Nevrosi e fobie

Chi soffre di attacchi di panico o di ansia, in genere, viene considerato,perlopiù, una persona psicolabile e con la tendenza ad essere aggressiva. Al contrario è una persona  che, in genere, ha subito traumi infantili e che si ritrova con questi disturbi che si manifestano quando gli è difficile  capire  la realtà in cui si trova a vivere ed inconsciamente la rifiuta.

Sono un  campanello d’allarme che significa che il soggetto sta adottando uno stile di vita che comprime troppo la sua vera personalità, Ne soffrono, in genere, di più le donne perché è a loro che viene spesso  richiesto di sopportare situazioni familiari o di lavoro che non sono soddisfacenti o comportano gravi compromessi con se stesse e con la propria indole o carattere. In genere perché alle donne viene richiesto sempre di mediare tra le varie posizioni soffocando  le proprie personali aspirazioni e il proprio vero carattere, a favore del” bene comune”.

Sono quasi sempre le donne alle quali viene richiesto di “adattarsi”, ancora oggi e forse più che mai, di lasciar perdere le proprie aspirazioni, di negarle, di non approfondirle perché le porterebbe a  non avere tempo sufficiente per pensare agli altri. Sono le donne a doversi sempre prendere cura degli “altri”, siano essi il coniuge, i figli, i nipoti, i bisognosi, i genitori anziani…e sono quasi sempre le donne a dover farsi carico di accudire una moltitudine di persone che richiedono le loro cure costanti .

Le crisi di panico possono insorgere quando la vita procede su binari prestabiliti dagli altri ma l’inconscio lavora in maniera tale da lanciare messaggi al soggetto che servano a fargli prendere consapevolezza che sta percorrendo un strada che non gli piace, che sta soffocando tutte le proprie personali aspirazioni  in nome del famoso “quieto vivere” o sta semplicemente subendo passivamente un  puro e semplice condizionamento prodotto in anni e anni di continui lavaggi del cervello su quello che si “deve” fare, necessariamente e senza nemmeno provare  a protestare.

A soffrire di attacchi di ansia e di panico, sono, in genere le persone più sensibili che sentono di doversi adeguare alle aspettative di genitori, mariti, figli, moglii, ma che sentono altresì il bisogno insopprimibile di seguire le proprie personali e legittime aspirazioni. Che si sentono in tutto e per tutto inadeguate a soddisfare queste esigenze ma che per paura di deluderli si piegano a cercare di soddisfare al massimo le loro  aspettative. E in genere sono persone che hanno difficoltà a dire di no.

Fanno molta fatica a non cercare di essere quello che gli altri si aspettano da loro ma, nel contempo soffrono molto dell’incapacità di sottrarsi senza sentire enormi complessi di colpa  che si sommano all’ansia e poi sfociano nelle fobie o nelle crisi di panico.

Bisogna imparare a dire di no, un no forte e chiaro può spiazzare sul momento l’interlocutore, può provocare la di lui rabbia, persino scatenare le sue ire perché chi si aspetta che una persona reagisca sempre in maniera previdibile e consona alle proprie aspettative, può anche mostrare reazioni insapettate e irose. Iniziare a dire di no, comunque libera l’energia soffocata nel reprimere le proprie emozioni  e sensazioni e con molta calma e spesso con l’aiuto di farmaci o psicoterapia, si riesce ad alleviare una sintomatologia estremamente dolorosa e chi ne ha sofferto e ne soffre sa bene a cosa mi riferisco.

Sta diventando sempre di più una malattia diffusa  con molte ricadute sui costi sociali. Ne soffrono di più i giovani (o le giovani) ma ne soffrono persone di tutte le età e senza distinzione di genere. E sono in aumento  perché è in cresciuta, soprattutto nelle donne, la consapevolezza di voler contare  e portare il proprio contributo alla società  in maniera autonoma e indipendente dalle aspettative degli altri. Ma risulta molto difficile  in tempi di crisi economica e, soprattutto valoriale, trovare la strada per realizzare le proprie aspirazioni. I giovani ne soffrono ancora di più perché la consapevolezza che il tempo  a loro disposizione non è illimitato e i treni che non passano in un certo periodo della vita, passano molto difficilmente in altri periodi, quando, magari, si è già consolidata una certa mentalità indotta dalle circostanze per cui  è sempre più difficile persino interpretare certi sintomi.

Per questo molti giovani (e meno giovani) si rifugiano in sostanze pericolose e nocive o nell’alcool o fanno sempre più ricorso indiscriminato a psicofarmaci o sprecano gli anni migliori del loro massimo potenziale di energia e di capacità intellettiva, passando le giornale a letto o chiusi in camera a digitare lo smartphone  o interagire con altri nelle stesse condizioni, nei social.

Trovano sempre più spesso anche pochissima solidarietà e comprensione e per questo motivo evitano di farsi curare o di parlarne neppure con le persone di famiglia o  amici per paura di essere giudicati deboli.

E sono ancora e soprattutto donne quelle che soffrono maggiormente di questa situazione perché ancora e sempre  maggiormente discriminate in tutti gli ambiti lavorativi, di carriera o di studio. Le donne o le ragazze si rendono conto molto presto di cozzare contro il muro di gomma dell’insensibilità ai  loro problemi da parte di un società solo apparentemente emancipata e moderna,  ma che in realtà è sempre più ostile e chiusa alle istanze femminili.

Un esempio su tutti lo hanno fornito le parole di Papa Francesco sull’aborto che ha paragonato chi abortisce a chi si serve di un sicario per commettere un assassinio.

Sono parole durissime e gravissime da parte della massima autorità ecclesiastica che non possono che rendere ancora più  difficile il già difficilissimo cammino della donna e della sua liberazione degli stretti vincoli che l’hanno tenuta ancorata alla tradizione che la vuole ancora asservita alle esigenze degli altri e impossibilitata ad esprimere appieno tutte le proprie potenzialità.

Impariamo tutti a dire più spesso di no a chi si aspetta da noi un’accoglienza incondizionata delle sue rischieste, perché esistono persone che pensano che sia giusto chiedere ed essere esauditi nelle proprie richieste senza tenere in nessuna considerazione che gli altri potrebbero non essere affatto d’accordo. L’egoismo e l’egocentrismo sempre più diffuso nella società attuale richiedono  un’autodifesa e una guardia alta nei confronti di soggetti tendenzialmente autoritari che, dietro un’apparenza gentile e comprensiva celano una personalità arrogante e dispotica (anche tra gli stessi congiunti stretti o amici e conoscenti di lunga o corta data) e magari sono affetti da patologie nevrotiche delle quali sono inconsapevoli o non vogliono riconoscere.

Sta a noi riconoscerli in tempo e tenerli a distanza di sicurezza proprio per evitare che limitino la nostra capacità di movimento e formino, nel tempo, un ostacolo alla nostra crescita individuale o addirittura, gettino le basi per la formazione di persistenti e invalidanti nevrosi.

4 commenti su “Nevrosi e fobie”

  1. L’hai fatta un po’ lunghetta ma mi sa che c’hai preso. Dire no però è difficile, fin da piccoli ci insegnano adessere graziosi ad accontentare tutti a non essere scontrosi…poi nella vita si fanno certi incontri del brutto o pessimo tipo, che diredi no è quasi un dovere.

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  2. Mariagrazia,
    ancora aspetto qualcuno che mi definisca in maniera convincente cosa sia la normalità.
    Nella vita accade spesso che ciò che e normale per qualcuno, non lo sia per l’altro e ci si chiede spesso qual è il limite oltre il quale certi comportamenti si debbano cinsiderare anormali.
    Sembra che, a livello più o meno marcato, tutti in certi aspetti possiamio avere un comportamento deviato  rispetto a ciò che convenzionalmente chiamiamo normalità.
    Diciamo che leggere nevrosi si annidano in ognuuno di noi,  dal tic facciale alla esagerata pratica di sottoporsi a controlli sulla salute.
    Ma spesso è l’occhio malato di qualcuno che vede nevrosi gravi dappertutto, anche dove non ci sono, e non s’accorge delle sua che invece c’è. Come si suol dire vede la pagliuzza davanti gli occhi degli altri e non la trave che ottunde la sua vista. 
    Certo le nevrosi gravi esistono sono chiamate psicosi, ma sono in numeto ridotto, e chi ne è affetto generalmente è in cura e difficilmente ne guarisce.
    Varia è la casistica delle nevrosi, piu o meno leggere, non c’è bisogno di ricordarle, e quella descritta cosi bene da te, con riferimento anche alle cause e ai modi per uscirne, è un buon esempio.
    Però  una delle forme più fastidiose e anche frequenti di di nevrosi, perché produce danno al prossimo, è la mania persecutoria di certi uomini rivolta contro la donna che non accetta le sue attenzioni.
    Allora queste persone usano i metodi più subdoli e rozzi per guadagnarsi l’attenzione. Il persecutore non demorde e aumenta tanto più le dosi di molestia, quanto più non ottiene il risultato voluto. Questa nevrosi, oltre che essere violenza morale, puo sfociare nella violenza fisica contro la sua vittima, fino ad arrivare purtroppo alle estreme conseguenze..

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    • Si,ed è proprio questo il punto: qualche no in più, fermo e detto al momento opportuno potrebbe salvare la vita. Quindi ne vale la pena. E poi, detto tra noi, ci sono soggetti che è davvero molto meglio perderli che trovarli.

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  3. Non trovo che sia cosi difficile dire di no. Mi pare più difficile dire si perché poi si deve fare quello che viene chiesto, mentre se dici no sei apposto, ma io non sono donna . Io di no dalle donne ne ho ricevuti tanti, anzi direi più no che si, a parte una volta e mi è andata di lusso (si fa per dire).

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