Foglia di fico

Mi capita di rado di guardare le trasmissioni di Massimo Giletti,  dopo lo sfinimento di certi dibattiti sul Covid dove altercavano tutti con tutti e lui che se ne stava li come uno che che il fatto è sempre suo da qualsiasi parte lo giri, lo avevo riposto nell’angolo delle cose da buttare al più presto, ma con calma.

E cosi, per puro caso mi sono imbattuta nella sua immagine un po’ patetica e un po’ ridicola, mentre sullo sfondo il Cremlino, parlava con un  Cacciari  su di giri che gli rispondeva dall’Italia. Naturalmente sulla crisi Ucraina, ma, mi chiedevo, Giletti sta proprio in Russia o quello è un fondale da scena? Macchè, stava proprio li all’impiedi come un cronista d’assalto ma senza nulla da assaltare. Sembrava che intorno a lui, a parte qualche auto che si intravedeva di tanto in tanto, ci fosse il deserto.

Ma lui stava li a testimoniare che il giornalismo italiano, certo giornalismo non è schierato per forza da qualche parte ma tenta l’obiettività. O almeno ci prova. Cosi a suo dire.

Beh, dopo Cacciari che faceva da appetizer alla prevista fantastica intervista con Maria Zackarova portavoce del ministro degli esteri russo , che si doveva collegare con lui non si sa bene da dove (forse da qualche B& B nel riminese?) abbiamo assistito ad un match con la signora che ha preso a calci in faccia il giornalista con la nonchalance di una campionessa di football femminile.

Giletti era stravolto: il ciuffo bianco in piedi sulla testa gli dava un aria spettinata e un po’ ubriaca da audience in salita, cosi almeno credeva lui. Per forza doveva salire sennò cos’era andato in Russia a fare?

Imbarazzante! Per lui che ad un certo punto pare sia svenuto, per gli ospiti che si sono dovuti arrangiare a intervistarsi tra loro e con Sallusti che si è alzato e dopo aver buttato li qualche frase di netto dissenso su tutto lo show, ha lasciato lo studio dicendo che lui la foglia di fico non la fa.

Ben detto! Uno che non le manda a dire per posta. La sua faccia schifata però sarebbe stata già sufficiente per capire che la sedia gli bruciava sotto al sedere. Ma poi, dopo tutte queste emozioni in diretta, di stare a sentire Myrta Merlino che da ospite si era tramutata in conduttrice per riempire il vuoto lasciato da Giletti, non mi andava proprio ed ho spento.

Bella roba, serviva andare in Russia per svenire dopo aver preso gli insulti della signora portavoce del ministro? Non era più comodo farsi insultare in Italia? E poi, che giornalismo sarebbe quello che si fa umiliare in quel modo davanti ad una che spiattella  tutte le menzogne della propaganda russa in prima serata alla TV italiana? Da “casa sua” ma fuori della porta, poi…
No Giletti, hai toppato alla grande. Non so se sei tornato dalla Russia con più amore o più furore, ma fossi in te mi prenderei un po’ di ferie il Covid ti ha stressato, per un po’ riposati va.

2 commenti su “Foglia di fico”

  1. Io invece ammiro tantissimo Massimo Giletti fin dall’epoca dell’Arena su RaiUno. Proprio in quel programma c’erano sempre due opposte fazioni che si opponevano verbalmente (spesso in modo veemente!).
    Ecco cosa dovrebbe accadere nel talkshows e nei media. Nella maggior parte dei dibattiti invece si propone ai telespettatori la minestrina riscaldata dei soliti noti che ripetono allo sfinimento le lezioncina che il pensiero dominante esige che venga inculcato (ma forse c’è una ‘c’ di troppo!). Questo metodo l’ha adottato per il Covid. Ed è per questo che l’apprezzo. Anche per il fatto di andare a Odessa -prima- e Mosca -ora-!! Sempre meglio che stare con c**o al caldo nello studio tv.
    P. S. Non sono filoputiniano. Semmai filoMarangoniano.
    R
    nulla da dire sulla professionalità di Giletti ma ieri sera credo abbia superato qualcuno dei suoi limiti e ne ha anche lui, di sicuro.

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  2. Le liste di proscrizione sono sbagliate e fuori dal tempo, vanno cancellate, in democrazia ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione senza essere messo in una lista e definito in nessun modo.
    Ma la cosa è iniziata col Covid quando la stampa definiva No-vax (e continua a farlo) chi si opponeva al vaccino obbligatorio. E non sono uscite liste di proscrizione (sarebbero state troppo lunghe) ma sono state emanate leggi che discriminavano una buona fetta di cittadini senza che però in troppi si mettessero le mani nei capelli come ora in merito alla pubblicazione da parte del Corriere di una lista di intellettuali, politici e giornalisti definiti Pro-Putin. (Che però il Copasir ha smentito sia di aver prodotto sia di aver diffuso).
    La cosa ha profonde analogie e identifica una democrazia che non esiterei a definire malata, ma non da oggi.
    E però se non vogliamo liste di proscrizione trovo poco corretto pure definire “servo di Biden” o “servi degli Usa” o della UE o della Nato, o “guerrafondai” tutti coloro i quali si esprimono per la difesa dell’Ucraina e concordano con gli aiuti governativi.
    Chi non vuole definizioni non deve darne a sua volta o fomentare risse con espressioni del tipo “siete vittime della propaganda”. E’ sbagliato in ogni caso ma scandalizzarsi giustamente per le lista di definiti putiniani, senza peraltro accorgersi di quante definizioni errate ed offensive si sprecano ovunque per chi sta con gli ucraini e la loro difesa è pura ipocrisia.

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