Come ci esprimiamo rivela chi siamo, sempre. Minime cose, l”uso di termini o di frasi idiomatiche, indicano, non solo la cultura di chi scrive, ma anche come l’ha assimilata.
Leggere molto, aiuta. Molto.
L’italiano (in genere) legge poco, se legge capisce poco o è distratto da mille cose.
La lettura è sprofondare dentro la vita di altri. Immedesimarsi, scoprire il non scritto e magari, anche, aggiungere qualcosa che l’autore ha dimenticato.
Leggere, a tutte le età aiuta a migliorare in molti sensi.
Ci mostra aspetti della vita che non conoscevamo e apre gli orizzonti.
Leggere e rileggere per capire meglio i passi più difficili.
La lettura non è un’attività facile, richiede impegno, molto di più di quanto si pensi. Ma apre al mondo e ci proietta in altri mondi.
Solo così arricchiamo il nostro vocabolario, lo impreziosiamo, lo manuteniamo, lo affiniamo, lo rendiamo più comprensibile ma anche, sicuramente, più interessante.
Piccola nota personale: il primo libro (vero) che ho letto d’un fiato a 6 o sette anni è stato: Santa Rita da Cascia. Me lo aveva regalato una zia per il mio compleanno. Era devota della santa. Mi sono innamorata dei libri allora. Ed è un amore che dura ancora oggi: un lungo appassionato rapporto reciproco e senza screzi.
A parte solo qualche episodio (raro) nel quale ho scaraventato un libro contro la parete. Anche dei capolavori, non mi vergogno a dirlo. Ma solo raramente e non citerò i titoli neppure sotto tortura.
Pubblicato su Italians
Pubblicato su “Noi e Voi” dell’Espresso
Nota a margine:
C’è chi si vanta di possedere una cultura senza però aver letto molto e insiste nel dire che basta leggere poco ma buono e soprattutto averlo capito quel poco e quel buono…un ritornello di certi pedanti sofisti pseudo acculturati laureati col minimo e un calcio al K. ma che hanno cosi tanta boria da pretendere che aver letto un solo libro o quasi in vita sia meglio che averne letti molti…
Non leggono che se stessi…e se leggono altri e solo per scopiazzare.
Signora Gazzato, non vorrei rientrare nella categoria che ha appena citato.
In effetti, io non leggo molto, leggo per lo più saggi e quasi mai narrativa, ma credo di essere un lettore attento. Spesso leggo i libri una seconda volta e scopro cose che la prima non avevo colto.
Riguardo alla cultura in genere, però, non credo che basti leggere tanti libri.
Per me una persona colta è una che si può inserire in una vasta gamma di conversazioni, capire cosa dicono gli altri, ed eventualmente intervenire senza dire sciocchezze. In sostanza, credo che la cultura debba essere generale e non settoriale. In particolare, credo che una cultura letteraria non sia sufficiente.
Una persona che conosce tutti i principali autori della letteratura italiana, ma non sa che differenza c’è tra virus e batteri, o tra chilovatt e chilovattora, o che non ha idea di dove sta l’Azerbaijan, non è una persona colta; è piuttosto un appassionato e uno specialista.
Altra osservazione: spesso si fa confusione tra arte e cultura, che raramente vanno a braccetto.
Una persona che ama il teatro o che va ai concerti di musica classica o alle mostre di pittura non è necessariamente una persona colta. E’ semplicemente uno a cui piacciono certe forme d’arte.
Certo, anche saper riconoscere se una musica che si sente è di Brahms o di Dvorak, o distinguere un Picasso da un Goya contribuisce alla cultura generale, ma non più che sapere che i ragni hanno 8 zampe e gli insetti ne hanno 6, o che i delfini non sono pesci (Fernanda Pivano non lo sapeva).
R
Per me una persona colta è una che sa tacere se non sa di cosa parla.
Buonasera Mariagrazia,
Questo suo post mi ha fatto ricordare quanti libri iniziati devo finire di leggere. Purtroppo se scritti in tedesco o inglese non riesco ad godermeli, anche se mi impongo di leggerli per tenere in allenamento le sinapsi – già mi vedo anziano emigrato in Germania, un po’ rimbambito, a sbiascicare parole e concetti che nessuno capisce e che mi attirano sguardi di commiserazione.
Il mio primo libro comunque è stato “La Chimera” di Terzani. Dapprima letto per dovere, poi per piacere. Prima di quello ci sono stati naturalmente altri testi di narrativa per ragazzi, ma non li conto.
Davvero ha scaraventato capolavori contro la parete? Sarei curioso di sapere quale classico ritiene sopravvalutato o per un qualche motivo non è riuscita ad apprezzare. Nel mio caso: Joseph Konrad proprio non sono riuscito a digerirlo. Passi ancora “Primo Comando”, ma “Cuore di tenebra” secondo me è scritto con i piedi e davvero non capisco cosa lo renda un classico. Mi scuso se questo commento può suonare come una bestemmia.
Buon proseguimento.
R
Si, è vero, ho scaraventato un paio di capolavori sulla parete, ma non dirò quali, dico solo che erano molto ponderosi che forse avevano, tra le pagine qualcosa che mi apparteneva e mi faceva soffrire. Ma ci sono scrittori che nemmeno io riesco a digerire, ma, in quel caso, mi sforzo e se arrivo alla fine mi sento meglio. Konrad è uno di questi, ma, spesso, la fine del libro mi è sembrata inarrivabile. Ma trovo che abbia scritto solo capolavori.
Anch’io leggo spesso in lingua originale, trovo che la traduzione sminuisca i contenuti, li renda men immediati.
Ma dubito che lei diventerà mai come si descrive.
Non direi. Una persona che tace se non sa di cosa parla è una persona di buonsenso che ha coscienza dei propri limiti, ma non è detto che sia una persona colta.
Anzi, questo comportamento è tipico delle persone intelligenti, ma ignoranti, e che sanno di esserlo.
R
ma non è detto che se uno tace sia ignorante, se tace come fa a giudicare?
Le dice niente un certo Socrate? Mi spiace dirglielo Lenzini, ma leggo tra le righe di questi suoi commenti una certa supponenza e la cultura non la prevede.
Comunque, non so come le sia venuto in mente che potessi rifermi a lei nel mio commento a margine.
Ho cominciato con i libri di Salgari -Il Corsaro Nero, I Pirati della Malesia, le Selve Ardenti, etc.- regali per occasioni particolari, come compleanni, promozione o la prima Comunione, per seguitare col prezioso contributo dei libri delle BUR -Shakespeare, i tragici greci, classici latini, etc. Poi saggistica in ottini libri tascabili. Alla scuola media mi fecero leggere Le mie prigioni di Silvio Pellico, strano ma per me non fu una tortura. Questo l’avvio.
Poi il seguito, di cui cito a caso alcuni autori: a parte il sommo Dante, Verga, Manzoni, i romanzieri russi -Dostoevskij e Tolstoj tra i preferiti- Stendhal, Hugo, Dickens, Goethe, Kafka; ho piantato a pochi capitoli dalla fine L’Ulisse di Joyce, non senza però aver letto e apprezzato l’ultimo capitolo. Mi cimentai con Proust fin quanto gustò la madeleine, poi lascia che il tempo perduto lo ricercasse da solo.
Tra i romanzieri italiani recenti, Buzzati, Moravia, Brancati, etc. tra i poeti moderni Quasimodo è il mio preferito. Storia, Arte, Musica, Economia, Mafia, Sport. Solo adesso, nelle tarda età, mi sto rilassando con le novelle del Boccaccio, una a sera prima di dormire, spero mi rimarrà il tempo di finirle. Ah, dimenticavo, i Vangeli sono una lettura che lascia il segno, anche per chi cristiano non è. .
Però, credo, che anche l’esperienza dello scrivere giovi molto alla lingua e alla cultura in genere. A 16 anni –udite, udite- descrissi in uno di quei quaderni con copertina nera, la battaglia tra il gruppo dei miei professori “cattivi” contro il gruppo dei professori “buoni”. Allora non c’erano i programmi di scrittura dei computer, si scriveva intingendo il pennino nel calamaio, e scrivere sopra le cancellature tra in rigo e l’altro, era fatica da miniatori. Per questo ho deciso di smettere, ma non è una gran perdita.
R
Sicuramente sai scrivere e anche molto bene, le tue innumerevoli letture e l’avidità con la quale dimostri l’interesse verso la parola scritta, sono certamente stati d’aiuto. Credo che se avessi voluto saresti stato un ottimo novelliere.
Sono tornato a Roma da poco dopo 3 mesi passati in Sardegna, dove abbiamo una piccola casa, e dove sono stato benissimo. Ho pescato e mangiato un bel po’ di pesce, ho fatto foto, mi sono disintossicato e ho perso 5 chili.
Non elenco per esteso i libri che ho letto, né quelli che non sono riuscito a leggere, a parte due che ho iniziato e mai finito: “I Buddembrook” di Thomas Mann che trovavo noioso, meticoloso, pieno di dettagli e aggettivi inutili. Preferisco gli scrittori che riescono a rendere le situazioni in modo sintetico per immagini.
Un altro è un libro di Umberto Eco, che considero un “mattone” fondamentale della cultura italiana (in tutti i sensi).
Un mattone che invece consiglio, anche se è ponderoso e non molto scorrevole, è Omero nel Baltico, di Felice Vinci.
Altro libro che consiglio, e che, allo stesso modo presenta, un’interpretazione completamente diversa della storia e fa crollare tante certezze, è “La Bibbia non parla di Dio” di Mauro Biglino. Lo consiglio a credenti e a non credenti, così come Alessandro consiglia i vangeli.
R
Grazie dei consigli. Alcuni li ho letti altri, vedremo.
NB Per il bene del blog, non si lanci in diagnosi che non le competono, so quello che scrivo e se lo scrivo una ragione c’è sempre. Grazie.
Grazie, l’accetto come incoraggiamento per una attività futuribile -non si sa mai cosa ci aspetti dopo- per il momento mi limiterò a intervenire su qualche blog, anche questa è letteratura.
Ritengo che leggere ,aggiornarsi ,esplorare altri mondi e modi di pensare sia una cosa fondamentale per l’ uomo e per la società in cui vive e opera ma penso anche che la cultura sia legata al contesto e al periodo in cui una persona vive, per tale motivo non ritengo mia nonna un’ignorante anche se non leggeva libri sapendo lei vivere allevare dei figli, trovare il cibo trasformarlo e raccontare storie del passato tramandando esperienze e insegnando a noi nipoti chi eravamo .Per me mia nonna aveva una sua cultura, sapere tante cose può essere importante per valorizzare sempre più la persona ,infatti un vecchio detto diceva impara l’ arte e metti da parte.. Non confonderei poi la cultura col nozionismo.
R
La cultura è, in effetti, l’assieme delle conoscenze di un popolo, non necessariamente deriva dalla lettura o dallo studio. Una persona che sa raccontare storie e le tramanda, tramanda cultura e questo da sempre lo fanno soprattutto le donne.
Mi pare di aver capito che più che il leggere è il vivere che forma una persona e la sua cultura. Sono d’accordo.
Fino alle medie leggevo molto, tutti i classici per ragazzi, soprattutto di avventura. Alle superiori un po’ meno, poi all’università, dopo aver passato la giornata sui libri, preferivo qualche altro tipo di passatempo. Adesso mi sono attestato su un paio di libri all’anno. Non è vero che leggere è facile, sono lentissimo, mi dimentico i nomi, devo tornare indietro. C’è gente che finisce un libro in 2 giorni; io leggo 100 pagine al mese. Sono così lento che dopo un po’ non mi ricordo più che libro sto leggendo. Se devo leggere un post di Romolo devo chiedere un giorno di ferie!
Leggere insegna a scrivere. Infatti osservando come la gente scrive ultimamente ne deduco che si legga poco. Cosa che stride col numero di improvvisati scrittori che propongono il loro elaborato in ogni trasmissione tv. Calciatori, militari, politici, giornalisti ed influenzatori sono diventati tutti scrittori di libri. Ma chi legge tutto questo fiume di pagine? Antonio Cassano, alla presentazione del suo unico libro, asserì di aver scritto più libri di quanti ne avesse letti. Geniale.
Seppure ritenga che la carta mantenga il suo fascino, ho scoperto la lettura in formato digitale. E’ comodo quando non si conosce una parola o c’è il riferimento ad un fatto non conosciuto perché si fa copia e incolla su Gugol. Così si apre una parentesi e la lettura rallenta ancora di più.
PS1. In questo blog si scrive meglio di quanto si legga mediamente in rete.
PS2. A scrivere sono ancora più lento che a leggere: questo commento l’ho cominciato prima ancora che uscisse il post principale. Ma ho deciso di scrivere un libro sulla mia vita: ho già cominciato, così posso sperare di campare altri 100 anni!
R
Grazie Mauro per il PS 1 e anche per l’umorismo che pervade tutto il suo commento, mi mette sempre di buonumore leggere i suoi commenti.
Bene, si sbrighi a scrivere il suo libro, sono ansiosa di leggerlo. Ma lei di sicuro non si farà aiutare da un Ghost writer (quello che fanno tutti i personaggi famosi che fingono di scrivere), non ne ha bisogno. Lei mi ricorda un po’ Mark Twain.
A parte casi particolari, tipo viaggi in traghetto e altre occasioni in cui devo passare il tempo, anch’io leggo solo un centinaio di pagine al mese, cioè in media 3 pagine ogni giorno, e, per l’esattezza, ogni mattina.
Mi chiedo se Mauro legga le sue 3 pagine nello stesso contesto in cui le leggo io ……..
Non credo di aver capito la domanda. Comunque al mattino sono uno zombie che si e no si ricorda in che zona della casa è situato il frigorifero. Non ritengo di essere in grado di leggere qualcosa di più complesso della composizione dei biscotti da inzuppare. Se leggo lo faccio alla sera, ma è più facile che mi cimenti nelle parole crociate difficili, così dopo 3 nomi di filosofi vissuti nel cretaceo, mi addormento felicemente.
Il libro sto veramente cercando di scriverlo, ma dopo la prima stesura sono a 60 pagine in totale. Un opuscolo. Come fanno gli autori a riempire 300/400 pagine?
Grazie alla BM per il paragone a Twein. Da piccolo leggevo le avventure di Huckleberry Finn, ma non potevo cogliere la somiglianza col mio futuro modo di scrivere. Però magari l’emulazione è rimasta appesa al subconscio.
R
può essere, è un’intuizione…
Son onorata di avere ricevuto tanta attenzione da parte di Massimo Bianchi con una sua lettere “dedicata” su Italians…ha fatto schizzare gli “ascolti”. Segno che legge.
..dovrebbe darti una conferma del cerchiobottismo del Beppe…:-D
R
si tratta solo di scelte etiche ed editoriali che gli competono, nessuna conferma di nulla.
@mariagrazia: e pensi che un manager di quel calibro non solo legge il blog, ma tra i tanti impellenti progetti tra l’Ucraina, l’Africa, il Kiribati, pensa a Lei da spandere un intervento su Italians per parlare proprio di Lei 🙂 Se non è passione questa… buon weekend e se non è impegnata troppo a ricambiare i pensieri del Sig. Bianchi pensi un po’ a me, che ho un luuungo viaggio in auto davanti.
R
Francesco
Bianchi è affezionato a questa rubrica, lo so. Ma forse quella lettera non l’ha scritta neppure da solo…
Ma non ci penserò, veramente ho altro a cui pensare. Buon viaggio, buon week end anche a lei.
Effettivamente mi è sembrata un po’ troppo diretta e dura, indipendetemente dal fatto che io condivida o meno quello che ha scritto.
Strano che Severgnini l’abbia pubblicata.
R
ah, menomale…”indipendentemente”…
Stupisce anche me. Anche perché si capiva bene come riprendesse una questione personale che non può interessare i lettori di Italians. Si vede che il convento non passava di meglio.
R
… ma di qualità piuttosto scadente. Ma, forse, questo serve a capire certe mie uscite che ai più sembrano fuori luogo. Forse il quadro ora è più chiaro.
@mariagrazia: mi sono riletto con calma entrambi gli interventi. Il suo, Mariagrazia, era una semplice riflessione sul valore della lettura. Non divisivo (come potrebbe essere una considerazione sulla politica), per certi versi ovvio (perché è ovvio che leggere aiuti la mente, vorrei vedere chi affermi che leggere faccia diventare scemi), personale, con quel riferimento al suo primo libro. Insomma un commento che leggi, e metti da parte. Replicare non per discutere il contenuto (cosa che Bianchi non ha fatto) ma per colpire la persona, su un terreno neutro in modo da farlo davanti ad un pubblico e non doverne incassare la replica, è una vigliaccata. @massimo bianchi: ehi, uomo tutto d’un pezzo che ha fatto affari all’Azovtal e legge i giornali locali in diecimila-mila lingue diverse, so che leggi anche questo blog. So che non te ne potrà fregare di meno della mia opinione, ma posso dirlo? Hai fatto un’azione bassa, meschina, molto meschina.
@mariagrazia: sono arrivato bene a destinazione. Mi trovo a Trieste, per il festival della scienza. Ieri ho fatto in tempo a seguire le ultime battute dell’incontro con Ersilia Baudo, autrice ed astrofisica. Tanto pubblico, soprattutto giovani, ma anche meno giovani. Oggi serie di incontri con gli autori finalisti del “science book of the year”, sono molto curioso di conoscerli. E poi sto facendo incetta di libri, regalati o per me. Tra le bancarelle ho scoperto “come costruire un alieno – ipotesi di biologia extraterrestre” di M. Ferrari. Oggi me lo acchiappo, la mia anima nerd me lo impone. Buona giornata
R
si, ha ragione, ho solo voluto condividere con chi mi legge la mia passione per i libri. C’è chi ha apprezzato e condiviso, c’è chi, come sappiamo, ne ha fatto uno strumento per offendere.
La ringrazio delle sue parole che mi confortano e po’ l’invidio: Triste, per molti motivi, è una delle città italiane che amo di più. Altrettanto a lei.
Forse l’ha scritta a otto mani con un octopus
Il libro che sto leggendo parla del mitico Dalai Lama Tenzin Gyatso. Il suo Paese, il Tibet, mostra purtroppo molte analogie col l’Ucraina e non meraviglia che Putin cerchi l’appoggio dei cinesi che dal 1951 lo hanno invaso e soggiogato in ogni modo. I cinesi e i russi hanno molto in comune in questo senso: la prepotenza e l’ingordigia e la smania imperialistica mai sopita. Quella che qui e altrove si imputa quasi solo agli americani e si dimenticano altri che non hanno nulla da invidiare in questo senso.
Credo che le due storie siano molto diverse. L’invasione del Tibet fu fatta ai tempi di Mao, quando in Cina imperversava il comunismo radicale e ateo, e dava fastidio uno stato organizzato su base religiosa.
Probabilmente i cinesi, per ragioni militari, volevano anche portare il confine fino alla barriera naturale dell’Himalaya.
In Tibet non c’erano minoranze da tutelare, e da lì non veniva nessuna minaccia militare verso la Cina.
Probabilmente un territorio così vasto e poco popolato era visto come una valvola di sfogo per la Cina sovrapopolata.
Credo che l’invesione del Tibet sia stata figlia del suo tempo, e sia molto diversa dall’attacco russo all’Ucraina, che, peraltro, non ha mai avuto come obiettivo l’occupazione e l’annessione dell’intera Ucraina.
Come ho scritto in passato, io (come anche lo storico Alessandro Barbero) ci vediamo molte analogie con l’invasione italiana del territorio e est del Piave nella prima guerra mondiale.
ho letto la lettera di quel tale mi unisco alle parole di Francesco: azione vile e meschina.
Mi meraviglia sia stata pubblicata, forse aveva invaso la redazione…
R
Grazie.
Ho letto anch’io la fatidica missiva sicuramente scritta da un Piccolo uomo e non nel senso di giovane …l’ invidia è proprio una brutta cosa Buona domenica.
R
grazie, altrettanto.
Fame usata come arma da guerra dai russi in Ucraina.
Chi li difende ancora dovrebbe mettersi due mani sulla coscienza. Senza troppi sofismi, non riempiono lo stomaco.
https://www.theguardian.com/world/2023/sep/24/war-crimes-dossier-to-accuse-russia-of-deliberately-causing-starvation-in-ukraine
Ho letto solo ora lo sfogo meschino e del tutto ingiustificato di Bianchi(chiamarlo lettera è un onore che non merita) e mi associo alla riprovazione generale.
Mi meraviglio che Severgini l’abbia potuto pubblicare, ora capisco perché non lo leggo quasi mai.
R
Grazie Alessandro
Mariagrazia, cinesi e russi hanno combattuto guerre tra popoli limitrofi che nel corso della storia hanno conosciuto alterne vicende di conquiste e riconquiste. Non sono mai andati dell’altra parte dell’emisfero ad intromettersi nella guerra tra Usa e Messico, né hanno messo becco nell’azione soggiogatrice degli Usa nei riguardi dei paesi dell’America Latina.
Gli Stati Uniti, invece, dopo aver soggiogato i Paesi a sud del suo continente, ora spaziano nell’emisfero opposto, nel continente europeo e in quello asiatico , scatenando guerre in proprio e anche con quel il loro braccio armato non tanto camuffato che è la Nato (vedi Corea1950; Iran 1953; Egitto1956; Cuba1961; Vietnam 1964, prima Guerra del Golfo 1980; Nicaragua1981; seconda guerra del Golfo 1990; Serbia 1999, Kosovo, 1999; l’Iraq 2003; Libia (2011), eccetera.
Veramente impressionante, ecco la differenza.