La testa sulle spalle

“Il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese. Non è mio compito formulare indicazioni. Mi limito a sottolineare, ancora una volta, che il lavoro resta la prima, e la più grave, questione sociale. Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro. È necessario che ve ne sia in ogni famiglia. Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza, per tutti coloro che lavorano”.

 

Questa è una frase che ha pronunciato il presidente Mattarella nel suo discorso di capodanno. Bisognerebbe dire: parole sante. E’ il cuore di tutti i problemi, l’Italia ha bisogno di lavoro, di lavoro vero, serio, che porti benessere e sicurezza e visione del futuro.  Che non pensi solo a sfruttare le persone ma che le consideri dei fini e non dei mezzi per arrivare al massimo profitto, dimenticando tutto quanto sta scritto nella nostra Costituzione.

Giovani e meno giovani, donne, soprattutto donne, alle quali viene  sempre solo tanto  promesso e molto di più negato. Che sono ancora meno pagate dei colleghi maschi e licenziate per prime, tanto, si pensa  ancora abbiano comunque di che campare.

Dunque Mattarella sa quale è la ricetta per riportare il paese sulla careggiata. lo sa ma può solo ammonire i politici che questa è la direzione da prendere, ma la prenderanno? O se ne infischieranno tutti? Come hanno fatto sinora?

Non mi venite a dire che il Job Act ha portato lavoro: ha portato solo una grande confusione e contratti diversi tra lavoratori che ora oltre alle tante difficoltà che devono affrontare, sono anche messi l’uno contro l’altro. E il precariato non è diminuito, anzi. E sono stati spesi una barca di miliardi per gli incentivi fiscali alle imprese che non hanno risolto nulla.

Dunque, a chi lo dice Mattarella che il lavoro è il primo problema? Lo dice a me? No, lo dice ai politici che si apprestano a fare campagna elettorale affinché lo pongano in cima ai loro programmi.

E lo faranno, oh se lo faranno. Prometteranno un milione, due milioni di posti di lavoro, ma di politiche serie per incentivare il lavoro, ne faranno? Finora abbiamo visto cosa ha saputo fare il centrosinistra: dividersi su tutto. Litigare, mostrare il lato peggiore di un partito che era nato per unire ed è finito col far diventare tutti fratelli/coltelli. E non è certo finita. Staremo a vedere in seguito, in base ai sondaggi come si orienterà chi si sente già con un piede fuori dal partito.

Mattarella chiede ai giovani nati nel 1999 di prendersi la responsabilità di votare, li esorta a farlo perché sono soprattutto i più giovani a disinteressarsi della politca, a non volerci avere a che fare, a non voler prendersi alcuna responsabilità. L’astensione tra i giovani è altissima. Ma i giovani non ascoltano i discorsi dei presidenti. Più facile che ascoltino i discorsi di Grillo.

Grillo ha tenuto il suo discorso di fine anno, dal suo blog. Ha detto che l’Italia sta perdendo il senso dell’umorismo. Perbacco detto da un ex comico è veramente grave.

Vorrebbe che ridessimo? E di che? L’ho guardato cinque minuti, di più non ho retto: mi è sembrato uno che ha appena litigato col mondo intero e pretende che l’universo gli dia ragione.

E questo signore sarebbe il padre nobile del Movimento che si appresta a governare l’Italia? Almeno nelle intenzioni. Leader di un Movimento che è in testa ai sondaggi?

Dice che è anziano ma che dentro ha un bambino di venti anni. Un bambino di venti anni? Poi parla di Annassagora e della mano come l’arto principale che riveste la massima importanza e che nessun robot potrà mai eguagliare.

Un crescendo di raffinate analisi della contemporaneità vista attraverso i suoi occhi: ci spiega il mondo da una stanza dalle pareti bianche, seduto su una sedia girevole, con dietro una libreria bianca, lo sguardo leggermente allucinato…

E confrontandolo con la sobrietà di Mattarella ho avuto un momento di scoramento.

Ma in che razza di paese sto vivendo? Da una parte ci sono due figure istituzionali composte al limite della surgelazione e dall’altra un capo di un movimento che avanza a rotta di collo che sembra che gli abbiano svitata la testa dalle spalle tanto la scuote da tutte le parti.

E il “nuovo che avanzava” dove si è ritirato? A meditare sulle proprie idiosincrasie?

Buon 2018 a tutti noi, e buona fortuna, ne abbiamo davvero bisogno per riuscire a tenere la testa al solito posto. Sulle spalle, se ci riusciamo.

 

6 commenti su “La testa sulle spalle”

  1. Avere la testa sulle spalle? Ossia, raigonare, mostrare equlibrio, avere buon senso. Facile, no?Eppure difficilissimo.
    Qualche esempio? Trump, si direbbe di lui che ha la testa sulle spalle? Kim, la testa sulle spalle ce l’ha ben piantata, oltre che ben rasata, ma la porta solo come “finimento di corpo”.
    Putin si, lui ha la testa sulle spalle, anche perché, chi oserebbe dire il contrario? Sarebbero altre teste a cadere. Insomma bisogna andarci cauti.
    E se invece fosse il contrario? Ossia che sarebbe auspicabile un leader che non avesse la testa sulle spalle? Non uno che minacvi guerra a tutto soiano, ma un genio, per esempio. Un genio è tale proprio perché, sembra non avete la testa sulle spalle. Non accetta l’ovvio, mette in discussione le sue stesse credenze, ha intuizioni che fanno a pugni con la ragione m, ma che asl fine si dimostrani giuste.
    Non voglio.essere frainteso, non è Grillo questa persona e non saprei neppure indicate chi possa essere, ma forse è quel che ci vuole, uno che abbia un colpo di genio. Per esempio, l’idea di “lavorare meno, lavorare tutti”?
    No, qualcuno l’ha già detto, non è una genialità, ma è pure vero che un’idea finché non la si realizza non si può dire che vada bene o no. Un’altra idea, neppure tanto geniale, perché non impedire il cumulo di cariche? E il cumulo delle pensioni? E mettere un “tetto” a certi emolumenti?
    Si risponderebbe che questo non serve, ma intanto vogliamo provare, in attese del colpo di genio?

    Rispondi
  2. Radicale
    “vogliamo provare”? Già, bella idea, vogliamo provare a fare che cosa? Non so se hai sentito ma per mettere in pratica il libro dei sogni dei politici (Mafalda dice che non ha cassetti abbastanza grandi per contenere i suoi) servono 140 miliardi.
    Poca roba vero? Dove pensi che li trovino?

    Rispondi
  3. Bastano 8 euro (tanto costa il libro di Alessandro Pilato) per sapere come reperire 140 miliardi per sanare lo Stato senza lagrime sangue.
    Mai cifra cosi piccola sarebbe meglio spesa per cifra così grande.
    Spero che Gentiloni o chi per lui si rechino subito in libreria.

    Rispondi
  4. Gentile Mariagrazia,
    grazie drl “geniale”, concordo in ciò che dice, ad eccezione però di quel “sic” , messo in ultimo tra parentesi: trovo molto più appriopriato “sigh”😅

    Rispondi

Lascia un commento