I gufi e la foresta

I gufi ci sono ormai ovunque. Non si può leggere nulla o sentire nulla che c’è sempre li  gufetto  di turno che mastica tabacco e intanto sputa sentenze varie ed eventuali.

Non siamo fuori, non bisogna aprire, non è ragionata la scelta, aumenteranno i contagi e via cosi.

Gli esperti in primis. E poi dicono che dobbiamo fidarci della scienza. Certo, bene, ma con che coscienza vengono a dirmi la qual cosa per poi dirne un’altra subito dopo? Ed è il contrario della prima?

Non voglio fare nomi, ma da quando Draghi ha detto che dal 26 si riapre con cautela e a passi felpati, si sono scatenati i gufi.

Emeriti gufi con tanto di cattedra, curricula che levati, lunghe sfilze di onorificenze, benemerenze e incongruenze. Ma capita…però poi passa.

Eccoli la, in fila, a raccontarci che non siamo fuori che dobbiamo attenzionare questo e quel respiro e poi, non se ne può davvero più.

Non li ascolto più. E neppure ascolto i comuni cittadini, quelli che ne sanno sempre più degli altri, anzi più di tutti e che dicono che se riapriamo ritorneremo daccapo però poi, a casa propria invitano Tizio e Caio e senza mascherina e poi banchettano fino a notte fonda e se ne vanno nel pieno coprifuoco.

Molti italiani se ne infischino delle regole, ma pretendano che gli altri le seguano.

Proprio ieri: sul marciapiedi, camminavo tranquilla, sento un fruscio e mi giro: tre adulti in bicicletta senza mascherina, tutti dietro a me sul marciapiedi ad un bip dalle mie caviglie. Gli faccio: questo è marciapiedi non marciabici. E uno: ma per la strada c’è pericolo.

Capito? Ormai siamo al liberi tutti, non esiste più civiltà il Covid l’ha sconfitta.

I gufi imperversano e la foresta è sempre più nera.

Ma il cielo, però, è sempre più azzurro.

2 commenti su “I gufi e la foresta”

  1. E visto che se ne sono scappati (nella foresta?) quasi tutti, mi commento da me e cosi potrebbe anche darsi che sia pure d’accordo:

    Ci sono scienziati e scienziati. Fidarsi della scienza? Quando non hai altra scelta va bene, ma se puoi fermarti a riflettere è bene farlo.
    Anche la scienza sbaglia, si rincorrono tesi e antiesi e non mi va di fare la cavia per nessuno scienziato neppure il più illustre. Uomini sono, anche loro.
    Mi fido ma con riserva. Ovvio che è meglio andare con fiducia sotto i ferri, che scelta hai, se non ce l’hai? ma se la situazione non è cosi drastica, un pensierino ce lo faccio.
    Ormai gufano i più, sul Covid. Hanno ragione? Si, ma in parte e potrebbero anche avere torto e ancora tutto in divenire.
    Ma si riempiono di boria, alcuni e altri, sono troppo sicuri di sé per essere credibili.
    Preferisco quelli che tacciono. Almeno se devono ritrattare non avendo parlato, non serve.

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  2. Poveri gufi, ma perché sono stati scelti a simbolo di male augurio? A me fanno una grande simpatia (i gufi non metaforici, s’intende).
    Pero, pur non amando coloro che ad ogni piè sospinto mettono in guardia -“Attenzione!”, “Non è detto”, “Potrebbe succedere così e cosà”, e così via- a volte occorre rifletterci su.
    Dicono “scelta ragionata”, sarebbe meglio parlare di “rischio calcolato”, almeno la parola “rischio” è lì per ricordarci che il fenomeno (dico, il virus) non è che si possa imbrigliare così facilmente come si possa ritenere agli albori (almeno in Italia) delle vaccinazioni. Inoltre, certi “calcoli” sono più simili a cedimenti alle proteste di chi maggiormente soffre per i lockdown, cha all’applicazione di complessi algoritmi.
    Sono d’accordo che una ventata di ottimismo ogni tanto fa bene, ma non guasterebbe neppure qualche gesto scaramantico.
    Mamma mia, non vorrei essermi guadagnato l’appellativi di gufo.

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