Sarò cattiva

Sono una NOFB. Cosa vuole dire? Ma è chiaro: no Facebook.

Ma perché, scusate, è forse obbligatorio? Ho notato che se qualcuno ti fa la domanda:”sei su FB?” e tu rispondi “No”,ti guardano strano.

Si, atteggiano la faccia a: ma tu guarda questa snob! Questa a-social.

Si, questo pensano. Mi capita di leggere nel pensiero, non so a voi, ma me capita e lo leggo chiaro e forte il pensiero che passa per la testa a quelli a cui dici di non essere iscritta al più grande, al più frequentato, alla chance delle chance: Il libro della facce di Zuckerberg (monte di zucchero?). Ma si può?

E’ facile, un giochino da ragazzini. Ti iscrivi, mandi una foto ( spesso taroccata), ti inventi un sacco di palle, pardon, verità edulcurate (ecco lo zucchero) insomma fade news (verità evanescenti) e ti piazzi. E aspetti. E che aspetti?
Mi dicono che si aspettano le richieste di amicizia. Amicizia? Amicizia chi? Pare brutto rifiutare l’amicizia, parola sacra: amicizia. Poco distante dall’amore. Insomma da quelle parti. Ma scusate, ma che razza di amicizia posso fare con gente che vedo su uno schermo di un PC? Insomma, non mi fido. Eh no, non mi fido. E se poi sono le classiche amicizie di bottega? Si, quelle per convenienza, quelle perché” soli si muore”, quelle che ti mandano i like, i moticons, gli auguri alle feste, al  compleanno e non compleanno. Quelle che lo fanno perché tu ricambi e magari perché li trovi a tua volta, carini, interessanti, favolosi, eccitanti…insomma che ti piacciono una cifra.

Federica Pellegrini, la grande campionessa, in questi giorni, in un’ intervista, ha consigliato alle ragazze di non postare su FB foto oseè, che tanto, il marito, il fidanzato, lo trovano lo stesso; quando è il momento arriva.

Giusto, sono con lei. Però chissà in quante hanno pensato: parla proprio lei che è sempre sotto tiro dei fotografi, che non aspetta certo i like di Fb, che ne incontra di quelli che levati….che basta che giri lo sguardo e ne trova sei o sette pronti ad offrirle amicizia e quant’altro. Ma per la maggior parte delle persone umane, non è cosi. I rapporti sono sempre più dificili, sempre meno occasioni di incontro perché i luoghi comuni, intendo quelli dove si potrebbero incontrare “amici” sono sempre più affollati e frequentati o da gruppi ristretti di persone chiusi a doppia mandata o da coppie già saldate con la fiamma ossidrica. O almeno cosi sembra.

E allora meglio mettersi in vetrina, pensano, loro, le ragazze che non sono un metro e ottanta e non hanno le spalle da lottatore. Intendiamoci, tutto quello che ha Federica se lo guadagna con grande impegno e sforzo, ma poi, nella vita c’è anche chi si impegna e si sforza ma non arriva a prendere neppure uno straccio di medaglietta.

Poi mi dicono che nell’web gira l’odio.

E sai che bella novità. Come se l’odio girasse solo sull’web. Ma gira ovunque, come l’amore. I sentimenti girano dove gli pare, nessuno gli mette le briglie. Ma, pare, che giri più odio che amore. E va beh, girerà di più, si darà più da fare, l’odio. Magari ha la sua pagina FB pure lui e avrà pure una caterva di like e un sacco di amici. Tipo, Cattiveria, Invidia, Gelosia. E si serve di loro. Perché Odio non è un tipo che guarda tanto per il sottile.

Gira di più nei social, nella rete perchè nel mondo, diciamo, vero, ha meno occasione di estrinsecarsi, ma c’è, eccome se c’è. Diciamo che sulla rete ha più occasione di mettersi in luce, di farsi notare, di mostrare le sue tante facce. Infatti è molto cliccato, soprattutto dai più deboli, dai più giovani ma non solo, ha una platea vastissima, insomma da tutte quelle persone che cercano di sfogare frustrazioni represse, sugli altri. Gli ipocriti, gli adulatori, i persecutori, quelli che si chiamano con un termine moderno: stalkers o haters, sembrano avere mano libera sui social. Si sfogano prendendo di mira chi gli sembra essere più  fragile, chi gli sembra un obiettivo sensibile, facile da sottomettere.

Anche per questo, ma non solo, io, da Facebook ,mi tengo lontana,gira troppa ipocrisia. Magari perderò anche delle occasioni di incontro con persone veramente interessanti, ma ne faccio volentieri a meno. E per quanto riguarda gli amici, nuovi o di vecchia data…sapete come dice il vecchio adagio? Si, proprio quello arcifamoso. Meglio pochi o anche pochissimi, rari o rarissimi. Già in tre mi sento in mezzo ad una pazza folla.

Ma non per questo sono un asociale, al contrario, solo forse un tantino selettiva. Ma basta fare un giro su FB e si trova un sacco di gente che non seleziona e accetta (o finge di accettare) tutto quel che arriva.

Ho deciso,  come proponimento per l’anno nuovo,  devo diventare più cattiva. Mi sforzerò, non sarà difficilissimo, ci metterò impegno e lo sarò soprattutto coi politici, con tutti i politici, con loro, anche con i meno peggio, non si sbaglia mai. Italiani o stranieri, senza distinzione. Se ne vedono in politica di facce che meriterebbero molti dislike.

Li sento già tremare da qui.

5 commenti su “Sarò cattiva”

  1. Bella analisi del modo virtuale del rapportarsi umano, magari si fa amicizia con mezzo mondo senza conoscere nessuno o conoscere uno e avere mezzo mondo di nemici.
    Anch’io concordo che l’odio, se c’è, è solo in noi, i social aiutano ad estrinsecarlo. Dietro un Nick poi è quasi come un fiume che rompa gli argini. Ma più che odio parlerei di Giano bifronte, da un lato Dr. Jekyll, quello che circola nelka società, dall’altro Mr.Hide, quello che circola nel mondo virtuale. È il Mr.Hide quello che viene fuori dietro la maschera.
    Un tempo si diceva “semel in anno licet insanire”. Ora nel web si può “insanire” ogni giorno dell’anno.
    Però i social sono anche diventati mezzi di promulgazione di idee, succede che i politici se ne servano abitualmente, ovviamente le idee che vogliono si sappiano. Per le altre ora sono in voga i “pizzini”.
    Ciao.

    Rispondi
  2. Ci sarà un giorno in cui il virtuale sostituirà del tutto il reale: conoscenze, amicizie, famiglia, casa, sentimenti, amori, odi, politica, Istituzioni, guerre, lavoro, studi, malattie, hobby, viaggi, partite di calcio, acquisti, moneta, prfino il cibo, saranno virtuali.
    Si realizzerà la monade di Liebniz, ogni monade un essere umano provvisto di computer, uno scatolone, il pensatoio, dove mettere le idee, e un paniere dove la realtà virtuale si realizza e prende corpo. Un corpo dal peso virtuale.

    Rispondi
    • Primo
      hai fatto un quadretto surreale ma non troppo.
      Mi sembra che già ora le cose stiano andando in questo senso.
      Basta guardare la gente per strada o nei supermercati, in treno, in autobus: tutti incollati a qualche marchingegno elettronico. ormai è un tutt’uno, non se ne staccano neppure per un secondo. Come se dallo smartofono dipendesse la loro vita. L’umore della giornata, per molti, viene determinato dai like su facebook.
      Non dico che sia il male assoluto, ora sembra che si stiano per prendere delle misure legislative per cercare di arginare l’ondata di odio che imperversa nell’web, anche se dubito che, fino a che non venga reso obbligatorio rivelare la propria identità, cambierà qualche cosa.
      Certo scrivere sotto falso nome è divertente, può servire a liberare frustrazioni e a permettere a chi non ha il coraggio di esprimersi liberamente di spaziare con la fantasia.
      Ma sarebbe più giusto responsabilizzare chi vuole esprimere opinioni su tutto, lo dovrebbe fare, a mio parere, senza nascondersi dietro ad un nick, forse le cose cambierebbero radicalmente.

      Rispondi
  3. Mariagrazia,
    però credo che quello che chiamiamo “universo virtuale”, in definitive non è altro che il prodotto di elementi reali.
    Reale è il nostro pensiero generato dal cervello, dai neuroni, da quel che compone quella che chiamiamo “materia grigia”. Reali sono tutti gli elementi che compongono il web, una sorta di rete viaria con incroci e semafori dove viaggiano le informazioni.
    Reali sono i sentimenti che si possono generare, scambiare, alimentare o lasciar raffreddare.
    Reali anche le multipersonalitalà che si possono rivestire.
    Sono tutti aspetti alla realtà, sarei curioso di sapere come l’avesse pensato Pirandello.

    Rispondi

Lascia un commento