Parole

Le parole volano e  accarezzano

e morbide come piume fluttuano.

O sferzano come bufera sul viso.

Sono cosi le parole delicate o crudeli

parole che incantano  ammutoliscono

oppure parole che uccidono.

Danno voce all’anima o al cuore

o alla rabbia  all’odio al furore

e offendono  deridono  mirano

puntano e sparano.

Oppure sono come carezze

e assomigliano al suono

di conchiglie appoggiate

all’orecchio dove si sente

il mare e il silenzio che

non assomiglia a niente

se non all’eco di un dolore.

P.S. ogni tanto vado a saccheggiare il mio blog e a cercare cose dimenticate del tutto. Questa oggi mi pare attuale.

Minacce

In carica da poco più di un mese, la premier Giorgia Meloni è da tempo sotto attacco da molte parti. Non solo dall’opposizione che fa il suo mestiere, ma da giornalisti, opinion makers, gruppi social ed ora riceve persino minacce di morte dirette a lei e alla figlia. Per fortuna è stato identificato il giovane siracusano colpevole di queste ignobili minacce.

.Un disoccupato di 27 anni che percepiva il reddito di cittadinanza da 18 mesi e che continua a percepirlo dopo una breve pausa.

Sembra che abbia persino dimostrato incredulità quando le Forze dell’ordine gli hanno sequestrato telefono e PC, pare che abbia detto che era in preda alla disperazione per paura di rimanere senza soldi.

Eh no, caro signore, le minacce di morte anche no. Se si può capire la paura di ritornare a reddito zero, francamente è difficile capire come si possa arrivare a minacciare di uccidere la premier e non basta, con lei anche la figlia.

Il clima di odio fomentato da più parti contro Giorgia Meloni sta riportando il nostro paese indietro di decenni e non è un bel segnale. E meno male che la “fascista” sarebbe lei.

Ho tutt’altre idee rispetto alla premier e non l’ho votata, ma ritengo che abbia diritto di governare come hanno fatto altri prima di lei senza essere attaccata ogni giorno con critiche personali e minacce di ogni genere. E aggiungo che lei è arrivata ad occupare il suo posto per volontà del popolo che l’ha votata e non come altri “nominati” dalle élite di partito.

C’è però chi ha più responsabilità di altri in questa vicenda e dovrebbe fare mea culpa pubblicamente ed è il sornione (gatto mammone) Giuseppe Conte che fa le fusa ai suoi elettori per prendere voti e restare incollato al potere. Solo questo gli interessa e non, come afferma, aiutare i poveri o “eliminare la povertà” come ridicolmente annunciavano i grillini durante la loro (devastante) esperienza di governo. Con loro la povertà è aumentata nonostante abbiano distribuito soldi presi dalle casse dello stato, a destra e manca, senza costrutto né controlli, solo per restare aggrappati al potere che gli consente una vita di lusso con lo stipendio che altrimenti non potrebbero neppure sognare nelle notti di plenilunio.

Angeli in coro

Una forma brillante

una testa danzante

gruppi svogliati di nuvole bianche

come angeli in coro

le fanno giostra intorno.

E lei appare e scompare

lascia la scia di luce

sopra la tenda nera

scopre un sorriso incerto

ma lancia fulmini d’oro.

Poi un fascio di luce

e ancora una volta sorride

e scompare e riappare

e mi lascia sconvolta

ammirata e senza fiato.

Luna.

Ho…manca

No, questa volta non ci casco e a votare per le primarie del PD, non ci vado. A dire la verità non ricordo se ci sono andata l’ultima volta ma mi pare proprio di si. Ma che ci sono andata a fare? Cosi per sport o perché mi pareva di fare una cosa ben fatta? La seconda ma mi sbagliavo, ora lo so.

E poi che cambierebbe? Tra …ini, …eli …Elly, che differenza ci vedete voi? Io proprio nessuna, anzi l’anti Meloni Elly Schlein, non so perché mi pare somigli a Orfini, fateci caso. Beh, forse è un po’ cattiva ma quando l’ho vista in foto mi è venuto in mente lui. Sempre compagni sono.

Ma potrebbe andare bene, di sinistra pare lo sia quanto basta (ma quanto basta?) e poi ci vuole una donna ora alla guida del PD altrimenti Meloni fa il bis.

E lo sanno anche loro che ora vorrebbero chiamarsi Partito Democratico del Lavoro…che ormai i grillini li sorpassano a sinistra. Ma che ne sanno di lavoro quelli del PD? Troppo faticoso. Ma anche i grillini veramente poco ne sanno se la loro più grande genialata è dare soldi alla gente per non lavorare.

Ora però nel PD fanno sul serio, gli ci è voluto una quindicina d’anni per fare le prove generali ma adesso partono davvero col partito democratico…davvero. Ma ci credo davvero poco.

Quindi potrebbero chiamarlo PDD (partito democratico davvero).

Intanto però devono stilare una bella e lunga lista di errori compiuti e di cose da non fare per non ripeterli. Già me li vedo. Ho, ho, ho, manca, ho, manca…e poi prendere tutti i “manca” e impegnarsi a fare anche gli errori che hanno trascurato di fare in questi anni.

Eh già! Mica si può improvvisare una rinascita del PD. Ci vuole ordine e bisogna prendersi il tempo che occorre per riprendere contatto col territorio…a maniche tirate su e forse pure ginocchioni perché il territorio in Italia si va perdendo tra speculazione e tragedie naturali ma non troppo.

Io ne avrei un nome però da proporre come segretario del PD: Giuseppe Conte. Ormai sono ciccia e pappa (per non dire altro) potrebbe essere un’idea no? Ormai l’avvocato è scafato abbastanza da poter prendere due partiti con una fava.

Pista da bowling

Il ciclista veneto Davide Rebellin è morto in un incidente stradale sulla regionale 11 nei pressi di Montebello Vicentino, con tutta probabilità centrato da un camion che non si è neppure fermato, non si sa ancora se per scappare o perché non si sia accorto di nulla.

Pare difficile che non si sia accorto di nulla. Ma avete presente cosa sia la regionale 11? Uno stradone solcato in continuazione da auto e da camion di tutte le forme e dimensioni. E cosi gran parte delle strade del “ricco” Veneto con capannoni lungo quasi tutto il percorso e un traffico spaventoso soprattutto in certi orari.

Dunque Rebellin era andato per un “sgambata”, come ha riferito il fratello, lungo quella pista” della morte”, ma lui la conosceva bene e sapeva come prenderla. Non questa volta, pare.

Il mondo del ciclismo è giustamente in lutto e ai familiari va tutta la solidarietà per la morte del loro congiunto. Ora però vorrei anche dire che spesso i ciclisti rappresentano un pericolo per se stessi e gli altri. Ormai corrono dovunque, non solo sulle strade regionali ma anche sui marciapiedi in città e se sei pedone ti devi guardare continuamente dietro perché altrimenti rischi di farti arrotare da un ciclista che arriva a tutta velocità dietro a te, magari senza fanale e senza la minima intenzione di fermarsi quando ti vede. Anzi, corre anche più veloce e ti fa marameo schivandoti a malapena.

Vale lo stesso se si è in macchina per la strada, anche trafficata, come sono tutte le strade ma in Veneto forse un po’ di più, i ciclisti sgusciano e attraversano tagliandoti la strada come baleni e a malapena ti accorgi di loro prima di inchiodare per non prenderli in pieno.

E non parlo solo di quelli che vanno in giro bardati e calzati con tanto di bici ultimo modello come se stessero facendo il giro del mondo, no, parlo di gente comune che si crede in diritto di correre in bici dovunque le due ruote li portino infischiandosene di tutte le regole del codice della strada del quale fanno carta da…macero.

Per non parlare dei monopattinari che sfrecciano e saltano da un marciapiede all’altro con una boria e una prepotenza da fare schifo e che devi schivare all’ultimo momento perché altrimenti ti piombano addosso arrivando dal nulla…

Dunque, dicevo, tutta la solidarietà alle vittime degli incidenti stradali che siano in bici, in macchina o a piedi, come succede spesso di venire travolti persino da fermi in attesa di attraversare o mentre si attende il bus. Ma non dimentichiamoci che le regole valgono per tutti e che vanno rispettate e fatte rispettare altrimenti gli incidenti come quello occorso a Rebellin saranno sempre più frequenti come lo saranno quelli che coinvolgono pedoni che vanno o credono di poter andare tranquillamente per la propria strada, senza costituire pericolo per nessuno ma rischiando di finire come i birilli di una pista da bowling.

Buttarla in caciara

Semplicemente ridicolo definire “uominicidio” l’omicidio compiuto da una donna nei riguardi di un uomo (evento raro). Ridicolo perché già omicidio definisce l’uccisione di un uomo (l’umanità è composta da uomini e donne). Voler ridicolizzare un fenomeno cosi complesso e che comporta un mondo di dolore per chi ne subisce le conseguenze (i familiari delle donne uccise e i loro figli) è solo voler ridurre e sminuire il femminicidio e riportarlo su un piano di “parità”. Che non esiste tra maschi e femmine nella vita di tutti i giorni, ancora, nel terzo millennio nonostante tutte le lotte femministe, ma che deve esistere, per qualcuno, sul piano della violenza. Cioè, in soldoni, le donne uccidono quanto gli uomini, perché definire l’uccisone di una donna diversamente da omicidio? Perché il termine definisce la brutalità con la quale i familiari stretti o i compagni, uccidono le figlie/compagne perché si “ribellano” a situazioni che ritengono invivibili o per mancanza di autonomia. E che le donne possano decidere per sé, ancora, nel terzo millennio, viene visto da alcuni o molti, una cosa insopportabile. Io trovo insopportabile invece il tentativo di omologazione di fenomeni ben diversi e distinti al solo scopo di polemizzare con le campagne di sensibilizzazione contro le violenze sulla donna e buttarla in caciara.

Pubblicato oggi su Italians del Corriere della sera

Bingo, bango, bongo…

Il neo deputato di Sinistra Italiana, Aboubakar Soumahoro, per gli amici Abou, assieme alla compagna, deve aver stappato un paio di bottiglie di ‘mo esce Antò il giorno della sua elezione al Parlamento. Coronato il sogno, Abou se ne stava tranquillamente in intimità con la moglie ma, ad un tratto qualcuno lo ha sentito cantare: ” Bingo bango bongo vien la suocera dal Congo…”. Si perché pare che la suocera del deputato sia un po’ invadente e che lui la sopporti a malapena. Si, sa come vanno queste cose, uno vorrebbe starsene tranquillo con la moglie dopo una giornata di duro lavoro sui banchi di Montecitorio e godersi la pace familiare.

E invece no. Arriva lei sempre nel momento sbagliato. Insomma un quadretto familiare del tipo: Io, mammeta e tu”. E non c’è di peggio di una suocera invadente.

Soprattutto quando questa è socia in affari della moglie, o viceversa o comunque quando le due fanno affari insieme. E che tipo di affari fanno quelle due signore? Pare, ma io so quello che leggo e nulla di più che da circa venti anni gestissero cooperative di accoglienza per immigrati. E, pare, sempre pare, che ne abbiano fatte di cotte e di crude. Insomma a noi italiani si fa presto a darla a bere, la maggior parte di noi non conosce i dialetti africani e loro due da questo lato sono avvantaggiate e quindi si sono tirate su, negli anni, pare, un lavoretto di tutto riposo ben retribuito e di qualche certa soddisfazione. Ma ora la suocera viene indagata per malversazione. E cioè più semplicemente…si arrubbava i soldi dello stato stanziati per l’accoglienza. Una cosetta da nulla che Abou si faceva passare sotto al naso.

Eppure di naso ne ha, ma la pace familiare viene prima dell’etica e anche della politica e lui chiudeva un occhio o anche tutti e due e lottava per i diritti degli immigrati sfruttati tanto da essere stato adocchiato dalla politica che ne ha fatto una mascotte. E le due donne si difendono dicendo che sono solo chiacchiere e che lui non c’entra, poverino.

Dunque Soumahoro a muso duro difendeva i diritti umani, a muso mollo si faceva menare per il naso dalle sue due donne, pare, perché l’una era impensabile senza l’altra e per amore tutto si fa.

Ora però piange in un video dove accusa i media di volerlo morto. Lui nulla sapeva e nulla sa, lui è innocente e privo di colpe e si accaniscono contro di lui perché hanno paura delle sue idee…sarà ma qui mi pare che forse più che il caso o il destino potè forse il senso di colpa di chi sapeva e taceva e per anni ha fatto lo gnorri ma poi quando Abou è diventato quel po’ po’ di deputato, con quella spocchia e quella prosopopea e soprattutto con quel “chiamatemi dottore”, non c’è l’ha fatta più a tenere la lingua tra i denti.

E forse non ci ha ancora detto tutto. Si difenderà, certo come è giusto, ma ci riuscirà? Mah, certo che se non dorme (come ha detto) non sarà troppo lucido per pensare agli interessi degli italiani…forse è meglio che si prenda un po’ di aspettativa e dorma qualche anno, domani è un altro giorno.

Un brutto spettacolo

Le donne morte ammazzate dai compagni o ex tali, in media un centinaio all’anno solo in Italia, non possono parlare ma , forse, se potessero farlo ci direbbero di smettere di celebrare la giornata a loro dedicata se poi non si da seguito con misure concrete per fermare questo scempio quasi quotidiano. Ora che abbiamo una donna primo ministro, con tutti i grandi problemi che ha già, credo che dovrebbe farsi carico anche di questo e dimostrare coi fatti che lo ritiene un’emergenza alla quale porre qualche rimedio. Io non ho ricette magiche ma certo l’educazione e la prevenzione ed il controllo, potrebbero fare la differenza.

Maggiori sforzi nell’ampliare le misure di deterrenza: più controlli da parte delle Forze dell’Ordine potenziando quei settori che si occupano di prevenire la violenza contro le donne e poi consultori familiari e cura e aiuto ai figli delle tante donne uccise che spesso rimangono all’improvviso orfani di entrambi i genitori come è successo nel recente caso di Spinea (Ve).

La giornata loro dedicata una volta l’anno è poco, quasi niente e ormai serve solo ad aumentare i dissidi tra chi su questo tema ha idee molto diverse o quasi incompatibili. Un brutto spettacolo e un’inutile perdita di tempo che andrebbe impiegato meglio e con maggiore impegno da parte di tutti ma soprattutto delle Istituzioni.

Forse gli conviene

La guerra in Ucraina dura da 9 mesi: una gestazione. Ormai i dibattiti sono persino stucchevoli. Sentiamo ripetere sempre le stesse cose viste da diverse angolazioni a seconda delle diverse idee politiche degli osservatori. Una verità multi facce con sfumature fino e oltre le famose 50 di grigio. Una guerra che ormai dura da troppo tempo e che sembra non avere mai una soluzione. Si parla di negoziati fin dal primo giorno, ma, finora, se ci sono stati e ci sono stati, non sono approdati a nulla. Ma ora le cose sono diverse rispetto a quando è incominciata. All’inizio tutti pensavano che sarebbe durata poco, il tempo di far capitolare l’Ucraina che con le armi in pugno i russi avrebbero depredato di altri territori (quelli che detengono ora sono pari all’estensione del Belgio) e buonanotte ai suonatori (di Kalashnikov).

Questa guerra è la prima vera guerra in Europa dal 1945 e i giorni si susseguono ai giorni, i profughi ormai hanno raggiunto quasi quota 8 milioni e la popolazione che rimane ora deve affrontare un lungo inverno senza energia elettrica e riscaldamento. Mancano anche acqua e cibo e i bombardamenti dei russi continuano massicci e nonostante gli ucraini si siano ripresi in buona parte Kherson, regione strategica per i russi che l’hanno lasciata alla chetichella rubando tutto il possibile, la battaglia su più fronti, continua. Una, imponente nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia una delle più grandi d’Europa, dove pare che i russi abbiano colpito un ospedale e che abbiano ucciso un neonato.

E per quanto ancora la dea bendata non permetterà che succeda qualcosa a quella centrale che potrebbe essere un disastro di proporzioni inimmaginabili? Speriamo sempre e teniamo le dita incrociate.

Ma, ormai, vedo di poca utilità invocare trattative di pace e sperare che Putin si sieda ad un tavolo, magari assieme a Berlusconi o a Trump, che continuano a dichiararsi suoi amici. Figuriamoci, se li mangerebbe in due bocconi e mezzo. Come inutili mi sembrano a questo punto le manifestazioni per la pace con grande sfoggio di bandiere arcobaleno. La cosa più sperabile sarebbe che ci fosse un cambio di regime in Russia ma non lo vedo alle porte e poi magari il successore di Putin potrebbe essere persino peggiore.

La cosa che, pare, invece dare qualche buon risultato è il continuare sulla strada intrapresa fin dall’inizio della guerra e cioè che i paesi europei e gli Usa, inviino armi e sistemi di difesa sempre più sofisticati e aiuti di ogni genere per quella popolazione che sta soffrendo le pene dell’inferno ma non cede. Fino a che il Cremlino arrivi alla comprensione del fatto che non c’è più trippa per Putin e che se non vuole continuare a far morire i suoi soldati e a perdere completamente la faccia davanti ai suoi “sudditi”, prima o poi, qualcosa deve mollare.

Credo oramai sia evidente anche ai più tenaci sostenitori della tesi che Putin in fondo voglia solo difendersi dai biechi americani, che se gli Usa avessero voluto davvero innescare la terza guerra mondiale, avrebbero colto l’occasione dei due missili caduti in Polonia come casus belli. Invece sia Biden che altri capi di stato, hanno tenuto la barra dritta ed hanno scongiurato il pericolo di una tragica escalation. Ma quanto può durare?

Sperando che il generale Inverno sia clemente con gli ucraini e che Putin arrivi presto a concludere che forse gli conviene, dopo aver nicchiato ancora un po’, prendere in considerazione l’invito che è arrivato come risposta, da parte del capitano della guarnigione ucraina a Snake Island il 25 febbraio scorso, all’ammiraglio della nave da guerra russa che gli imponeva di arrendersi. Una frase che non ripeterò ma che è rimasta famosa e chi l’ha pronunciata è stato insignito di una medaglia di eroe di guerra e ai meno distratti di sicuro non sarà sfuggita.

In senso traslato e metaforico, naturalmente, quasi una…benedizione.

BraccoBaldo bau

E’ mattina presto, mi sveglio di soprassalto, come di consueto: la vicina si alza col canto del gallo e pretende che tutti siano in piedi mentre lei sorbisce il primo caffè della giornata.

E’ domenica e sono appena (accidenti) le 6 e poco più. Ma che caspita ti alzi a fare? penso tra me ogni volta. Tra l’altro vive da sola ormai da anni da quando il marito è passato a miglior vita e le figlie si sono sposate. Ma lei, imperterrita conserva la bella abitudine si alzarsi alle 5 e passare ogni tipo di diavoleria sui pavimenti di tutta la casa. Un esempio di casalinghite cronica, delle peggiori.

Le ho (dopo anni e anni di richieste inascoltate) mandato una lettera tramite un avvocato per richiamarla ad un minimo di osservanza delle leggi del buon senso civile. Ma lei nicchia e, anche se almeno per ora, i tre nipoti dai tre ai sei anni, si fermano di meno dalla nonna e corricchiano urlando per un’oretta o poco più a differenza delle 12 o 24 di prima, l’alzata mattutina con susseguente disastro da spolvero totale, con spostamento massiccio di mobili massicci, continua. Le donne che hanno la mania della casa sono purtroppo ancora tante. Forse le più giovani meno, ma anche tra loro qualche esaltata della pulizia si trova.

Di solito mi sveglio col cuore in subbuglio e devo stare immobile respirando ritmicamente ascoltando della musica rilassante e dopo due o tre orette mi passa la tachicardia. Oppure mi alzo ma poi ho troppo sonno per non appisolarmi (se ci riesco) dopo essermi rimessa a letto.

E, mi dispiace dirlo, ormai la cosa va avanti da cosi tanto tempo che la…strozzerei. Metaforicamente parlando si intende, sono contro la violenza ma. però…

Se ti ritrovi ad avere come vicina una che dalla mattina alla sera mette in scena una sorta di BraccoBaldo Show a casa sua sopra la tua testa, o cambi casa o cambi …vicina.

Ma poi mi dico: ma perché non la cambia lei? Ma la risposta, my friends is blowing in the wind…