Sulla tolleranza

Questo articolo mi pare ancora attuale e quindi lo ripropongo sperando di riuscire a non parlare della guerra (almeno quella guerreggiata) per qualche giorno.

————————————————————————————————–

Oggi vorrei affrontare un argomento molto attuale: la tolleranza.

Sappiamo bene tutti come in epoca di internet sia diffusa la moda di insultare, dileggiare, diffamare, sempre o quasi dietro un nickname che dia la possibilità di scrivere quello che passa per la mente senza essere riconosciuti. Si tratta di una pratica piuttosto diffusa, somiglia molto al pettegolezzo di antica memoria. Diciamo che ora le “comari” sono più sui social che nei campielli veneziani.

Ma possono anche riscontrarsi tra quelli che espongono senza tema il proprio nome e indirizzo.

Se ne trovano di tutti i tipi. Il più indisponente è, appunto, l’intollerante.

Quello a cui tutto da fastidio. Non tollera quasi nulla che esca dalla mente di altri e non dalla propria e critica, critica, critica. Non di rado si auto incensa esponendo i propri titoli e benemerenze, plauso sociale, successi amorosi, vita o vite familiari, non di rado dipingendo con toni  tragici le proprie disavventure e lodando sperticatamente quei pochi sodali (o tanti) che hanno capito appieno e mostrano di apprezzare il genio e anche la sregolatezza dell’intollerante criticone, oltre che la sua profonda (da lui presunta) magnanimità. Perché solo delle persone molto intelligenti possono riconoscere i propri simili e a loro va dato atto di averlo saputo “valutare” come si conviene.

Gli altri, tutti, non sono che comparse sulla ridondante scena della sua vita che gli fanno ombra e gli danno fastidio. La gamma del fastidio che prova l’intollerante verso il prossimo è infinita e non si contano le sfumature, altro che 50 sfumature di grigio, si va dal bianco a tutti i colori dell’arcobaleno e potrebbe non bastare.

Naturalmente l’intollerante non tollera quasi nulla degli altri ma, viceversa, non può non riconoscere a se stesso una lunga sfilza di meriti che però mette in evidenza con parsimonia, senza esagerare, ma con costanza, solerzia e precisione matematica. Per esempio se si dichiara cattolico è per certo non praticante, se ama i film gialli non è un hitchkokiano, ma neppure Agathachristiano, se pende a sinistra non sta con nessun partito o non esalta nessun politico perché farebbe troppo “massa acritica”, ma si scaglia ferocemente contro quel partito o quel politico che non sia la rappresentazione più ortodossa della politica delle buone intenzioni (e delle scarse visioni). Insomma sta con chi rappresenta l’idea che ha di se stesso e gliela proietta sulla pareti di casa ad ogni ora del giorno. La più “alta” possibile, naturalmente, ma anche la più giusta, saggia, conveniente e confacente e talora persino conturbante.

Inutile dire che per  sobbarcarsi una simile autostima bisogna continuamente attaccare chi “osa” pensarla diversamente da lui anche di un bit e stare sempre all’erta.

Allora, nel caso debba “difendere le proprie idee” da il meglio (o il peggio) di sé: non bada a spese e tormenta l’interlocutore fino a che questo non si ricorda neppure più da che punto di partenza fosse partito e a quale conclusione fosse pervenuto, l’importante è riuscire a divincolarsi dalla morsa dell’intollerante che non molla mai la presa perché non tollera essere contraddetto.

Ma, attenzione, non tollera neppure essere approvato con troppa facilità, potrebbe esserci dietro il trucco e nascondersi qualche trappola che il nostro fiuta a qualche migliaio di miglia di distanza. Ne ha i mezzi. E’, di solito, ben equipaggiato di cultura superiore (spesso solo millantata) che spazia in molti campi dello scibile, ne ha approfondito tutti i vari aspetti: può contare su esperienze di vita plurime, potrebbe persino ventilare l’ipotesi di essersi reincarnato più volte…ma questo, lo direbbe solo se proprio avesse trovato l’osso talmente duro da fargli esaurire l’inesauribile equipaggiamento di cui dispone, persino quello di scorta.

Insomma, un personaggio che definire solo intollerante non rende perfettamente l’idea della sua complessità ma che è sufficiente per renderlo una delle figure più detestabili  nella vastissima gamma delle diversificate personalità umane.

Però la tolleranza è un tema serio e su questa si sono spese le migliori menti da sempre. E’ un tema complesso e con molte importanti implicazioni.

Per portare il mio piccolissimo contributo a conclusione (spero di non aver annoiato troppo) termino con qualche considerazione:

L’intolleranza si manifesta spesso in coloro i quali si dimostrano tolleranti SOLO nelle situazioni in cui gli viene concesso largamente di essere intolleranti.

L’effetto Dunnig- Kruger  ( teoria psicanalitica che riscontra in molti la tendenza a sovrastimare le proprie capacità ) spinge molti a credersi infallibili e onniscienti e se ricevono qualche reazione avversa alle loro affermazioni, anche indiretta,  la loro intolleranza si manifesta con furore e si scagliano contro  il malcapitato fino a fiaccargli tutte le resistenze arrivando persino a imporsi come sua “guida”.

Ma si tratta solo di intollerabile  imposizione della propria volontà.

La tolleranza  malintesa vorrebbe che si chiudesse un occhio sulle dimostrazioni di intolleranza che arrivano persino all’offesa dell’interlocutore, spesso, si dice, per non innescare guerre.

Ma è proprio la tolleranza degli intolleranti la miccia che spesso scatena le guerre perché la sopportazione ha sempre un limite e quel limite gli intolleranti lo oltrepassano  proprio con lo scopo di scatenare “guerre”.

Quindi, la tolleranza è una virtù solo se tollera il tollerabile e rigetta con forza TUTTO ciò che non lo è.

3 commenti su “Sulla tolleranza”

  1. Aggiungo un mio modesto aforisma che vorrebbe scimmiottare Oscar Wilde: “Pochi sono più intolleranti di coloro che non tollerano l’intolleranza altrui”.

    Rispondi
  2. A parte gli scherzi, si tratta effettivamente di una questione complessa e importantissima.
    Si può dire che la capacità di tollerare il comportamento altrui è alla base della stessa società umana, che non esisterebbe se tutti pretendessero assoluta correttezza da parte degli altri.
    Si potrebbe azzardare che la qualità e il successo dei modelli di società che si sono succeduti nella storia sia legato alla maggiore o minore tolleranza diffusa, intesa in senso equilibrato come indicato dalla nostra ospite. (elastici ma non succubi)
    Per esempio, direi che la società dell’impero romano era tollerante nella maniera giusta.

    Rispondi

Rispondi a Alessandro Annulla risposta