Fresco con parsimonia

Per non stare qui a rimuginare ancora su quell’orrida guerra e le sue conseguenze presenti e future (orride entrambe), mi vorrei occupare di un tema collaterale.

La frase del premier Draghi che ha fatto cosi tanto scalpore e cioè: ““Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”.

Questa domanda è veramente una domanda da un milione di rubli (o giù di li). So per quasi certo che in Italia molti gli hanno già risposto che preferiscono il condizionatore acceso.

Il rischio però che dovremo tenerlo spento esiste. Ma perché lo scopriamo solo oggi? Perché, forse, ci siamo fidati troppo di quella pace che l’Europa era riuscita a tenere per oltre 70 anni e nell’illusione che  i trattati che sono stati stilati dopo la guerra avessero ancora effetto e fossero impegnativi per tutti.

Abbiamo purtroppo visto che non è cosi. Per Putin non lo sono. Putin non si è svegliato un mattina cantando “Bella ciao” ma cantando “Ucraina sarai mia, chiudi il gas e vieni via”.

Ma l’Ucraina, abbiamo visto non ci sta. Non ci sta. semplicemente a passare (ancora) nelle braccia del russo quando si era finalmente resa libera da braccia dove si sentiva scomoda e insicura e soprattutto “legata”. E libera vuole restare.

E’ vero, somiglia molto a quelle donne che lasciano il marito, manesco infedele o semplicemente incapace di qualsiasi moto dell’anima dopo avergli giurato eterno amore.

E a molte di quelle succede proprio quello che sta succedendo in Ucraina: vengono fatte a pezzi. Senza troppe storie: o mia o di nessuno. Sua ( di se stessa) poi, non se ne parla nemmeno.

La libertà da certi energumeni, non si ottiene mai, rimangono sempre a stazionare da qualche parte fino a che sferrano l’attacco mortale. Guardiamo ai numeri dei femminicidi italiani solo per farci un’idea.

Ma Draghi ha sbagliato secondo me a porre la questione in quei termini. La pace si deve perseguire sempre e i condizionatori devono rimanere accesi. Magari senza sprecare. Siamo un popolo di spreconi, ammettiamolo. Se ne vanno al macero tonnellate di cibo mentre ci sono persone che non hanno da mangiare.

Quindi perseguiamo la pace sempre in ogni modo e con ogni mezzo (anche con le sanzioni alla Russia e sempre più pesanti) ma perseguiamo anche la nostra indipendenza energetica (senza nucleare). Molti paesi già lo fanno. Possibile che le nostre tante teste pensanti non siano capaci di inventarsi  qualcosa di risolutivo? (Anche senza pietire gas altrove)?

Ecco, dopo la “guerra” al Covid ora, purtroppo abbiamo a che fare con una guerra vera alle porte di casa nostra e che influenzerà le nostre esistenze chissà ancora per quanto.

Ma il condizionatore, se pur con parsimonia e senza esagerare deve restare acceso.

Draghi ha sbagliato, quel paragone è ridicolo e inaccettabile. Se ne renda finalmente conto e lavori per dimostrare che l’ha capito.

Altrimenti lasci a chi le spara meno grosse e meno impertinenti e inopportune. Ma si troverà? Mah!

Abbiamo anche noi la nostra Marina La Penna? (Non necessariamente populista, ovvio).

Snake news

Sapete che cosa sono le snake news? No? Sono quelle notizie dell’ultima o prima ora che si insinuano nella nostra testa, magari poco prima di addormentarci e che abbiamo letto sul PC e sentito nell’ultimo TG della notte (tanto per non dormire sugli allori o che non si dica che siamo disinformati).

Si insinuano come serpenti e dopo un cinque sei ore di tentativi di prendere sonno, siamo ancora li a rimuginare su quelle. Dei veri serpenti, ammalianti e fascinosi ma molto, molto pericolosi. Non ci fanno dormire.

Ci riflettiamo e cerchiamo di non lasciarci prendere dall’ansia, magari ci alziamo e ci facciamo una camomilla forte con tanto zucchero (alla faccia del diabete). Poi ci riaccomodiamo nel letto ormai sfatto e un po’ sudaticcio (anche se fa freddo) e l’insonnia non ci da tregua.

Allora ci arrendiamo. E apriamo  la TV o il PC per vedere se la snake news (copyright mio, occhio), rimbalza ancora sullo schermo oppure è stato un incubo che abbiamo avuto  credendo di essere svegli e invece sognavamo immersi in un sonno profondo, camomilla compresa.

E invece no. Non solo la ritroviamo appesa ai notiziari e talk show del mattino (tardo) ma è amplificata e corroborata da opinionisti di ogni ordine e grado, giornalisti d’assalto o di trincea o di scrivania, raccomandati e non, belli freschi e arzilli e con un mucchio di idee in testa sulla snake news come se ci avessero riflettuto per un mese di seguito, ma nel frattempo che noi cercavamo di addormentarci si è ingigantita e da serpentello insidioso si è tramutata in un Boa constrictor.

E abbiamo  un bel dire che non ci crediamo che ” i giornali si sa esagerano sempre”, che i media a senso unico, a doppio o triplo senso, sono li proprio per esasperarci e farci perdere il sonno (altrimenti che li pagherebbero a fare?), ma la notizia-serpente  diventa sempre più l’incubo che abbiamo creduto di aver fatto e scopriamo che è purtroppo la realtà.

La realtà. Per quanto ingigantita o sminuita, polemizzata, mis creduta, rabberciata o invelenita, addolcita o amareggiata…sempre li sta ad amareggiarci il resto della giornata.

Ma non c’è da preoccuparsi più di tanto, in fondo non si tratta che di un serpente che si è infilato sotto il letto. Un animaletto docile e carino, in fondo…

Sacro dubbio

Gli scettici sono pieni di dubbi. Pirroniani atarassici o seguaci di Carneade (“chi era costui”?) o cioraniani convinti, sono delle persone che dubitano. E credono nel dubbio. Prima di ogni cosa dubitare sempre.

Persino davanti alle evidenze che non possono mai essere evidenti perché anche i fatti nascondono bugie o mezze verità. Perciò prima di parlare o pensare o anche solo respirare, dubitano. Persino del loro stesso respiro.

Hanno sacri dubbi su ogni cosa, insomma. I dubbiosi scettici convinti solo di non avere mai certezze.

Non credono alle immagini dei massacri in Ucraina. C’è la guerra, ma chi l’ha iniziata? Non si può dire con certezza, meglio avere dei dubbi perché quello che raccontano i media asserviti (tutti) ai poteri forti (mai visti poteri deboli), sono tutte fandonie, mezze verità o anche intere bugie.

Non ci sono prove sufficienti a convincere gli scettici, neppure se provate con marca da bollo. No, dicono, non me la date a bere.

Strano, non mettevano in dubbio (o quasi) la prassi seguita dai nostri governi per la pandemia (quasi il 90 per cento di vaccinati, tra i più vaccinati al mondo, gli italiani) ma mettono in dubbio qualsiasi cosa che riguardi questa tragica invasione. In tanti, non dico tutti, ma in tanti.

Ma non chiamateli “putiniani”, si offendono a morte: in effetti non lo sono. Sono solo scettici, miscredenti, seguaci della filosofia del dubitare anche di te stesso, sempre. Potresti anche esserti ucciso e però vorranno farti credere che sei morto di freddo.

Il loro motto è “dubito ergo sum”.

“Lo scetticismo tutto distrugge e si autodistrugge, come Sansone schiacciato sotto le rovine del tempio”.
Voltaire.

https://www.youtube.com/watch?v=ke4I9dLMe0A

 

Ignobiltà

Eppure c’è chi non crede. Non crede a quello che vede, non crede all’orrore che i soldati russi hanno lasciato dietro di sé nelle città ucraine distrutte. Sono tutte fake news, dicono, tanti. Anche persone intelligenti o anche molto intelligenti, semplicemente non credono neppure a quello che vedono: parlano di “messinscena”, puro artificio e cosi, danno ragione alla ignobile propaganda russa.

Le mamme di quei soldati, in Russia, non sanno che i loro figli, non tutti certo ma una buona parte, quando le hanno abbracciate e salutate prima di partire, avrebbero commesso quelle atrocità. E non lo sanno ancora: gli stupri, la gente ammazzata in strada e lasciata morire e tutto il resto dell’orrore nelle città distrutte e rase al suolo dove la gente è vissuta nel terrore dei bombardamenti e dei massacri. Le madri di quei soldati non lo sanno, non sanno di cosa sono stati capaci i loro figli. Eppure dovrebbero saperlo.

Massacri di ogni genere compiuti sui civili con una crudeltà efferata come se non si trattasse di esseri umani ma di fantocci senza anima.

Questo raccontano giornalisti accreditati che hanno rischiato la propria vita per documentare quello che l’esercito di Putin ha fatto e sta facendo in Ucraina, perché non si potesse dire che nessuno sapeva, nessuno aveva visto nulla e che la “guerra è guerra”.

No, ci sono atrocità che vanno oltre qualsiasi codice guerresco, la disumanità con la quale sono stati compiuti quegli atti non è guerra ma volontà di compiere crimini efferati, feroci e brutali oltre ogni immaginazione.

Ma ci sono i filmati, le foto e serviranno a rendere giustizia, speriamo, un giorno non lontano ai quei poveri corpi martoriati.

Un giudice li giudicherà per quello che hanno fatto e dovranno pagare. Prima di tutti chi ha ordinato questi massacri. Dovrà essere giudicato e giustizia deve essere resa a chi ha patito e a chi ha perso la vita nel modo più orribile.

E il “non credere” che ci sia chi arriva a tanto e pensare invece che sia tutta una montatura, secondo me è per se stesso qualcosa di insopportabile e incomprensibile.

Nietzche diceva che:” Tutto quello che si fa per amore è al di la del bene e del male”.

Ma quello che si fa per crudeltà è ignobile e spregevole e inumano. E non credere alla sofferenza di quella gente e pensare che sia tutta una finta è altrettanto poco nobile. E non aiuta nessun processo di pace.

 

Capoccia

 

Dopo un tempo interminabile, la guerra a due passi da qui, sembra non finire mai. Ed è una guerra che si combatte anche tra noi, che ci ha diviso in fazioni, molte fazioni, che squassa la politica, che genera confusione ed apprensione in un paese già debilitato dalla lunga pandemia e dalla narrazione o “gestione” che se ne è fatta in questi due lunghissimi anni che ci hanno cambiato la vita.

Da più parti si sente dire che la guerra scatenata da Putin, sia in realtà un pretesto per tenerci soggiogati ai poteri forti che sono contro la Democrazia e dunque dobbiamo tenere gli occhi bene aperti e non credere neppure a ciò che vediamo.

Altri invece, sono sulla linea del “restiamo neutrali”, né, né, e se e forse e ma.” Mediamo e non mandiamo armi che servono solo a prolungare la sofferenza del popolo ucraino e a prolungare questa assurda guerra”.

Il Papa l’ha definita “infantile”. Mi è venuta in mente una parola veneta (la mia regione) che è: “putìn”, cioè bambino. Nomen omen. ( Si dice infatti che la famiglia di Putin abbia origine venete, precisamente della provincia di Vicenza).

Quindi Putin sarebbe un bambino capriccioso che per paura, forse, della morte, gioca a tenere il pianeta sul filo del rasoio da oltre un mese, sotto la minaccia delle sue bombe e delle sue testate nucleari. Un “bambino” molto potente che però è un dittatore che si circonda di yes men che cambia spesso per paura di essere tradito o anche peggio. Che ha accumulato un patrimonio incalcolabile e che vive nel lusso più sfrenato quando buona parte del suo popolo fatica a tirare avanti.

Un dittatore che ha invaso un paese libero e che da oltre un mese ordina di sparare sui civili inermi, sugli ospedali e persino sui cimiteri. Che sta accumulando crimini di guerra ogni giorno di più

Una delle tante storie, narrata da una dei testimoni al giornale inglese The Observer racconta quante atrocità delle quali non siamo a conoscenza, vengono compiute dai russi sui territori che hanno proditoriamente invaso.

Questa di Halyna che lei stessa ha raccontato ne è un esempio. Lei, assieme al marito ed alla madre della moglie del figlio Roman, il 5 marzo scorso tentava di scappare da Bucha, una citta vicina a Kiyev per sfuggire ai bombardamenti.

La mattina presto si sono messi in macchina assieme ad alcuni vicini di casa e sono partiti in convoglio verso una città vicina, dove però non sono mai arrivati. Halyna guidava la macchina seguendo l’auto del loro vicino che  improvvisamente si ferma, anche lei si ferma e vede due gambe che sporgono dall’auto che ha davanti e capisce subito che dentro sono morti. Dice al marito di scappare ma capisce che è morto e allora si mette a correre all’impazzata anche se ferita alla spalla. Si è salvata cosi, poi ha saputo che il marito Oleg è morto, la consuocera si è salvata fuggendo e che dei vicini: madre, padre e due bambini, nella macchina che guidava il piccolo convoglio, si è salvato solo il padre. Ha detto al cronista dell’Observer che vuole che questa storia sia conosciuta da tutto il mondo perché vengano riconosciuti i crimini di guerra compiuti dai russi nel suo paese.

Ma questo non è che un “piccolo” esempio delle indicibili sofferenze e atrocità che stanno subendo gli ucraini in questo momento, anno del signore 2022, nel cuore stesso di quella Europa che mai avrebbe voluto vedere altre atrocità dopo quelle commesse durante il secondo e disastroso conflitto mondiale.

Ma i russi non vanno presi in mazzo; molti cittadini russi sono scappati dal proprio paese perché in disaccordo con la guerra e manifestano in tutto il mondo contro la guerra.

Una ragazza russa, Kai Katonina, che fa la designer a Berlino si è “inventata” una nuova bandiera, ha pensato che quella russa non rappresentava più la sua patria ed ha cancellato il colore rosso (come il sangue versato dalle vittime di questa odiosa guerra) dal tricolore che è diventato: bianco-azzurro-bianco e che ora diventerà il simbolo dei russi che non approvano la guerra di Putin e che vogliono la Pace. E spero proprio che siano sempre di più.

Putin o putìn, un dittatore, un uomo senza scrupoli che tiene il mondo in pugno, che viene descritto debole e solo ma che ha ancora troppo potere nelle sue mani e che somiglia molto a quel “capoccia” di cui parlava Celentano in una sua vecchia ( ma molto attuale) canzone degli anni sessanta del novecento (quanto tempo è passato!) “Mondo in mi settima”. “Il capriccio di un capoccia ed il mondo in aria salterà…” E ” come mai il mondo è cosi brutto”?

Speriamo di riuscire a fermarlo in tempo.

 

 

Ricominciamo

Riapro ai commenti con un po’ di anticipo, i temi su cui riflettere sono tanti ed ogni giorno ne scopriamo di nuovi.

Anche se ce ne vogliamo distaccare, per stanchezza o perché crediamo che tanto niente cambierà mai e che noi non possiamo nulla contro la realtà che spesso ci travolge, è la realtà stessa a costringerci in qualche modo ad occuparcene.

Lo scopo di questo blog è unicamente condividere dei pensieri, discutere anche animatamente, non certo per cercare soluzioni, ma per dipanare almeno un poco le tante intricate matasse che la vita quotidianamente ci pone di fronte, ma non ha certo lo scopo di farne un ring dove si “combatte” e dove chi “pesta più duro” vince. No, nel modo più assoluto.

E spero di non dover usare ancora il cestino come ultimamente e che in questi giorni gli animi si siano po’ placati e si possa discutere si, offendere o cercare al rissa, no.

E speriamo che sia cosi. Grazie a tutti quanti vorranno accogliere questo invito.