Come una freccia

Un Frecciarossa che deraglia mentre vola sfiorando i binari a trecento all’ora, è uno di quegli incubi dai quali vorresti svegliarti prima possibile.

Perché non può essere che un  simbolo della moderna tecnologia che in 15 anni non ha mai avuto un solo incidente, possa di colpo dimostrarsi un fragile colosso dalle rotaie d’argilla.

Non ci posso credere.

La colpa non è certo di quel magnifico esempio di confort, velocità e anche sicurezza che è e che è stato per quindici anni, ma del pressapochismo e dell’avidità tutte italiane. Non possiamo proprio invidiare nessuno in questo.

Perché è inconcepibile che un “pisello” su uno scambio possa provocare un simile disastro.

E si vanno ad aggiungere, purtroppo, alla lunga interminabile fila di “morti bianche” i due macchinisti che quella mattina avevano lasciato le famiglie, orgogliosi di lavorare per un simile gioiello ed inconsapevoli della tragedia che li attendeva.

Tutta la mia solidarietà alle famiglie colpite dal lutto dei loro cari in quel modo così assurdo.

Assurdo, si. Perché non può esistere che l’incolumità di centinaia di persone dipenda  da uno stupido scambio difettato e dalla inconsistenza di una “rete di controlli” che non fa il proprio dovere.

Certo le responsabilità sono tante. Come sempre. Sono indagati gli operai che hanno lavorato su quello scambio difettoso, ma non basta. Altri ce ne sono che dovrebbero essere chiamati in causa.

In primis la gestione di una potente gallina dalle uova d’ora che finora è filata liscia proprio  come un treno.

Non sarà che un treno ad AV ogni 12 minuti, sia un po’ troppo per la vetustà delle nostre linee ferroviarie?

E non sarà che chi troppo vuole poi finisce per rovinare anche una cosa che funziona come un cronometro?

E che un sistema di appalti con le gare al ribasso, non sia proprio l’ideale quando si tratta dell’incolumità di migliaia di persone che viaggiano sui treni ogni giorno?

Forse c’è qualche cosa che va rivisto a partire dagli alti papaveri fino all’ultima rotellina di un “carro” super tecnologico che ha dimostrato di avere qualche crepa fra gli ingranaggi.

Credo sia giusto che venga detta la verità fino in fondo su quanto è successo al Frecciarossa deragliato e che venga data piena assicurazione che non succederà mai più.

Non può essere un treno ad AV la metafora di un paese che deraglia anche se avrebbe potenzialità tali da farlo andare alla velocità di una freccia.

 

 

Il Re di Zamerica

I senatori americani, salvando Donald J(offer) Trump dall’impeachment, hanno decretato la fine della Repubblica presidenziale e inaugurato una monarchia assoluta ed assolutoria.

Gli americani hanno preso un grosso granchio e se lo tengono come un unico rappresentante di una specie in via d’estinzione.

E l’America ha messo un grosso punto interrogativo dopo “Great”, il motto caro al presidente : “Make America great again”diventa “Is America still great”?

Ma sono stati coerenti i 53 che hanno salvato Trump, lo avevano detto prima che non sarebbero stati “a fair Jury” e che non siano stati una giuria imparziale ne abbiamo le prove.

Hanno motivato questa decisione in tutti i modi ma non sono riusciti a dire una sola parola definitiva che scagionasse il loro capo (ora re di Z-America) dalle accuse infamanti di abuso di potere e ostruzione al Congresso.

Solo uno, Mitt Romney, si è sentito la coscienza di votare contro Trump considerandolo colpevole di abuso di potere.

Eccolo, lui Mitt, potrebbe essere la tessera che scombina tutto il mosaico. Ma potrebbe anche essere l’unico coraggioso che pagherà per tutti gli altri che si sono assoggettati a baciar la pantofola regale del loro ineffabile leader, diventato ormai il sosia del re di Zamunda.

Solo che re Joffe Joffer ( illustre genitore ne “Il principe cerca moglie”) è più “abbronzato”, più  simpatico e, sicuramente molto più democratico.

 

Eccolo…chi vi ricorda?

 

Non spariranno

Da molte parti si sente parlare della prossima  sparizione delle librerie o delle edicole a causa di Internet e delle vendite o diffusione dei libri o  giornali on line.

La mia edicolante preferita ha quasi 90 anni ed è in gambissima. E’ da sempre dietro al banco della sua edicola/libreria/giocattoli e io ci entro spesso e volentieri.

Nel retrobottega ha ricavato una cucina e, mentre serve i clienti, tiene sempre qualche ottima pietanza in forno o sul gas per cui gli odori si spandono nel piccolo negozio profumandolo divinamente.
L’odore dell’arrosto e del rosmarino e salvia che rosolano nel forno si mescola a quello della stampa fresca, due profumi per me irresistibili (anche se con gli anni sono diventata vegana, ogni tanto l’arrosto lo faccio anch’io e me lo mangio).

 

Facciamo spesso due chiacchiere se non è troppo indaffarata ed ha sempre un sorriso incantevole e conciliante anche con qualche cliente “rognoso” che vuole qualche pubblicazione rara che lei non riesce a trovare in quel piccolo ma immenso spazio che sembra contenere l’universo mondo.
Parliamo del tempo o della salute o di quello che sta preparando o dei figli e dei nipoti che si riuniscono (quasi) tutti per il pranzo in quel retrobottega che sembra angusto e invece diventa accogliente e spazioso per contenere tutta o in parte, la grande famiglia riunita

Un segno di continuità della vita e che certe passioni non passano e non possono passare. Le edicole come le librerie non spariranno, sarebbe la fine di un mondo o …la fine del mondo.

Speranza

Non so perché lo abbiano chiamato Corona virus, ma, certo, di regale il virus con gli occhi a mandorla, ha ben poco.

Ho appena letto la notizia che allo Spallanzani, dove, da quanto capisco, fanno miracoli, lo hanno isolato, imprigionato, messo spalle al muro. Ah, che soddisfazione!

Scherzo,  è un modo per esorcizzare la paura, che, un pochino serpeggia anche quì. E’ impressionante vedere quelle immagini di personale sanitario vestito come i marziani e tutte quelle mascherine e le notizie che arrivano dalla Cina, ma  anche da altre parti del mondo dove il virus sembra essersi diffuso.

Ed è però confortante, almeno per me, vedere la bella faccia di persona pulita ed onesta del ministro della salute, Roberto Speranza. Con un nome cosi basta anche solo sentirlo nominare per sentirsi rincuorati.

E poi è carino e rassicurante, serio, gentile, preciso, non parla a vanvera, si comporta da vero signore e si vede, traspare dallo sguardo tutta la sua grande preoccupazione e l’impegno a fare tutto il possibile per mettere al sicuro il paese.

E, secondo me, passa in secondo piano il fatto che non possieda competenze mediche, di certo ha a disposizione le migliori equipes di virologhi di cui disponiamo e, ne sono certa, ne disponiamo.

E, lasciatemelo dire, sono orgogliosa, molto, da italiana dei nostri ospedali, dei nostri medici e dei nostri ricercatori che si fanno onore dovunque nel mondo.

E il fatto di aver isolato il”mostro” è un merito tutto italiano e adesso potrà usufruirne la comunità scientifica mondiale.

E speriamo davvero che si riesca molto presto, più del previsto, a produrre un vaccino efficace e anche di questo dovremmo ringraziare i nostri specialisti.

Questa è una di quelle occasioni in cui si debbono mettere da parte le divisioni e le contrapposizioni politiche e operare tutti insieme per il bene del paese, questo lo ha detto anche il ministro e spero che, almeno su una cosa di questa importanza e gravità la nostra classe politica, che ha molte colpe, non ne aggiunga di ulteriori.

 

Chi fa da sé… esce dall’UE

Chi avrà ragione? I Brexiteers o i Remainers?

Intanto hanno vinto i primi e se la godono, bandieroni, brindisi, cori…mentre gli altri che volevano restare, ovviamente non ci stanno…questa cosa mi ha fatto venire alla mente uno splendido Al Pacino in una scena di “Profumo di donna” dove canta una canzoncina che fa, più o meno….”vorrei restare, ma vorrei anche andare…”etc.,mi pare di ricordare, dopo aver cercato di suicidarsi.

Ecco, a me la Brexit sembra un suicidio collettivo e mi dispiace, sinceramente, per gli inglesi.

Per quelli che sono felici, ovviamente, no e gli direi la fatidica frase della bicicletta e del pedalare, ma non sarebbe troppo polite, ma glielo dico lo stesso, và…ma per quelli che oggi piangono si, mi dispiace per loro.

Ho visto in uno dei tanti video di questa giornata storica, le bandiere della UE finite nei prati, gettate ai gatti con disprezzo.

Non è un bel vedere. Sa di qualche cosa che ora non metto bene a fuoco ma credo che assomigli un po’ al fanatismo cieco di certe ideologie del passato, che, purtroppo vanno riaffiorando.

Ci sono riusciti con Boris Johnson, lo hanno votato e sostenuto e ora festeggiano la vittoria, quella Brexit che a Theresa May non era riuscita, per Boris è stata una passeggiata.

Anche se…forse era arrivato quel momento, o volere o volare…e per i fautori testardi dell’uscita è un gran giorno per gli altri a very sad day.

Li ho visti mentre venivano intervistati, quelli che non sono affatto contenti, alcuni piangevano. Altri raccontavano le loro esperienze di guerra quando sono stati i Liberatori e, anche se molto anziani, non hanno mai scordato quei giorni. E quelle mani alzate a salutare il loro passaggio. E, dicono, soffrono al pensiero di essere e sentirsi europei ma non essere più parte dell’Unione europea.  Pare un controsenso. Una sbandata una inversione a U che non si sa bene quali conseguenze possa avere. Nell’immediato e nel tempo.

I parlamentari europei ,in gran parte, hanno lasciato Bruxelles con qualche lacrimuccia, ovvio, per loro è come perdere un posto d’oro ben retribuito ben rimborsato e ora il futuro si presenta incerto.

Molti, qui da noi, manco sanno di questa giornata se non per avere sbirciato i titoli dei tiggì e tanti, scommetto hanno pensato che era ora che se ne andassero quegli spocchiosi degli inglesi, ma chi li cerca?

Dimentichi del tutto della Storia che forse manco conoscono e se la conoscono se ne fanno il classico baffo.

Ho letto i commenti agli articoli del The Guardian, on line. Molti sono furiosi, tristi, arrabbiati, sconsolati se la prendono con il governo e con… testuale ” those idiots” che hanno voluto uscire. Se ne accorgeranno -dicono – avremo problemi di ogni tipo, le fabbriche  delocalizzerano, gli scambi commerciali rallenteranno, l’economia nell’insieme ne risentierà e poi…alcuni dicono, che si sentono come se li avessero messi in castigo e che viaggiare d’ora in poi sarà più difficile e gli inglesi, si sa, sono grandi viaggiatori.

Ho scritto anch’io la mia, ho detto come la penso, come sempre e cioè che hanno toppato alla grande.

E che il Regno Unito sta per diventare molto disunito e litigioso.

Chi fa da sé…esce dall’ UE.

Spero che ci ripensino, la dis-unione non può mai fare la forza.

 

PS:quella scena non l’ho trovata ma qui …sono fantastici entrambi.

Comunicare

L’incomunicabilità descritta a tinte fosche e con notevole pedanteria, nei film di Antonioni (solo per fare un esempio), era una corrente di pensiero  nata nell’immediato dopoguerra e sviluppatasi negli anni d’oro dell’economia italiana: i favolosi anni ’60.

Oggi sembra una cosa ridicola, del tutto superata dai mezzi moderni di comunicazione che sono di più di quanto si sarebbe mai potuto immaginare allora. Sono tanti e diversificati. Ma, servono davvero a comunicare?

E…comunicare che significa? Mandare dei messaggi, magari brevi, magari disarticolati, magari pieni di refusi, faccette ridicole, motti, lazzi…oppure veri e propri testi tematici dove si apre una discussione sui blog e da cui esce di tutto: dalle opinoni espresse con garbo, stile, educazione e sincera vocazione alla comunicazione, oppure rabbie inconsce o reiterazioni di sindromi infantili, o, persino, vecchie ruggini mai cancellate dall’anima che riaffiorano scatenando ire funeste verso il mondo intero?

Di più queste ultime. Vecchie ruggini di incomunicabilità repressa che sfocia in tutta la sua trattenuta veemenza tratteggiando profili, per lo più anonimi e nascosti dietro maschere di latta che si sfaldano via via che la (non) comunicazione diventa più intensa e che si instaurano inimicizie feroci o amicizie, perlopiù di comodo e intercomunicanti tra loro.

Si formano cosi vere e proprie “sette” dove gli adepti comunicano  con segni convenzionali e si pongono armati fino ai denti di  abilità lessicale vera o del tutto plagiata da siti internet di cui c’è ampia scelta, contro gli avversari o la vittima designata. Si ammantano di cultura esibita ma non sempre posseduta, il più delle volte è uno specchietto per allodole che vengono ingannate da citazioni, aforismi, a volte persino senza il dovuto virgolettato oppure, possedendola in quantità discreta, si lanciano in interminabili filippiche su qualsiasi argomento, dalla politica all’etica, dall’arte alla scienza, i campi sono infiniti.

Avvalendosi di uno strumento indispensabile e cioè l’enciclopedia on line, sanno ricavare delle tesi che a volte possono essere persino al di sopra di ogni logica ma che hanno il potere di attirare molti commenti e scatenare furiose e a volte rancorose e spesso insensate diatribe.

Ma è, questa , vera comunicazione? Che cosa resta di tanto scrivere, di discussioni feroci dove il capello viene sezionato oltre ogni limite e dove, il più delle volte, ci si accusa a vicenda di ogni cosa, dove per “ogni cosa” intendo anche  ingiurie, calunnie, offese velate o esplicite, il più delle volte reciproche ma spesso unilaterali.

Viene fatta una selezione feroce: il più “forte” rimane a guerreggiare via tastiera mentre  il debole finisce stranito da tanta violenza verbale e stramazza a terra decidendo che non è cosa e che fa meglio a desistere e  mandare al diavolo la comunicazione e i comunicanti.

Queste sono considerazione generali. Ora andiamo nel particolare.

Sappiamo che Amadeus ha avuto non pochi problemi per una frase buttata li, del tipo ” E’ brava perché ha saputo stare un passo dietro al suo uomo”, parlando della fidanzata di un noto motociclista che partecipa a Sanremo come sua collaboratrice.

Ha scatenato le ire sui social soprattutto da parte delle donne, indignatissime per quella evidente caduta di stile, per quella frase sessista, maschilista e che ricorda altri tempi che le donne attuali non vogliono che ritornino.

Le donne non vogliono stare un passo dietro all’uomo, non ci devono stare, semmai accanto, avanti o indietro a seconda ma mai essere connotate come quelle “che stanno un passo dietro l’uomo”.Riporta indietro di millenni, una frase cosi.

Ebbene l’ha detto un uomo del nostro tempo, un uomo molto popolare, un uomo con un carriera dietro e davanti, di tutto rispetto. Simpatico, gioviale, non bello, no, agli uomini in genere non viene richiesto, ma piacevole, discorsivo, amichevole, no showman, non sa cantare né ballare, volendo è pure bruttino, ma piace.

Ma sbaglia, sbaglia  anche lui nella foga di comunicare e la “comunicazione” è la bestia nera di tutti gli uomini “importanti” in tutti i campi, politica, giornalismo, spettacolo. Lo è anche per le donne ma le donne hanno maggiore duttilità nel comunicare e, comunque, soprattutto in Italia, non sostengono ruoli importanti tanto quanto gli uomini.

Le donne non si affidano a team di esperti in comunicazione ma, di solito, si arrangiano, si studiano i discorsi da sole e poi si buttano. Una per esempio è senza dubbio Maria Elena Boschi. L’ho osservata in questi giorni, a parte la bellezza è un’esperta comunicatrice, forse parla troppo in fretta, ma certo non si ferma davanti a nessuna domanda trabbocchetto.

Questo le donne lo devono imparare presto se vogliono poter dire la loro, Non farsi indimidire e esasperare da bordate di ogni sorta che possono arrivare da tutte le parti. Perchè, troppo spesso, le donne, anche le più agguerrite, rinunciano a parlare, gettano la spugna, mandano tutti al diavolo e ritornano nel guscio.

Niente di più sbagliato, ma le capisco. La società italiana è ancora e forse lo sarà sempre, profondamente e forse ireversibilmente (spero di no) maschilista.

Persino gli uomini  che pure sono lontanissimi dal modello di  maschilista italiano, talora, cadono in qualche gaffe rivelatrice, questo è il caso, mi pare, di Amadeus. Ma ne potrei fare molti altri.

La cultura in Italia è pregna di maschilismo al punto che talora anche gli uomini più liberi da questa stortura, ne cadono vittime inconsapevoli.

Capita che nelle discussioni sui social, sui blog, o anche dirette, la donna venga apostrofata con epiteti o vezzeggiativi che però non vogliono fare complimenti ma sminuire la persona per evidenziare la donna in quanto “diversa” o “inferiore” e si pone in atto una subdola discriminazione che a volte è difficile persino per le  donne  stesse riconoscere.

Un esempio potrebbe essere la candidata della Lega alle regionali dell’Emila Lucia Borgonzoni.

Su di lei ho letto di tutto e non sempre complimenti. lei si che se ne stava, se pure accanto, “un passo dietro ” a Salvini. Eppure è una donna combattiva, battagliera con molta verve, ma è donna! Volete mettere l’appeal di un maschio come Salvini per prendere consensi? Bene, per come sono andate le cose, lei, da sola, forse, avrebbe portato a casa lo stesso risultato se non meglio e lui ha fatto la figura del maschilista a tutto tondo, ma, nessuna meraviglia e sono sicura che troverei molti contestatori di questa mia opinione.

Per fare  ancora un esempio (sarebbero infiniti). Se una donna controbatte argomentando le tesi di un uomo,anche quelli che si definiscono assolutamente  liberi da ogni pregiudizio, per carità, che per loro maschi o femmine pari sono da sempre e mai hanno visto la ben che minima “dfferenza”, anzi, arrivano persino a trattare in senso lato, “male” una donna, proprio , a loro dire, per accentuare il fatto che “non fanno differenze”, bene, quando reagiscono ad una critica rivolta  loro da una donna, arrivano ad esprimere il loro liberismo e profonda  convinzione democratica (anche) in questo modo ” è evidente che lei non è in grado di recepire quanto legge”.

E guardate che non è una frase cosi chiara come può sembrare ad una prima lettura. Ma significa letteralmente e spregiudicatamente :  ” guardi che lei non può parlare, è meglio che stia zitta quando parla con un uomo come me perché io ho capito da come si esprime che lei non è in grado di capire quello che legge, quindi, lei è un’inconsapevole idiota e mi dovrebbe anche ringraziare perché io le sto aprendo gli occhi”.

Non si tratta di tracciare linee di confine tra il genere maschile e femminile, ma si tratta di guardare la realtà dei fatti che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.

Inutile dire che questo è solo uno dei tanti esempi, ma parlo per esperienza diretta.

E  sta proprio qui il problema  ed è inutile (a dire poco) che tanti uomini definiscano con disprezzo “femministe” le donne che cercano di difendere i diritti ancora negati alle donne, di vivere una vita piena e consapevole, di decidere da sé e per sé, autonomamente e senza interferenze che le possano scoraggiare e fare desistere dallo scegliere sempre quello che va bene per sè in quel momento della propria vita e di poterlo fare perché un sistema sociale non  penalizzante per la donna come è sempre stato e come continua ad essere, venga finalmente, con gli sforzi condivisi,  organizzato in modo tale da permetterle di sviluppare in pieno ed in piena libertà e autonomia e coscienza, tutte le proprie potenzialità.

E questo, alla fine, sarebbe un bene per tutti, uomini e donne. Continuare a fare finta di essere il massimo del liberalismo e di non avere il minimo pregiudizio, quando invece si hanno fette di prosciutto spesse un dito che impediscono di vedere oltre il proprio ego, il più delle volte pregno di narcisismo infantile e bloccato, su questo tema, a livelli pre adolescenziali. è uno spreco di risorse umane enorme e un danno continuo e immenso che si fa alla nostra società nella sua interezza.

E alla “comunicazione” intesa come interazione tra persone che hanno idee e concetti diversi e diversificati e vogliono condividerli per trovare punti in comune che servano a migliorare la qualità di vita di ognuno.

 

 

 

Che ti passa per la testa?

E’ imbarazzante sapere di avere tra i senatori della Repubblica, un ex ministro il quale, prende e va a suonare i campanello di una famiglia e tomo tomo, quando qualcuno risponde, gli chiede se è al corrente di avere uno spacciatore in famiglia. Proprio cosi. Senza nemmeno presentarsi, dire chi è e cosa vuole, con l’arroganza di un personaggio della commedia italiana degli anni 60/70, un po’  Sordi e po’ Tognazzi, al malcapitato che risponde la citofono chiede: ” Lo sa lei che suo figlio spaccia”? E quando timidamente chi è dall’altra parte risponde che il padre non è in casa e mette giù, la faccia del nostro eroe mostra  un po’ di stupore ma lui non desiste e continua a suonare per meglio far entrare nella capoccia di chi risponde, che lui non ha tempo da perdere, cribbio.

E chissà se il ragazzo che ha risposto si era accorto del tramestio in strada, delle telecamere, di quel tale alto e barbuto che parlottava con una signora in cappotto nero che indicava col dito il palazzo e  le sue finestre.

E chissà se aveva riconosciuto nell’uomo barbuto il famosissimo leader della Lega e se si, che cosa ha pensato facesse da quelle parti. Ed immagino lo stupore quando ha sentito quel vocione perentorio al citofono fare quella domanda cosi secca.

La famiglia ha denunciato Salvini per quell’episodio, le indagini sono in corso.

Dal video della scena compare la signora che parla con Salvini, gli indica l’appartamento, lui che le chiede se non avesse pensato di rivolgersi alle autorità e lei che risponde che era inutile che tanto sapevano ma non facevano nulla…incurante o ignorante del fatto che chi aveva di fronte era stato fino a pochi giorni prima l’autorità più autoritaria e autorevole  di tutte le forze in campo e che si era distinto per la sua severità nel perseguire i migranti clandestini, i Rom,  i nullafacenti col telefonino, le Carole che pretendevano di salvare vite umane dai flutti… e via via fino all’ultimo spacciatore dell’angolo del vicolo.  E che quelli che “sanno ma non fanno” ricevevano ordini proprio da lui, dal bellimbusto in tuta da impresario da circo col quale lei stava intrattenendo quella conversazione che sarebbe diventata famosa e avrebbe fatto il giro del mondo per l’evidente sprezzo del ridicolo di chi l’aveva portata  davanti alle telecamere, pensando di servirsene in campagna elettorale come una clava contro i propri avversari.

E invece si è rivelato un boomerang che l’ha preso dritto sul capocollo tanto che si sta spalmando balsamo di tigre da quel giorno  e ancora l’effetto si fa sentire forte e chiaro.

La Lega è in lieve flessione, l’effetto boomerang si fa sentire nei sondaggi. la gente, in generale, non ha troppo gradito quella intrusione da improvvisato Superman bresciano, un po’ troppo anche per chi ha covato la speranza che fosse finamente arrivato “l’uomo forte” a mettere ordine nel caos Italia. Forse cosi è stato un pochino troppo forte, forse Salvini deve calibrare la forza, darsi una regolata.  L’Emilia Romagna, per questo giro, la Lega non l’ha conquistata, ma c’è tempo, si può sempre rifare, prendere le misure, presentarsi con un mazzo di rose e una scatola di cioccolatini…chissà?

Devono averglielo detto anche nel suo quartier generale, persino la Bestia deve avergli comunicato il messaggio che essere troppo forti alla fine stroppia. E lui ha stroppiato, non c’è alcun dubbio che abbia stroppiato.

Ma se stroppia il merito è anche delle sardine che gli hanno messo il sale sulla coda e costretto a venire fuori al naturale. Perché la paura gli faceva novanta e presentarsi come il paladino dell’ordine e della Giustiza gli poteva tornare comodo.

Gli è andata male per questa volta ma potrebbe andare meglio la prossima.  Perdere una battaglia non significa necessariamente perdere la guerra.

Ma ora dovrà vedersela con gli “alleati” che cominciano a tenerlo sotto controllo stretto perché pare che qualche invidioso abbia messo in giro la voce che Matteo soffra di una strana sindrome che lo spinge a darsi di frequente la zappa sui piedi. E uno cosi  è sempre meglio tenerlo d’occhio. Non si sa mai cosa possa passargli per il testone.

Propaganda a salve

…”all’angolo, allo scippo del cellulare di tuo figlio dalla “baby gang” dell’est, voteresti anche Attila. O chi al momento è a portata di mano. Così difficile da… percepire?”Italians.corriere.it/2020/01/27/lettera-e-lesasperazione-che-fa-credere-alla-propaganda-leghista/ )  No, per nulla, rispondo a Renato Bucci. Per nulla difficile da percepire ma difficile credere che ci si affidi a…Attila per risolvere i problemi. Attila non li risolverebbe ma farebbe solo quello che gli detta la sua indole. Quindi voler risolvere i problemi affidandosi a chi grida più forte di altri, promette spergiura e citofona per poi pensare solo al proprio orto o peggio, diffondere solo un pericoloso clima di odio, sarebbe…peso tacon del sbrego. E, per fortuna in Emilia non ci è riuscito e la vittoria netta di Bonaccini aiutato dalle sardine è un bel segnale che la propaganda leghista non attecchisce dovunque. Salvini si è preso una bella sberla non facile da dimenticare e neppure da gestire. Ne faccia buon uso per moderare i toni. Ma sugli emiliani avevo pochi dubbi. Buon esempio per ripartire. Bene cosi.

Pubblicato oggi su “Italians” del Corriere della Sera

La risposta di Renato Bucci era conseguente al mio articolo “Politica con la clava”.

Intelligenza e Memoria

Gli episodi sempre più frequenti di antisemitismo, come la recente infame scritta sulla porta di casa  del figlio di una ex deportata di Mondovì, i revisionismi storici, i negazionismi che vogliono stendere veli impietosi su un periodo infame della nostra storia: la Shoah con  6 milioni di ebrei sterminati nei lager nazisti, sono la spia di come la nostra società stia andando vero una china pericolosa.

Mentre ci sono ancora in vita persone che testimoniano quel periodo, si cerca di mettere tutti sullo stesso piano, vittime e carnefici, come se la Storia non avesse già emesso la sentenza definitiva : condanna senza se, ma, però ,forse. Nessun grado ulteriore di giudizio, quel periodo rappresenta  la disumanità più atroce compiuta contro l’umanità.

E la Giornata della Memoria deve servire proprio a ricordare e a mettere bene in chiaro che non c’è possibilità di appello,  ma la condanna deve essere unanime e infinita.

Cercare di far dimenticare o intorbidare le acque, falsare la realtà, è  come compiere di nuovo quelle atrocità, non possiamo e non dobbiamo permetterlo.

 

Intelligente è l’uomo che ha memoria.
Che la coltiva e la cura
Che la semina e innaffia e nutre.

Il mare ha memoria, la terra ha memoria
Il cielo ha memoria.
L’Universo ha memoria.

Se manca la Memoria, l’uomo assomiglia
Alla bestia che agisce d’istinto e uccide.
E dimentica.

La memoria siamo noi, il futuro è la nostra
Memoria.

Le tracce lasciate sulla terra dalla Bestia
Senza Memoria, non si cancellano.

Restano indelebili a testimonianza della
Bestia senza Memoria.

Ricordare è onorare i morti.
Dimenticare è uccidere l’intelligenza.

Un giusto processo

https://www.theguardian.com/us-news/2020/jan/24/trump-impeachment-trial-democrats-focus

“Trump tried to cheat, he got caught”…give America a fair Trial”.
Trump ha cercato di barare ma è stato preso, diamo all’America un processo giusto”
Queste le parole del senatore Jeffrey durante l’audizione al processo al senato relativo all’impeachment di Donald Trump.
Se ne parla poco in Italia, sembra scontato che la faccia franca perché è un uomo molto potente e i potenti , si sa, hanno molti dispositivi per farsi una ragione anche dei peggiori torti.

Ma l’appassionata arringa del senatore democratico dice chiaramente in faccia al mondo che Trump ha cercato di tramacciare ed è stato preso con le mani nel sacco.

Vogliono davvero gli americani tenersi uno cosi? O l’America non meriterebbe una persona onesta e l’onestà non è forse uno dei primi requisiti richiesti al presidente della più grande democrazia mondiale?

E possono gli americani tollerare di avere commander in chief uno che dice che lui non è giudicabile? Uno che si pone above the law? Sopra la legge.

Possono gli americani che pretendono di insegnare al resto del mondo le regole democratiche, permettersi di ignorare che Trump ha impedito che i testimoni potesso testimoniare contro di lui? E che lui, invece che starsene zitto ad aspettare il verdetto, continua a fare campagna pro domo sua dicendo che è tutta una caccia alle streghe e nessuno ha il diritto di giudicarlo?

Penso che l’America sia di fronte ad un grosso interrogativo: consegnare la propria grande democrazia nelle mani di chi ne fa un uso privatistico, gabbando le leggi e ritenendosi ingiudicabile.
Io, fossi americana lo troverei intollerabile.Ma lo trovo intollerabile anche da italiana.