Foglia di fico

Mi capita di rado di guardare le trasmissioni di Massimo Giletti,  dopo lo sfinimento di certi dibattiti sul Covid dove altercavano tutti con tutti e lui che se ne stava li come uno che che il fatto è sempre suo da qualsiasi parte lo giri, lo avevo riposto nell’angolo delle cose da buttare al più presto, ma con calma.

E cosi, per puro caso mi sono imbattuta nella sua immagine un po’ patetica e un po’ ridicola, mentre sullo sfondo il Cremlino, parlava con un  Cacciari  su di giri che gli rispondeva dall’Italia. Naturalmente sulla crisi Ucraina, ma, mi chiedevo, Giletti sta proprio in Russia o quello è un fondale da scena? Macchè, stava proprio li all’impiedi come un cronista d’assalto ma senza nulla da assaltare. Sembrava che intorno a lui, a parte qualche auto che si intravedeva di tanto in tanto, ci fosse il deserto.

Ma lui stava li a testimoniare che il giornalismo italiano, certo giornalismo non è schierato per forza da qualche parte ma tenta l’obiettività. O almeno ci prova. Cosi a suo dire.

Beh, dopo Cacciari che faceva da appetizer alla prevista fantastica intervista con Maria Zackarova portavoce del ministro degli esteri russo , che si doveva collegare con lui non si sa bene da dove (forse da qualche B& B nel riminese?) abbiamo assistito ad un match con la signora che ha preso a calci in faccia il giornalista con la nonchalance di una campionessa di football femminile.

Giletti era stravolto: il ciuffo bianco in piedi sulla testa gli dava un aria spettinata e un po’ ubriaca da audience in salita, cosi almeno credeva lui. Per forza doveva salire sennò cos’era andato in Russia a fare?

Imbarazzante! Per lui che ad un certo punto pare sia svenuto, per gli ospiti che si sono dovuti arrangiare a intervistarsi tra loro e con Sallusti che si è alzato e dopo aver buttato li qualche frase di netto dissenso su tutto lo show, ha lasciato lo studio dicendo che lui la foglia di fico non la fa.

Ben detto! Uno che non le manda a dire per posta. La sua faccia schifata però sarebbe stata già sufficiente per capire che la sedia gli bruciava sotto al sedere. Ma poi, dopo tutte queste emozioni in diretta, di stare a sentire Myrta Merlino che da ospite si era tramutata in conduttrice per riempire il vuoto lasciato da Giletti, non mi andava proprio ed ho spento.

Bella roba, serviva andare in Russia per svenire dopo aver preso gli insulti della signora portavoce del ministro? Non era più comodo farsi insultare in Italia? E poi, che giornalismo sarebbe quello che si fa umiliare in quel modo davanti ad una che spiattella  tutte le menzogne della propaganda russa in prima serata alla TV italiana? Da “casa sua” ma fuori della porta, poi…
No Giletti, hai toppato alla grande. Non so se sei tornato dalla Russia con più amore o più furore, ma fossi in te mi prenderei un po’ di ferie il Covid ti ha stressato, per un po’ riposati va.

Prima di presto

Angela Merkel avrà altre occasioni di dire come la pensa sulla guerra di Putin, ora ha solo rotto il ghiaccio, penso che la sua sia una voce autorevole da leader “pesante” quale è stata e mi auguro che le sue parole servano a iniziare un vero percorso di negoziati non quelli fasulli ai quali i russi hanno partecipato solo per prendere il mondo per i fondelli.

Per ora ha parlato di “barbara aggressione” e mi pare che basti e avanzi.

Ma ci sono anche quelli che la criticano e dicono che la sua opinione non conta nulla. Già, non contano nulla le opinioni di chi non la pensa come noi, Come mai?

C’è chi persiste nel voler sempre avere ragione,  quando critica o contesta qualsiasi cosa lo fa con la precisa intenzione di screditare l’interlocutore.

Nel caso di Merkel è normale: si tratta di una donna che ha tenuto il potere per ben 16 anni, cosa che non riesce facile a nessuno e intendo uomini perché di donne al potere ce ne sono veramente pochine.

Dunque lei si è finalmente espressa: è uno schifo ha detto, in pratica. Invece il premio nobel Ohran Pamuk ha detto che è una cosa da medioevo e che la Turchia che si pone ora come mediatore, dovrebbe prima guardare dentro di sé e alla mancanza di democrazia  e di libertà del suo popolo. E aggiunge che Erdogan si pone come mediatore solo per far dimenticare al mondo come vengono trattati i dissidenti nel suo paese.

Cioè uno “buono” che cerca di far incontrare Putin e Zelensky che però nel suo paese mette in galera chi osa manifestare un pensiero contrario alle sue politiche.

Ma è quello che vorrebbero anche molti italiani: mettere la mordacchia a quella parte della popolazione che ha un pensiero diverso dalla corrente di pensiero che va per la maggiore: succedeva col Covid e succede anche ora con la guerra, ma all’incontrario. Ora vorrebbero che chi sta con gli aiuti per l’Ucraina (cioè col governo nonostante la gestione fallimentare del Covid) si uniformasse al pensiero che vorrebbe che invece gli si voltassero le spalle.

Pare che siano in maggioranza, a credere ai sondaggi, gli italiani che vorrebbero farsi i “fatti” propri.

Cioè, in due parole: girare la testa dall’altra parte o unirsi al coro di : Biden go home, oppure la Nato offende e non difende….ritornelli che abbiamo sentito spesso i questi tre mesi.

Ohran Pamuk (se non avete letto il suo capolavoro Istanbul ve lo consiglio) però aggiunge che si augura che la mediazione di Erdogan dia dei frutti e serva alla pace, anche se si dice piuttosto pessimista.

Merkel invece da politica, secondo me, andrà al sodo e perseguirà la linea della fermezza nel criticare Putin e nel cercare di promuovere la pace promuovendo anche la libertà degli ucraini.

Ma intanto, le armi non tacciono ancora e dopo 100 giorni anche Zelensky ha ammesso che i russi stanno occupando il 20% per territorio.

Beh, c’è chi lo interpreta come un successo dei russi, io, modestamente tendo a credere che sia un successo da poco se dopo tutto ‘sto sconquasso siamo ancora al 20%. Sembra l’esercito di Brancaleone, tutto sommato anche se ha compiuto una devastazione  e stragi che rimarranno nella storia,  non si può non dare atto agli ucraini del loro coraggio e della loro resistenza.

Sarà questa a fare la differenza quando finalmente si apriranno trattative  serie e io spero che sia presto, anzi prima di presto.

Risentimento sospetto

Non sapevo neppure chi fosse, lo confesso, mi era sfuggita la sua vittoria a Sanremo e il suo grande successo tra i suoi giovanissimi fans. Parlo di Blanco la rivelazione di Sanremo-
Pare che stia tenendo b(l)anco una presunta molestia che il cantante avrebbe subito lo scorso sabato durante un concerto.
A dir la verità avevo intravisto la cosa ma mi sembrava una delle solite bufale acchiappa audience.
Poi ho letto critiche alla ragazza che ha fatto il gesto ( o avrebbe) e in generale al movimento Meetoo (ci casca sempre in mezzo) per aver, a detta di alcuni, portato a questi bei risultati!
Trovo difficile credere a questa storia. La ragazza era davvero una ragazza? Si vede solo una mano dunque non si può dire con certezza. E perché chi l’ha ripresa quella mano non ha ripreso anche lei?
Sembra una bella trovata pubblicitaria, se lo è è davvero “geniale”.
Se non lo è e davvero il cantante si è sentito molestato è giusto che denunci ma dubito che lo farà.
Ripeto se davvero è successo la polemica potrebbe venire presto sedata con una sua denuncia, ma sarebbe la prima volta che un astro nascente della musica si risente di una mano “morta”… o moribonda ad un concerto dove si esibisce tra la folla con molta nonchalance.
Ma se Blanco si è risentito si faccia sentire. Altrimenti il sospetto che sia tutta una farsa, è del tutto legittimo.

Rosso rapa

Col ciuffo spiovente di un improbabile rosso rapa, Donald J. Trump è tornato a spararle grosse all’annuale incontro della NRA, la potentissima lobby delle armi a Houston.

Tre giorni dopo il massacro di Uvalde, Texas, dove hanno perso la vita 19 bambini e due insegnanti in una scuola super sicura e super vigilata, per mano di un 18enne che ha sparato con un fucile semiautomatico all’impazzata.

Purtroppo sono tragedie che si verificano sempre più spesso, niente sembra fermarle. Eppure Trump non ha perso ‘occasione per dire la sua al volo anzi a volo radente come una sparacchiata: “The existence of evil in our world is not a reason to disarm law-abiding citizens. The existence of evil is one of the very best reasons to arm law-abiding citizens.”

Chiaro no? L’esistenza del male non è una buona ragione per disarmare i cittadini che si fanno giustizia da soli, l’esistenza del male è la migliore ragione possibile per armare i cittadini che si fanno giustizia da soli”.

Ed ha anche proposto di nuovo che gli insegnanti si armino con armi “nascoste”, magari sotto il giubbotto antiproiettile? E che vengano addestrati a sparare.

Bella idea! L’aveva già avuta in occasione di un altra tragedia accaduta quando era presidente in carica. Ma gli insegnanti gli avevano fatto buuuuh allora come glielo fanno ora.

Tronfio e smargiasso come al solito anzi forse un pochino di più vista la congiuntura mondiale nella quale lui non ha parte attiva e se ne bea pensando che Zelensky gli aveva risposto picche quando gli aveva chiesto del “dirt” (sporco) per incastrare il figlio di Biden e quindi anche il di lui padre quando era in corsa per le presidenziali, Aveva osato tanto? Beh, ora impara! Scommetto che la sua “empatia” per il popolo ucraino arriva poco oltre il suo compiacimento. Certo non si è speso troppo per fermare il suo amico Putin. Ma chi glielo deve far fare visto che la guerra sta creando seri problemi al suo antagonista, a quel Joe Biden che in tanti chiamano “Sleepy Joe” mentre lui si sfrega le mani ogni qual volta lo sente o lo legge?

Volete mettere la statura politica da statista di questo signore che pur di non lasciare la Casa Bianca ha mandato i suoi scagnozzi ad assaltare il Campidoglio?

La sedia gli piaceva troppo, lasciarla è stato un trauma ed ora noncurante del massacro avvenuto ancora una vota in una scuola dove uno poco più che un bambino è riuscito a entrare e uccidere dei bambini e due adulti come in un maledetto video gioco, dice con la solita strafottenza che le armi non sono il problema e che anzi bisogna venderne ancora di più e armare anche gli uccelli e i cani e i gatti e soprattutto gli insegnanti che devono diventare degli spietati killer alla bisogna!

Con buona pace della NRA (National Rifle Association ) che si sfrega le mani e pensa ai guadagni  e pensa che più morti ci sono e più soldi “raggranella”. Le scuole americane, un “salvadanaio” sempre più pingue per la potentissima lobby americana delle armi.

E Trump da simpaticone quale è ne è il cheer leader preferito.

Faccia da Draghi

Il premier Draghi mi stupisce sempre. Anche se  ormai lo seguo davvero poco, so che non succede quasi nulla di interessante in un governo che lui guida comandando perché tanto ormai è blindato (letteralmente). Lo era prima col Covid, lo è ancora di più ora con la guerra.

Oggi ha telefonato a Putin. Bene, Che si sono detti? Mario Draghi ci ha ragguagliato con quella sua “faccia di tolla” (mi scusi presidente ma è proprio cosi nel senso che non cambia mai espressione, la sua è una faccia per tutte le occasioni).

Mi immagino la conversazione. Formale al limite del grottesco, allora la vivacizzo un poco.

Putin che tira su il telefono e pensa: ancora questo rompi…chissà che cosa vuole adesso?

E Draghi che con nonchalance la butta li: caro Vladimiro, vedi di sbloccare  ‘ste navi del grano che va marcio, ma ti rendi conto che il mondo rischia di fare la fame per causa tua?

E l’altro sfregandosi le mani.

Ah, si? Tu mi significhi ciò? Ecchisenefrega non ce lo metti? Cioè, volevo dire, nooo non è colpa mia, ma delle vostre sanzioni, levatele e tutto s’aggiusta.

E Draghi: ma caro Vladimiro, le sanzioni te le abbiamo messe perché hai invaso l’Ucraina e stai li da tre mesi a fare il putinferio, beh, allora, santa insalata russa, non ti vorrai mica lamentare tu, pure?

Ma pare che Putin si sia lamentato ancora e anzi ha rincarato la dose e poi, ha detto Draghi: “ha parlato solo lui”…

Ma va? ‘sto maleducato, anche logorroico.

A conversazione con cotanto premier si permette di cianciare a ruota libera?

Mai me lo sarei aspettato! Anzi credevo che lo avrebbe invitato ad una partita a golf sul pratone del Cremlino o a farsi un paio di birre da Pu(r)gaccioff (un baraccio di Mosca dove i cosacchi ballano sui tavoli).

Ma pare che Mario Draghi abbia risposto declinando l’invito: non è ancora tempo, prima mettiamoci ai tavoli della conferenza di pace a brindare ci penseremo poi.

A che cosa? Ma al grande successo della diplomazia italiana, anzi draghiana.

Un gesto clamoroso

Ecco cosa ha detto il diplomatico russo accreditato a Ginevra, Boris Bondarev dopo aver affermato di “non essersi mai vergognato tanto in vita sua per i crimini che il suo paese compie contro gli ucraini e contro il popolo russo”:

“”Chi ha sferrato questa guerra vuole solo una cosa”, si legge nella dichiarazione-denuncia del diplomatico russo, “rimanere al potere per sempre, vivere in palazzi di lusso e senza gusto, navigare su yacht per costi e dimensioni paragonabili all’intera Marina russa, godere di completa impunità“. “Migliaia di russi e ucraini sono già morti per questo”, ha aggiunto Bondarev.”

Parla una persona che lavora nel campo della diplomazia da venti anni e Putin è al potere da 23. Probabilmente questa volta non ce l’ha fatta a tacere. Da come si esprime ce l’aveva nel gargarozzo e questa è stata l’ultima goccia del classico vaso. E non mi pare sia stato troppo diplomatico ma che le abbia cantate chiarissime al leader russo ed ai suoi accoliti compreso il ministro degli esteri l’ineffabile Lavrov, del quale ha detto che è un bugiardo che da anni semina propaganda e bugie per ingannare il suo stesso popolo e fare gli interessi del potere.

Non ricordo più chi in questi giorni abbia definito Joe Biden “un iceberg rivolto al contrario”, intendendo, presumo che è uno che non nasconde nulla e esterna i propri sentimenti con naturalezza e persino con un punta di incoscienza. Fa parte del personaggio. Quando si è candidato lo sapevano i suoi di che pasta era fatto e se lo hanno sostenuto forse una ragione ci sarà.

Ma questo signore russo ha fatto una dichiarazione a “cuore aperto” e le sue parole stanno rimbalzando in tutto il mondo. Immagino che a Putin non abbiano fatto piacere e che starà già pensando a quali “sanzioni” comminare al “traditore”.

Beh, lo sappiamo che è permaloso anzichennò e il coraggioso diplomatico non avrà vita facile da qui all’eternità

Ma c’è qualcosa che va persino oltre il coraggio dimostrato da questo signore e credo sia il senso di giustizia che tutti, chi più chi meno abbiamo e il senso di pietà umana che spinge a fare qualcosa di clamoroso per dimostrare dissenso e contrarietà ad un gesto cosi assurdo come l’invasione di un paese sovrano e l’uccisione di tanti cittadini innocenti e che questo signore ha dimostrato di avere in abbondanza e spero che molti altri trovino il coraggio per esternare finalmente pubblicamente il dissenso che sinora è stato represso e che trovi libera espressione ovunque i russi vogliano far sentire al mondo la propria voce contraria al potere, a favore della libertà e della giustizia.

 

Sempre più “matti”

Non è difficile da credere, ma sembra che il disagio psichiatrico, anche a causa della pandemia, in Italia sia in aumento. E ora con la guerra probabilmente crescerà ancora.

La salute degli italiani è stata molto monitorata in questi ultimi due anni soprattutto sul fronte Covid, ma è stata decisamente trascurata su altri fronti. E questo sta creando profondo disagio sociale in molti settori. A subirne le conseguenze più gravi sembrano essere i giovani, le donne e gli anziani, quelle cioè da sempre considerate le fasce “deboli” della popolazione.

Il nostro governo pare intenzionato a stanziare fondi allo scopo di alleviare il disagio psichico ma i medici e gli infermieri sono decisamente in numero inferiore al recente passato e molti che vanno in pensione non vengono sostituiti.

Ma lo posso constatare di persona ogni giorno. Sento nell’aria una sorta di rancore diffuso di tutti verso tutti, si percepisce anche su questo blog o nei blog in generale.

Tutti, l’uno contro l’altro armati oppure in piccoli gruppi riuniti allo scopo di dare addosso a chi non si uniforma ai diktat dei prepotenti e facinorosi che vagano come anime perse in cerca di soddisfazione alle loro frustrazioni giornaliere.

Che sono tante. Prima di tutto la mancanza di un lavoro stabile, ben retribuito e soddisfacente o adeguato agli studi o alle capacità o potenzialità. E in molti, giovani o meno giovani, faticano tanto in un jungla di lavoretti mal pagati, soprattutto le donne che, anche se laureate e con curricula di tutto rispetto, a volte sono costrette ad assoggettarsi a lavoretti malpagati e a subire angherie di ogni tipo sul luogo di lavoro. Donne contro donne, sui luoghi di lavoro ci sono sempre state, ma ora ce ne sono di più. La solidarietà tra gli uomini è, al contrario, più diffusa, sanno di poter contare sempre su un “amico” che non li tradirà, perché gli uomini hanno imparato a fare squadra, cosa che le donne non impareranno mai.  Le donne sanno di dover battere una concorrenza spietata e diventano spietate pure loro. O infelici, tristi o malate di depressione cronica.

Si potrebbe fare molto di più, ma le famiglie vengono lasciate sole a sopperire alla carenza dello stato e la cura è delegata molto spesso alle donne “anziane” della famiglia che hanno da sopportare gravi fardelli di figli senza lavoro o sbandati o separati e con prole (da accudire anch’essa). Pesa soprattutto sulle donne perché è a loro ed alla loro “sensibilità” che si fa appello più sovente. A volte non senza cadere nel ricatto affettivo.

Gli uomini di casa aiutano si, ma tocca sempre alla donna consolare, essere attenta che non manchi nulla e che le persone care non soffrano troppo del disagio di una società in via di disfacimento.

In molti sensi: dalla corruzione alla protervia della politica sempre più orientata verso il proprio stomaco che verso quello che sarebbe il suo compito: il bene del paese e le misure da adottare per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Il nuovo arrivato

Si, va beh, lo devo proprio scrivere e cosi spezziamo anche un poco questa infinità e logorante diatriba sulla guerra, sfinente, davvero e non mi lamento di certo se penso che c’è chi la guerra la deve subire.

Questo è quanto:

Può un albero illuminare una giornata nata un po’ così? Sapete quelle giornate nelle quali ti senti un pochino giù, magari i motivi ci sono pure, ma, mentre altre giornate sono giornate consapevoli dei motivi e te ne fai una ragione, alcune sono davvero pesanti e non te ne faresti mai una ragione ma cerchi di ragionare per scacciare le paturnie (o anche i problemi reali).

Bene, questa mattina sono uscita in terrazzo come faccio di solito per respirare l’aria della mattina (è un momento di caldo afoso nonostante sia solo maggio), e girando gli occhi sul bellissimo panorama che mi accoglie sempre mi sono accorta di una cosa che mi ha fatto trasalire.

Accanto al mio condominio c’è una bella villa che col tempo è stata spesso modificata, da cascinale è diventata. villa padronale con villette a schiera annesse e di recente nel giardino è stato edificato un ulteriore edificio con 6 appartamenti. Non vi dico lo sconquasso!

Insomma da un’unica casa con grande giardino, ne sono spuntate altre non so neppure più quante. Il proprietario, un signore  in età ma molto attivo, se ne bea spesso e si rigira in quella sua proprietà ormai diventata una multiproprietà e lui sembra quasi un confinato nella sua pur sempre bella villetta a due piani.

Bene, questo preambolo per dire che il signore in questione non mi è mai stato molto simpatico proprio per via (anche) di questa sua “malattia della pietra” (definiamo così in veneto le persone che non possono fare a meno di mettere pietra su pietra, una sorta di sindrome da paura di non avere un tetto sulla testa che forse proviene da molto lontano).

Comunque, a prescindere (come direbbe il Principe), oggi nel giardino antistante la villetta di questo signore è comparso un magnifico olivo secolare, sapete di quelli a due tronchi con il fogliame verdissimo che si stagliano verso il cielo e sembrano un monumento?
Ecco proprio quello.

E sapete che c’è? a me si è aperto il cuore quando l’ho visto e a quel signore (col quale non parlo da anni) mi è venuto voglia di andare a stringere la mano e dirgli un bel grazie per questa bella novità e per quel “nuovo arrivato” cosi magnifico.

L’ulivo è simbolo i pace no? Beh, a me è sembrato un buon auspicio e un bellissimo inizio di giornata.

Dovrebbero piantarne tanti anche a Mariupol davanti alle case distrutte, anche prima di ricostruirle.

Lo è o lo fa?

Piano piano, le acciaierie di Mariupol si vanno svuotando. I civili, pare, sono usciti tutti, i militari stanno tristemente sgombrando. I feriti, sempre pare, verranno curati in strutture attrezzate, mentre gli altri, per ora sono stati portati in territorio controllato dai russi.

Il loro destino è precario e incerto. I russi hanno già detto che li considerano criminali di guerra o terroristi (senza distinzione tra i militari regolari dell’esercito ucraino e i componenti del battaglione Azov (ormai famoso), anche se  questi ultimi sono stati da tempo integrati nell’esercito regolare.

In soldoni, spetterà a Putin decidere della loro sorte. Temo che la convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra non sarà troppo considerata, per non dire che sarà bellamente ignorata.

Ecco, quelli che il leader ucraino chiama “eroi della resistenza”, con ogni probabilità, non saranno affatto scambiati con prigionieri russi, come era nei sogni dei negoziatori della loro resa, ma se Putin vorrà, saranno processati e poi, non si sa. Ma si immagina. E non occorre neppure troppa fantasia.

Hanno fermato l’avanzata russa con la loro pervicace resistenza dentro la Azofstal e hanno salvato anche molti civili da morte quasi certa, ma il loro destino è legato al filo della “benevolenza” del presidente russo. Non credo ci contino troppo.

Insomma dopo tre mesi e il macello che i russi stanno facendo in Ucraina, credo che si possa vedere un po’ più chiaro nelle intenzioni dell’uomo al comando, quello che ha ordinato la “denazificazione” dell’Ucraina.

Forse i russi ci scriveranno “paese deucrainizzato” alle porte delle città ancora in fiamme, o forse ancora no. Dipende.

Da che dipende? Dalla prossima mossa del “folle”.

Si, intendo proprio “il folle”, cioè un leader che da anni adotta strategie manipolative, tipo quelle che diffondono notizie e teorie varie sulle sue presunte malattie fisiche o mentali. Gli torna comodo fare il pazzo. Ci sono cascata anch’io, confesso, all’inizio. Ma non è originale, affatto, Putin ha copiato dal suo nemico di sempre: gli Usa, la strategia del pazzo è un’invenzione (si fa per dire perché deriva da molto lontano) di Richard Nixon:

 

Da Wikipedia:

” Quest’ultimo, con la sua amministrazione, ha cercato di far credere ai leader dei paesi ostili del blocco orientale di avere davanti a sé un leader dal comportamento imprevedibile, con un’enorme capacità di distruzione. Pertanto, questi paesi ostili non dovrebbero essere tentati di provocare gli Stati Uniti , temendo una risposta americana inaspettata.”

Ecco, Putin sta facendo lo stesso: provoca e sa bene che le sue provocazione funzionano, non si sa quale potrebbe essere la sua prossima mossa e crederlo un folle gli fa molto gioco: tiene il mondo sotto scacco. La mossa del folle sarà (per lui) quella vincente?

Dopotutto una mia zia novantenne mi racconta che anche lei, con tre maschi in famiglia ha spesso adottato questa strategia. “faxevo ea mata”cioè tradotto dal veneto: “facevo la matta” e ha sempre funzionato quando i tre maschi di famiglia volevano prevaricarla.

Ma torniamo alla guerra. E’ una storia ancora tutta da scrivere, di sicuro c’è che l’ “operazione speciale” di Putin prosegue seppur tra qualche difficoltà e  non poteva trovare momento migliore per fare quello che sta facendo: il mondo indebolito da due anni di pandemia, gli Usa con a capo un leader “debole” e poco popolare, la Germania demerkelizzata e Macron alle prese con la sua azione di  “nuovo” governo. Di Johnson non parliamo proprio, ha i suoi problemi e sono del tutto comprensibili dato il tipo.

Dunque? Beh, pazzo o lucido, malato o sanissimo, il leader russo avanza, se pur lentamente e fa terra bruciata dove passa, anche con l’aiutino dei suoi amici fedeli che stanno ben volentieri con un piede in più scarpe e lui lo sapeva bene prima di cominciare.

E noi stiamo qui da tre mesi ancora a chiederci se lo è o se lo fa. Con tutti i problemi che abbiamo anche senza di lui.

 

 

Una vittoria che conta

A me è piaciuta molto la canzone che ha vinto l’Eurovision song contest, “Stefania, dei Kalush Orchestra, molto.
L’ho trovata davvero commovente e centrata per il momento. Tutti ricorriamo alla mamma nei momenti di dolore anche se non c’è più da molti anni e Stefania, la mamma descritta dalla canzone è una madre universale, quella che da piccoli ci canta la ninna nanna e ci fa passare la paura del buio.
Ed è veramente buio questo momento per l’Europa ma soprattutto per l’Ucraina che deve fare i conti con una aggressione senza precedenti se non andando indietro alla terribile seconda guerra mondiale.
La mamma dei Kalush Orchestra è chiamata a dare sostegno agli ucraini e ad aiutarli a superare la notte che sembra non finire mai.
Bene ha fatto Torino e tutti quanti l’hanno votata, a farli vincere. Una vittoria forse scontata, come dicono in tanti, ma forse anche no.
Forse sarebbe piaciuta lo stesso.
Sono bravi, sono eclettici, catturano l’attenzione, sembravano un quadro astratto di quelli molto colorati che prendono subito per l’effetto surreale e coinvolgente che riescono a trasmettere.
Una canzone non basta per far ragionare di pace ma tutto serve e spero davvero che anche questa vittoria rappresenti una piccola, piccolissima consolazione per il popolo ucraino che soffre cosi tanto a causa della guerra.
E che la musica e l’arte uniscano come sempre non è solo un auspicio ma una speranza.

https://www.youtube.com/watch?v=UiEGVYOruLk

 

Pubblicato oggi (16.5.2022 ) su Italians del Corriere della sera