Truth

Alba is just a name

that comes from time to time

as a forgotten tale.

In mind I have those days

my childish fear and then

my mother who I pray.

I pray to tell me more

about that tale I know

she wanted I ignore.

But Alba was one day

the only one to know

the tale that I forgot.

And this is why I pray.

Alba don’t let it go

the secret keep in mind

try not to be too blind.

You’ll see what’s going on

for ages into my mind

if only you could show

the will to understand

and tell me all you know.

For truth is not a tale

and truth is hard to find

if only I could hold it

I’ll keep it safe in mind.

 

Incredibile (Salvin)Hulk

L’obiettivo non dichiarato del governo è quello di farci uscire dalla Ue senza passare per un referendum. D’altronde non sarà ufficialmente dichiarato, ma entrambi i partiti di maggioranza lo hanno sempre detto e dimostrato abbondantemente di non tenerci per niente a rimanere, anche se ora fanno aumma aumma.

Ma il più convinto è certamente Salvini, l’asso pigliatutto del momento. Ma guardatelo come se ne va in giro tutto tronfio! Altro che capitan Bluto, altro che corsaro verde, questo è: l’incredibile Hulk!

Caracolla col gilet fantasia…no questa è una celebre frase del film “Quando la moglie è in vacanza”. è riferita ad un certo Tom, un personaggio con due spalle cosi che insidia la moglie del protagonista in una  amena località montana dove villeggia assieme al figlio mentre il marito è rimasto in città.

E Tom MacKenzie , secondo il protagonista è un bullo che le insidia la moglie. Ecco Salvini è un bullo che insidia l’Italia, la vuole asservire ai suoi voleri, farla uscire dall’Europa per averla tutta per sé e  farne il suo dominio esclusivo.

Oggi la commissione Europea ci ha bocciato la manovra economica: troppo deficit, troppo debito, pochi investimenti, non adremmo lontano!

Bocciati! Ora apriti cielo. Lo spread è già salito con tutto quello che comporta, magari noi non ce ne accogiamo subito delle conseguenze ma si faranno sentire presto se il governo non cambia subito rotta. ma, a quanto dicono, sembra che non ne abbia la minima intenzione.

I due giannizzeri hanno fatto la pace sulla “manina” ed ora sembrano felici e contenti di essere stati bocciati e mostrano i muscoli, ridicolizzano i tecnocrati, tracotanti e spavaldi ma intanto dicono che se ci sarà bisogno di fare tagli alla spesa li faranno.

E che tagli faranno? Ai ministeri? Agli stipendi dei dipendenti pubblici forse? Già, sempre li vanno a parare, nella borsa di Pantalone.

Ci sono tanti che rassicurano, non ci dobbiamo preoccupare, tutto va bene, si tratta solo di far vedere che non ci facciamo ancora e sempre trattare come scolaretti, che finalmente abbiamo qualcuno al governo che ha coraggio di battere ‘sti benedetti pugni sul tavolo, pam, pam…ma che poi tutto si ridimensiona, è solo propaganda, aspettando le elezioni europee…

Già noi sempre qualche elezione dobbiamo aspettare per sapere che fine faremo.

Intanto qui i topi cominciano a ballare, li sento, si stanno avvicnando e in tanti hanno già cominciato ad abbandonare la nave…e portare i capitali all’estero.

Noi? Speriamo che ce la caviamo, tanto ce l’hanno già “cavata” i governi precedenti  e se anche questi vogliono cavarci qualche cosa , speriamo, almeno che ci lascino il cappello.

E ci dicano: “You can leave your hat on”.

Sul ponte di Bruxelles…

Lasciateci sforare

con la chitarra in mano

lasciateci sbrogliare

la manovra piano piano

fateci indebitare

perché ne siamo fieri

noi siamo sovranisti

e populisti veri.

Cosi ha parlato Tria e si è alzato lo spread, poi ha parlato Conte e le borse sono crollate.

Ecco come vanno le cose. Il governo sta faticosamente mettendo a puntino la manovra del popolo per cancellare la povertà e premiare gli evasori e a Bruxelles cosa fanno?

Ci dicono che non va bene. Ma noi tireremo diritto, non ci facciamo intimorire da loro, ma quando mai? Non abbiamo paura, basta andare da loro col cappello in mano, dicono al governo, ci mandiamo direttamente gli italiani, agli angoli delle strade a chiedere la carità.

Popolo sovrano aspetta solo ancora un pochino e ti ritroverai servo. Fra un po’ ci degraderanno a rifiuto solido inorganico (o organico) e potremo ben cantare vittoria: finalmente, gliela abbiamo data sul muso ai tecnocrati!

Che soddisfazione, ahhh. Ogni tanto una piccola soddisfazione bisogna prendersela, fa bene  alla salute e non importa se le banche ci chiuderanno i rubinetti (dei soldi nostri), l’italiano sa come fare, tiene la scorta sotto al materasso, e che siamo fessi?

L’importante è che i geniacci che stanno al governo, mostri di economisti di manica larga (col nostro portafoglio) sappiano quando è il momento di virare a tutta mancina, cioè di dare una brusca sterzata se vedono arrivare il Tir targato Ue che potrebbe stirarci pantaloni, gonne, camicette e bianchieria intima.

Il premier Conte (Tacchia) dice che lassù (dove si puote cio che si vuole) possono stare tranquilli, la manovra è bella non sono scalmanati, sanno quello che fanno, ma se proprio insistono e non se ne può fare proprio a meno, allora si metterà lui davanti ai due giannizzeri e li convincerà a cedere a miti consigli. Il presidente non si chiama “del consiglio” per nulla, cribbio e i suoi due vicipremier dovranno cedere e gli farà vedere chi comanda, perbacco.

Infatti Il trio sovrano è a cena (la cena delle beffe? o degli sberleffi?).
Il sottofondo musicale potrebbe essere questo:
https://www.youtube.com/watch?v=uVakehIXl_0
in fondo, se stanno insieme un perché ci deve pur essere.
Conte fa il diplomatico e deve mettere d’accordo i suoi due vice. Un inedito ma questo fa parte del cambiamento.
Ci riuscirà?Beh davanti a un bel piatto di spaghetti alla bolognese o alle vongole, si può ben fare pace e stringersi la manina, prima che si freddino.
Sul ponte di Bruxelles noi ci darem la mano…(questo è quello che, invece, i tre canteranno abbracciati all’uscita)…

 

Piccole cose, grandi

Senza dubbio, la consapevolezza di aver avuto salva la vita, sta aiutando e aiuterà gli sfollati di Genova dopo il crollo del ponte Morandi, ad avere fiducia nel futuro e a guardare avanti con coraggio. Certo, ne hanno davvero bisogno.

Ho guardato le immagini dei primi entrati a recuperare le loro cose dalle case abbondate e vuote da due mesi..

Come non immaginare quali emozioni, quali sensazioni e quanto dolore  avranno provato e proveranno? Ho provato a pensare a cosa prenderei per prima se  fossi a loro posto e non so rispondere, ma credo che butterei in quegli scatoloni, alla rinfusa, quanto più possibile.

Cinquanta scatoloni sono tanti, ma è difficle farci stare tutti gli oggetti che rappresentano la nostra vita.Come se gli oggetti avessero un’anima e ci tenessero legati a loro. In fondo le cose sono solo cose, ma quando ci appartengono rivestono significati immensi e staccarcene è doloroso come staccarci da pezzi di noi.

Certo, quelle persone si ricostruiranno la vita altrove, ma il ricordo di quei momenti, credo, non li abbandonerà mai.

Hanno superato un momento difficile e molto doloroso, ma ho visto nei loro volti una serenità ed una tranquillità ammirevoli e voglio esprimergli tutta la solidarietà che meritano.

La loro vita da quel giorno è profondamente cambiata, hanno vissuto un’esperienza singolare e terribile ma tutto quel dolore verrà ricompensato dalla consapevolezza di aver scampato un grande pericolo e questo li aiuterà a riprendere la loro vita con una marcia in più, ne sono certa. La sofferenza ha dei risvolti positivi: ci avvicina di più alle cose veramente essenziali della vita e ci fa apprezzare le piccole cose che sono, poi, quelle veramente grandi.

Tanti, tantissimi auguri.

I am the leader!

Sembrano Napoleone e Lafayette nel film “Gli Aristogatti” quando Lafayette chiede : “ma perché dobbiamo sempre fare come dici tu”? e l’altro: “Sono io il capo”. Parlo, ovviamente, di Salvini e DiMaio.
Ma il premier Conte (è bene scrivere anche il nome) ha detto che il premier è lui.
In Veneto si direbbe “el premier so mi”. Ciapa su e porta a ca’, direbbero a Milano.
Un sussulto di orgoglio? Un fremito di consapevolezza? Forse.
Ha anche detto che lui sovrintende a tutto, vede tutto. Occhio.
Napoleone (Salvini) però dice che le “manine” vanno lavate in casa e DiMaio che lui quel condono non lo vuole, anzi piuttosto è disposto a firmare per la pace dei sensi che per quel tipo di pace fiscale.E come dargli torto?
C’è la festa in piazza a Roma dei Cinquestelle che incombe, si deve festeggiare la loro grande vittoria, sono al governo, perbacco, e temono lanci di uova e pomodori marci.
Sarebbe un surplus di lavoro per la Raggi che già con la spazzatura non è messa benissimo e poi, con quel po’ po’ di palco sul quale dovranno passare in rivista per prendere gli applausi dovranno stare attenti che non si imbratti, potrebbero esserci brutte cadute e scivolate. E ce ne sono già state fin troppe.
Ma siamo sicuri che quel palco sia stato ben fissato? Fossi nei panni degli organizzatori terrei gli occhi bene aperti: qualche” manina” maliziosa potrebbe saboltarlo.
Se cascasse il palco nel bel mezzo della festa, potrebbe essere di cattivo auspicio.
E poi Toninelli potrebbe avere una crisi di nervi in diretta e persino strapparsi i capelli.
E non sarebbe un bello spettacolo.

Ps: Napoleone e Lafayette sono due bracchi.

Eccoli:

Che impressione!

Il premier si trova a Bruxelles impegnato a far digerire la manovra  ai burocrati della UE. Ne ha parlato con Anghela Merkel e ha detto di esserne “impressionata”.
Cosa poteva dire altrimenti? Ma certo che sarà impressionata, ma dalla faccia tosta degli italiani. A lei in fondo questa nostra “qualità”non dispiace, la mette di buon umore. Al contrario del rigido carattere teutonico dei suoi conterranei, gli italiani hanno quella marcetta in più che lei trova simpatica. E poi, ha avuto per tanti anni a che fare con Berlusconi, che cosa volete che la impressioni ancora?
Non certo il sussiego del premier, meno che mai la faccia da bravo ragazzo di Di Maio. Sulla faccia di Salvini ho qualche dubbio. Temo che non l’accosti a quella di Albertone e Marcello o al grande principe della risata (ovviamente mi riferisco a Sordi, Mastroianni e Totò, dei quali la cancelliera ha un vero culto). No, Salvini ha qualcosa di più o di meno rispetto ai politici italiani che ha conosciuto e che sta conoscendo. E potrebbe sorprenderla. Certo, se lo incontra gli da la mano cordialmente e pragmaticamente, ma non ci mette il cuore e si tiene a distanza di sicurezza.
La manovra finanziaria di questo governo offre tutti i giorni spunti di riflessione. Di Maio si dichiara indignato per le “correzioni” fatte, a suo dire, nottetempo sul documento da presentare al Quirinale. Il Quirinale dice che ancora non lo ha visto e perciò non può parlare. I leghisti si dicono persone serie e perciò di che va cianciando il ministro?
Mah, certo che far digerire questo bel condono in piena regola ai Cinqustelle, da parte della Lega, non è facile. Ma Salvini, immagino, avrà detto ai suoi: ” Chi se ne frega di Di Maio”?
Ovviamente lui negherà, ma quando mai? Come negherà Di Maio di aver saputo ben in anticipo quali fossero le reali intenzioni della Lega in merito alla cosiddetta Pace fiscale.
E ora che stiano litigando non ci credo tantissimo, mi pare paradossale e ridicolo pensare che l’uno faccia le cose di nascosto dall’altro come i bambini all’asilo per farsi i dispetti.
Ma potrebbe anche essere, tutto può succedere tra due che sono costretti alla convivenza ma in fondo farebbero volentieri a pugni.
Faranno la pace? ma certo, ne sono sicura, si condoneranno a vicenda e senza multe.
Per il bene degli italiani e per onorare il contratto. Ma certo e che altro sennò?
Però, meglio tenere tre occhi bene aperti, potremmo ritrovarci a dover pagare un conto salato al successo del governo del cambiamento.
Potrebbe essere necessario cambiarlo e in fretta.

Facce da bip

Leggo su L’Espresso che Enrico Esposito, il vice capo legislativo del ministero guidato da Di Maio ha scritto in un tweet: “Non c’è modo migliore di onorare una donna mettendo una mignotta in quota rosa”.

L’avvocato Esposito è un amico del ministro e, giustamente, siede al ministero: è bello e giusto circondarsi di amici di cui ci si può fidare.

L’Espresso ha evidenziato alcune affermazioni che questo signore aveva postato sui social negli anni, in particolare quelle a sfondo sessista e omofobo.

Ma lui reagisce e dice di essere entrato nella “macchina del fango”  e si giustifica dicendo che quelle frasi sarebbero parte di un non meglio precisato programma radiofonico dove lui interpreta  un personaggio dissacratore. Con tutti i problemi che abbiamo questa sarebbe una bazzecola, ma rimane il fatto se DiMaio vuole posizionare gli amici al ministero (pagati dalla collettività), dovrebbe almeno accertarsi che non possano metterlo in imbarazzo per condotte non proprio specchiate.

Mi sono immaginata un dialogo tra lui e il suo capo,  dopo che aveva letto la notizia.

Di Maio: ma che caspita Enrì, ma che ti sei inventato?

Esposito: Giggì, ma sono bip che scrivono i giornali di bip.

D.:  ma hai parlato con Casa?

E.:  ma certo,  mi ha detto di non dare retta alle bip dei giornali di bip che ci pensava lui per tutto il 2019 a quei pezzi di bip.

  1. ah, ecco perché altrimenti siamo nella bip, vedi di tirarti fuori da questa bip altrimenti sono bip.

Ho guardato bene la faccia di DiMaio in questi giorni, ho come l’impressione che stia assumendo sempre di più un espressione truce. Da faccia pulita da bravo ragazzo a sempre faccia pulita (e testa sempre più rasata), ma di ministro preoccupato  di come si stanno mettendo le cose per lui e per il Movimento. Non sembra più tanto sicuro di sé, la faccia esaltata che mostra dal balcone (fa quasi paura) ora sembra aver preso una sorta di ghigno rabbiosetto trattenuto. Ma non sarà che il potere lo stia un po’ logorando anche se ce l’ha?

Ha sempre più la faccia  da “Io speriamo che me la cavo”. Ma non con qualche perplessità  su come fare.

Avrà sentito Rocco in questi giorni? Mi sa di si e mi sa che alle sue perplessità sulla tenuta del governo, Casalino abbia risposto  bip,bip…

Si, la vita è tutta un bip.

 

 

Pinocchio

In questi giorni mi viene sempre più spesso  in mente Pinocchio, magnifica intuizione di uno scrittore noto soprattutto per questo splendido esempio di letteratura per bambini e per bambini cresciuti.

Come dimenticarci l’infanzia? Allora dicevamo bugie per nascondere la voglia di autonomia e indipendenza ora, da adulti (ammesso e non concesso) sappiamo di dover dire sempre la verità, tutta la verità e niente altro che la verità.

Acchi? Direbbe Totò. mai come in questi tempi postmoderni e post storici e post …e basta, la verità è un optional per fuoriserie.

E diciamoci la verità, (forse), chi vorrebbe un politico fuoriserie? Molto meglio cercarli tra quelli di serie, ne abbiamo molti di più a disposizione.

E li scegliamo e li vogliamo Pinocchi dentro, fino nel profondo.

Soddisfano la nostra voglia di trasgressione. Ci fanno sentire in un mondo irreale, nel paese dei balocchi che abbiamo tanto sognato da bambini.

E poi, una volta cresciuti, quando ci ritroviamo invece in questo paese di amare verità e di difficili realtà, preferiamo votare i Pinocchi.

E non importa se fanno più danni che altro, se sono incompetenti, inaffidabili, se ci fanno regredire invece che progredire…l’importante è che ci sentiamo importanti e che al governo del paese ci stiano loro i Pinocchi dei nostri sogni, nel paese dei balocchi e degli  ( anche, un pochino, scusate)   allocchi pronti a credere che i soldi crescono sugli alberi e che il sole illumina solo che gli crede. Ma capita a tutti di sentirsi rincuorato da una bella bugia piuttosto che da un’amara realtà.

Agli altri, a chi proprio non ci crede anche se gli piacerebbe, non resta che un umido e freddo  cono d’ombra.

Oppure un ventre di balena accogliente dove cercare riparo in attesa della prossima terra promessa e ripromessa.

Risultati immagini per pinocchio

Nevrosi e fobie

Chi soffre di attacchi di panico o di ansia, in genere, viene considerato,perlopiù, una persona psicolabile e con la tendenza ad essere aggressiva. Al contrario è una persona  che, in genere, ha subito traumi infantili e che si ritrova con questi disturbi che si manifestano quando gli è difficile  capire  la realtà in cui si trova a vivere ed inconsciamente la rifiuta.

Sono un  campanello d’allarme che significa che il soggetto sta adottando uno stile di vita che comprime troppo la sua vera personalità, Ne soffrono, in genere, di più le donne perché è a loro che viene spesso  richiesto di sopportare situazioni familiari o di lavoro che non sono soddisfacenti o comportano gravi compromessi con se stesse e con la propria indole o carattere. In genere perché alle donne viene richiesto sempre di mediare tra le varie posizioni soffocando  le proprie personali aspirazioni e il proprio vero carattere, a favore del” bene comune”.

Sono quasi sempre le donne alle quali viene richiesto di “adattarsi”, ancora oggi e forse più che mai, di lasciar perdere le proprie aspirazioni, di negarle, di non approfondirle perché le porterebbe a  non avere tempo sufficiente per pensare agli altri. Sono le donne a doversi sempre prendere cura degli “altri”, siano essi il coniuge, i figli, i nipoti, i bisognosi, i genitori anziani…e sono quasi sempre le donne a dover farsi carico di accudire una moltitudine di persone che richiedono le loro cure costanti .

Le crisi di panico possono insorgere quando la vita procede su binari prestabiliti dagli altri ma l’inconscio lavora in maniera tale da lanciare messaggi al soggetto che servano a fargli prendere consapevolezza che sta percorrendo un strada che non gli piace, che sta soffocando tutte le proprie personali aspirazioni  in nome del famoso “quieto vivere” o sta semplicemente subendo passivamente un  puro e semplice condizionamento prodotto in anni e anni di continui lavaggi del cervello su quello che si “deve” fare, necessariamente e senza nemmeno provare  a protestare.

A soffrire di attacchi di ansia e di panico, sono, in genere le persone più sensibili che sentono di doversi adeguare alle aspettative di genitori, mariti, figli, moglii, ma che sentono altresì il bisogno insopprimibile di seguire le proprie personali e legittime aspirazioni. Che si sentono in tutto e per tutto inadeguate a soddisfare queste esigenze ma che per paura di deluderli si piegano a cercare di soddisfare al massimo le loro  aspettative. E in genere sono persone che hanno difficoltà a dire di no.

Fanno molta fatica a non cercare di essere quello che gli altri si aspettano da loro ma, nel contempo soffrono molto dell’incapacità di sottrarsi senza sentire enormi complessi di colpa  che si sommano all’ansia e poi sfociano nelle fobie o nelle crisi di panico.

Bisogna imparare a dire di no, un no forte e chiaro può spiazzare sul momento l’interlocutore, può provocare la di lui rabbia, persino scatenare le sue ire perché chi si aspetta che una persona reagisca sempre in maniera previdibile e consona alle proprie aspettative, può anche mostrare reazioni insapettate e irose. Iniziare a dire di no, comunque libera l’energia soffocata nel reprimere le proprie emozioni  e sensazioni e con molta calma e spesso con l’aiuto di farmaci o psicoterapia, si riesce ad alleviare una sintomatologia estremamente dolorosa e chi ne ha sofferto e ne soffre sa bene a cosa mi riferisco.

Sta diventando sempre di più una malattia diffusa  con molte ricadute sui costi sociali. Ne soffrono di più i giovani (o le giovani) ma ne soffrono persone di tutte le età e senza distinzione di genere. E sono in aumento  perché è in cresciuta, soprattutto nelle donne, la consapevolezza di voler contare  e portare il proprio contributo alla società  in maniera autonoma e indipendente dalle aspettative degli altri. Ma risulta molto difficile  in tempi di crisi economica e, soprattutto valoriale, trovare la strada per realizzare le proprie aspirazioni. I giovani ne soffrono ancora di più perché la consapevolezza che il tempo  a loro disposizione non è illimitato e i treni che non passano in un certo periodo della vita, passano molto difficilmente in altri periodi, quando, magari, si è già consolidata una certa mentalità indotta dalle circostanze per cui  è sempre più difficile persino interpretare certi sintomi.

Per questo molti giovani (e meno giovani) si rifugiano in sostanze pericolose e nocive o nell’alcool o fanno sempre più ricorso indiscriminato a psicofarmaci o sprecano gli anni migliori del loro massimo potenziale di energia e di capacità intellettiva, passando le giornale a letto o chiusi in camera a digitare lo smartphone  o interagire con altri nelle stesse condizioni, nei social.

Trovano sempre più spesso anche pochissima solidarietà e comprensione e per questo motivo evitano di farsi curare o di parlarne neppure con le persone di famiglia o  amici per paura di essere giudicati deboli.

E sono ancora e soprattutto donne quelle che soffrono maggiormente di questa situazione perché ancora e sempre  maggiormente discriminate in tutti gli ambiti lavorativi, di carriera o di studio. Le donne o le ragazze si rendono conto molto presto di cozzare contro il muro di gomma dell’insensibilità ai  loro problemi da parte di un società solo apparentemente emancipata e moderna,  ma che in realtà è sempre più ostile e chiusa alle istanze femminili.

Un esempio su tutti lo hanno fornito le parole di Papa Francesco sull’aborto che ha paragonato chi abortisce a chi si serve di un sicario per commettere un assassinio.

Sono parole durissime e gravissime da parte della massima autorità ecclesiastica che non possono che rendere ancora più  difficile il già difficilissimo cammino della donna e della sua liberazione degli stretti vincoli che l’hanno tenuta ancorata alla tradizione che la vuole ancora asservita alle esigenze degli altri e impossibilitata ad esprimere appieno tutte le proprie potenzialità.

Impariamo tutti a dire più spesso di no a chi si aspetta da noi un’accoglienza incondizionata delle sue rischieste, perché esistono persone che pensano che sia giusto chiedere ed essere esauditi nelle proprie richieste senza tenere in nessuna considerazione che gli altri potrebbero non essere affatto d’accordo. L’egoismo e l’egocentrismo sempre più diffuso nella società attuale richiedono  un’autodifesa e una guardia alta nei confronti di soggetti tendenzialmente autoritari che, dietro un’apparenza gentile e comprensiva celano una personalità arrogante e dispotica (anche tra gli stessi congiunti stretti o amici e conoscenti di lunga o corta data) e magari sono affetti da patologie nevrotiche delle quali sono inconsapevoli o non vogliono riconoscere.

Sta a noi riconoscerli in tempo e tenerli a distanza di sicurezza proprio per evitare che limitino la nostra capacità di movimento e formino, nel tempo, un ostacolo alla nostra crescita individuale o addirittura, gettino le basi per la formazione di persistenti e invalidanti nevrosi.

Se vuoi la pace…

Si vis pacem, para bellum. Ed è proprio quello che sta accadendo in queste ore al governo: si fanno la guerra sulla pace… fiscale.
Cioè sul condono che i grillini non vogliono. Perderebbero la faccia del tutto a favore di quella pasciuta di Salvini che ormai dilaga come un fiume che esonda.
Ma non si può avere tutto nella vita: hanno accettato entrambi questa convivenza impossibile ed ora i problemi vengono fuori. E a farne le spese siamo sempre noi, popolo sovrano trattato come l’ultima delle serve (passatemi il termine anacronistico).
Insomma vogliono fare le nozze coi fichi strasecchi e, contemporaneamente, fare i fichi che vanno a nozze. Ma entrambi i vicepremier hanno disertato il vertice sulla manovra per stilare il documento da inviare a Bruxelles entro la mezzanotte di oggi (mi sa che all’una saranno ancora li a discutere con caffè e ammazzacaffè); non vogliono essere sul luogo del delitto mentre si compie l’assassinio della nostra economia. Ci sta Tria, catechizzato al punto giusto e con le manette ai polsi e alle caviglie, manca solo il bavaglio ma sarebbe stato troppo anche per il governo Vorreimanonposso (proprio). Ma entrambi i ministri finti vice, sono piuttosto voglio comando e posso e pertanto l’atmosfera è quella della vigilia della dichiarazione di guerra.
Ma in fondo ai grillini che cosa costa accettare e fare buon viso a questo provvedimento della Lega? Gli costa che gli verrebbe rinfacciato dagli elettori che si aspettano giustizia sociale, il cavallo per eccellenza di battaglia del Cinque stelle. Mica possono fingere che sia morto di sete. E poi devono almeno fare qualche manfrina , dare a vedere che non ci stanno, fare un po’ di confusione per vista politica. Mica sono scemi. Ma intanto perdono consensi e lo sanno. Li controllano al secondo.
Il reddito di cittadinanza è un punto fermo per loro, ma è ancora tutto avvolto nella nebbia più fitta e soprattutto non ci sono i soldi e di prestarceli a fondo perduto, a Bruxelles non ci sentono.
Ma il dubbio che sia la Lega che i Cinquestelle sapessero da sempre che i soldi non li avrebbero mai trovati se non scassando i conti del paese, ma che vadano avanti a muso duro proprio perché il fine ultimo di entrambi non è governare l’Italia ma mandarla a gambe all’aria per farla finire fuori dalla UE, non è ancora venuto a nessuno?
Sento già voci in lontananza che dicono in coro: ma va…, ma davvero?