Sproloqui

Avete fatto caso a quanti sproloqui si trovano in rete?

Una cloaca massima di ogni sorta di individualismi che vomitano le più volgari scemenze su qualsiasi tema.

Una massa indistinta di persone, soprattutto uomini, si diletta giornalmente a mandare messaggi criptici o chiarissimi contro qualcuno.

Le donne sono quelle più prese di mira.

Lo rivela uno studio di Amnesty international: le donne ricevono più attacchi degli uomini e un terzo di questi sono attacchi sessisti. L’indagine si intitola “Il barometro dell’odio” ed è stata effettuata su un largo numero di commenti ricevuti da persone note, della politica o dello spettacolo e della cultura.

E non basta.  Ci sono molte persone che sparlano alle spalle. Non si limitano a tenere un comportamento scorretto e a volte persino indecente nei riguardi di una donna che “pretende” di dire come la pensa (vedi i casi di tante donne in politica, una per tutte Laura Boldrini, ma ce ne sono esempi infiniti) ma, non paghi, cercano di calunniarla in tutti i modi e ovunque gli sia possibile.

Ma questo è il rischio che si corre quando ci si espone. Le donne in particolare, lo corrono molto più degli uomini.

Per un sacco di motivi.

Il primo è che il maschilismo è una grave malattia della nostra società che in Italia sembrava debellata ed invece è come un virus che ogni tanto rialza la testa e fa danni. Tanti danni, troppi.

E non mi si dica che adesso il maschilismo è un fiaba per “veterofemministe” che è il “complimento” più simpatico che ti arriva se osi anche solo pensare di denunciare certi atteggiamenti maschili ricorrenti e molto fastidiosi.

Quello degli insulti via web ne è uno dei tanti aspetti, ma ce ne sono a bizzeffe.

Gli uomini “moderni”, o molti di loro, considerano chiusa la partita del femminismo, relegata in soffitta, ora le donne hanno la massima libertà e non si lamentino, sono sempre state trattate alla pari e ora più che mai.

Ma in quale fiaba? Quella che si raccontano quelli che si ritengono al massimo della neutralità, altrimenti detti “gender fluid”, un neologismo coniato da un non meglio identificato sociologo per definire chi non si riconosce in nessun sesso in particolare ma “spazia”( tra i generi), molto in voga soprattutto tra i giovani. Ma poi, quando se lo dimenticano, non esitano a mettersi in cattedra e pontificare da “maschio” molto convinto del proprio genere e per niente fluido.

Il secondo motivo è che, molti, sia gli uomini che donne, non amano la franchezza, preferiscono i giri di parole e le frasi che dicono o non dicono e anche, al limite essere presi per i fondelli piuttosto che sentirsi dire la verità nuda e cruda.

Preferiscono la smelensaggine di chi è bravo soprattutto ad adulare quelli che chiama “amici”, ma che  sono solo utili strumenti nelle sue mani per soddisfare le  proprie esigenze che sono quelle di sfogare paranoie e frustrazioni che la vita presenta a tutti, ma  che qualcuno preferisce riversare sugli altri e che  trova sempre il modo per incolpare gli altri di qualsiasi cosa pur di sfogare le proprie perversioni mentali sul genere umano. In due parole per odiare e offendere chiunque non gli dimostri subito supina devozione. Che, l’odiatore di “professione” pretende sempre e cerca in ogni modo di ottenere, anche il più subdolo.

E sono più di quanto non si pensi, sia uomini che donne.

Ma, in generale, gli insulti più gravi sono quelli degli uomini nei confronti delle donne.

In questo studio sono stati  analizzati oltre 42mila commenti e un terzo di questi erano offese sessiste nei confronti di donne.

Non a caso.

Ma l’esempio viene spesso dall’alto e anche da molto in alto.

Per esempio, uno a caso: Donald Trump. Come insulta lui le donne in tutte le occasioni possibili ormai è noto.

Ma poi c’è anche Matteo Salvini nei riguardi in particolare di una donna, Carola Rackete, definita in tanti modi, tra questi anche “zecca”, che non mi sembra affatto male come insulto.

Ma ne potrei citare esempi infiniti.

E se “l’esempio” viene dall’alto figuriamoci cosa può arrivare dal “basso”.

Le peggiori sordide volgarità sono state dette nei confronti di Silvia Romano, un elenco infinito di spropositi di ogni tipo dei quali qualsiasi persona che si definisca “essere umano” dovrebbe vergognarsi.

Ma non si vergognano, no. Anzi, ne fanno addirittura crociate, sui social e ovunque sia possibile. Perché la “causa”, cioè, denigrare in tutti i modi una donna, è “sacra” a tanti uomini che non hanno capito e forse non capiranno mai che cosi facendo calpestano sulla faccia la propria stessa madre, o la loro stessa compagna di una vita o occasionale, della quale sono capaci di dire le migliori cose sempre e comunque, l’importante è che sia la”loro”. E sempre che non cessi di esserlo perché altrimenti…

 

 

 

 

1 commento su “Sproloqui”

  1. Quale magnifico mezzo di comunicazione e dialogo potrebbe essere la rete, se non fosse anche un incentivo ad allentare i freni inibitori di persone immature, frustrate e represse.
    La rete, a causa già della grandissima quantità di fruitori, conferisce una sorta di anonimato, ci si sente protetti dal numero così grande di partecipanti, “dovessero perseguire tutti coloro che tralignano -è il ragionamento- ci vorrebbe una vita in più. Anche chi si firmasse nome e cognome si sentirebbe non perseguibile, per lo meno non tanto facilmente.
    Ma la maggior parte opta per il nick, allora l’anonimato è completo, c’è spazio per ogni sorta di rivalsa o di attacco: l’impiegato che ha in odio il capoufficio, l’imprenditore cui hanno negato il mutuo, il professore che si ritiene bistrattato dal sui preside, e così via, danno facile sfogo al loro insuccesso professionale.

    Per certuni non c’è attività umana che sia degna di stima o che si salvi da furiose invettive: ora sono i politici a sollevare il disprezzo, ora sono i militari a essere biasimati, ora la polizia e i carabinieri a essere derisi, ora le femministe o le donne tout court a essere dileggiate, gli esponenti del clero ad essere indicati come personaggi turpi, i pensionati a essere definiti sanguisuga, gli impiegati fannulloni, la classe docente ignorante e incapace di insegnare, gli imprenditori profittatori, i giudici aguzzini, gli islamici terroristi, omofobi e ginofobi, e così via.
    Spesso si parla male delle persone di successo solo perché si sono affermate, mentre a loro il successo non è mai arriso. Ma anche i rancori personali e le frustrazioni familiari, vengono portate alla ribalta per una denuncia pubblica.
    L’offesa spesso non è esplicita: per evitare le censure si ricorre alle tecniche più raffinate, l’allusione generica è la più usata (molti si nutrono… c’è un sacco di gente… e così via generalizzando) e se qualcuno si sente colpito la risposte è la negazione: “Ma io non dicevo a te… ma tu hai frainteso… e così via; poi ci sono le insinuazioni (sembra che… un mio amico mi ha riferito… qui lo dico e qui lo nego…), il dileggio camuffato da ironia (“ma io scherzavo… non capisci l’ironia?).
    In conclusione, quello che potrebbe essere un campo di confronto e di crescita culturale, viene così degradato a campo di battaglia senza neppure possedere il coraggio dei guerrieri.

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    senza contare che la critica al governo è legittima anzi doverosa mentre le offese, le calunnie,il dileggio, le continue e reiterate allusioni alla fede o alle abitudini, in due parole, le molestie, quando e soprattutto sono rivolte ad una donna, sono un reato, un crimine tra i più odiosi.
    E purtroppo sono sempre più frequenti.

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