Buon Senso

La mia primissima infanzia l’ho passata coi nonni materni. Loro per me sono stati, nei primi anni della mia vita, dei veri “genitori” modello. Mi hanno insegnato un sacco di cose e soprattutto mi hanno sempre lasciata libera di esprimermi come mi piaceva e di esplorare il mondo attorno non appena le mie gambette me lo hanno permesso. E sono cresciuta con quel senso di libertà che loro mi hanno permesso di respirare e che non mi ha mai lasciato neppure quando, crescendo, ho dovuto sperimentare tutte le limitazioni che la società mi imponeva e che mi sono pesate e mi pesano tuttora. Ma mi hanno anche insegnato che la libertà doveva andare di pari passo con una cosa di cui si sente molto la mancanza soprattutto in questi ultimi anni: il Buon Senso.

Lo scrivo con le iniziali maiuscole perché se lo merita. Il buon senso rappresentava la libertà che rispondesse però ad alcune regole fondamentali come il rispetto di tutto quello che mi circondava, fossero esseri umani o animali o piante, erba, acqua e tutto quanto incontravo sulla mia strada quando vagavo intorno alla casa dei nonni e assaporavo il tepore del sole primaverile e i profumi inebrianti della natura. Ricordo con particolare nostalgia il profumo delle foglie dei pioppi appena nate che si spandeva nell’aria, nella brezza primaverile.

Il buon senso era il rispetto anche dell’erba che calpestavo nei prati e delle margherite che raccoglievo. Il rispetto, questo mi hanno insegnato i miei nonni, di me stessa e di tutto quello che mi circondava. Lo conservo il ricordo dei loro insegnamenti, non so se ne sono sempre rimasta fedele. La vita mi ha portato anche molte amarezze e delusioni ma anche ora, quando cammino nel parco, o mi affaccio sul grande giardino condominiale, annuso l’aria e sento la presenza di quelle parole, di quegli sguardi e di quelle mani che mi indicavano, di volta in volta, qualche meraviglia verso la quale correre. E verso la quale, entusiasta, correvo.

Oggi il buon senso è merce rara. Qualcuno la tiene chiusa nei cassetti, dentro qualche scatola, ben riposta perché è così difficile da trovare che bisogna pure che se ne faccia un po’ di scorta, almeno per ricordarsi che un tempo esisteva. E non si trova negli scaffali dei supermercati pieni di tutto. Tanta mercanzia inutile di fronte al buon senso del quale ormai l’umanità intera difetta. E non ci sono fabbriche che lo producono, né allevatori che lo allevano. Dobbiamo sperare che un poco riesca ad uscire dagli involucri chiusi stretti nei quali qualcuno lo ha riposto e ne possa uscire per riprodursi e ritrovare la strada per la libertà.

Anche il buon senso è stato imprigionato dentro galere di pensieri negativi e propositi bellicosi di personaggi impresentabili e pericolosi che vagano liberi quando dovrebbero essere “imprigionati” ed educati al rispetto degli esseri umani e degli animali, dei fiori e degli alberi e dell’acqua e del cielo e …

Ma la natura degli uomini è troppo imprevedibile e non è facile incasellarla dentro delle regole di buon senso. Spesso sono derise e calpestate e molti se ne fanno beffe per dimostrare di essere, di esistere, di contare e di possedere il potere.

Che non è, se non usato con buon senso, altro che una minaccia potente alla stessa sopravvivenza del nostro pianeta. Annessi e sconnessi.

5 commenti su “Buon Senso”

  1. Se il buon Senso imperasse vivremmo tutti in un paradiso terrestre ma così non è e non sarà mai purtroppo .Ma il buon senso che cosa è?tra tutti i Sensi di cui ogni uomo è dotato è l’unico assente alla nascita ,andrebbe quindi insegnato dalla famiglia prima e poi anche dalla scuola alla pari di ogni diritto? Mi ricordo che quando lavoravo con un gruppo di pazienti psichiatrici mi trovavo spesso in difficoltà rispetto alla risposta da dare ,la mia dirigente psicologa a volte mi diceva “usa il Buon Senso” e tra me e me pensavo ecco della serie arrangiati. Poi però mi fermavo a riflettere sulla risposta da dare e prendendo tempo analizzavo la situazione mettendo in gioco la mia conoscenza ,il rispetto per l’ altro , la valutazione sul reale bisogno e anche quando possibile una certa empatia .insomma spesso riuscivo a Cavarmela anche se non sempre
    R

    bello Carmela quel “Cavarmela”.
    Si, buona l’empatia in ogni caso aiuta, hai ragione. Non sempre però riusciamo ad esprimerla e, forse anche a riceverla o a riconoscerla quando qualcuno ce la dimostra.

    Rispondi
  2. Un inglese, un irlanese ed uno scozzese presero parte in un sondaggio sull’abitudine di bere il te’.
    – “Mescolo sempre il mio te’ con la mano sinistra”, disse l’inglese.
    – “Mescolo sempre il mio te’ con la mano destra”, disse lo scozzese.
    – “E lei?”, chiese il sondaggista all’irlandese.
    – “Chi, io?”, disse l’irladese, “Uso sempre un cucchiaino.”
    R
    Oh, very polite…Sir

    Rispondi
  3. Un giorno un’insegnante era seduta al caffè con due ingegneri e uno scienziato ricercatore. Ad un certo punto il ricercatore disse: “……….” (e mi fermo qui, che tanto le barzellette vecchie non fanno ridere nessuno)
    R
    cos’è una battuta alla Fiorello?
    A me la barzelletta di Luigi ha fatto ridere, invece.

    Rispondi
  4. Anche il ministro degli esteri Tajani si appella al buon senso e avverte Israele che una escalation del conflitto potrebbe essere molto pericolosa. Persino Putin ha invitato Netanhiau alla “moderazione”.
    Beh, devo dire, sono commossa. Ma intanto si sfrega le mani: l’attenzione del mondo è rivolta tutta al Medio Oriente e così lui in Ucraina può continuare a bombardare senza copertura mediatica.
    Intanto gli ucraini si sentono più che mai lasciati soli. Certo questa complicazione non ci voleva, sono proprio sfortunati. Continuano a chiedere difese aeree e munizioni ma solo la Germania pare dargli ancora seguito. Gli altri sono in altri e gravi affari affaccendati. Questa potrebbe essere l’occasione buona per Putin per sferrare l’attacco finale. Ma non è che gli Ajatollah abbiamo mandato i missili contro Israele proprio per aiutare l’amico russo?
    No eh?

    Rispondi

Lascia un commento