Questa metà del cielo

Qualcuno ci definisce ancora “l’altra metà del cielo”. In buona fede, pensando di farci un complimento, non ne dubito.

Ma io sono maliziosa e penso: ma perché non “questa metà” del cielo? Perché “l’altra”? E quale “altra”?

Forse è una pignoleria inutile, ma il cielo non è unico? Perché le donne dovrebbero corrispondere ad una metà non meglio identificata?

Mi suona ancora e sempre un pochino …va là che ti va ancora bene…

Ma ho consultato Wiky e mi dice questo: è una frase di Mao il quale nel 1968 voleva sostenere la donna affermando:

“Women Hold Up Half The Sky”. (Mao…come tutto torna).

La festa della donna quest’anno, causa virus, sarà sottotono. E non potrebbe non essere così: festeggiare potrebbe essere pericoloso. Ma anche volendo festeggiare, chi ne ha voglia?

E poi, diciamolo francamente, cosa c’è da festeggiare?

Abbiamo ottenuto la parità no? Che cosa vogliamo ancora? Ricordare ancora quelle povere operaie morte nell’incendio della fabbrica in America? Sfruttate, trattate come schiave?(La ormai famosa fabbrica di camicie Triangle che molti definiscono una fake news). Ma ora, da lungo tempo non è più cosi, almeno nei mondo civilizzato.

E allora? Beh, si, le donne sono persino diventate arroganti e supponenti e “pretendono” di invadere “campi” che sono sempre stati appannaggio maschile…quasi tutti i campi. E ancora oggi non sono sempre ben viste. Tanto per fare un esempio per tutti: si continua ancora a chiamare ministro una donna, oppure direttore, oppure avvocato.

Forse nella speranza che non femminilizandoli quei termini e quelle professioni risultino ancora e sempre un prestito magnanimo.

Naturalmente, senza che neppure se ne accorgano, molti hanno ancora nel DNA la ferita prodotta da quelle invasioni  dei “loro” campi.

Non è stato facile ma le donne hanno conquistato posizioni preminenti dopo secoli di discriminazioni. Non è stato per nulla facile e non lo è neppure adesso.

Forse un giorno l’umanità corrisponderà ad un “cielo unico” e non ci sarà un’altra metà da festeggiare e sarà un bel giorno e forse l’8 di marzo non si festeggerà più, virus o non virus.

Ma fino a che ci sarà anche una sola donna che viene uccisa perché non si “sottomette” al volere di un uomo, la festa della donna deve continuare ad esistere per ricordarci che nessun essere umano può mai accampare diritti nei confronti di una altro essere umano e che le donne non solo hanno ragione a rivendicare sempre i propri diritti ma sarebbe ora e tempo che ne avessero persino qualcuno in più.

Da mettere in cassetto e per ricordargli che abbassare la guardia significa sempre cedere alla prepotenza.

18 commenti su “Questa metà del cielo”

  1. Noto che da alcuni giorni alcuni commentatori assidui non si fanno sentire, forse si tratta di “paura del virus” che li ha contagiati?
    Naturalmente mi auguro e gli auguro di stare bene in salute e nel caso non fosse cosi gli faccio i migliori auguri di pronta guarigione.
    Ma …a proposito di prepotenza ho come la vaga sensazione che il virus non c’entri e che sotto sotto ci sia l’opera di qualche “virus” pettegolo che si diverte alle mie spalle spargendo …beh, diciamo che non posso dire cosa sparge, se sparge, ma per capirci si tratta di quella cosa simil concime naturale. Naturalmente è solo una supposizione (maliziosa) se c’è chi può smentirmi lo ringrazio in anticipo.
    Naturalmente questi sono i rischi che si corrono quando ci si mette in gioco e l’avevo messo nel conto, niente di nuovo, certi personaggi, purtroppo, sono sempre esistiti e esisteranno sempre.
    Faccio tanti auguri anche a loro, ma no che gli caschi la lingua, no, ma che si tranquillizzino, non spero che la cattiveria si ritorca su di loro, no ma che vivano felici e contenti ma ricordando la massima aurea…”ogni bel gioco…”
    Io continuo a scrivere qui come la penso su tutto, anche sui pettegolezzi che sono meschini e avvilenti più per chi li fa che per chi ne è vittima.
    E che…Buon prò gli facciano…

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  2. Ah, ecco da dove veniva quella altra metà del cielo, a dire la verità non è piaciuto mai tanto neppure a me, perchè noi dovremmo essere sempre mezza qualche cosa? Ha ragione, perdinci, mezza mela, mezzo cielo, mezzo gaudio…
    Ma i virus pettegoli non li avevo ancora sentiti, che fanno spargono letame?
    Ma dai…ma che è? Ma qui non c’è bisogno di concime mi pare che tutto “cresca” bene lo stesso.
    Personalmente me ne fregherei…si può dire,? Massì diciamolo, non vorrai che si montino pure la testa?

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    ha ragione Serena, con la panna facciamoci il caffè.

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  3. Bella lettera in onore delle donna, onore per la lotta che hanno dovuto sostenere per aver riconosciuti i loro diritti di parità con l’uomo, onore per le battaglie che dovranno ancora sostenere perché quei diritti riconosciuti sulla carta lo siano pure nelle realtà, nelle vita di ogni giorno.
    Purtroppo c’è una tipologia d’uomini che non si rassegnano, credono che la donna gli abbia sottratto potere, il potere di sottometterle. Tra questi i peggiori sono coloro che ricorrono al più vile degli strumenti, la molestia, perché facilmente si può camuffare, e anche se smascherati, non demordono. Vite perdute.

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    grazie Alessandro, credo anch’io che la strada sia ancora in salita ma le donne non devono arrendersi mai.

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  4. Anch’io avevo fatto le stesse considerazioni a proposito dell'”altra metà del cielo” e penso anch’io che il cielo non dovrebbe essere diviso in due metà, ma condiviso da tutti.
    Quella frase ha senso solo se viene intesa positivamente, cioè nel senso che uomini e donne sono comproprietari del mondo al 50%.

    La domanda che mi pongo, però, è un po’ intrigante e provocatoria: cosa devono fare d’ora in poi uomini e donne perché la condivisione del mondo e della vita sia totale?

    E’ un dato di fatto che, finché ci schiereremo in due fazioni separate in lotta tra loro. questa condivisione serena e completa non ci potrà essere. Non è con le guerre che si conquista quello che è giusto, ma con i trattati di pace che ne seguono. E, per ora, la pace tra donne e uomini mi appare lontana.
    Anche perché certe categorie hanno bisogno delle guerre e delle lotte per esistere. Vale per i militari, per i sindacalisti e per le femministe. Se la guerra o la lotta finiscono per sempre, loro restano senza un ruolo nella società.

    A me non piace declinare al femminile i nomi. Non credo che giovi al raggiungimento della parità, ma, anzi, perpetui la discriminazione. Mi sembra una complicazione linguistica inutile e a volte anche un po’ stucchevole. Ci sono nomi per loro natura maschili e altri femminili. E’ una convenzione e non c’entra niente con la parità. Peggio ancora quando si citano “le donne e gli uomini”, oppure “elettori ed elettrici” (che, spostando l’accento, mi fa pensare ai sindacati dell’ENEL). Un modo di esprimersi ruffiano e particolarmente caro ad alcuni politici come Zingaretti e de Magistris.

    Preferisco l’ideologia della rivoluzione francese che aveva introdotto il concetto comune di “cittadini”, o, se vogliamo, di “persone”, anziché citare ogni volta donne e uomini.

    Credo che solo quando smetteremo di schierarci e di dividerci, quando abbandoneremo le posizioni manichee per cui qui ci stanno i giusti e là gli ingiusti, quando accetteremo le differenze innegabili tra uomini e donne e accetteremo che i ruoli di uomini e donne possano anche essere complementari e non necessariamente sovrapponibili, solo allora avremo raggiunto quella pace e quell riconoscimento reciproco che consentirà la condivisione vera del mondo e della vita.

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    si, un bel ragionamento, Lenzini, ha qualche base, ma mi ricorda molto la storia del “compromesso”, dove due parti prendono accordi per arrivare a a definizione e poi…c’è sempre una parte che sta alle regole e un’altra che si “compromette” si, ma solo a parole.
    Indovini un po’ quale è quella parte?
    “Ci sono nomi per loro natura maschili e altri femminili. E’ una convenzione e non c’entra niente con la parità”…già, già, vorrei vedere se fossero al femminile se non avreste niente da dire…

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  5. Lenzini,
    lei dice: “Non è con le guerre che si conquista quello che è giusto, ma con i trattati di pace che ne seguono”.
    I trattati di pace sanciscono ciò che le guerre hanno deciso.
    E aggiungo che “la guerra” non è ancora finita, vedere l’impressionante serie di uccisioni di donne da parte dell’uomo, anche in questi ultimi tempi, che ancora non tede a scemare significativamente.

    In quanto alla lingua, lei dice:
    “Ci sono nomi per loro natura maschili e altri femminili. E’ una convenzione e non c’entra niente con la parità.”
    E’ vero, per quanto attiene al genere grammaticale, scevro da ipotetica mascolinità o femminilità (“pensiero, vestito, orologio, etc.” oppure “sedia, favola, rete, etc.”), non è vero quando il termine è riferito al genere reale (maestro-maestra, re-regina).
    In quest’ultimo caso, spesso la lingua risente ancora del predomini dell’uomo sulla donna: tutte le funzioni importanti sono declinate al maschile (Amministratore delegato, Rettore, Presidente, Ministro, Primario, etc.), molte di esse, se declinate al femminile, assumono addirittura un significato riduttivo (un governante, una governante).
    Cordialità

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  6. Penso che non avrebbe avuto senso portarci dietro costantemente nel linguaggio comune la doppia definizione (uomini/donne, elettori/elettrici, amministratori/amministratrici).

    A me dà già fastidio la dizione e/o perché inceppa il fluire del discorso, e, quando scrivo, ne scelgo una.

    E’ stata fatta una scelta, e non credo sia una scelta che riflette maschilismo. Semplicemente ha preso atto dello status quo, perché la gente, uomini e donne, parlavano così.

    Bisogna tenere presente che certi nomi di ruolo esistevano già nel linguaggio parlato e sono stati usati correntemente, come quelli citati giustamente da lei di regina, maestra… a cui aggiungerei dottoressa, infermiera, soldatessa, e tanti altri.
    Invece, quando il linguaggio parlato non comprendeva la declinazione al femminile, si sono seguite due strade: aggiungere “donna” al termine maschile, come “donna magistrato”, oppure inventare il termine al femminile, come “sindaca”.

    La lingua si evolve naturalmente e non è facile regolarla. Se “sindaca” suona bene e piace, tra un po’ di anni si userà correntemente. Orrendo invece, dal punto di vista fonetico e linguistico in generale, e pure ruffiano, l’uso della doppia definizione tipo “eletrici ed elettori”.

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    beh…elettrici non andrebbe bene? Allora proprio non capisco. Penso che il linguaggio vada adeguato al fatto che le donne svolgono molte professioni maschili (nel senso che le donne ne erano escluse), senza stravolgere o ridicolizzare. Non capisco cosa la disturba tanto.

    NdR: per favore si ricordi di citare la persona alla quale risponde, grazie.

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  7. Quanto al concetto di “compromesso”, non mi pare che sia questo il caso. Compromesso è sempre una situazione di equilibrio instabile in cui entrambi rinunciano a malincuore a qualcosa.

    I teorici della negoziazione indicano invece come soluzione seria e stabile l’individuazione di una terza posizione che sia condivisibile da entrambi.

    A proposito della definizione di Mao, mi piace vederci anche un riconoscimento della complementarietà dell’universo femminile rispetto a quello maschile. A me la sovrapposizione forzata in tutti i sensi non mi convince.
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    ma il cielo non è unico? o lo vogliamo per forza dividere per dare alle donne quello di serie B? Maoo intendeva esaltare la donna ma sarebbe ora che quell’espressione fosse valutata per quello che è: un’altra discriminazione.
    Il compromesso è come dice lei quando entrambi sono decisi a rispettarlo ma se uno dei due fa solo finta diventa una presa in giro.

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  8. Come dicevo, le parole astratte possono essere di genere maschile o femmile (visto che la nostra lingua non prevede il genere neutro) cosi come sono nate e cosacrate dall’uso.
    Le parole che invece si riferiscono al genere maschile o femminile non c’è ragione che non conetngano già in sé questa informazione , visto che la lingua serve a comunicare.
    Perciò ben vengano le parole ministra, elettrice, dottoressa, avvocata etc.
    Basta farci l’orecchio.

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    ecco si bisogna avere orecchio..magari questa ci tira su un po’ il morale, grande Jannacci:

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  9. Alessandro, elettrice va benissimo quando è usata da sola. Quello che mi suona male e innaturale è la coppia fissa elettori ed elettrici, donne e uomini, ascolttatori e ascoltatrici ecc… perché non aggiunge significato al discorso e lo appesantisce soltanto.

    Per Mariagrazia faccio un esempio: la Terra è fatta per 2/3 di acqua e per 1/3 di terraferma (se non ricordo male). Anche il mondo e la vita sono occupati per metà dagli uomini e metà dalle donne. In più ci sono aree comuni. Non ci vedo nessuna gerarchia in questo. E’ un dato di fatto.

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    “E’ un dato di fatto”…a parte che le donne sono di più (con diversa distribuzione), quale sarebbe il dato? Che dovremmo “dividerci serenamente i nostri “possedimenti” e vivere felici?
    Magari. Le risulta che da sempre l’uomo abbia voluto sottomettere la donna per vari motivi che non le sto ad elencare?
    Le risulta che le donne vengano uccise dai compagni in media una ogni tre giorni?
    Allora di quale dato di fatto parliamo?

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  10. Butto là una provocazione, ma non è una battuta. Dietro c’è della sostanza su cui si potrebbe discutere.

    Perché le femministe non si lamentano del fatto che alle donne non è permesso di usare i bagni degli uomini, anche quando davanti al bagno delle donne c’è la coda e quello degli uomini è libero?
    E’ la stessa discriminazione che c’era in Alabama tra bianchi e negri.

    Parliamone. Se vogliamo la parità, che parità sia …..

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    bene, Lenzini, butti pure le sue provocazioni, ma questa, se permette mi sembra poca cosa rispetto a molti altri grandi temi e lei li conosce uno per uno. Almeno credo. (Ma poi, scusi, a me non è mai successo che qualcuno me lo abbia proibito ma, a dir la verità, neppure mai che io abbia cercato di entrarci).

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  11. Lenzini,
    In quanto ad appesantire il discorso, credo che sia più “pesante” dire:
    “In questa tornata elettorale, gli elettori donne hanno superato gli elettori uomini”, piuttosto che:
    “In questa tornata elettorale le elettrici hanno superato gli elettori”

    Rispondo anche alla sua domanda provocatoria sui bagni (“Perché le femministe non usano…etc?”):
    Perché quei bagni puzzano maledettamente.

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  12. E quindi, Alessandro, lei sostiene che i bagni delle donne sono tenuti meglio di quelli degli uomini? E le pare giusto? (sto scherzando …)
    E non mi dica che gli uomini sporcano di più … chi gestisce i bagni li deve tenere puliti pulendo quanto necessario.

    Quanto all’esempio, sono ancora perfettamente d’accordo. Elettori ed elettrici usati separatamente vanno benissimo. Quello che mi dà fastidio è l’accoppiata fissa e doverosa (elettori ed elettrici).

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  13. Quanto ai gabinetti separati per uomini e donne, vorrei approfondire.

    Un motivo per la separazione sarebbe che, nei bagni degli uomini, a volte, ci sono anche gli orinatoi, che, se l’ambiente è riservato agli uomini, a volte vengono usati con disinvoltura.
    Ricordo che, in alcuni Paesi esteri (Germania, Scozia …), capita ancora di trovare dei vecchi orinatoi costituiti da un’unica parete rivestita in metallo, con canale di raccolta in basso, senza separatori, fatti per essere usati da più uomini contemporaneamente senza alcuna riservatezza.

    La separazione tra gabinetti per uomini e per donne avrebbe quindi la funzione di evitare alle donne il rischio di intravedere organi maschili, o, anche, semplicemente, la vista dei gesti che si fanno facendo pipì.

    Ma siamo sicuri che per le donne questo sia un problema? Se un uomo vuole fare lesibizionista lo può fare anche per strada, o fuori della porta del gabinetto.
    E siamo sicuri che le donne siano più pudiche degli uomini? E’ vero che il nudo imbarazza più le donne che gli uomini?

    La mia impressione è che sia una leggenda messa in giro dagli uomini, forse, per gelosia.

    Negli spogliatori delle palestre, sia maschili che femminili, si fa la doccia e ci si cambia nudi senza problemi.

    Mi è capitato di andare in una sauna in una Pensione della Val Gardena frequentata da turisti tedeschi; le donne e gli uomini si muovevano nudi (e nude) con pari disinvoltura.
    Stessa considerazione vale per le spiagge nudiste che mi è capitato di frequentare.

    Siamo proprio sicuri che le donne abbiano mediamente un senso del pudore diverso e più spiccato rispetto agli uomini?
    E perché dovrebbero?
    Per paura di essere violentate?
    Dalle statistiche risulta che gli stupri avvengono tra persone vestite che si spogliano o spogliano l’altro per l’occasione.
    Il nudo non malizioso non facilita gli episodi di violenza, anzi, li reprime.

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    non so come l’argomento bagni sia entrato nella discussione ma, francamente, non lo trovo rilevante. Che ci sia un diverso senso del pudore tra uomini e donne non ho dubbi, gli uomini sono più esibizionisti, le donne lo sono anche ma meno, in linea generale. I campi nudisti o le altre occasioni da lei citate sono assolutamente “asettici”. Anzi trovo che il nudismo non abbia nulla a che vedere con l’esibizionismo ma piuttosto col bisogno di sentirsi il più vicini possibile alla natura.

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  14. I bagni degli uomini, non solo sono meno puliti (meglio dire sozzi), ma spesso sui muri ci sono scritti e graffiti osceni, e numeri telefonici per prestazioni particolari (non so se è mai stato per lunghi tragitti in autostrada).
    Naturalmente con le dovute eccezioni.

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  15. Tutto vero, Alessandro, ma non credo che alle donne i graffiti e la sporcizia darebbero fastidio più che agli uomini. Siamo pari o no?

    Mariagrazia, il nudo, l’approccio al corpo, il proprio o dell’altro sesso, il pudure, non sono rilevanti?
    Ma se su questi temi si sono combattute battaglie ideologiche a non finire …!
    Quanto all’esibizionismo, non sarei tanto sicuro che sia più tipico degli uomini.
    La minigonna, lo spacco, la pancia scoperta, i costumi da bagno minuscoli sono tipici delle donne.
    Gli uomini non basano così tanto il corteggiamento e la conquista dell’altro sull’esibizione del corpo.

    Credo che in passato siano stati gli uomini a imporre alle donne vestiti castigati, servizi igienici separati, e sostanzialmente per gelosia. Le donne si sarebbero scoperte volentieri.

    La libertà di esibire il proprio corpo è stata un obiettivo delle battaglie femministe.

    E, arrivati a questo punto, mi pare che l’uso di servizi igienici separati sia anacronistico.

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    lasciamo pure le cose come stanno, temo ci siano molti altri temi sui quali discutere di “parità”.

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  16. Lenzini
    cosa c’entrano i bagni (anzi, i cessi, perché di questi sta parlando), l’esibizionismo, la nudità del corpo, il senso del pudore, con la parità dei diritti, di dignità, di rispetto, reclamata dalle donne?
    Che problemi ha per sconfinare in quei campi?
    Mi pare che lei confonda la parità con la promiscuità, sono cose diverse.

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  17. “Tutto vero, Alessandro, ma non credo che alle donne i graffiti e la sporcizia darebbero fastidio più che agli uomini. Siamo pari o no?”

    Spiacente Lenzini, quelle scritte e quei graffiti osceni, nonché i numeri di telefono, li scrivono gli uomini, le donne i loro bagni li mantengono puliti. In questo caso non siamo pari.

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