Un’altra scelta

“Cari amici”. Cosi Putin, nel suo discorso, ogni tanto, tra le altre cose che dice (l’ho letto tutto, non senza un certo fastidio pensando: ma chi me lo fa fare?), intercala.

Fa bene ad intercalare con quel “cari amici”. Non si sa chi sono. Forse i suoi cani? Ma ne ha? E se ne ha, è sicuro che gli siano veramente amici? Il popolo, almeno in parte, gli sarà amico? E se ha amici veri tra il popolo allora è un uomo fortunato.

Chi sperava in un discorso di “pace” deve essere rimasto deluso. é bellicoso, l’uomo. Ancora di più e “meglio”. Registra che l’Occidente gli è nemico…ecco tra i cari amici, noi non ci siamo.

Però, anche qui da noi ne ha di amici e lui lo sa. E il suo discorso è indirizzato anche a loro. E li blandisce. Fa la vittima, si lecca le feritine del suo orgoglio un po’ sottotono, il suo amor proprio un po’ annebbiato dall’andamento della sua operazione speciale per “denazificare” la (povera-ricca) Ucraina. Lento. E lui ne da la colpa all’Occidente che l’arma. Lui, privo di colpe difende il suo paese e la “sua” Ucraina, tutta o in parte, almeno quella che lui ritiene “sua”, dagli oppressori qualunque e comunque.

Non è un discorso da “vincente” ma piuttosto da “rognoso”, nel senso che rogna. Non si fa né bello né brutto, si fa uomo del potere ma con lo sguardo lungo sul potere degli altri. Il potere degli altri lo infastidisce e mette i puntini sulle “i” di ogni riga, puntualizzando, appunto, che lui è soprattutto “vittima”.  Già, gli conviene fare la vittima. I “cari amici” gli saranno riconoscenti di lottare contro i “cari nemici” occidentali?

Lo devono essere. Hanno un’altra scelta?

Regole elementari

Guardando il lungo cerimoniale per le esequie della regina Elisabetta II e pensando a come la vita possa essere complicata persino per i re e le regine, quelli che nell’immaginario collettivo, sono dei privilegiati, nascono e vivono nella bambagia e non hanno mai problemi, il lusso sfrenato fa parte delle loro esistenze e si crogiolano tra gli agi…mi è venuto in mente che forse forse non è poi tutto oro…

Si, in parte è vero, ma ogni medaglia (d’oro) ha il suo bravo rovescio. E anche la morte prende un aspetto “regale” e chi accompagna la regina nel suo ultimo viaggio, deve sottostare a complicatissimi e snervanti cerimoniali. Si, d’accordo, non si può dire “poverini” che fatica che fanno…ma guardando le loro facce compunte e (alcune) sinceramente  addolorate, mi viene fatto di chiedermi se tutta questa vita dorata, qualcuno di loro non la baratterebbe con quella di un cittadino “comune”, pur con tutti i problemi di sussistenza che un comune cittadino può avere a differenza dei reali.

Poi, bisogna anche vedere chi sono questi “comuni” cittadini. Perché noto, da qualche tempo, delle belle e buone differenze tra cittadini.

Disuguaglianze di trattamento a parte, quelle competono ai politici, il cittadino medio, per esempio italiano attuale, è un gran maleducato, cafone e indifferente quando non sprezzante del proprio prossimo.

Mi dispiace, ma anche no, ma lo devo dire. Non faccio che imbattermi in persone che avrebbero bisogno di tornare alla prima elementare per imparare le elementari regole del vivere civile.

Gente che ti spintona ovunque. I marciapiedi sono diventati corride dove il più forte passa ma se non te la senti di sgomitare devi scendere e finire in mezzo alla strada col rischio di essere arrotato da una macchina di passaggio.

Mors tua, vita mea, mai come in questo ultimo periodo vale questo famoso detto.

E scusate se riprendo un tema del quale parlo spesso, ma ultimamente alcuni episodi che non racconto per non tediare che riguardano gli amici a quattro zampe che vanno molto in voga ora, di ogni taglia, razza, colore e optionals vari, mi hanno fatto pensare ancora di più che molti italiani dovrebbero andare a scuola di comportamentismo minimo sindacale nei riguardi di chi, purtroppo, ha la ventura di passargli accanto o di vivergli nei pressi. Sono sempre di più e non hanno colpa di come sono aggressivi a volte e di come i loro padroni obblighino certi malcapitati “vicini” o passanti sulla stessa strada a sentirsi dei poveri scemi che non hanno il culto della “canilità” ma a volte se il cane è grosso e gli ringhia, ne hanno persino paura.

Nulla fa il padrone per alleviarla anzi, spesso, deride il malcapitato che se la deve prendere in saccoccia e se non viene sbranato rendere grazie a quei signori cosi sensibili da amare cosi tanto il loro cane ed odiare cosi tanto il genere umano.

Insomma, forse si è capito di quanto sia depressa dalla maleducazione imperante e sempre in costante crescita. Quasi come i sondaggi positivi per Giorgia Meloni.

Energia sprecata

La cattiveria umana non ha davvero limiti come pure l’arrivismo, la meschinità, la stupidità, l’ignoranza, il culto di se stessi… e potrei continuare. E l’invidia pure. Basti guardare come esempio questo blog: spariti i commentatori molti dei quali non scrivevano altro che cattiverie ed insulti, ora godono nella loro meschinità di persone piccole e invidiose di non vedere più commenti su questa pagina. Salvo pochi.

Ecco: hai quello che ti meriti penseranno. Dopo avermi martellato di critiche, di polemiche e di offese pesanti, se ne stanno rintanati a godersi la loro “vittoria”.

Dedico a loro questo post.

La cattiveria, la malevolenza, l’arido cinismo che tende a sgravare se stessi dalla profonda rabbia di vivere un’esistenza poco gratificante e piena di frustrazioni, può trovare sfogo anche in questo: impegnarsi per fare stalking verso una persona che non ti ha fatto nulla se non metterti a disposizione uno spazio per argomentare. E molti blog ne sono pieni.

Ma lo si vuole ” libero”, anche, volendo di offendere la persona stessa o chi, in qualche modo, non si comporta allo stesso modo, non si adegua allo stalking pressante e martellante, non fa “squadra” insomma, ma prova a discutere in maniera civile. E viene alla meglio collocato tra quelli che “lisciano il pelo”. Allocuzione che fa vomitare.

Ma cosa significa comportarsi civilmente? Ormai non ha alcun significato se non per quelli che si ritengono di civiltà superiore tanto da potersi mettere in cattedra e insegnarla agli altri e magari sono gli esseri più bugiardi e meschini che esistono ma trovano sempre il modo di mostrarsi per quello che non sono e farsene persino un vanto.

La paranoia del secolo è anche in questo: l’umanità che va alla deriva ma cerca di sopravvivere aggrappandosi a chi gli da la possibilità di sfogare tutta la rabbia accumulata negli anni e lo fa con chi sa bene non potrà mai nuocergli perché le persone mobbizzate o stalkizzate non hanno armi di difesa se non la possibilità di denunciare che poi si rivolta contro di loro perché questi soggetti diventano ancora più fastidiosi e per soprappiù fanno le vittime in modo disgustoso.

Fin che si tratta di un blog deve una sconosciuta si “permette” di scrivere le proprie “inutili” opinioni, o i propri “inutili” divertissement passi, ma quando per esempio c’è di mezzo il lavoro o la vita familiare, allora sono tragedie.

E, purtroppo di queste persone “malate” ce ne sono sempre di più. Gli ultimi anni sono stati difficili e non solo da noi e veniamo da decenni nei quali personaggi senza scrupoli hanno ridotto la nostra società ad un cumulo di macerie morali e materiali.

Votare, lo abbiamo capito tutti non serve perché del nostro voto i politici si servono solo per i propri  interessi di “bottega”. Fatti salvi quei pochi che spiccano come diamanti in mezzo alla mota.

Ma i “rappresentati” non sono da meno, la maggioranza prepotente ha imparato a sgomitare, ha imparato il motto del marchese Del Grillo e lo ha fatto suo nelle sue preghiere quotidiane.

Purtroppo devo toccare con mano ogni giorno questa realtà: nessuno ha più rispetto di nessuno. Gli umani sono trattati peggio di cani i quali ormai sono diventati i nostri padroni.

Questo blog, a chi capisce cosa dico ( ma non lo do per scontato), ne è un piccolo esempio. Un esempio di come la cattiveria umana possa tradursi in meschino stalking verso un video o persone sconosciute che hanno “l’ardire” di volere un posto dove poter esprimere la propria creatività.

La creatività non piace ai più, la trova narcisismo, la trova esibizione. A meno che chi si permette di crearsi il proprio spazio “creativo” non sia anche un LECCACULO.

Non mi sento però di scusarmi per il francesismo, la parola o il termine ormai è entrato a buon diritto nel lessico ordinario.

E ora un’ultima considerazione. Ovviamente non distinguo tra uomini e donne in questo comportamento: entrambi hanno una particolare maestria a sfogare la propria rabbia contro qualcuno che può difendersi solo ignorandoli, ma oserei dire che le donne in questo (come in molto altro) sono maestre. E in più fanno le vittime. Piangono “miseria”, cercano appoggi e comprensione e sono solamente delle persone frustrate e con gravi problemi di identità e di relazione.

 

Ma poi, a me in fondo non importa se qui rimangono a commentare in uno o due o anche nessuno. Se devo essere continuamente sulle braci a friggere o nel girarrosto a fare il pollo messo a arrostire lentamente, preferisco dirlo chiaramente: meglio sola che…

 

E infine davvero, provo anche un po’ di pena per quelle persone che sfogano la loro profonda rabbia ovunque possono farlo, dovrebbero cercare di incanalarla verso qualche fine positivo, cosi è solo energia sprecata.

E sappiamo quanto costi cara l’energia soprattutto in questo momento.

God save the queen

La credevamo immortale. Ma anche le regine muoiono.. Il dolore per la morte di Elisabetta II è genuino e si aggira per il mondo intero ancora incredulo che sia successo davvero.

Lo speaker della BBC sembrava non voler dare la notizia agli inglesi e al mondo: “La regina è morta oggi serenamente a Balmoral”. E lo ha ripetuto perché neppure lui ci credeva, quasi piangendo.

Non ce lo aspettavamo. Era anziana Elisabetta ma molto, molto tosta. 96 anni ma la sua rocciosa personalità era intatta. Come ha detto la nuova premier inglese (da due giorni) Liz Truss: “era la roccia su cui è stato costruito il paese”. Ed è toccato a lei, appena eletta dopo le dimissioni di Boris Johnson dare la notizia ufficialmente al paese, lei l’ultimo premier appena arrivata a Downing street e subito ha dovuto confrontarsi con la cosa più triste che potesse succedere agli inglesi: la morte della loro amata regina da 70 anni.

Ma non solo gli inglesi, tutto il mondo guardava ancora a  questa regina ormai triste e molto avanti con gli anni, ma caparbia  e con un grande, immenso senso del dovere, con grande simpatia. Una donna che aveva sofferto le pene che tutte le donne soffrono spesso nella vita anche se non sono regine  e che affrontano con coraggio e che con molto coraggio portano avanti sofferenze e pene nascoste e private ma che non cedono alle difficolta e vanno avanti stringendo i denti.

Quante volte la regina avrà dovuto stringere i denti e guardare  avanti  pensando alla  responsabilità verso il paese prima che a quella verso la propria famiglia? E quante volte l’abbiamo vista con lo sguardo infelice ma sempre fiera e determinata, nonostante tutto, a portare avanti il suo compito.

God save the queen, cantano gli inglesi oggi davanti Buckingham Palace. Lei ora è nelle mani di Dio, in buone mani.

Re Carlo III ora dovrà prendere il suo posto. Da sempre sapeva che sarebbe arrivato questo giorno che non avrebbe mai voluto non solo come figlio ma come erede di sua madre. Una eredità davvero pesante che lui sembra già dai primi istanti dopo che la madre lo ha lasciato, lasciando il mondo inebetito per la sua scomparsa, non sopportare già più. E sembra già più vecchio di lei.

Dio salvi la regina.

Bellezza

Da qualche giorno ho in mente una foto. Una foto in cui sono sul ponte degli Scalzi a circa 3 anni e guardo l’obiettivo di un fotografo di strada e sorrido. Sono con la zia, una sorella di mia madre, molto orgogliosa di portami a spasso per Venezia come se fossi sua figlia (me lo confessò in seguito). Io ho un cappottino rosso a doppio petto, nuovo di zecca, calzamaglia bianca di lana morbida e berrettino del colore del cappotto. E sembro felice. A quell’età non sappiamo nulla di quello che ci aspetta.

Dico, “sembro”, perché non ho ricordi che si spingono cosi lontano, ma a guardare il mio faccino paffuto e l’occhio che brilla, la sensazione è quella: sembro una bambina felice.

Ma tutto questo perché lo dico?. Mi è venuto in mente che anch’io come Gaber, spesso non mi sono sentita italiana. E allora ripensando a quella foto, mi è balenato, per associazione di idee, l’idea che però, a pensarci bene, non vorrei essere altro che italiana. Se avessi potuto scegliere sarei proprio nata dove sono nata.

Ma ci pensate? Italia e italiani…quanto ci prendono in giro all’estero e quanto ci dileggiano per i tanti nostri difetti. Ma mi dite quale paese al mondo ha una meraviglia come la mia città?

Chi la conosce per averla visitata frettolosamente ne ha impressioni diverse ed è per questo che una volta ho scritto che Venezia è un’opinione e non una città.  Ma non una, tante opinioni, chi la visita se ne fa sempre una diversa, perché Venezia non è mai la stessa, sotto ogni punto di vista e dipende molto dagli occhi di chi la guarda vederla come appare o come non appare. E lei non protesta, si lascia guardare e vedere come si vuole, tanto è consapevole della propria bellezza e unicità.

Un giorno, mentre mi trovavo a Londra, qualcuno mi fece questa domanda (saputo che ero veneziana): “does it stink”?

Cioè: Venezia, puzza? Ero giovane allora ma ricordo che sul momento non capii e rimasi piuttosto interdetta, ma risposi dopo un attimo di esitazione: “si, come tutte le altre città dove c’è acqua, ma a Venezia il senso che devi usare è la vista e ti puoi riempire gli occhi di cosi tanta bellezza da dimenticarti anche della “puzza” a meno che non ce l’abbia tu sotto al naso”.

Ecco la Bellezza. Ora, non ricordo chi disse che Dio è Bellezza. Allora noi italiani lo dobbiamo ringraziare e ce lo abbiamo in tanti meravigliosi posti del nostro paese. Cosi tanti che elencarli sarebbe operazione lunga e noiosa, ma sapete a cosa mi riferisco.

E chi italiano non è e mi chiede se Venezia “puzza” non può che essere invidioso. E anche i tanti che denigrano spesso l’Italia (anche con  ragione a volte) in fondo sono degli invidiosi.

Mai come in questo momento ho il dovere di sentirmi italiana. Si, proprio perché non mi ci sento a causa dei nostri tanti problemi che sono molto legati alla nostra politica. Arruffata, raffazzonata, ipocrita, indecisa, proterva, prepotente, interessata…e potrei continuare.

Ora dovrò votare, non mi è mai sembrato tanto difficile come questa volta. Ma poi penso che il mio paese ha in sé cosi tanta Bellezza, magnifica, a volte sconsideratamente sfruttata e vilipesa, ma altre, raggiante e abbacinante e cosi…non mi posso tirare indietro. Se penso agli ucraini che stanno lottando per rimanere indipendenti, non posso, io che vivo in un paese democratico (anche se pieno di difetti) non dare il mio contributo.

Si, lo so, il sistema poi si avvita su se stesso e raggira anche il mio voto, se ne fa un baffo, mi prende in giro, lo deride e si accrocchia con quei partiti che io mai voterei neppure nel sonno. Ma non mi posso tirare indietro. Non ascolto le sirene che mi danno speranze che non si avverano, ma voglio poter continuare a vivere in una paese (relativamente) libero, lo so sembra retorica, ma in tanti sono morti perché potesse essere un paese libero e non dobbiamo dimenticarlo mai. Voglio potermi esprimere liberamente e dire la mia su tutto quello che mi pare non vada bene.

Tanti paesi negano questa libertà ai propri cittadini e reprimono la critica a volte nel sangue. Anche da noi è stato cosi un tempo non lontano e cosi pensando che sono italiana con l’orgoglio per la Bellezza, tanta Bellezza che il paese esprime (nonostante tanta speculazione) mi sforzerò di andare alle urne a mettere la mia opinione su un pezzo di carta che insieme a tanti altri pezzi di carta fa la bellezza della Democrazia. Nonostante tutto anche il nostro non sentirci italiani. A volte o spesso.

 

La democrazia in guerra

Capisco che la politica, soprattutto quella americana, può interessare pochi. Si parla molto e si litiga anche molto, in questi ultimi mesi, su chi fa cosa e perché In Europa e oltremare.

Ho l’impressione che mai come ora il mondo sia stato vicino e diviso, contemporaneamente.

Da un lato ci si rende conto di quanto l’unione sia più che mai una forza per contrastare aggressioni di paesi con finalità belliche e di conquista. Dall’altra ci si rende anche conto che la storia non solo non insegna, ma fa disimparare anche quel poco che si è imparato da lei.

Non occorre che ripeta quanto io sia ostinatamente dalla parte degli ucraini, ma non perché li consideri santi dipinti, ma perché Putin li ha brutalmente aggrediti e ne sta facendo carne da cannone da mesi.

Una brutale aggressione colorata e variamente ridicolmente e ipocriticamente definita in tutti i modi meno che “guerra”. ma che altro sarebbe quello che accade da mesi in Ucraina? Pace, forse? Ma la pace è un concetto ben strano e divisivo se non si fa che discutere continuamente sul se gli americani e se gli ucraini e se i cinesi e se i turchi e se …Bene il concetto mi pare chiaro: la storia si fa con i “se”.

Biden ieri a Filadelfia ha tenuto un un discorso molto accalorato sulla democrazia in America allo stato attuale dei fatti. E ha detto che è in pericolo. Anzi in grave pericolo. Lo so, in molti pensano che Trump sia, alla peggio,  un bonaccione un po’ ridicolo che però non ha mai avuto intenti bellicosi. Chi lo dice dimostra di non conoscere l’uomo. Ma non fa nulla, neppure io lo conosco ma l’ho seguito da quando ha iniziato la sua corsa a presidente e quello che ho visto di lui mi piace poco o meglio, per niente.

Ora cerca di tornare a presiedere il paese che ha la democrazia nel proprio DNA. Lui però non è democratico, ma tutt’altro. Biden ha detto che il popolo deve difendere la democrazia con tutti i mezzi e uno di questi è il voto.

Anche noi siamo chiamati al voto a difendere la nostra. Con ogni probabilità andranno al governo le destre, i sondaggi da mesi, le danno vincenti.

Questo non significa che le sinistre siano migliori, ma significa che anche da noi, può insinuarsi l’idea che una sorta di ” fascismo” moderno, depurato dei mussolinismi, possa rientrare dalla finestra dopo essere stato cacciato a calci nel c… dalla porta. Difficile partita quella che si gioca in America e difficile altrettanto quella che si gioca qui.

Trump gioca sporco, molto sporco. La destra italiana ha giocato sporco per lungo tempo ma bisogna anche dire che in quanto a questo la sinistra e il centro ( per quello che possa significare catalogare i partiti in questo modo ora), non sono stati da meno. Ma ora è in gioco la Democrazia, quella vera, quella che fa la differenza tra essere un popolo libero che si può ancora ragionevolmente muovere tra un coacervo di leggi sempre più complicate e non muoversi affatto per effetto di una  Dittacrazia, personificata dal volto gentile ma anche aggressivo a seconda delle occasioni, di Giorgia Meloni, dal biascicante caimano di Arcore e dal proteiforme leghista.

Ora, chi vota vota e chi non vota si astiene. Bella scoperta, dirà qualcuno. Astenersi perché si prova uno schifo generalizzato nei partiti attuali è comprensibile (sono indecisa anch’io) ma votare richiede ora una grande attenzione a non metterci nelle mani di chi ha interesse a convertire il paese in una Repubblica a libertà limitata e democrazia controllata.

Anche se ne ha pieno diritto non significa che sia nostro interesse permetterlo.

 

Un uomo di pace

Mi piace immaginarlo cosi: in una grande sala luminosa attorniato da tante facce amiche che gli sorridono. Tra queste grandi personalità, leader mondiali e quel papa, il primo ad aver ricevuto un leader russo  in Vaticano: parlo di Ronald Reagan, Margareth Thatcher, papa Woytjla, per citarne qualcuno. Il premio Nobel per la pace Mikhail Gorbaciov era soprattutto “uomo di pace”. Questa è la definizione che mi ha colpito di più tra le tante pubblicate, dopo la sua morte a 91 anni.  Riposi in pace l’uomo di pace, se lo merita. Margareth Thatcher ha detto di lui che era un uomo col quale si poteva fare affari e detto da una donna pratica come lei non poteva che essere un grande complimento, segno che di lui ci si poteva fidare. Ecco, Gorbaciov dava questa sensazione a guardarlo in faccia: di potersi fidare di lui.
Un detto veneto dice: “Da putei tutti bei, da morti tutti boni” “da bambini tutti belli da morti tutti buoni”, ma di lui penso si possa dire che era un uomo buono davvero. Con lui alla guida della Russia il mondo ha evitato la terza guerra mondiale, col leader attuale la sta rischiando di nuovo.

Ed è strano come i numeri possano entrare negli eventi con tanta precisione: l’Ucraina invasa da Putin festeggia in questi giorni (si fa per dire) mestamente, i suoi 31 anni di indipendenza ottenuta a seguito del crollo dell’Urss nel 1991 e lui muore a 91 anni  e il ’31 (1931) era l’anno della sua nascita. Lo so è un dettaglio da poco, forse inutile, ma mi piace evidenziarlo.

Lui che a suo tempo era stato d’accordo con Putin per la riannessione della Georgia e della Crimea ( anche i grandi talvolta sbagliano), disapprovava fortemente l’aggressione all’Ucraina ed aveva chiesto più volte l’immediato cessate il fuoco.

Inascoltato da Putin il quale alla notizia della sua morte ha detto che manderà alla famiglia ed agli amici le sue “sentite condoglianze”. Niente di più. Un messaggio di ghiaccio esattamente nello stile dell’uomo.

Di Gorby (cosi era chiamato familiarmente da tutti) resterà il ricordo di un uomo intelligente che ha cercato tutta la vita la Pace e la Democrazia e la fine della repressione, per il suo popolo, che non è riuscito appieno nel suo intento di riformare un paese troppo vasto e complicato, ma comunque un uomo che si è prodigato al massimo per il disarmo e la pace mondiale, un uomo spiritoso e intelligente che stringeva mani col cuore e che lasciava una profonda impressione di amicizia, cordialità e lealtà  in chi ha avuto la fortuna di incontrarlo. Un grande uomo.

Solo gli uomini piccoli possono brindare alla sua morte, ma di loro nella storia non resterà traccia.

Un tetto

Finalmente pare che la UE si sia decisa a mettere un tetto al prezzo del gas per ripararlo dai ricatti di Putin e dalla speculazione.

Sembra che anche i più riottosi alla proposta italiana si stiano convincendo che è l’unica soluzione possibile per evitare la tempesta perfetta coi rincari del gas che andrebbero a vette inarrivabili e tutte le conseguenze del caso.

Il ministro degli esteri russo, il mite e timido Peskov dice che la Russia non ha colpa dei rincari e che non ha alcuna intenzione di lasciarci al freddo  e che la colpa di tutto è da attribuirsi alle sanzioni.

Già le sanzioni (e mettiamoci anche le armi che l’Europa e non solo sta inviando all’Ucraina da 6 mesi sotto attacco dell’esercito di Putin) stanno facendo salire i prezzi del gas alle stelle tanto che il governo italiano ha proposto di metterci una pezza o meglio un tetto.

Un tetto è sempre cosa buona. Sa di ” Shelter from the storm” cioè riparo dalla tempesta, cit. della canzone del premio Nobel americano, cantante eclettico e poeta …mannaggia mi sfugge il nome. Amnesia o lapsus? Sarà perché e americano?

Non faccio che leggere le peggio cose contro gli americani vuoi vedere che sono diventati antipatici anche a me? Ma no, eppure mica mi viene in mente…

Comunque le borse sembrano contente di questa decisione della UE, finalmente una mossa concreta e decisa, finalmente la UE dimostra quella “unione” che farebbe la forza se usata con raziocinio ed al momento opportuno e senza tanti distinguo. (Ma è tutto ancora molto incerto).

Ah…Bob Dylan…eccolo. Mi è venuto in mente. Beh, meno male l’amnesia è durata poco e poco spero duri ancora l’arroganza del russo che ha commentato l’attentato alla figlia del filosofo russo Dugin: “Una cosa cruenta, vile e crudele”…vado a memoria, quindi più o meno. Già, giusto. Peccato che non usi la stessa “pietà” nei confronti delle centinaia di morti e delle centinaia in condizioni di vita estreme a causa della sua aggressione. O meglio della sua “operazione speciale” che non vuole chiamare “guerra” per una forma di “pudore”.

Ma come sono timidi questi autocrati!

 

Ancora sui cicisbei

 

 

 

Ripropongo un mio articolo scritto nel 2020, perché oggi mi piace affrontare un tema diverso dai soliti e anche perché trovo che il “cicisbeo” sia una figura più che mai attuale; ne potrei citare molti tra i nostri politici, anche quelli che hanno ruoli importanti e però non sfuggono ad una pratica consolidata e che da  buoni frutti sia per chi li coglie e sia per chi li “distribuisce”.

Ma rimane, a mio parere, disgustosa.

 

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Chi sarebbero i cicisbei, oggi? Si chiede un signore intervenuto su un notissimo blog rispondendo al conduttore che aveva affermato che lo contattano molti “odiatori e cicisbei”.

Risposta non c’è stata, almeno sul blog non appare e mi è punta vaghezza di immaginare chi potrebbero essere i cosi definiti “cicisbei” che tanto infastidiscono il noto giornalista.

Intanto cominciamo col dire chi erano: erano i “cavalier serventi” delle nobildonne del settecento alle quali si accompagnavano, ufficialmente, col consenso del marito, felice e contento di avere quel tipo di “protezione” per la moglie che cosi poteva tranquillamente mostrarsi in società, anche senza l’obbligo per il nobile marito di accompagnarla.

Era quella che ora definiremmo una figura (quasi) istituzionale, una specie di “nobile” gigolò ma con mansioni molto diversificate rispetto a quelle ordinariamente espletate da quest’ultimo.

Il cicisbeo era presente sempre accanto alla signora: l’aiutava a vestirsi, a pettinarsi, persino a lavarsi e si narra che non si tirasse indietro neppure li dove il marito qualche volta o spesso, per necessità o virtù, si astenesse dai propri legittimi compiti. Pare che persino  la mamma di Alessandro Manzoni abbia, diciamo, usufruito di questo “servizio” e che lui ne sia la naturale conseguenza, pare, l’ho letto, ma mi dissocio.

Una figura a tutto tondo, insomma, sulla quale si è fatta una vasta letteratura. Letterati di tutto il mondo ne hanno narrate le gesta, da Goldoni a Parini passando per …beh per ora non me ne vengono in mente altri, sforzatevi un po’ anche voi.

Persino Vittorio Alfieri, pare, si sia dedicato in gioventù a questo “mestiere” ed ecco da dove deriva il suo famoso motto: “volli, sempre volli, fortissimamente volli”: dalla volontà di emanciparsi da quello che per un letterato della sua fama avrebbe potuto tramutarsi in” vizio”.

Si, perché, pare, che l’Alfieri non abbia espresso il desiderio di venire legato alla sedia per diventare un grande drammaturgo, ma quando mai? Ma perché, essendo egli stato per ben due anni il cicisbeo di madonna Gabriella Falletti di Villafalletto, ed essendosene egli innamorato, voleva liberarsi da quella che era diventata la sua ossessione.(Pare, io non c’ero e quindi mi dissocio da ogni responsabilità).

Cherchez la femme et… trouvè toujours l’homme (l’aggiunta è mia)

Dunque questi erano i cicisbei e pertanto non si capisce bene a chi il giornalista volesse riferirsi parlando di persone che lo contattano. Forse si riferiva a potenziali da se medesimi ritenuti, grandi drammaturghi, che chiedono di intercedere presso case editrici a lui conosciute, per poter far conoscere al mondo le miracolose opere del loro straordinario intelletto?

Oppure, più semplicemente…e qui azzardo un’ipotesi che potrebbe richiamarmi parecchi invettive poco cortesi…leccapiedi che gli lisciano il pelo, lo adulano da mane a sera, lo circondano di attenzioni quasi morbose per vedere pubblicate le loro strabilianti e portentose e ricche di spunti da prendere da esempio….(prendo fiato) lettere da pubblicare sul blog con costanza bisettimanale (minimo). Naturalmente queste missive sono sempre stilate in modo da non indispettire e non contrastare le idee o ideali del conduttore…ça va sans dire.

E che lo asfissiano e che lui manda regolarmente a …(al più vicino luogo di perdizione). Spesso e anche volentieri.

Si, perché, immagino, e non essendo nella sua testa, mi dissocio dalla mia stessa immaginazione, i “cicisbei” di cui parla il noto giornalista non sono solo dei lecchini (uso un termine un po’ forte mi scuserete ma non ce n’è uno che si attaglia meglio a questa genia), sono spesso anche molto pettegoli e gli riferiscono, sempre blandendolo, informazioni (disinformate)non richieste su chiunque non stia a genio alla genia.

Informazioni delle quali il giornalista non sa, ovviamente che farsene ma che, nella testa del cavalier servante, spesso un paranoico con tendenze schizzoidi, sono ritenute indispensabili per rendergli un servigio ed accattivarsene la simpatia.

Beh, mi pare di avere esaurito il tema, ormai sembra chiaro che il “cicisbeo” non è esattamente un tipo che possa essere ben visto da chi abbia una professione cosi delicata come quella del giornalista che ha a che fare col mondo intero e non può certo perdere il suo tempo a dar dietro a certi rompipalle invadenti e insopportabili che infestano le redazioni dei giornali.

Ecco, avrebbe voluto scrivere “lecchini rompipalle” ma poteva sembrare irriverente verso la “categoria”.

In fondo, poi, è sempre meglio rimanere “amici”…n’est ce pas?

E io lo capisco.

 

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A pensarci

Evviva, finalmente sta per finire l’estate, io non vedevo l’ora, non so voi. Qui, profondo nord-est, sembra già arrivato l’autunno anche se fa ancora un caldo semi-infernale. Ma qui e là si intravedono cirri rosa che sanno di fine estate.

L’estate può essere meravigliosa ma dipende da molti fattori. Primo se si sta bene o se si hanno problemi, secondo se non ci sono troppe minacce di epidemie o di guerre terze mondiali e scenari apocalittici, terzo se non c’è in atto la più strampalata e pazza campagna elettorale di tutti i tempi.

Perché, a rovinarci le vacanze, oltre il caldo africano, ci mancavano le scenette da trivio dei politici impegnati a …fregarci. Come al solito. A raccontarcela, come al solito. Tutto come al solito. Mai una novità.

Eppure, volendo, visto che ormai il governo era stato fatto fuori dai tiratori scelti, si poteva almeno fare le persone serie e considerata la crisi che viviamo, non farci vedere i soliti effetti speciali che di speciale non hanno niente ma sono le solite fiacche fetecchie delle quali avremmo fatto a meno, volentieri.

Abbiamo la guerra a poca distanza da qui con tutte le conseguenze e sconseguenze del caso, la crisi energetica, la crisi delle bollette che salgono al cielo, la crisi delle imprese piccole grandi e medie che non ce la fanno…e mettiamoci anche qualche crisi del settimo anno per i divorziandi che non trovano di meglio che dividersi in tempi in cui non si fa altro.

Dividersi è lo sport del momento. Su tutto. Io dico bianco tu dici nero, l’altro dice rosa e l’altro ancora giallo canarino.

Ecco. L’ultimo partitino o movimentino o gruppo raccogliticcio, diviso: tutto quanto (non) fa politica. Siamo ridicoli.

I partiti sono divisi all’interno ma anche all’esterno non scherzano, le geometrie sono sempre più  variabili, le famiglie, gli amici di lunga data  si dividono tra chi sta con Putin e chi no; questa l’ho sentita passando dalla casa di un vicino: “attenti al nonno ha detto che capisce Putin”…i single si dividono al loro interno e sono lotte intestine tra se stessi se restare neutrali o partire…

E il mondo ci guarda ( ma che avrà tanto da guardare?). Dicono i giornali stranieri: gli italiani vanno al voto a settembre e sono in campagna elettorale. Non in campagna al fresco (che tanto ormai la campagna è quasi sparita tutta ) ma in calda campagna a scannarsi vicendevolmente.

E cosi fanno i bravi italiani tra loro.

Ormai non c’è un solo cane che non abbai contro l’altro. Un concerto di bau bau e latrati di dissenso che ci vogliono le finestre con i contro…vetri per non sentirli.

Ma non tutti sono stati fortunati da usufruire del bonus centodieci, c’è chi si è rifatto la villa coi contro pannelli e chi invece non ha trovato il geometra esperto ed è li ancora in attesa di essere graziato dalla bontà del governo.

Ma che fa? Nulla. Se gli italiani si litigano anche il superbonus siamo davvero alla frutta. Ma quella almeno fa bene, dicono i super nutrizionisti: è super food, mangiarne tanta prima che marcisca e prima che il nostro caro fruttivendolo ce la faccia pagare a peso d’oro perché, sa signora, il gas è salito alle stalle.

Anche la mia pazienza è salita alle stalle e allora?

Voterò o non voterò? Per la prima volta…non lo so, vedrò. Ci penserò e lo farò a fatica perché anche pensare costa e con questi rincari a causa della guerra di Quel bel tomo li ( e dei tanti bei tomi che ci guadagnano sopra) anche per fare un bel pensiero bisogna pensarci su molto ed è caro, tanto caro a pensarci…