Usciamo dalla banalità

Mi piacerebbe che quest’anno la Festa della donna non fosse la solita sarabanda di scambi di mimose o pizze tra amiche. Mi piacerebbe fosse dedicata a tutte le donne che nel mondo subiscono, violenze, sopraffazioni, angherie e discriminazioni perché ancora considerate persone da “sottomettere”. Una cosa non più tollerabile ma che purtroppo continua ad esistere.

In particolare vorrei più di un minuto di silenzio per le donne iraniane e afghane e tutte le donne che sono vittime di regimi brutali.

Vorrei che rientrassero nel più di un minuto di silenzio anche le donne russe consapevoli o meno di quanto male il loro paese stia facendo in questa brutale aggressione dell’Ucraina.

E, naturalmente anche per le donne ucraine, quelle che sinora in Italia erano rappresentate soprattutto da quelle signore che prestavano cura ai nostri familiari più anziani o più deboli.

Le donne ucraine che da un anno vivono sotto l’incubo di una guerra che sta sterminando soldati e civili ( e tra questi i loro fratelli, amici e compagni) e dividendo famiglie, deportando bambini e che stanno subendo le peggiori atrocità ma che resistono assieme ai loro uomini, per la propria indipendenza.

Ecco, soprattutto questo vorrei che fosse quest’anno l’8 marzo, una festa che ultimamente era diventata un rito quasi privo di significato, ma che ora potrebbe ritrovare un senso ed uscire dalla banalità per rientrare nella sua vera essenza: l’affermazione del diritto delle donne, di tutte le donne a vivere pienamente la propria vita senza dover passare buona parte di essa a difendersi.

13 commenti su “Usciamo dalla banalità”

  1. Io, a dire la verità, vorrei che la festa della donna diventasse qualcosa di ancora diverso.
    Vorrei che finisse di essere un giorno di lotta e di contrapposizione ostile e diventasse il giorno in cui uomini è donne si vedono come creature da amare e rispettare reciprocamente in pace e armonia. Qualcosa di simile alla festa di S. Valentino.
    Vorrei vedere negli striscioni e nei cartelli frasi che inneggiano alla bellezza e al fascino delle persone dell’altro sesso. Vorrei che le donne scrivessero “Meno male che ci sono gli uomini!” e viceversa.
    Vorrei che fosse il giorno in cui si invitano uomini e donne ad accettare la diversità dell’altro sesso e ad apprezzarla invece di pretendere che siano uguali a noi stessi.
    Le lotte possono essere necessarie in particolari momenti, ma bisogna saperne uscire e raggiungere l’equilibrio, la consapevolezza e la serenità.
    La lotta continua è fonte di infelicità per tutti.
    Quanto alle donne iraniane e afgane, devono trovare col tempo e la pazienza la loro strada per far evolvere la situazione tenendo conto della loro storia e della loro cultura e religione.
    Le soluzioni che possiamo proporre noi occidentali sarebbero rozze e controproducenti.
    Basta vedere gli effetti dei venti anni di dominazione americana che non hanno risolto niente. Le donne erano trattate con dignità solo ai tempi lontani del re Zaher Sha. La via islamica alla parità.

    R
    s.p.

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  2. Non capisco perché vi ostiniate a opprimere e incupire una festa bellissima appigliandovi a motivazioni demagogiche e abbandonando la leggiadria che vi rende speciali. Stamattina appena mi sono svegliato ho salutato la mia amatissima consorte con un bacio e gli auguri. E lei, che non ha mai perduto la sua sensibilità ha ricambiato il bacio e mi ha ringraziato senza appigliarsi a rivendicazioni sociali sulla condizione della donna nel mondo. Sorridete e ringraziate per gli auguri! Gli auguri e le mimose non si rifiutano mai! E’ questione anche di bon ton!
    R
    grazie degli auguri Pier, si ripresenti qui amiamo il bon ton!

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    • Ebbene sì, purtroppo tempo fa mi sono allontanato proprio per la mancanza delle minime regole di bonton che per me valgono più della Costituzione. Tornerò presto.
      Ancora auguri a tutte!
      R
      beh, le minime regole qui ci sono anche (come le massime) e c’è chi se ne lamenta pure, ma qualche volta ci sbo (n) ton iamo. E’ vero, non ci faccia caso, torni a commentare.

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  3. Quest’anno, questa ricorrenza ha un valore più profondo. Più delle guerre, che interessano sia uomini che donne, dirotterei tutti gli auguri alle donne Afghane, che hanno di colpo perso 20 anni di emancipazione, e a quelle iraniane che rischiano la pelle per i loro diritti. Forse non sarò uscito dalla banalità, ma se la banalità è una base per i diritti fondamentali si può fare un’eccezione.

    R
    Mauro, come noterà (dai commenti) io sono banalissima, 365 giorni all’anno. Però le donne afghane e iraniane sono citate, le sono sfuggite?

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    • Parlavo della banalità della mia risposta. Forse potevo fare meglio raccogliendo l’invito del titolo, ma mi sembrava andasse bene così.
      R
      Mauro, va benissimo, la mia era una domanda pleonastica. Ma a volte ho come l’impressione che si commenti soprattutto il titolo e si tralasci il resto. Non è il suo caso.

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  4. MI ha commosso leggere il commento di @luigilenzini e l’invito a noi donne di apprezzare ciò che ci rende speciali, la sensibilità, la dolcezza, la femminilità, la tenerezza invece di gareggiare con gli uomini cercando di emularli.
    Buon 8 marzo a tutte le donne ma vi prego NON ABBANDONATE LA VOSTRA LEGGIADRIA che ci rende speciali!

    R
    grazie Marina, ricambio con leggiadria.

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  5. Vorrei non assistere più a ciò cui ho assistito ieri sera su “Di Martedi”, una squallida derisione della Schlein, da parte di un pseudo comico travestito da donna, che alternava smorfie a parole vacue, magnifico esempio di omofobia.
    Mi dispiace che Bersani, e altri, non abbiano trovato di meglio che sorridere.
    Auguri a tutte le donne.
    R
    grazie Alessandro
    Ma ti indigni anche per Meloni? Perché guarda che macchiette su di lei ne fanno tutti i giorni da anni.

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  6. Ma la macchietta su Schlein era di tipo omofobo, uno dei peggiori modi di colpire una persona. Non trovi?
    R
    certo, ma bisogna essere obiettivi a mio parere e Schlein è appena arrivata mentre Meloni ne ha un sfilza lunghissima di “macchiette”. Qui non stiamo parlando di parti politiche o ideologie o altro, ma di donne e Meloni è donna altrettanto quanto Schlein. Non trovi? E se condanni le macchiette su di lei, altrettanto devi fare con Meloni, almeno il giorno dedicato alle donne.

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  7. Mariagrazia, evidentemente non mi sono spiegato: io condanno “quel tipo” di macchietta (quello che prende in giro la tendenza sessuale), non tutte le macchiette, la satira, se fatta bene, è anche piacevole. Non sto facendo il conto di quante sono ispirate alla Meloni e di quante alla Schlein, e neppure ho detto che quelle riferite alla Meloni sono tutte accettabili e quelle riferita alla Schlein sono tutte criticabili.
    Dovresti sapere che per me il colore politico non è una pregiudiziale. Spero di essere stato chiaro.
    R
    Alessandro, adesso lo sei. Meloni ha una lunga lista di macchiette e viene definita in tanti modi offensivi e lei è una donna come Schlein, io dico, se ti indigni per Schlein ti indigni anche per Meloni? Ora la tua risposta è chiara, prima non era affatto chiaro e tu qui il giorno della donna nel tuo primo commento non hai aggiunto che condanni anche le offese alla Meloni e non hai parlato di satira ma ti sei indignato per una macchietta su Schlein e alla mia domanda hai tergiversato.
    Il colore politico non è pregiudiziale, appunto, se ti indigni per una ti devi indignare (subito) anche per l’altra. Spero di essere stata chiara. E non vorrei tornare sull’argomento. Chiedo a te e a tutti, di cercare di capire anche il mio punto di vista. Grazie.

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    • La satira è scorretta, crudele, aggressiva, altrimenti è il solito giochino prego-scusi-tornerò.
      Detto questo, dovrebbe esistere anche il buon senso e la misura. Una battutaccia ci sta – solo in questi ultimi anni è vissuta come la fine del mondo- una trasmissione intera a battere sullo stesso chiodo si potrebbe evitare, non perchè è scorretta ma perchè dopo un po’ non fa ridere nessuno.
      Quella dell’ omofobia è una menata alla moda, ci sono offese ben più antiche e crudeli: l’importante è considerarle per quello che sono, un “rilascio di vapore”, un rutto. Diventano un problema quando si parla solo di quello. Giorgina, nel senso di Meloni, ha la corazza spessa, la Schlein se non ce l’ha se la faccia crescere in fretta perchè la politica è un mondo difficile, e il PD al momento è una barzelletta a prescindere.

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  8. Rispondo a Nencioni.
    La satira è scorretta a anche dissacratoria, ma l’omosessualità è sdoganata da quel tempo -altro che alla moda- prendere in giro per quel verso è perfino banale, non scandalizza più nessuno, è solo squallido, come tutte le cose trite e mal fatte.

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    • Beato te che consideri risolto il problema.
      Certo, se sei influencer, stilista, parrucchiere, RICCO e possibilmente Milano-centro, è una cosa.
      Se sei un adolescente in una scuola romana, dove (mi dicono amici romani) l’omofobia è uno sport diffusissimo, stiamo parlando di qualcos’altro.
      In ogni caso satira e umorismo funzionano “a consuntivo”, conta il risultato e non il soggetto. Ci sono ancora barzellettacce da schiantarsi dalle risate persino su Gesù Cristo, che come soggetto è sfruttatino anzichè no da un paio di mila anni, e viceversa ci sono spiritosate di attualità che fanno piangere

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  9. “Beato te che consideri risolto il problema!” replica Nencioni.
    Cerchiamo di non fraintendere, non ho detto che il problema sia risolto nella vita reale
    Si stava palando di satira: se colpisce temi non più considerati tabù, fa flop.

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