Dice Renzi, durante un’ intervista fiume su un noto quotidiano, che il tempo dei mea culpa è finito, che dopo sei mesi di profonda riflessione, in cui si è macerato per cercare di capire chi ha ucciso la sinistra, è ora di tornare a combattere. Si è messo a nudo. L’ho seguito in un video: tenuta classica da combattimento: camicia bianco candido, ha iniziato con lo sbottonarsi i polsini e arrotolandosi le maniche con compiaciuta malizia, si è sbottonato pure su che cosa pensa del futuro del Pd. Il gesto era chiaramente una metafora del suo desiderio di rimboccarsi le maniche e rispolverare il guerriero che è in lui e che è stanco del riposo forzato.
Lui non lo sa chi è l’assassino della sinistra ma di una cosa è certo: non è lui! Manco sa dove sta di casa, come avrebbe fatto ad ucciderla?
E poi ha parlato a lungo rispondendo alle domande del direttore e dei giornalisti con la sua solita verve, per nulla offuscata dal riposo forzato: ha messo in luce tutte le contraddizioni del governo, non ha lesinato frecciatine ai due contendenti/alleati e al premier e, in sostanza, ha detto che la ruota gira e che prima o poi tutto torna e che i consensi di cui gode il governo, presto scemeranno quando gli elettori si accorgeranno delle bugie che gli sono state raccontate.
E lui lo sa come funziona. E’ riuscito a disperdere un patrimonio di voti: più che dimezzati rispetto all’exploit del quasi 41% quindi, può ben dire che parla per esperienza personale.
Ma, a vederlo cosi, mi ha fatto quasi tenerezza. In fondo ha le sue colpe, è vero, ma non è scappato e vuole rimettersi in gioco consapevole di avere ancora molte frecce al suo arco e di godere ancora di un certo consenso nel partito e nel paese. E vorrebbe ripartire da questi residui consensi: pochi ma buoni e, lui ne è convinto, se si impegna, potrebbero crescere. Anche soprattutto conscio del fatto che governare l’Italia non è un giochino (e lui lo sa) e che il governo attuale ha già spaventato i mercati e ancora li spaventerà se continua a chiedere soldi a Bruxelles con il debito che continua a crescere.
Ci conta, evidentemente, nei mercati. E conta anche sul suo personale appeal e non tralascia neppure l’incognita che si chiama fortuna o lato B, di cui lui sembra essere ben fornito, tutto considerato. Dice che la ruota gira e che chi sta sopra prima o poi scende. E’ inevitabile. “What gooes up, must come down” diceva Isaac Newton (e anche il verso di una canzone).
Matteo Orfini, ha detto, senza giri di parole, che bisogna sciogliere il partito e rifondarlo.
Come corre, che fretta. Aspettiamo prima di scioglierlo, vediamo se qualche santo fa il miracolo di rifarlo tornare in vita. Levati Pd, risorgi e cammina: Renzi c’è, tutto il resto… è boria.