Sobrietà

Siamo amareggiati e tristi presuntuosi ed arrivisti e però siam pure artisti, santi eroi e navigatori e poeti, si signori.

Siam pettegoli e intriganti e perché no? lestofanti, siamo bravi nel cazzeggio quanto in satira e dileggio.

Evasori impenitenti e diciam fuori dai denti, arroganti e inconcludenti, pallonari narcisisti e perché no? qualunquisti.

Tanto so che ognun di noi dirà non é certo lui ch’è miglior di tutti quanti e se si mette d’impegno può persin battere i santi.

Ma so bene che ai difetti, che son lista ben nutrita, posso aggiunger tanti pregi che pareggian la partita.

Per esempio se vogliamo siam capaci di far cose che si sognerebber tanti tipo solo a mo’ di esempio progettare architettare opre d’arte senza tempo.

Posso nominarne una? Massì dai e che mi costa? la città che sta sull’acqua come dentro ad un catino e che sembra stare su per magia del buon Merlino.

Calza o no l’esempio dato? Ma ne potrei fare mille, e di più come faville perché in fondo l’italiano pur con tutte le magagne ed incline assai alle lagne, si può dire sia un geniaccio da clavicola a polpaccio.

Beh, signori, siamo arrivati alla festa della Luce, quel Natale che ci trova quasi sempre impreparati: come? adesso? cosi presto? tu che dici? sei sicuro?

Si e tra poco passerà quest’anno duro. Duro come i due passati ma persino un po’ di più e perciò non criticate ma sentitevi un po’ buoni che però non vuole dire, mi si passi l’espressione, anche pure un po’ coglio…

Ma soltanto cittadini con un carico di noia e se i giorni delle feste far baldoria vi parrà, ricordate che al mattino poi la pagherete cara e perciò mettete in conto anche un po’ di…sobrietà.

E che buon Natale sia per chi ha buona volontà.

8 commenti su “Sobrietà”

  1. Mi par che -checché ne dica-
    sobrietà non ce ne sia
    lunghe file per pagare
    altre per confezionare
    Oggi compri a prezzo pieno,
    ma doman che fregatura
    allo sconto si dà stura…

    Be’, riconosco che come poeta non sono un gran che, perciò ti auguro il buon Natale, con due liriche di un vero poeta, il mio corregionale Salvatore Quasimodo

    ORA CHE SALE IL GIORNO
    Finita è la notte e la luna
    si scioglie lenta nel sereno,
    tramonta nei canali.
    È così vivo settembre in questa terra
    di pianura, i prati sono verdi
    come nelle valli del sud a primavera.
    Ho lasciato i compagni,
    ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura,
    per restare solo a ricordarti.
    Come sei più lontana della luna,
    ora che sale il giorno
    e sulle pietre batte il piede dei cavalli!

    ANTICO INVERNO
    Desiderio delle tue mani chiare
    nella penombra della fiamma:
    sapevano di rovere e di rose;
    di morte. Antico inverno.

    Cercavano il miglio gli uccelli
    ed erano subito di neve;
    così le parole.
    Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
    e poi la nebbia; e gli alberi,
    e noi fatti d’aria al mattino.

    R
    beh, diciamo che te la cavi, certo fare concorrenza a Quasimodo è dura, grazie per le poesie e per gli auguri che ricambio.

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  2. @Mariagrazia: Complimenti per la… Prosa? Poesia? Entrambe? Comunque di piacevole lettura, originale e personale. Grazie, buone feste a lei.

    R
    Grazie Francesco. Altrettanto a lei, Buon Natale.

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  3. E da parte mia un augurio meno melassoso ma ugualmente toccante con “Fairytale of New York” , la storia di due innamorati irlandesi emigrati a New York che la sera di Natale litigano pesantemente insultandosi e prendendosi a parolacce, ma alla fine si riappacificano, mentre la banda della polizia di New York suona un classico natalizio irlandese. É infatti anche una canzone sull’emigrazione, che parla della sensazione di sconbussolamento di chi è costretto ad andare all’estero per far quadrare i conti.
    In vari sondaggi radio-televisivi effettuati nel Regno Unito e in Irlanda, è stata votata come migliore canzone natalizia di tutti i tempi.
    https://youtu.be/j9jbdgZidu8

    Per chi non capisce l’accento irlandese cantato da uno sbronzo, vi linko la (decente, peraltro) versione di Angelo Branduardi.
    https://youtu.be/NJQ1DxbnL5E

    Ancora auguri!

    R
    grazie Alberto davvero originale, in entrambe le versioni, bello. Il Natale non è solo lustrini.

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  4. C’è un film del 1956 che oggi diventa attuale, si tratta del capolavoro del regista giapponese Kon Ichikawa, intitolato “L’arpa birmana”.
    In Birmania, nel 1945, a guerra finita, un soldato giapponese, bravo suonatore dell’arpa birmana, colpito dagli orrori della guerra, si fa bonzo e rifiuta di tornare in patria coi compagni, prefiggendosi il compito di dare sepoltura a tutti i giapponesi caduti in battaglia.
    Un capolavoro sulla pietas umana e religiosa più che un film antimilitarista, dove le immagini degli orrori della guerra, sono accompagnate da una colonna sonora e da un paesaggio che toccano nell’intimo e dispongono a momenti di grande commozione.

    Il film lo vidi nel grande schermo, quando uscì, la copia che si trova sul Web, riproposta nel link sottostante, mi è parsa in parte censurata nelle sequenze più crude dei campi di morte (stupidità del politically correct)
    https://www.google.com/search?gs_ssp=eJzj4tTP1TcwLzdIKjBg9OLLUU8sKkhUSMosyk3MSwQAbN8IeQ&q=l%27arpa+birmana&oq=l%27arpa&aqs=chrome.1.69i59j46i512j69i57j46i512j46i175i199i512j0i512l2j46i512j0i512l2.7616j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8#fpstate=ive&vld=cid:46709f71,vid:3WSOVIPCxtc

    Per chi non ha voglia di vedere tutto il film, segnalo la sequenza dal minuto 53 al minuto 60, dove il protagonista Mizushima scopre una spaventosa distesa di cadaveri (sequenza in parte censurata).

    Propongo anche la sequenza dove Mizushima tenta di convincere alla resa un manipolo di soldati giapponesi che in nome dell’orgoglio nazionale la rifiutano: verranno tutti inutilmente massacrati
    https://www.google.com/search?q=l%27arpa+birmana&oq=&aqs=chrome.3.69i59i450l8.86664033j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8#fpstate=ive&vld=cid:bcc7dd78,vid:QdstqQCjgvI

    Infine la sequenza delle lettura della lettera di Mizushima ai compagni che ritornano in patria
    https://www.google.com/search?q=scene+dell%27arpa+birmana&oq=scene+dell%27arpa+birmana&aqs=chrome#fpstate=ive&vld=cid:8206238b,vid:vOMBg3GZ1kU

    R
    Non credo di avere il coraggio di aprire i link. Comunque un bel documento che dovrebbe far riflettere tutti ma in particolare sappiamo anche chi.

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  5. Mariagrazia, puoi almeno guardare i primi 21 minuti, non c’è nulla che possa procurarti raccapriccio, anzi c’è il canto, accompagnato dal suono dell’arpa birmana, di un manipolo di Giapponesi che cercano di guadagnare il confine con la Thailandia.
    Quando, giunti in un villaggio, si trovano circondati dai nemici, fingono di non vederli e riprendono il canto con la speranza di attaccarli di sorpresa. Tutta la scena si svolge al buio, s’intravedono sprazzi di qualche volto o parte di esso, o semplici ombre.
    Ma ecco s’alza e si unisce un altro canto, sono i nemici che anziché assalirli rispondono così, ed essi capiscono che la guerra è finita, che sono stati sconfitti e depongono le armi.
    E’ una delle scene più toccanti del film
    R
    si, l’ho guardato già, hai ragione.

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  6. Cortese Mariagrazia,
    pur da intercettatore saltuario del suo vitale blog , vorrei inviare i miei più sinceri auguri a lei e ai suoi appassionati interlocutori per un 2023 carico di sobrietà imperfetta.
    Tipo quella suggerita da Francis Scott Fitzgerald che annotava , dentro una matassa di intermittente sagacia : ” Sono rimasto ubriaco per almeno una settimana, e allora pensai che mi avrebbe reso sobrio il fatto di sedermi in una biblioteca.”
    Levo il calice, circondato da provvidenziali pigne di libri amici.
    E poi sarà quel che sarà, in un naufragio di righe salvavita.
    R
    grazie, altrettanto a lei signor Cavalli e torni pure ogni volta che vuole.
    Ha ragione, i libri sanno essere sempre amici preziosi e sinceri.

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