God save the queen

La credevamo immortale. Ma anche le regine muoiono.. Il dolore per la morte di Elisabetta II è genuino e si aggira per il mondo intero ancora incredulo che sia successo davvero.

Lo speaker della BBC sembrava non voler dare la notizia agli inglesi e al mondo: “La regina è morta oggi serenamente a Balmoral”. E lo ha ripetuto perché neppure lui ci credeva, quasi piangendo.

Non ce lo aspettavamo. Era anziana Elisabetta ma molto, molto tosta. 96 anni ma la sua rocciosa personalità era intatta. Come ha detto la nuova premier inglese (da due giorni) Liz Truss: “era la roccia su cui è stato costruito il paese”. Ed è toccato a lei, appena eletta dopo le dimissioni di Boris Johnson dare la notizia ufficialmente al paese, lei l’ultimo premier appena arrivata a Downing street e subito ha dovuto confrontarsi con la cosa più triste che potesse succedere agli inglesi: la morte della loro amata regina da 70 anni.

Ma non solo gli inglesi, tutto il mondo guardava ancora a  questa regina ormai triste e molto avanti con gli anni, ma caparbia  e con un grande, immenso senso del dovere, con grande simpatia. Una donna che aveva sofferto le pene che tutte le donne soffrono spesso nella vita anche se non sono regine  e che affrontano con coraggio e che con molto coraggio portano avanti sofferenze e pene nascoste e private ma che non cedono alle difficolta e vanno avanti stringendo i denti.

Quante volte la regina avrà dovuto stringere i denti e guardare  avanti  pensando alla  responsabilità verso il paese prima che a quella verso la propria famiglia? E quante volte l’abbiamo vista con lo sguardo infelice ma sempre fiera e determinata, nonostante tutto, a portare avanti il suo compito.

God save the queen, cantano gli inglesi oggi davanti Buckingham Palace. Lei ora è nelle mani di Dio, in buone mani.

Re Carlo III ora dovrà prendere il suo posto. Da sempre sapeva che sarebbe arrivato questo giorno che non avrebbe mai voluto non solo come figlio ma come erede di sua madre. Una eredità davvero pesante che lui sembra già dai primi istanti dopo che la madre lo ha lasciato, lasciando il mondo inebetito per la sua scomparsa, non sopportare già più. E sembra già più vecchio di lei.

Dio salvi la regina.

Bellezza

Da qualche giorno ho in mente una foto. Una foto in cui sono sul ponte degli Scalzi a circa 3 anni e guardo l’obiettivo di un fotografo di strada e sorrido. Sono con la zia, una sorella di mia madre, molto orgogliosa di portami a spasso per Venezia come se fossi sua figlia (me lo confessò in seguito). Io ho un cappottino rosso a doppio petto, nuovo di zecca, calzamaglia bianca di lana morbida e berrettino del colore del cappotto. E sembro felice. A quell’età non sappiamo nulla di quello che ci aspetta.

Dico, “sembro”, perché non ho ricordi che si spingono cosi lontano, ma a guardare il mio faccino paffuto e l’occhio che brilla, la sensazione è quella: sembro una bambina felice.

Ma tutto questo perché lo dico?. Mi è venuto in mente che anch’io come Gaber, spesso non mi sono sentita italiana. E allora ripensando a quella foto, mi è balenato, per associazione di idee, l’idea che però, a pensarci bene, non vorrei essere altro che italiana. Se avessi potuto scegliere sarei proprio nata dove sono nata.

Ma ci pensate? Italia e italiani…quanto ci prendono in giro all’estero e quanto ci dileggiano per i tanti nostri difetti. Ma mi dite quale paese al mondo ha una meraviglia come la mia città?

Chi la conosce per averla visitata frettolosamente ne ha impressioni diverse ed è per questo che una volta ho scritto che Venezia è un’opinione e non una città.  Ma non una, tante opinioni, chi la visita se ne fa sempre una diversa, perché Venezia non è mai la stessa, sotto ogni punto di vista e dipende molto dagli occhi di chi la guarda vederla come appare o come non appare. E lei non protesta, si lascia guardare e vedere come si vuole, tanto è consapevole della propria bellezza e unicità.

Un giorno, mentre mi trovavo a Londra, qualcuno mi fece questa domanda (saputo che ero veneziana): “does it stink”?

Cioè: Venezia, puzza? Ero giovane allora ma ricordo che sul momento non capii e rimasi piuttosto interdetta, ma risposi dopo un attimo di esitazione: “si, come tutte le altre città dove c’è acqua, ma a Venezia il senso che devi usare è la vista e ti puoi riempire gli occhi di cosi tanta bellezza da dimenticarti anche della “puzza” a meno che non ce l’abbia tu sotto al naso”.

Ecco la Bellezza. Ora, non ricordo chi disse che Dio è Bellezza. Allora noi italiani lo dobbiamo ringraziare e ce lo abbiamo in tanti meravigliosi posti del nostro paese. Cosi tanti che elencarli sarebbe operazione lunga e noiosa, ma sapete a cosa mi riferisco.

E chi italiano non è e mi chiede se Venezia “puzza” non può che essere invidioso. E anche i tanti che denigrano spesso l’Italia (anche con  ragione a volte) in fondo sono degli invidiosi.

Mai come in questo momento ho il dovere di sentirmi italiana. Si, proprio perché non mi ci sento a causa dei nostri tanti problemi che sono molto legati alla nostra politica. Arruffata, raffazzonata, ipocrita, indecisa, proterva, prepotente, interessata…e potrei continuare.

Ora dovrò votare, non mi è mai sembrato tanto difficile come questa volta. Ma poi penso che il mio paese ha in sé cosi tanta Bellezza, magnifica, a volte sconsideratamente sfruttata e vilipesa, ma altre, raggiante e abbacinante e cosi…non mi posso tirare indietro. Se penso agli ucraini che stanno lottando per rimanere indipendenti, non posso, io che vivo in un paese democratico (anche se pieno di difetti) non dare il mio contributo.

Si, lo so, il sistema poi si avvita su se stesso e raggira anche il mio voto, se ne fa un baffo, mi prende in giro, lo deride e si accrocchia con quei partiti che io mai voterei neppure nel sonno. Ma non mi posso tirare indietro. Non ascolto le sirene che mi danno speranze che non si avverano, ma voglio poter continuare a vivere in una paese (relativamente) libero, lo so sembra retorica, ma in tanti sono morti perché potesse essere un paese libero e non dobbiamo dimenticarlo mai. Voglio potermi esprimere liberamente e dire la mia su tutto quello che mi pare non vada bene.

Tanti paesi negano questa libertà ai propri cittadini e reprimono la critica a volte nel sangue. Anche da noi è stato cosi un tempo non lontano e cosi pensando che sono italiana con l’orgoglio per la Bellezza, tanta Bellezza che il paese esprime (nonostante tanta speculazione) mi sforzerò di andare alle urne a mettere la mia opinione su un pezzo di carta che insieme a tanti altri pezzi di carta fa la bellezza della Democrazia. Nonostante tutto anche il nostro non sentirci italiani. A volte o spesso.

 

La democrazia in guerra

Capisco che la politica, soprattutto quella americana, può interessare pochi. Si parla molto e si litiga anche molto, in questi ultimi mesi, su chi fa cosa e perché In Europa e oltremare.

Ho l’impressione che mai come ora il mondo sia stato vicino e diviso, contemporaneamente.

Da un lato ci si rende conto di quanto l’unione sia più che mai una forza per contrastare aggressioni di paesi con finalità belliche e di conquista. Dall’altra ci si rende anche conto che la storia non solo non insegna, ma fa disimparare anche quel poco che si è imparato da lei.

Non occorre che ripeta quanto io sia ostinatamente dalla parte degli ucraini, ma non perché li consideri santi dipinti, ma perché Putin li ha brutalmente aggrediti e ne sta facendo carne da cannone da mesi.

Una brutale aggressione colorata e variamente ridicolmente e ipocriticamente definita in tutti i modi meno che “guerra”. ma che altro sarebbe quello che accade da mesi in Ucraina? Pace, forse? Ma la pace è un concetto ben strano e divisivo se non si fa che discutere continuamente sul se gli americani e se gli ucraini e se i cinesi e se i turchi e se …Bene il concetto mi pare chiaro: la storia si fa con i “se”.

Biden ieri a Filadelfia ha tenuto un un discorso molto accalorato sulla democrazia in America allo stato attuale dei fatti. E ha detto che è in pericolo. Anzi in grave pericolo. Lo so, in molti pensano che Trump sia, alla peggio,  un bonaccione un po’ ridicolo che però non ha mai avuto intenti bellicosi. Chi lo dice dimostra di non conoscere l’uomo. Ma non fa nulla, neppure io lo conosco ma l’ho seguito da quando ha iniziato la sua corsa a presidente e quello che ho visto di lui mi piace poco o meglio, per niente.

Ora cerca di tornare a presiedere il paese che ha la democrazia nel proprio DNA. Lui però non è democratico, ma tutt’altro. Biden ha detto che il popolo deve difendere la democrazia con tutti i mezzi e uno di questi è il voto.

Anche noi siamo chiamati al voto a difendere la nostra. Con ogni probabilità andranno al governo le destre, i sondaggi da mesi, le danno vincenti.

Questo non significa che le sinistre siano migliori, ma significa che anche da noi, può insinuarsi l’idea che una sorta di ” fascismo” moderno, depurato dei mussolinismi, possa rientrare dalla finestra dopo essere stato cacciato a calci nel c… dalla porta. Difficile partita quella che si gioca in America e difficile altrettanto quella che si gioca qui.

Trump gioca sporco, molto sporco. La destra italiana ha giocato sporco per lungo tempo ma bisogna anche dire che in quanto a questo la sinistra e il centro ( per quello che possa significare catalogare i partiti in questo modo ora), non sono stati da meno. Ma ora è in gioco la Democrazia, quella vera, quella che fa la differenza tra essere un popolo libero che si può ancora ragionevolmente muovere tra un coacervo di leggi sempre più complicate e non muoversi affatto per effetto di una  Dittacrazia, personificata dal volto gentile ma anche aggressivo a seconda delle occasioni, di Giorgia Meloni, dal biascicante caimano di Arcore e dal proteiforme leghista.

Ora, chi vota vota e chi non vota si astiene. Bella scoperta, dirà qualcuno. Astenersi perché si prova uno schifo generalizzato nei partiti attuali è comprensibile (sono indecisa anch’io) ma votare richiede ora una grande attenzione a non metterci nelle mani di chi ha interesse a convertire il paese in una Repubblica a libertà limitata e democrazia controllata.

Anche se ne ha pieno diritto non significa che sia nostro interesse permetterlo.

 

Un uomo di pace

Mi piace immaginarlo cosi: in una grande sala luminosa attorniato da tante facce amiche che gli sorridono. Tra queste grandi personalità, leader mondiali e quel papa, il primo ad aver ricevuto un leader russo  in Vaticano: parlo di Ronald Reagan, Margareth Thatcher, papa Woytjla, per citarne qualcuno. Il premio Nobel per la pace Mikhail Gorbaciov era soprattutto “uomo di pace”. Questa è la definizione che mi ha colpito di più tra le tante pubblicate, dopo la sua morte a 91 anni.  Riposi in pace l’uomo di pace, se lo merita. Margareth Thatcher ha detto di lui che era un uomo col quale si poteva fare affari e detto da una donna pratica come lei non poteva che essere un grande complimento, segno che di lui ci si poteva fidare. Ecco, Gorbaciov dava questa sensazione a guardarlo in faccia: di potersi fidare di lui.
Un detto veneto dice: “Da putei tutti bei, da morti tutti boni” “da bambini tutti belli da morti tutti buoni”, ma di lui penso si possa dire che era un uomo buono davvero. Con lui alla guida della Russia il mondo ha evitato la terza guerra mondiale, col leader attuale la sta rischiando di nuovo.

Ed è strano come i numeri possano entrare negli eventi con tanta precisione: l’Ucraina invasa da Putin festeggia in questi giorni (si fa per dire) mestamente, i suoi 31 anni di indipendenza ottenuta a seguito del crollo dell’Urss nel 1991 e lui muore a 91 anni  e il ’31 (1931) era l’anno della sua nascita. Lo so è un dettaglio da poco, forse inutile, ma mi piace evidenziarlo.

Lui che a suo tempo era stato d’accordo con Putin per la riannessione della Georgia e della Crimea ( anche i grandi talvolta sbagliano), disapprovava fortemente l’aggressione all’Ucraina ed aveva chiesto più volte l’immediato cessate il fuoco.

Inascoltato da Putin il quale alla notizia della sua morte ha detto che manderà alla famiglia ed agli amici le sue “sentite condoglianze”. Niente di più. Un messaggio di ghiaccio esattamente nello stile dell’uomo.

Di Gorby (cosi era chiamato familiarmente da tutti) resterà il ricordo di un uomo intelligente che ha cercato tutta la vita la Pace e la Democrazia e la fine della repressione, per il suo popolo, che non è riuscito appieno nel suo intento di riformare un paese troppo vasto e complicato, ma comunque un uomo che si è prodigato al massimo per il disarmo e la pace mondiale, un uomo spiritoso e intelligente che stringeva mani col cuore e che lasciava una profonda impressione di amicizia, cordialità e lealtà  in chi ha avuto la fortuna di incontrarlo. Un grande uomo.

Solo gli uomini piccoli possono brindare alla sua morte, ma di loro nella storia non resterà traccia.

Un tetto

Finalmente pare che la UE si sia decisa a mettere un tetto al prezzo del gas per ripararlo dai ricatti di Putin e dalla speculazione.

Sembra che anche i più riottosi alla proposta italiana si stiano convincendo che è l’unica soluzione possibile per evitare la tempesta perfetta coi rincari del gas che andrebbero a vette inarrivabili e tutte le conseguenze del caso.

Il ministro degli esteri russo, il mite e timido Peskov dice che la Russia non ha colpa dei rincari e che non ha alcuna intenzione di lasciarci al freddo  e che la colpa di tutto è da attribuirsi alle sanzioni.

Già le sanzioni (e mettiamoci anche le armi che l’Europa e non solo sta inviando all’Ucraina da 6 mesi sotto attacco dell’esercito di Putin) stanno facendo salire i prezzi del gas alle stelle tanto che il governo italiano ha proposto di metterci una pezza o meglio un tetto.

Un tetto è sempre cosa buona. Sa di ” Shelter from the storm” cioè riparo dalla tempesta, cit. della canzone del premio Nobel americano, cantante eclettico e poeta …mannaggia mi sfugge il nome. Amnesia o lapsus? Sarà perché e americano?

Non faccio che leggere le peggio cose contro gli americani vuoi vedere che sono diventati antipatici anche a me? Ma no, eppure mica mi viene in mente…

Comunque le borse sembrano contente di questa decisione della UE, finalmente una mossa concreta e decisa, finalmente la UE dimostra quella “unione” che farebbe la forza se usata con raziocinio ed al momento opportuno e senza tanti distinguo. (Ma è tutto ancora molto incerto).

Ah…Bob Dylan…eccolo. Mi è venuto in mente. Beh, meno male l’amnesia è durata poco e poco spero duri ancora l’arroganza del russo che ha commentato l’attentato alla figlia del filosofo russo Dugin: “Una cosa cruenta, vile e crudele”…vado a memoria, quindi più o meno. Già, giusto. Peccato che non usi la stessa “pietà” nei confronti delle centinaia di morti e delle centinaia in condizioni di vita estreme a causa della sua aggressione. O meglio della sua “operazione speciale” che non vuole chiamare “guerra” per una forma di “pudore”.

Ma come sono timidi questi autocrati!

 

Ancora sui cicisbei

 

 

 

Ripropongo un mio articolo scritto nel 2020, perché oggi mi piace affrontare un tema diverso dai soliti e anche perché trovo che il “cicisbeo” sia una figura più che mai attuale; ne potrei citare molti tra i nostri politici, anche quelli che hanno ruoli importanti e però non sfuggono ad una pratica consolidata e che da  buoni frutti sia per chi li coglie e sia per chi li “distribuisce”.

Ma rimane, a mio parere, disgustosa.

 

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Chi sarebbero i cicisbei, oggi? Si chiede un signore intervenuto su un notissimo blog rispondendo al conduttore che aveva affermato che lo contattano molti “odiatori e cicisbei”.

Risposta non c’è stata, almeno sul blog non appare e mi è punta vaghezza di immaginare chi potrebbero essere i cosi definiti “cicisbei” che tanto infastidiscono il noto giornalista.

Intanto cominciamo col dire chi erano: erano i “cavalier serventi” delle nobildonne del settecento alle quali si accompagnavano, ufficialmente, col consenso del marito, felice e contento di avere quel tipo di “protezione” per la moglie che cosi poteva tranquillamente mostrarsi in società, anche senza l’obbligo per il nobile marito di accompagnarla.

Era quella che ora definiremmo una figura (quasi) istituzionale, una specie di “nobile” gigolò ma con mansioni molto diversificate rispetto a quelle ordinariamente espletate da quest’ultimo.

Il cicisbeo era presente sempre accanto alla signora: l’aiutava a vestirsi, a pettinarsi, persino a lavarsi e si narra che non si tirasse indietro neppure li dove il marito qualche volta o spesso, per necessità o virtù, si astenesse dai propri legittimi compiti. Pare che persino  la mamma di Alessandro Manzoni abbia, diciamo, usufruito di questo “servizio” e che lui ne sia la naturale conseguenza, pare, l’ho letto, ma mi dissocio.

Una figura a tutto tondo, insomma, sulla quale si è fatta una vasta letteratura. Letterati di tutto il mondo ne hanno narrate le gesta, da Goldoni a Parini passando per …beh per ora non me ne vengono in mente altri, sforzatevi un po’ anche voi.

Persino Vittorio Alfieri, pare, si sia dedicato in gioventù a questo “mestiere” ed ecco da dove deriva il suo famoso motto: “volli, sempre volli, fortissimamente volli”: dalla volontà di emanciparsi da quello che per un letterato della sua fama avrebbe potuto tramutarsi in” vizio”.

Si, perché, pare, che l’Alfieri non abbia espresso il desiderio di venire legato alla sedia per diventare un grande drammaturgo, ma quando mai? Ma perché, essendo egli stato per ben due anni il cicisbeo di madonna Gabriella Falletti di Villafalletto, ed essendosene egli innamorato, voleva liberarsi da quella che era diventata la sua ossessione.(Pare, io non c’ero e quindi mi dissocio da ogni responsabilità).

Cherchez la femme et… trouvè toujours l’homme (l’aggiunta è mia)

Dunque questi erano i cicisbei e pertanto non si capisce bene a chi il giornalista volesse riferirsi parlando di persone che lo contattano. Forse si riferiva a potenziali da se medesimi ritenuti, grandi drammaturghi, che chiedono di intercedere presso case editrici a lui conosciute, per poter far conoscere al mondo le miracolose opere del loro straordinario intelletto?

Oppure, più semplicemente…e qui azzardo un’ipotesi che potrebbe richiamarmi parecchi invettive poco cortesi…leccapiedi che gli lisciano il pelo, lo adulano da mane a sera, lo circondano di attenzioni quasi morbose per vedere pubblicate le loro strabilianti e portentose e ricche di spunti da prendere da esempio….(prendo fiato) lettere da pubblicare sul blog con costanza bisettimanale (minimo). Naturalmente queste missive sono sempre stilate in modo da non indispettire e non contrastare le idee o ideali del conduttore…ça va sans dire.

E che lo asfissiano e che lui manda regolarmente a …(al più vicino luogo di perdizione). Spesso e anche volentieri.

Si, perché, immagino, e non essendo nella sua testa, mi dissocio dalla mia stessa immaginazione, i “cicisbei” di cui parla il noto giornalista non sono solo dei lecchini (uso un termine un po’ forte mi scuserete ma non ce n’è uno che si attaglia meglio a questa genia), sono spesso anche molto pettegoli e gli riferiscono, sempre blandendolo, informazioni (disinformate)non richieste su chiunque non stia a genio alla genia.

Informazioni delle quali il giornalista non sa, ovviamente che farsene ma che, nella testa del cavalier servante, spesso un paranoico con tendenze schizzoidi, sono ritenute indispensabili per rendergli un servigio ed accattivarsene la simpatia.

Beh, mi pare di avere esaurito il tema, ormai sembra chiaro che il “cicisbeo” non è esattamente un tipo che possa essere ben visto da chi abbia una professione cosi delicata come quella del giornalista che ha a che fare col mondo intero e non può certo perdere il suo tempo a dar dietro a certi rompipalle invadenti e insopportabili che infestano le redazioni dei giornali.

Ecco, avrebbe voluto scrivere “lecchini rompipalle” ma poteva sembrare irriverente verso la “categoria”.

In fondo, poi, è sempre meglio rimanere “amici”…n’est ce pas?

E io lo capisco.

 

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A pensarci

Evviva, finalmente sta per finire l’estate, io non vedevo l’ora, non so voi. Qui, profondo nord-est, sembra già arrivato l’autunno anche se fa ancora un caldo semi-infernale. Ma qui e là si intravedono cirri rosa che sanno di fine estate.

L’estate può essere meravigliosa ma dipende da molti fattori. Primo se si sta bene o se si hanno problemi, secondo se non ci sono troppe minacce di epidemie o di guerre terze mondiali e scenari apocalittici, terzo se non c’è in atto la più strampalata e pazza campagna elettorale di tutti i tempi.

Perché, a rovinarci le vacanze, oltre il caldo africano, ci mancavano le scenette da trivio dei politici impegnati a …fregarci. Come al solito. A raccontarcela, come al solito. Tutto come al solito. Mai una novità.

Eppure, volendo, visto che ormai il governo era stato fatto fuori dai tiratori scelti, si poteva almeno fare le persone serie e considerata la crisi che viviamo, non farci vedere i soliti effetti speciali che di speciale non hanno niente ma sono le solite fiacche fetecchie delle quali avremmo fatto a meno, volentieri.

Abbiamo la guerra a poca distanza da qui con tutte le conseguenze e sconseguenze del caso, la crisi energetica, la crisi delle bollette che salgono al cielo, la crisi delle imprese piccole grandi e medie che non ce la fanno…e mettiamoci anche qualche crisi del settimo anno per i divorziandi che non trovano di meglio che dividersi in tempi in cui non si fa altro.

Dividersi è lo sport del momento. Su tutto. Io dico bianco tu dici nero, l’altro dice rosa e l’altro ancora giallo canarino.

Ecco. L’ultimo partitino o movimentino o gruppo raccogliticcio, diviso: tutto quanto (non) fa politica. Siamo ridicoli.

I partiti sono divisi all’interno ma anche all’esterno non scherzano, le geometrie sono sempre più  variabili, le famiglie, gli amici di lunga data  si dividono tra chi sta con Putin e chi no; questa l’ho sentita passando dalla casa di un vicino: “attenti al nonno ha detto che capisce Putin”…i single si dividono al loro interno e sono lotte intestine tra se stessi se restare neutrali o partire…

E il mondo ci guarda ( ma che avrà tanto da guardare?). Dicono i giornali stranieri: gli italiani vanno al voto a settembre e sono in campagna elettorale. Non in campagna al fresco (che tanto ormai la campagna è quasi sparita tutta ) ma in calda campagna a scannarsi vicendevolmente.

E cosi fanno i bravi italiani tra loro.

Ormai non c’è un solo cane che non abbai contro l’altro. Un concerto di bau bau e latrati di dissenso che ci vogliono le finestre con i contro…vetri per non sentirli.

Ma non tutti sono stati fortunati da usufruire del bonus centodieci, c’è chi si è rifatto la villa coi contro pannelli e chi invece non ha trovato il geometra esperto ed è li ancora in attesa di essere graziato dalla bontà del governo.

Ma che fa? Nulla. Se gli italiani si litigano anche il superbonus siamo davvero alla frutta. Ma quella almeno fa bene, dicono i super nutrizionisti: è super food, mangiarne tanta prima che marcisca e prima che il nostro caro fruttivendolo ce la faccia pagare a peso d’oro perché, sa signora, il gas è salito alle stalle.

Anche la mia pazienza è salita alle stalle e allora?

Voterò o non voterò? Per la prima volta…non lo so, vedrò. Ci penserò e lo farò a fatica perché anche pensare costa e con questi rincari a causa della guerra di Quel bel tomo li ( e dei tanti bei tomi che ci guadagnano sopra) anche per fare un bel pensiero bisogna pensarci su molto ed è caro, tanto caro a pensarci…

Campa cavalla

Non è una novità ma il divario tra le retribuzioni di maschi e femmine è ancora molto altro ed una recente ricerca ha stabilito che ci vorranno ancora 267 anni per colmarlo. Cioè: campa cavalla!

Allora mi sono chiesta: ma se sarà Giorgia Meloni la prossima prima ministra o ministro, italiana (in assoluto prima nella storia della Repubblica), prenderà atto del problema? Dovrei scartabellare il suo programma ma sono sicura che il problema non è tra i primi punti in agenda della leader di Fratelli d’Italia.

Ma sarebbe ben strano se le sue politiche di governo non andassero nella direzione di far cessare questa ingiustizia. Le donne sono, in genere, meno pagate e hanno un più alto tasso di disoccupazione rispetto ai colleghi maschi. Ormai è stabilito da numerose ricerche.

E’ sicuramente una delle tante ingiustizie del nostro paese e neppure a più piccola in ordine di grandezza.

Perché si tratta di uno spreco immenso quasi pari a quello dell’acqua che viene sprecata a causa di tubazioni vecchie e bucate.

Non saremo mai un paese “moderno”, neppure con una donna a capo del governo se non ci saranno prossime  politiche che vadano nella direzione di trovare soluzioni rapide e ed efficienti.

Arrivare alla parità salariale è un’utopia e, in base alla ricerca (dell’World economic forum) citata, dobbiamo attendere ancora molto, altro che Meloni.

Ma almeno, Meloni si dovrebbe attivare subito e non sarà certo facile districarsi tra le tante ingiustizie che subiscono le donne ogni giorno. E che, in genere, subiscono in silenzio perché non sanno proprio con chi lamentarsi.

Datori di lavoro sempre più orientati al massimo profitto infliggono il massimo della pena alle donne che “hanno voluto la bicicletta” e a costo di doversela portare in spalla, si devono chinare alle esigenze del “mercato” e tacere se gli viene impedito anche, scusate l’indecenza, di andare a cambiarsi se hanno il ciclo mestruale. La cronaca purtroppo riporta anche queste notizie. Non me lo invento di certo.

Le vedo le cassiere al supermercato: il capo è sempre maschio, generalmente meno pratico e anche forse meno qualificato di molte di loro, ma lui è il capo e bisogna stare ai suoi diktat: bere (acqua) o andare a fare la pipì, deve avere un timing molto preciso e deve essere seguito al millimetro, pena il licenziamento.

Una cosa da fare orrore.

Si può, partendo da queste “piccole cose” cominciare a guardare alle grandi cose che ancora in Italia complicano e di molto la vita delle donne, le quali avranno sicuramente molte “colpe” ma non certo quella di non essere nate uomo.

E sarà davvero la prima premier italiana ( se lo sarà) a mettere finalmente una toppa ai tanti problemi che sono stati finora solo sfiorati da tutti i governi ma mai presi in seria considerazione?

Una buona idea

Non si può fare finta di non vedere che la crisi portata in Europa dalla sconsiderata invasione dell’Ucraina da parte di Putin, sta ulteriormente dividendo la società. Correnti di pensiero che vanno in direzioni opposte e non aiutano certo a cercare soluzioni ma ad ingarbugliare ancora di più la matassa.

L’attentato al filosofo russo Dugin con la non prevista morte della figlia di questo, non è un “incidente di percorso” ma, credo l’avvisaglia che certe azioni non possono che provocare reazioni che anche se condannabili, sono la conseguenza di altre azioni sconsiderate e criminali.

Anche a volere essere ottimisti, il futuro sembra davvero immerso in una nuvola nerastra, Serve a poco far finta che va tutto ben, rimane il fatto che a pochi chilometri da qui è in corso da mesi una guerra fratricida che potrebbe avere conseguenze imprevedibili e mostruose e che sta già dando molti problemi a livello globale.

Certo è meglio non pensarci, ci si difende meglio dalla paura cosi. Il caldo, l’estate, la campagna elettorale (stucchevole), i temporali, la crisi energetica, i rincari, l’inflazione e magari anche i nostri problemi personali che possono anche essere tali da farci dimenticare che dietro alla porta di casa si nascondono problemi che diventano sempre più irrisolvibili. Inestricabili matasse ingarbugliate delle quali non si trova nessun capo né coda.

Difficile non cercare di distrarsi con altri pensieri, ogni tanto è necessario per non cadere preda dello stress. Ma difficile anche non tornare col pensiero li, dove si soffre e dove si stanno decidendo i destini di molte generazioni a venire.

Ed è superfluo attribuire colpe e rivangare il passato e battersi il petto per quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, serve guardare con occhi privi di pregiudizi alla realtà odierna. Che fa schifo.

Ma forse si può ancora invertire la rotta.  Prima che sia troppo tardi.

Ma dividerci tra noi, litigare, cercare sempre nuove occasioni per ripescare da vecchie e superate ideologie, vecchi mai sopiti rancori, è del tutto inutile e persino controproducente. Più produttivo sarebbe, invece, fornire idee per soluzioni. Ma chi lo può fare? La gente comune o i filosofi, i grandi pensatori, i politici, i leader mondiali?

Mah. Io non lo so. Ma so che con le idee si può cambiare il mondo  e basta anche una sola buona idea per far intravedere anche un lieve baluginare in fondo a questo tunnel infinito. E spesso una buona idea può uscire da chi meno te lo aspetti o da tante idee messe insieme che ne facciano nascere una che sia finalmente Quella, capace di farci vedere spiragli di luce. E i farci sperare per il meglio.

“Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici.”

Lev Tolstoj

 

Prudenzia

La stessa leader finlandese Sanna Marin, ha ammesso che quel video non avrebbe dovuto girare. Già. Ma perché invece gira e gira anche molto?

Una festa privata, si dice, cosi privata da finire su tutti i media mondiali? Le donne finlandesi postano video dove ballano scatenate (come lei nel video in questione) per dimostrarle solidarietà.

Ma sono un po’ patetiche.

Loro non sono le prime ministre finlandesi. Non fa nulla di male Sanna Marin: balla scatenata assieme ad altri giovani come lei, forse è un po’ bevuta, si lo ammette, ma droghe no. Ed ha fatto pure il test. lo spero proprio per lei.

Va bene, la vita privata è privata, siamo d’accordo, ma Sanna, in questo momento cosi delicato, soprattutto dopo aver dichiarato la sua volontà di entrare nella Nato ed essersi apertamente schierata con l’Ucraina, avrebbe dovuto, a mio parere essere più prudente.

“Prudenzia non è mai troppo” sentenzia il Principe De Curtis in uno dei suoi tanti indimenticabili film. E lui era principe. Sanna è primo ministro perciò, pur se giovane e pur con tutto il diritto a divertirsi, una mano sulla testa anche quando si diverte se la deve mettere e chiedersi: sono all’altezza del compito che mi è stato affidato? Lo porto avanti con dignità e onore? Sempre e comunque?

Fossi in lei ci penserei bene la prossima volta e starei attenta alle “amiche” che mi riprendono e magari cercherei il “sano” divertimento lontano da occhi che se pur “amici” possono essere indiscreti e persino malevoli.

Mi auguro che si riprenda presto da questa polemica che io non trovo del tutto sbagliata: in fondo deve essere sempre consapevole di avere addosso gli occhi di un intero paese ( e del mondo) sempre anche nei momenti in cui crede di essere in un luogo “privato”.
lei è persona pubblica, fortemente pubblica, esiste un privato ma, Sanna, deve esserlo veramente altrimenti corri il rischio che anche un ballo o una posa un po’ diciamo “poco istituzionale”, possa diventare un arma in mano ai tuoi “amici”, ma anche no.

L’ascesa politica della leader socialista è stata  fulminea e ora non vorrei che il consenso le avesse dato un po’ alla testa.

Se mi leggesse le consiglierei di usare maggiore discrezione in futuro, non di scusarsi ma di dimostrare coi fatti che lei è presente a se stessa sempre per il bene del paese che lei rappresenta e di non fidarsi (purtroppo) neppure degli amici “sinceri” ma di vigilare sempre in prima persona sulla propria immagine. La sua carica glielo impone, anche se giovane e carina ha una responsabilità troppo grande per barattarla con quattro foto su Instagram.