo:

 

 

Le lucciole sono uno dei miei ricordi di bambina più felici. Le rincorrevo e cercavo di prenderle e appena mi riusciva di prenderne una era una festa: Mi ricordo che la tenevo stretta tra le due mani giunte e ogni tanto sbirciavo aprendo le mani leggermente per non farla fuggire. Poi correvo a casa e la mettevo sotto un bicchiere rovesciato per guardarla meglio. Mia madre mi diceva che cosi sarebbe morta ma io ero troppo contenta di possedere una simile preziosa e luminosa creatura e di poter farmela amica.
Ma non appena accendevo la luce per guardarla meglio, lei, da li sotto, si trasformava in un esserino insignificante e mi stupivo di vederla cosi imbambolata e infelice, senza più quella magica lucetta, ferma, immobile e spenta. Sembrava guardarmi e dirmi che era infelice e voleva tornare fuori tra le sue compagne e allora la liberavo rovesciando il bicchiere sul prato e cercando di ritrovarla mentre volava di nuovo felice.
Ma intanto si era fatto tardi e mia madre mi chiamava e non potevo più seguirla nella notte come avrei voluto. E anch’io allora mi sentivo come la lucciola dentro il bicchiere e capivo come doveva sentirsi e mi ripromettevo di non farlo più ma non ricordo se poi ho mantenuto la promessa.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Critici o caporali?

Chi sono i critici a prescindere?

Totò risponderebbe che sono i “caporali”. Cioè gli uomini o anche “ominicchi” che stanno sempre dalla parte della ragione: la loro.

Loro hanno sempre ragione! Saltano la fila? Avevano un motivo valido, certificabile, irreprensibile e insopprimibile! Punto e punto esclamativo.

E portano anche le prove a centinaia, vere o fasulle poco  importa, l’importante è criticare criticare sempre tutto e tutti.

Mai. però, gli “amici”, cioè quelli che stanno “a prescindere” dalla loro parte. Perché gli amici a questo servono  a stare in compagnia, o no?

Bella compagnia del “Brinca” come si dice in gergo goldoniano dalle parti della Serenissima.

Ormai, mutuata dalla politica, la critica a prescindere è un must.

Devi essere sempre contro o se sei pro, lo fai al fine di ingraziarti qualche amico che poi ti aiuti ad essere contro.

Sono pochi ormai gli spiriti liberi.

Quelli che pensano con la loro testa e se ne infischiano di quello che pensano gli altri sia di loro che delle loro idee. Spirito libero sembra, di questi tempi addirittura un ossimoro. Si perché già di “spirito” abbiamo più la percezione di qualcosa di etereo e fugace, non parliamo poi di “libero” che è ancora più astratto. Ne abbiamo fatto esperienza in questi mesi di quanto la libertà sia fugace, caduca, provvisoria e persino transitoria, anche e forse soprattutto in democrazia.

Perché soprattutto? Perché credendo di essere liberi si cade in molte trappole che chi invece sa di non poter contare sulla libertà, riesce ad evitare. Non ci crede, semplicemente e non si illude. E non è un vantaggio da poco.

Ma torniamo ai critici. Non dico criticoni, no, perché i critici sono una categoria molto ma molto più raffinata. , avendo ragione a prescindere e anche quando non ce l’hanno, anzi soprattutto quando non ce l’hanno, se la prendono e con molta arroganza perseguono la loro via verso il convincimento degli altri che loro e solo loro hanno la verità con la à maiuscola.

Se non proprio la verità, almeno la più vivida approssimazione. Non è affatto cosi, naturalmente, ma si intestano pure l’arte sopraffina di farlo credere. Il mondo ai loro piedi. Guardate quanti vanno in televisione a criticare a  prescindere tutto e tutti. E hanno sempre questa faccia a punto interrogativo e il sorrisino stampatino sul labbrino burrocacoato.

Hanno ragione qualunque cosa accada sempre e comunque. Per esempio? Uno a caso  mi viene in mente tout court perché l’ho visto l’altra sera da Lilly Gruber: Marco Travaglio. Ma è solo uno dei tanti, intendiamoci, nulla di personale.

Fateci caso: lui ha sempre ragione, a prescindere. Alla flautata e fintamente ingenua domandina della conduttrice (probabilmente concordata almeno per grandi linee), lui risponde con la sua tesi precisa e sempre puntualmente critica se non tranchant, su tutto quello che non serve a portare l’acqua al mulino del suo partito preferito (  e sappiamo tutti qual’è).

Fanno un po’ schifo tutti, secondo il Travaglio pensiero, tranne “loro” che anche se fanno sbagli e ne fanno (per sua stessa ammmissione) li fanno per imperizia e giovanile impazienza e intraprendente audacia (!), ma mai per “politica”.

Insomma una tesi preconfezionata e assoluta che poi, a seconda dell’intercolocutore, viene sviluppata fino alla noia. Da cadere a terra tramortiti.

Anche la critica è politica. Anzi è spesso solo politica e se  è incentrata al conseguimento del volere avere ragione a prescindere, della più “sporca”.

 

Non dire gatto

Pubblico di seguito una mia lettera pubblicata oggi sulla rubrica Italians del Corriere della sera.

 

Gentile Severgnini leggo la lettera di Irene e Chiara * in risposta a Flavio Cucchi. Si, è tutto vero, è capitato anche a me innumerevoli volte di essere oggetto di attenzioni in strada o altrove, da parte di uomini, soli o in gruppo. Molte anzi moltissime volte. E’ spesso fastidioso, è vero, irritante, è vero, persino desolante. Bisogna dire che qualche volta i complimenti fanno anche piacere, dai su, non neghiamolo. Però è pur vero che a volte possono anche essere osceni. Ripeto tutto vero e potrei raccontare una lunga serie di aneddoti, ma preferisco di no. Perché? Ma perché appartengono al mio vissuto “privato” e mai mi sognerei di raccontarli. Mi sembrerebbe di fare sfoggio di immodestia oppure di rivivere certe situazioni imbarazzanti. Ma è anche vero che, quasi sempre sono passati come una cosa quasi “normale”. Intendiamoci, non che siano sempre state situazioni piacevoli,, no, anzi a volte proprio tutt’altro. Ma mi spiegate come si fa ad impedire che un uomo apprezzi una bella donna quando ne vede una? La guardi e perché no, magari le faccia un complimento? So bene che le donne vorrebbero andare ovunque senza essere importunate e ne hanno pieno diritto, ma ritenere un complimento o anche una frase sussurrata e magari non troppo gradita, un reato, mi sembra dichiarare apertamente una guerra agli uomini che non si sa a quali conseguenze potrebbe portare.. Che si fa? Si va a denunciare un “ciao bella”? Oppure un “ma lo sai che hai proprio un bel …”? Ma se è già difficile denunciare molestie, stalking, violenze, mi spiegate come sia possibile che le autorità diano attenzione ad una donna che denuncia un fischio per strada? Mi pare utopia . E non chiamatelo catcalling: è orribile.

 

*questa è la lettera a cui rispondo

Una risposta a Flavio sulle donne e il catcalling

 

 

 

 

Chiedetelo al virus

Alla domanda di Elisabetta Gardini sul perché non sia stata data l’autorizzazione a manifestare al movimento “IoApro”, nel corso dell’ultima puntata di “DiMartedì” Pierluigi Bersani ha risposto” “Lo chiedete a me? Chiedetelo al  virus”.

Dunque al governo abbiamo il Virus. Il ministro della Salute è il signor Covid 19. Il premier non è Mario Draghi ma sempre Covid 19.

Sembrano uomini ma sono virus, tutti virus.

Ci voleva tanto a capirlo? ecco perché stiamo facendo peggio di tutti e non ne veniamo fuori: il governo è formato da tanti Virus Covid 19 .

Infatti Roberto Speranza, incalzato da Salvini, dice che resta li, non se ne va, per forza è un virus.

E Draghi dice che di lui ha stima e lo ha tenuto per quello: per forza è un virus.

Tutti sono virus, anche Salvini che finge di essere Salvini per ingannarci ma in realtà è un virus.

Siamo nella mani di un virus molto potente che si sta mangiando il paese con tutto quanto ci sta sopra.

Beh, non era tanto difficile capirlo e adesso è chiaro. Bersani mi ha aperto gli occhi. Dice di chiederlo al virus perché anche lui è un virus.

Inutile manifestare per riaprire, fino a che ci sarà il virus al governo resteremo chiusi: rossi, arancioni e al massimo gialli, ma con cautela, parsimonia, forse si vedrà, se sarà il caso, in base ai numeri del contagio, delle vittime, delle terapie intensive e del decorso della malattia, dei vaccini, della campagna e della città, delle mascherine farlocche e delle dosi che non arrivano e che però vanno date con un criterio di precedenza che veda i più deboli in prima fila, in seconda, in terza…i grillini, i piddini, i leuni, i legghini, i forzaitalini….tutti Covid 19.

Poveri(ni)noi!

Vincere

Si sentono notizie molto discordanti in merito alla campagna vaccinale. Ma, tutto sommato, continua. Ci sono molti problemi causati da disorganizzazione e confusione in parte dovuta ad imperizia  e in parte al fatto che non si è pensato in tempo a come procedere.

Non è mai stato fatto un serio e preciso piano nazionale che prevedesse come e qando e su chi agire, il governo precedente aveva dato delle linee guida ma poi le regioni sono andate in ordine sparso, vuoi perché qualcuno ha interpretato a modo suo le direttive e vuoi perché noi italiani a complicare affari semplici siamo speciali.

Ora ci si mette anche Brunetta (eccolo di nuovo) a voler rivoluzionare il mondo della P.A. annunciando assunzioni a migliaia e l’intenzione di rivoluzionare i concorsi per renderli più facili e accessibili.

Ho come la vaga sensazione che Brunetta stia solo facendo un’operazione di marketing della propria immagine, spero di sbagliarmi, ma da annunci simili non è mai uscito nulla di buono in tutte le epoche e sotto tutti i governi.

Tutti o quasi hanno la ricetta miracolosa, ma la ricetta miracolosa non c’è. C’è invece la miracolosa pazienza degli italiani che sopportano tanto e sempre di più e che in questi ultimi tempi hanno davvero dato fondo ad ogni residua riserva.

Io in quanto a pazienza sto messa piuttosto male, ne ho davvero poca.  Se la pazienza è l’arte di saper aspettare con calma io non sono davvero un esempio. Però con gli anni mi sto attrezzando (ma non per i miracoli).

Ed è per questo che oggi mi sento di essere un pochino più ottimista di ieri.

E sapete perché? Perché ho visto un video che ritrae degli inglesi seduti all’esterno dei pub mentre sorseggiano birra e altre bevande, chiaramente felici di festeggiare le riaperture dei pubs e dei ristoranti.

Ed ho pensato: ma se ci sono riusciti loro, noi, che non siamo certo da meno di loro, perchè non possiamo fare presto altrettanto?

E sono sicura che quel giorno non è lontano. Pur con tutti i problemi: vaccini a rilento caos delle prenotazioni e quanto altro, stiamo procedendo a vaccinare e stiamo anche affrontando il virus a muso duro. Abbiamo avuto molte vittime è vero. Ma credo sia giusto ora cercare di guardare avanti con la determinazione di arrivare a vincere questa che è la battaglia del secolo.

Non mi sento di dire la parola “speranza”, credo sia anche chiaro il perché e credo che la userò poco anche in futuro.

Non so perché ( ma lo so) mi da la sensazione di dover ricorrere a qualche gesto scaramantico.