Quando mi capita di avere a che fare con uffici pubbici, sportelli di qualsiasi genere, casse dei supermercati, medici di base, banche etc., mi succede spesso di sentire questa frase: “Si deve armare di pazienza”.
Ma la pazienza, in Italia, è un’arma spuntatissima. Un’arma che non fa paura a nessuno, al contrario, più la mostri e meno si spaventano.
Faccio un esempio. Sono alla cassa del supermercato, prossima alla chiusura, sono stanca, dopo venti minuti di coda arriva il mio turno. Prendo una busta ecologica di carta dall’espositore (50 cent l’una) e mi appresto a imbustare la spesa. Si rompe subito: uno squarcio. Strano, penso, di solito sono solidissime.
Bene, la cassiera mi dice di prenderne un’ altra, la prendo e procedo ad imbustare la spesa. Pago. Prendo la busta per i manici e…si stacca il fondo e la spesa se ne va sul pavimento rotolando di qua e di la con mi grande sorpresa ( le buste sono previste per 10 kg.di peso e non saranno stati neppure la metà).
Nel frattempo la cassiera era occupata con altro cliente e, alla mia richiesta di un’altra busta, ma non più di quel tipo, mi guarda seccata e mi dice di aspettare.
Ancora? A questo punto la mia pazienza, solitamente scarsa, si riduce al lumicino.
Mi faccio porgere una borsa più robusta (70 cent.) da una signora, raccolgo la mia roba e faccio per andarmente mandando tutti al diavolo: nessuna solidarietà o minimo cenno di aiuto da parte di nessuno, meno che mai la cassiera, addirittura un signore mi fa cenno di togliermi al più presto dai piedi con un gesto volgare.
La mia pazienza è ormai finita, più spuntata che mai. Mi avvio verso l’uscita mandando tutti a quel paese.
La cassiera mi urla che devo pagare la borsa e devo aspettare lo scontrino altrimenti mi deve far rincorrere dalla sicurezza.
Torno indietro seccatissima. Attendo che arrivino rinforzi per farmi dare lo scrontrino dei 70 cent perché la cassa è ancora occupata, attendo il il resto di cinque euro, mando al diavolo il mondo intero ed esco.
Ma non ci sto. Ho pagato un euro e 20 centesimi per due buste una delle quali inservibile, probabilmente tutta la partita era difettosa, ho dovuto raccogliere la spesa dal pavimento, mi sono presa della deficiente da chi aspettava il suo turno alla cassa e sono furiosa.
Bene, decido che non possono passarla liscia.
Metto la spesa in macchina e ritorno dentro il supermercato. Vado alla cassa centrale e chiedo del direttore. Arriva, gli spiego l’accaduto e gli do questo ultimatum: “sono cliente da dieci anni, se non mi da soddisfazione da domani non mi vedete neppure col binocolo”.
Si scusa e mi chiede cosa chiedo. Gli rispondo che rivoglio i 50 centesimi che ho pagato in più e le scuse ufficiali, come risarcimento simbolico.
Mi dice che va bene e mi fa attendere perché nella cassa centrale non hanno spiccioli…
Al che, la mia pazienza diventa innocua come un palloncino per feste di compleanno.
Mi metto a ridere piuttosto nervosamente.
Il direttore mi prende per un braccio e mi fa: “Signora, cosa dice, ce lo prendiamo un caffè nell’attesa”?
Sembra un episodio insignficante ma capitano tante cose cosi che sembrano insignificanti ma che messe tutte assieme ci fanno capire di vivere in un paese complicato da una mancanza totale di elasticità mentale quasi congenita.
Eppure gli itaiani sono intelligenti, almeno nella stragrande maggioranza, sono solidali, sono duttili, eclettici ma in quanto ad elasticità mentale, comincio a nutrire molti dubbi.
Cosa costava al supermercato capire che in certi casi non si può essere cosi fiscali e pretendere che i meccanicismi precostituiti impediscano di vedere persino le realtà più evidenti?
Perchè non è possibile alzare la testa dalla prassi ricorrente per guardare con occhi diversi una cliente che è anche una persona e non solo un fantasma che passa quasi ogni giorno davanti ai tuoi occhi senza che tu riesca neppure a ricordarne i connotati?
Sarebbe tutto più semplice se qualche volta riuscissimo a dare il giusto valore alle situazioni. La cassiera avrebbe potuto permettermi di lasciare il supermercato integrando lei lo scontrino coi 20 cent. di differenza.
Io, forse non mi sarei risentita per la freddezza e l’insensibilità dimostrata da tutti gli astanti e la cosa sarebbe passata come un piccolo incidente senza storia. Mentre l’ottusità dimostrata da tutti non è che la punta di un iceberg che arriva a profondità abissali, segnale inquietante di una società in via di disumanizzazione.
È uno dei tanti inconvenienti della quoitidianitatà che sommati possono dar luogo a vere e proprie afflizioni, altro che perdere la pazienza.
Quante volte, per esempio, mentre sostiamo in fila, qualcuno più furbo cerca di evitarla e di passare avanti?
C’è chi lo fa con nonchalance, fingendo di essere distratto, c’è chi dice di aver fretta, chi assicura di farti perdere “solo un minutino”, poi passa un quarto d’ora.
Oppure in un ufficio pubblico, giunto il tuo turno, l’addetto allo sportello, si alza e sparisce senza più dare notizie.
C’era un frase proverbiale, scritta nel mio diario scolastico, che mi e rimasta impressa fin da ragazzino. Riferiva un ammonimento di Don Chisciotte al suo scudiero:
“Tieni in mente Sancio Panza -diceva- che la cortesia è moneta che ha valore in tutto il mondo”.
Già, se la cortesia, questa sconosciuta. Ma qui si tratta soprattutto di senso civico, neppure questo abbonda.
Alessandro
non abbonda il senso civico, credo che non sappiamo neppure più che cosa sia. Ma quello che più mi ha dato fastidio è stata l’intolleranza di quel tipo che mi ha fatto segno di togliermi di mezzo, come se fossi io che bloccavo la fila per un capriccio e non si fosse accorto di quanto la situazione fosse paradossale. In molti sono disposti a stare in fila per ore senza lamentarsi ma se capita che ci sia qualcuno che non ci sta a seguire la corrente (io avrei douto rassegnarmi ad aspettare che finisse di passare l’enorme spesa del cliente venuto dopo di me, in silenzio senza protestare e allora sarebbe stato bene a tutti).Accettiamo come scontate le cose più assurde e però protestiamo se qualcuno protesta in maniera sacrosanta per quello che è in tutti i sensi un sopruso, che senso aveva farmi aspettare ancora quando erano loro ad essere in torto? Capisco che la cassiera non avesse colpa se le borse erano difettose ma non si può lasciare una cliente in quella situazione, fregandosene e anzi mostrando un atteggiamento seccato.
Capisco che è una società in cui tutti hanno torto perché chi lavora è sfruttato al limite della sopportazione e non ha neppure la lucidità per capire le cose più banali. E ribellarsi a questo stato di cose sembra un’impresa impossibile.E chi ci guadagna è sempre quello che sfrutta tutta la situazione.