Facciamo girare la democrazia

Un centinaio di persone hanno manifestato a Torino in Piazza Castello. No vax e no mask. Tradotto, cittadini italiani che non ne possono più. Li capisco, hanno diritto sia di manifestare pacificamente che di respirare, la Costituzione Italiana lo permette e sancisce che bisogna rispettare le idee di tutti quando non c’è violenza.

In buona parte erano con la mascherina sotto il mento, alcuni non la portavano. Gli agenti hanno constatato che alcuni erano venuti da fuori comune violando le regole.

Poi, un video mostra una scena veramente sconcertante. Almeno io la definisco cosi.

Un uomo, pacifico, senza alcun intento violento, solo perché non voleva indossare la mascherina è stato fermato da una decina di agenti di Polizia, tra questi anche una donna e fatto entrare a forza dentro una delle loro auto e portato al più vicino commissariato, come un pericoloso delinquente.

Lui si ribellava ma neppure tanto, diceva che si dovevano vergognare, che non aveva fatto nulla…che siamo in dittatura.

Temo, veramente anch’io che avesse ragione.

Io la mascherina la indosso, sempre da un anno e rispetto le regole, ma, francamente mi chiedo per quanto ancora? E per quanto ancora saremo tutti i giorni bombardati costantemente da tutti i media con le notizie della pandemia? Non si parla d’altro.

La contabilità dei morti e dei contagiati è ormai una consuetudine, quanto dovremo subirla ancora?

Non mi si dica che non ho a cuore la salute mia e degli altri perché non è vero, ma siamo sicuri che tutta questa storia non ci stia portando inesorabilmente verso una dittatura neppure tanto mascherata?

Perché portare al commissariato una persona che non aveva alcuna intenzione bellicosa? Voleva solo affermare la sua libertà di respirare e di essere contrario ad un dispositivo imposto da un anno da un virus che non accenna a smettere di circolare.

Se lui circola e noi non possiamo farlo se non nascosti dietro quel cencio che opprime il respiro, significa che qualcosa è andato storto, significa che c’è qualcosa che sfugge e che la tentazione di tenerci dentro una morsa che non ci permetta di vivere liberamente e democraticamente, per chiunque stia al potere è troppo forte e fa troppo comodo tirare questa situazione allo spasimo.

Se il virus circola e noi siamo sempre più deboli e senza diritti e possiamo essere presi e trattati come delinquenti solo perché esprimiamo dissenso pacificamente, allora c’è qualcosa che non torna.

Deve tornare, prima possibile a girare la democrazia. Virus o non virus. Altrimenti siamo fottuti.

Riflessioni

Dell’arte, credo, ognuno ha una propria opinione. Qualche giorno fa, su questo blog, un commentatore ha scritto che non gli piacevano i versi di una nota poetesssa polacca, che li trovava infantili e buoni per farci filastrocche per bambini.

Un’ opinione. Un’altra opinione, al contrario, dice che quella è assolutamente poesia, perché poesia è quello che si riesce a trasmettere e trasmettere o comunicare è arte.

L’arte parla. Che sia poesia, pittura, fotografia, murales, musica, o quale che sia altra forma d’arte, deve parlare a chi le si accosta.

La poesia di  Wislawa Szymborska, ha parlato al lettore che non l’ha trovata sufficentemente “artistica”. Gli ha parlato e ha comunicato. Cosa non importa, rimane il fatto che lo ha fatto riflettere.

L’arte, per essere tale deve far riflettere.

E che cosa vuol dire “riflettere”?

Vediamo il significato  della parola: (una delle definizioni che ne da Treccani: “) Ripiegare, rivolgere la mente su un oggetto del pensiero; quindi, considerare con attenzione, ripensando e meditando: rifletteva sulla sua imbarazzante situazioneci ho riflettutoho deciso di non partireriflettici benee poi rispondirifletti a ciò che ti dico; …

Dunque? L’arte aiuta a riflettere a rivolgere la mente su un “oggetto del pensiero”. E che cosa succede quando riflettiamo?

Provo a descrivere che cosa succede a me quando rifletto.

Essendo decisamente una persona impulsiva per indole, rifletto poco, parto piuttosto in quarta. Decido, scelgo, elimino, abbastanza di acchitto.

Ma non sempre. Con gli anni ho imparato a riflettere un po’, quel tanto, ma neppure troppo.. A mia madre e anche a mia nonna che mi dicevano di contare fino a dieci e poi tacere, va il mio grazie, ma care nonna e mamma, non l’ho ancora imparato, temo.

Ecco perché, qualche volta scrivo quelle che si potrebbero definire poesie se fossi abbastanza presuntuosa da definirle tali, ma non trovo un’altra parola e quindi le definisco cosi. Altri potrebbero definirle altrimenti, ma fa nulla.

Sono belle? Sono brutte? Ecchiseneimporta?  Per molto tempo provavo molta ansia al pensiero che altri potessero leggerle e poi, piano pano e con l’aiuto di una zia, ora novantaduenne, alla quale con molta parsimonia mi sono decisa a rivelare il mio segreto, sono riuscita a riflettere su questa mia paura.

Ci ho pensato a lungo (anni) e poi ho deciso. Chi le vuole leggere le giudichi come gli pare, la poesia come ogni altra forma d’arte è sempre sottoposta al giudizio degli altri altrimenti rimane “lettera morta” e non ha senso. Muore d’asfissia dentro cassetti chiusi ermeticamente.

Mi sono anche cimentata nella pittura. Ci ho provato e mi piacerebbe anche riprovarci, ma non sono portata per la manualità, o forse è solo pigrizia o anche paura, la stessa che provavo quando pensavo alla vergogna che avrei provato se altri avessero letto i miei “versi”.

Ricordo un mio professore di arte, il quale davanti ad un mio disegno rimaneva sempre a lungo perplesso e poi sentenziava: “Gazzato, ci hai messo impegno, si nota, molto bene, ma dimmi la verità, ci dormiresti tu dentro una camera come quella che hai dipinto”?

Non lo so, non sarà stato lui a farmi passare la voglia? Meno male che non gli ho mai letto una mia poesia!(Ma forse allora ancora non avevo neppure il coraggio di provarci).

Però, andando oltre, a mio parere l’arte ha influenzato sempre la vita di tutti, perché arte è vita e vive in mezzo a noi anche se non la “vediamo”.

Tutti i regimi totalitari si sono sempre serviti degli artisti per la loro propaganda, ma gli artisti sono, necessariamente, spiriti liberi e se hanno aderito alle esigenze di dittatori di magnificare e glorificare la loro ideologia malata, si sono anche “vendicati” producendo opere d’arte di immenso valore proprio perché l’arte tende al cielo e cielo è libertà, spazio, conquista, beatitudine…

L’arte quindi è la massima espressione di libertà

Anche costretta, l’arte, comunque vola.

E se qualcuno trova che una poesia o un quadro siano “brutti” (oggettivamente ci esempi di vere brutture, lo ammetto ma è pur sempre un’opinione) sarà forse perche “riflette” qualcosa di “brutto” che sta dentro di noi e ci disturba e dovremmo ” riflettere” e scoprire cosa sia.

Non a caso molti grandi poeti e pittori avevano la propensione ad essere “stranI” a non conformarsi alle regole della società, a volere, fortissimamete volere,  divenire quello che intimamente sentivano di essere.

Quindi l’arte può essere anche una forma di “pazzia” che esce dagli schemi prefissati per spaziare nel cielo delle infinite possibilità di “creazione”.

E che cos’è l’arte se non la possibilità data all’uomo di partecipare, in qualche modo, anche piccolo, anche apparentemente insignificante, al grande “Disegno”?

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Tratto da “La fine  e l’inizio” della grande poetessa polacca:

Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta – come se tu vivessi ancora –
bella come era.

Wislawa Szymborska

Joe Biden Condor

Joe (Condor) Biden, ha fatto cento. “Sleepy Joe” come carinamente lo chiamava Ronronf Trump ne ha combinata una al giorno e non sono poche. Intanto sta vaccinando a manetta (100 milioni in 58 giorni), mentre prima…manco la mascherina. Poi ha promesso e dato soldi a manetta, poi ha dato una buona mano a Joe Putin a starci un po’ più simpatico (!), i due si conoscono: “ci vuole uno per conoscere uno e chi lo dice sa di esserlo mille volte più di me tieh!”…Ha detto occhi di ghiaccio dopo che Biden  gliele ha cantate alla grande. E questa sarebbe una guerra fredda?  Tiepida, diciamo. Per ora sembrano due amiconi che si punzecchiano.

E’ più guerra contro gli odiatori che sparano contro la gente inerme. Come la sparatoria avvenuta qualche giorno fa ad Atlanta in un centro benessere dove sono morte 8 donne asiatiche/americane, oggi Biden in visita sul posto ha promesso che chiederà al congresso di varare una legge contro i crimini dettati dall’odio razziale. Dovrebbe però anche contrastare la vendita delle armi, ma la potente lobby delle medesime difficilmente glielo permetterà.

E’ più guerra qui. Tra apri e chiudi e fate quel …che vi pare che noi chiudiamo gli occhi, no contrordine fratelli siamo rossi, che più rossi…tra commissari e generali neppure De Gregori si raccapezza più. E non si vede luce in fondo a questo torbido tunnel infinito,

Ieri è stata la prima giornata del ricordo delle vittime del Covid, a Bergamo è nato un bosco di 100 faggi e Draghi ha fatto il suo discorso nel quale ha detto “mai più”. Lo speriamo tutti, davvero: mai più, ma sarà cosi?

Sono depressa, ma vado a giorni. Alterni come le cose da un anno a questa parte: doman sarà seren, seren sarà, se non sarà seren si rasserenerà,

Speranza ( vana).

Tre anni a Parigi

Pare che Enrico Letta sia tornato carico dal suo buen ritiro ( di successo) parigino.

Ha appena eletto i suoi due vice: Irene Tinagli e Beppe Provenzano.

Beh, scelta migliore non avrebbe potuto fare, sembra, da quello che si legge.

Lei è eurodeputata e dal 2019 ricopre uno dei ruoli più influenti a Bruxelles: la presidenza della Commissione Problemi economici e monetari del Parlamento europeo…e hai detto niente!

Insomma un’economista di vaglio. L’ho vista qualche volta nei talk show,  mi è piaciuta: semplice, lineare, educata, molto corretta. Oltre che bella donna dal sorriso accattivante. E poi, donna. Bene Letta, vai cosi.

Beppe Provenzano, già ministro del sud del governo Conte è un giovane molto promettente e ho il sospetto che Letta lo abbia scelto anche per dare un segnale proprio al sud che questa volta il PD ne ha a cuore le sorti non solo a parole. DI Provenzano poi, ci sarebbe anche questo degno di nota:

“Nel gennaio del 2018 rifiuta la candidatura alle elezioni politiche nelle liste del Partito democratico, in polemica contro il metodo scelto dall’allora segretario Matteo Renzi. Al centro del suo rifiuto, in particolare, il fatto che nella compilazione delle liste Renzi avrebbe seguito criteri padronali e nepotistici, nello specifico indicando come capolista nella circoscrizione Sicilia 1 Daniela Cardinale figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale.” (da Wikipedia).

Beh, potrebbe anche essere stato un significativo precedente dati i rapporti non proprio cordiali di Letta con l’ex premier.

Sta dimostrando una grinta che non gli conoscevo, Letta, ha già mostrato i denti ai renziani pur sempre nei toni e nei modi da parsona civil, come si dice dalle nostre parti (profondo nord est) e che proviene dalla definizione di Goldoni che fa dire a Sior Todaro, nel suo esilarante colloquio con Sior Meneghetto, quando quest’ultimo gli sta chiedendo la mano della nipote: ” no se pol negar ch’el gabia delle massime da parsona civil”.

Perché Meneghetto lo loda e lo sbroda, fintanto che Sior Todaro, all’inizio molto sbrigativo al limite del maleducato, si rabbonisca e diventi quasi gentile.

Insomma Letta sembra aver preso questa direzione, da persona per bene ma determinata al punto da diventare burbera, se occorre. Ma “benefica”.

E cosi va fatto! Mostrare i denti, come il cane quando li digrigna ma senza parere per non dare l’impressione di voler restringere il campo ma, al contrario, sembrare sempre di stare dalla parte di chi vuole allargarlo o starci, per davvero.

Allargarlo al punto di chiamare a raccolta chiunque volesse dare consigli, suggerimenti, aprire alla pluralità massima possibile di voci. Insomma un bel coro del Nazareno  che canti l’inno del Nabucco alla faccia del Bacucco (per amor di rima).

Questo, al’origine,doveva essere il Pd che Irene Tinagli ha contribuito a fondare nel 2007.

Perché non si sia pensato a lei come segretaria non si capisce ma si capisce: l’omo è omo e il PD è maschile, masculo come si direbbe in Sicilia. Trovatemi un nome di partito al femminile e vi solleverò il mondo.

Ah, ecco l’ho già trovato…Cinquestelle! Ma chi è che lo guida? Conte? DiMaio?di Grillo?di Crimi?di Sempronio?

Va beh, si è capito che sono un po’ polemica con i partiti che tengono le donne sempre in panchina.

Questa volta, la bella Tinagli ha vinto, il bell’Enrico ( si fa per dire) la sa lunga, ha fatto tre anni di professore a Parigi…vi basti questo.

 

Da Campo San Fantin, progressista e pluralista, europeista, mondialista…

Per le donne il mondo a volte è una stanza buia

Ma si, concentriamoci sulle uguaglianze e lasciamo tutto come sta. Chiamiamo pure dottore o avvocato o direttore le donne , ma facciamo che siano pagate e trattate allo stesso modo. Oppure commessa di negozio o barista, o operaia,: stesso trattamento economico , neppure un centesimo di meno. Facile no? poi: cura della casa fifty fifty e no che facciamo tutto noi, poi, che altro? In politica come in fabbrica, facciamo che le donne non siano discriminate e che per il fatto che partoriscono non vengano licenziate, non gli si faccia firmare le dimissioni in bianco, non le si metta in una stanzetta buia tutto il giorno dietro ad una catasta di carta sperando che si licenzino solo perché gli cresce la pancia. Oppure, chiamiamole al femminile , che ci costa? Perché chiamare direttore e non direttrice? Che fatica si fa? Le donne che non vogliono la loro professione declinata al femminile forse vogliono negare la propria femminilità perché non fa abbastanza “fisico di ruolo”? Perché se ti chiamano direttore si capisce che fai un lavoro da uomo e sei più rispettata? Deputata si e direttora no? E perché, a chi da fastidio? Al senso estetico o alla presunzione dell’uomo, dura a morire, di avere un diritto acquisito ad essere “protagonista”, mentre la donna deve stare al suo posto e fare la “co-protagonista? Solo quando partorisce la donna è protagonista? In tutti gli altri casi , stia un passo indietro. Non è andata a cacciare tra le belve feroci, o in guerra? E toccato al “più forte”? E allora rimaniamo cosi, dice l’uomo evoluto e moderno, non facciamoci la guerra, la donna resti donna e l’uomo uomo, cioè il rapporto sia quello di inferiore-superiore, quando, ovviamente al secondo posto non ci sta lei. E saremo “tutti” contenti.

 

Pubblicato oggi su ” Italians ” del Corriere della Sera

 

in risposta a questa:

LETTERA Le differenze tra uomo e donna e l’uguaglianza

Naturalmente se l’autore vuole intervenire è il benvenuto.

Mastro Geppetta

Ecco chi mi ricorda: mastro Geppetto. Si, ha la stessa aria buona del falegname, papà di Pinocchio. E’ lui che ha permesso a Matteo Renzi di imperversare sulla scena politica e mettere il Pd nello stato in cui si trova (anche se benissimo non stava neppure prima).

Se si fosse impuntato, quella volta dello “stai sereno”, se lo avesse contestato, se avesse mostrato i denti e avesse risposto: “col cavolo che mi dimetto, io resto al mio posto”, forse le cose sarebbero andate diversamente, non solo per il PD ma per il paese.

Poteva farlo? Certo. Era il presidente del Consiglio in carica, avrebbe potuto appellarsi al presidente della Repubblica e dire che era una vergogna che il segretario del Pd, appena eletto, potesse comportarsi in quel modo: dirgli di stare sereno il giorno prima e defenestrarlo il giorno dopo.

Lo avesse fatto avrebbe dimostrato carattere e grinta e ne avrebbe avuto ben donde. Quello di Renzi è stato un gesto che ha dato fin da subito l’immagine del personaggio che non si è mai smentita, anzi, nel tempo, si è rafforzata.

Ora Mastro Geppetta con la sua arrendevolezza  ha “favorito”senza volere, proprio  quel Renzi- Pinocchio.

Non so, senatore Renzi se mi leggerà querelerà anche me? Ultimamente non fa altro.

Vogliamo ricordare il suo famoso “se perdo il referendum lascio la politica per sempre”? Non era una bugia quella? NO? Era in buonafede? Lo dimostri. Il naso un po’ è cresciuto.

Ma ora c’è Letta alla guida del PD. Da Geppetto dovrebbe tramutarsi in Mangiafuoco per riuscire a mettere un po’ d’ordine tra le correnti.

Dovrebbe cominciare da “Area riformista”, cioè dai renziani o renzioti ancora dentro al PD e dirgli: cari signori, state sereni, da domani vi caccio e potrete trovare ostello tra le braccia del vostro amico. In fondo che senso ha che ci siano renziani nel partito guidato da uno che è stato cacciato a calci nel sedere proprio da chi ancora sostenete fingendo di stare con  entrambi i piedi in una sola scarpa (stretta)?

Fuori tutti i renziani dal PD che deve essere a trazione lettiana.  Tenersi serpi in seno ha poco senso.

Io farei cosi, una bella ripulita di fondo al Nazareno, un bel ricambio d’aria e chi non è con Letta Renzi lo accolga!

Maggioranza schiacciante

Nel suo “Saggio sulla libertà”, John Stuart Mill, scrive: ” …l’argomento più forte contro l’interferenza del pubblico nella condotta puramente individuale è che, quando si verifica, si verifica con ogni probabilità, sia nei modi sbagliati che nel posto sbagliato. Nella questione di moralità sociale, di doveri nei confronti degli altri, l’opinione del pubblico, cioè della stragrande maggioranza, è più spesso giusta che sbagliata, poiché si tratta soltanto di giudicare sui propri interessi, su come verrebbero coinvolti da un dato comportamento, se venisse consentito. Ma l’opinione di una simile maggioranza, imposta come legge ad una minoranza, in questioni di condotta strettamente individuale, ha uguali probabilità di essere giusta o sbagliata, poiché nel migliore di questi casi, opinione pubblica significa l’opinione di alcuni su che cosa sia bene o male per altri e molto spesso non significa neanche questo, il pubblico con la più perfetta indifferenza, ignora i sentimenti e le esigenze di coloro di cui biasima la condotta e pensa solo alla propria preferenza. Molti considerano lesiva dei propri interessi qualsiasi condotta che loro dispiaccia e se ne risentono come di un oltraggio ai loro sentimenti, simili a quel bigotto che, accusato di disprezzare i sentimenti religiosi degli altri, ha ribattuto che sono loro a disprezzare i suoi persistendo nel loro abominevole culto e credo.”

E qui seguono vari esempi, ma mi sembra sufficiente per esprimere la mia opinione sul tema della libertà individuale in rapporto ai doveri che ciascuno ha verso la società.

E’ fuor di dubbio che qualsiasi azione individuale che non comporti alcun danno a terzi, non possa e non debba essere in alcun modo sanzionata o semplicemente frenata senza incorrere nella limitazione della libertà personale che attiene al singolo giudizio dell’individuo.

Non occorre portare esempi, l’attuale società costringe il legislatore ad imporre leggi che limitino azioni che ledono la libertà altrui di godere appieno della propria individualità in base ai gusti, alle preferenze e alla condotta di vita che ciascuno ritiene più idonea per sé. Un caso molto evidente è il reato di stalking come quello di mobbing che, il legislatore, usando due parole mutuate dalla lingua inglese, ha recentemente introdotto nella nostra giurisprudenza.
Sono due reati gravissimi perché limitano in maniera ossessiva e sistematica l’altrui libertà di azione.

Ma ci sono esempi continui di limitazione della libertà personale anche in casi considerati di scarsa importanza, che non necessitano di una legge per essere regolamentati ma che attengono al generale “buon senso comune” e ad un etica comportamentale della quale alcuni sono completamente digiuni. Alcuni si arrogano (del tutto arbitrariamente) il diritto di giudicare, di consigliare, addirittura in alcuni casi di imporre, comportamenti da questi giudicati più giusti o più consoni per il mantenimento di una dignità nell’ambito societario, più confacente ai propri schemi mentali.

Ma imporre i propri schemi mentali mediante suggerimenti o consigli non richiesti, soprattutto quando questo avviene additando palesemente o nascostamente, sconfinando nel pettegolezzo, colui il quale in base al proprio giudizio, si comporta in maniera riprovevole arrivando persino all’estrema ratio (irrazionale) di gridare allo scandalo è, a mio avviso e a giudicare da quanto espresso in uno dei saggi più popolari sul tema della libertà, davvero riprovevole.

La cosiddetta dittatura della maggioranza che impone le proprie regole, a volte assurde, a chi non le condivide è una delle storture più evidenti e deformanti della democrazia. Ed è deteriore al punto di frenare le potenzialità individuali che altrimenti si svilupperebbero più armoniosamente e renderebbero un maggior beneficio alla società che dalle differenze, dalle molteplicità di stimoli, dalle diverse opinioni non può che trarre indubbio vantaggio.

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PS:  l’ho scritto qualche anno fa ma mi sembra più che mai attuale.

Fatalità

Eletto Letta, Bonino lascia Più Europa. Dice che lascia prima che la mandino via e prima che possano infangare il suo nome…sono rimasta stupita, ormai la politica ci fa un baffo con quello che succede, la pandemia ha messo la politica un po’ in penombra.
Non sembra più cosi importante cosa fanno i partiti ma come riescono i partiti a mettersi d’accordo per fare le cose per bene. E sono tutti insieme ora, senza troppi se e ma a governarci. In pratica noi elettori siamo stati esautorati completamente e la democrazia non è più di casa qui, sfrattata da un virus.
Chi l’avrebbe mai detto?
E Bonino, col suo folkloristico turbante, oggi, nel giorno del trionfo di Letta a guida di quel partito di spifferi e tradimenti, se ne esce con un video dove fa trapelare tutta la sua rabbia per essere stata esautorata, tradita, messa alla porta senza tanti complimenti.
Certo, non ci cambia nulla, manco sapevamo quasi che esisteva il suo partito da tant piccinin che l’era, ma lei si lo sapeva e ora che ha fiutato il fieto del miccio (Edoardo) se ne va sbattendo la porta e mette anche a disposizione la sua poltrona al senato.
L’ho vista proprio brutta brutta, nel senso di incavolata nera che più …Europa non si può.
Un fulmine a cielo in tempesta che però stupisce…beh, forse anche no, eddai lo sappiamo ormai come vanno queste cose, i partiti italiani della sponda sinistra sono in guerra permanente intestina.
Ma quello che mi ha fatto più impressione è che era talmente arrabbiata che si è lasciata sfuggire un “come cacchio si dice”? Mai me lo sarei aspettato da una signora come lei, cosi in diretta, sapendo che l’avrebbero sentita in tanti.
Non andavano d’accordo, pare su una data di un congresso da tenere a breve o a lungo, ma in fondo i motivi sono certamente altri.
Beh, però, peccato, lei è la persona con quella storia politica che sappiamo e, certo, non credo si meritasse il trattamento che sembra aver subito.
Mah, Letta arriva e Bonino se ne va, ci sarà mica un nesso un legame, o è semplice coincidenza?

Oppure è…come c…si dice? semplice fatalità.

Ancora tu?

Ma a noi che ci importa della crisi di idendità del PD? Niente. Letta è stato chiamato perché Zingaretti non ne poteva più e poi voleva dare un messaggio a Renzi.

Infatti Enrico Letta è li per quello: dare fastidio a Renzi. E ai renziani che stanno dentro li come cavalli di Troia per minarlo dalle fondamena.

Letta sembra fare un po’ pena: mingherlino, pallido, un po’ di jet lag, stremato dalla sua nota esperienza e dal ridicolo nel quale lo ha messo Renzi.

La domanda è quanti bastoni tra le ruote si troverà Letta? Tutti quelli dei renziani. Il PD è vergognoso ma Letta ora sembra determinato.

Ha parlato con le mani a cuore, un breve passaggio su FB, un po’ tremante e un po’ giustificante,” sono qui per la mia passione politica mai sopita, è un vizio lo so ma le passioni o sono tali o non sono e io tremo all’idea di prendere per mano il PD”.

Questo a me sembra abbia detto tra le righe e con le mani.

“Far provare nuove sensazioni, farti trasportare dalle emozioni iii”.

Vuoi un consiglio Letta? Gira le spalle ai Cinquestelle e metti le cose in chiaro coi renziani: qui comando io e questa e casa mia!

E fai di testa tua, sempre, lasciali parlare i progressisti della domenica, tu insegna, dai ordini  e se ci riesci parla tacendo, hanno orecchie ovunque.

E poi fatti un giretto a Lourdes, va.

Lodi

Si diceva che l’Italia fosse un paese di poeti, santi e navigatori. Ora si deve aggiungere una nuova categoria: i plagiatori.

I più disonesti sono quelli che firmano le cose degli altri. Faccio un esempio: se qualcuno scrive dovunque, sui social, sui giornali, sui blog, si presume che quello che scrive sia farina del suo sacco. Ricordate la maestra che ci diceva? “hai copiato o è tutta farina del tuo sacco”?

Si impara a scuola a copiare. Si, perché a volte vuoi per fare prima, vuoi perché non sei preparato, sbirci dal tuo compagno di banco. Poi ci sono quelli che copiano e quelli che vengono copiati.

E poi, anche da adulti, specie oggi, molta gente non fa che copiare, scopiazzare, plagiare, e poi mettere la propria firma sotto l’intelligenza degli altri.

Ci sono i furbi che mettono li frasi non troppo celebri contando sull’ignoranza diffusa e in crescita, senza virgolettato, componendo pezzi che di proprio non hanno neppure le virgole, o solo quelle. Altri che cercano le frasi ad effetto, gli slogan, le battute che poi diventano, come si dice oggi “virali”, se ne beano, le sfruttano, ne fanno anche un guadagno, ma mai, neppure sotto tortura diranno dove hanno copiato.

Ho le prove di quello che affermo.

Voi direte ma c’è anche la legge…si, certo, se sei Albano o Celentano, allora ti puoi permettere di fare causa, tanto anche se la perdi, le tue tasche non ne risentono troppo e nuppure il tuo orgoglio, ma al di fuori di quello, muri altissimi.

E i copiatori seriali lo sanno e se ne approfittano. Si beano dei complimenti che ricevono dagli sprovveduti che non sanno che è copiato, tutto, di sana o di malata pianta. E il plagiatore però si mette corone d’alloro e si dichiara lodato e con ragione…

La spudoratezza di questi individui è la loro forza. Negare sempre….ma quando, dove, perché e come ti permetti? Ma tu guarda! Io copiare?, ma se sono il più acculturato del pianeta! Ma per favore!

Ecco bisogna essere spudorati per copiare e ancora più spudorati per continuare a copiare e mentire sempre mentire anche davanti all’evidenza. E se li scopri ti rispondono che solo gli intelligenti sanno copiare e che non è veramente copiare ma “cultura” immagazzinata che se ne esce da sola: certo, come i ladri di notte.

I più sono solo furbi che approfittano dell’ingegno degli altri, ma molti sono dei poveretti che non vivono se non si sentono lodati, applauditi, vezzeggiati. Questi sono i più temibili perché ti portano via il portafogli da sotto gli occhi e poi ti dicono che l’hai perso.

E sarebbero capaci di qualsiasi cosa pur di rimanere sempre in vista, purchè si parli di loro, bene però. Lodi, lodi, lodi.