Ad una manciata di ore dalla dead line per formare il nuovo governo, i giochi non sono ancora fatti, ma i giocatori lo sono abbondantemente.
Si guardano in cagnesco cosi tanto di già, litigano su chi deve fare cosa e si dimenticano la cosa più importante: perché?
A questo punto meglio sarebbe che Mattarella tirasse fuori il mattarello e li bastonasse, di santissima ragione.
I cinquestelle si meritano una dose massiccia di bastonate (ovviamente metaforiche), troppi capricci ragazzi, Di Maio, i capricci tuoi son cose ridicole…
Mentre Zingaretti sembra più dialogante, il capetto grillino mostra i muscoli che non ha.
A proposito, lo vedo pituttosto gracilino sotto l’imbottitura del doppio petto o mono. mai che si faccia fotografare in tenuta casual.
Mentre Zingaretti è sempre in manica di camicia, lui è sempre impeccabile col vestito blu d’ordinanza.
Tra i due c’è un abisso, sia esteticamente che moralmente.
Come possano fare accordi risulta difficile da capire.
In questi giorni se ne sono sentite tante, ma il nocciolo della questione è: riusciranno i nostri eroi finalmente a fare lo sforzo immane di piacersi (per finta) per poter fare un matrimonio di convenienza nel quale si litiga prima ancora di aver pronunciato il fatidico si?
Parrebbe, al momento, proprio di no. Parrebbe.
La dico chiaramente una volta per tutte: se non si fosse capito, ho un’antipatia a pelle per i Cinquestelle, non mi fido di nessuno di loro e se fossi Zingaretti li manderei al diavolo.
Ma capisco che ci vuole politica per fare politica e lo ha capito anche Zinga che in questi giorni è dimagrito e ha la faccia smunta e tristanzuola che sembra uno che sta per andare al patibolo.
In fondo deve passare sotto le forche caudine delle richieste esose del capetto politico, guardarsi le spalle dal nemico interno che non è certo da meno e per uno che ha preso l’incarico di guidare il manicomio Pd solo da qualche mese non è cosa proprio semplice.
Ma l’Italia ha bisogno di un governo molto presto.
Mi auguro che non ci sia il Salvimaio 2 (la vendetta).
Potrei prendere in seria considerazione l’idea di emigrare.