Beppe C.

Il movimento 5stelle cambia pelle. Si toglie quella coriacea da bisonte infuriato di Beppe Grillo e indossa quella vellutata e spalmata di cuoio bulgaro con un lieve retrogusto di bergamotto di Beppe Conte. Un cambio di consonante e un cognome con cinque lettere, ogni lettera una stella.

Ma che cosa vuole dire Beppe C. quando parla di “rivoluzione gentile”? Cioè, dal Vaffa al grazie, prego scusi…tornerò? Sarebbe davvero  una rotazione completa sul proprio asse. Ma la gentilezza, si sa, paga. E il nuovo movimento ha bisogno di gratificazioni per tirarsi su l’autostima, in questo momento al tappeto.

E Beppe C. dovrebbe raccoglierla col cucchiaino e riportarla ai fasti del primo? Impresa difficile. Se ne rende conto, si vede la preoccupazione, ma pure l’incoscienza. Le sfide piacciono all’ex premier. Ora che la politica gli è entrata nelle vene è difficile farla uscire.

E chi più di lui potrebbe ridare fiato alle trombe stonate dei grillni abbacchiati?

Intanto comincia col dire che troverà una soluzione anche per il limite dei due mandati. E sono sicura che la troverà, non può fare a meno della sua “squadra”, se va a casa il movimento risulta monco e dovrebbe ripartire da zero. Si darà da fare per convincere tutti che le cose possono e debbono cambiare nella misura in cui…

Poi si fa un punto d’onore di riportare “l’onorevole” in auge. Dopo che il grillismo prima maniera lo aveva sbertucciato, è arrivato il momento di rivalutarlo. In fondo essere onorevoli è un vanto e lui si vanta da sempre di essere molto onorevole e ci tiene a sottolinearlo, col pennarello.

E ancora, vuole il premierato forte, non è possibile – dice – che si debba aspettare cosi tanto per far passare certe riforme indispensabili al paese…mi ricorda qualcuno, anzi uno in particolare, che diceva le stesse cose, ma quella è acqua passata e poi tra i due  c’è un abisso:

Berlusconi gli avvocati se li mangia(va) in insalata con una “presetta del sal”. Ma questo è di tutt’altra pasta  e potrebbe essergli indigesto.

E poi, (incalzato da Lucia Annunziata in grande forma), dice anche che Virginia Raggi ha fatto bene e deve rimanere a sindacare su Roma.

Questa è davvero la migliore che ha detto durante l’intervista alla giornalista – conduttrice. L’ho vista fare un sorrisino sardonico che però ha smorzato subito ed è tornata professionale, arguta e un po’ spiazzante come sempre e ho visto Beppe C. arrossire lievemente nell’incarnato perfetto e levigato dal dopobarba, come quando gli ha chiesto come mai  sia “caduto”.

Ma è stato un attimo fuggente e quasi impercettibile e Beppe C. se l’è cavata benissimo, ha parlato senza dire niente, come sempre, ma era un “niente” che aveva la sua forza persuasiva.

Insomma Beppe C. ha i suoi argomenti, le frecce al suo arco e un sacco e una sporta di idee. Ed è anche belloccio e piaciucchia soprattutto alle donne.  E ha le sue “aderenze” europee e mondiali, perché non approfittare di un simile “patrimonio”?

 

 

L’avventura ha inizio

Lascio la parola a chi s’intende di calcio certamente più di me. Non sono tifosa ma la nazionale mi entusiasma sempre, fin troppo. Anche quando perdiamo. Mi piace seguire le partite e soprattutto vincere. Sarà banale ma vincere una partita anche se seduta sul divano di casa, mi da una sensazione strana, quasi come se l’avessi mandato io in gol il pallone.

E mi emoziona al punto che a volte devo smettere di guardare per non farmi venire la tachicardia. Ovviamente spero che almeno riusciamo ad andare oltre il primo turno e poi…l’avventura ha inizio. Buona fortuna azzurri!

 


In ritardo di un anno, infine è arrivato, nel momento giusto, quasi a voler sottolineare la chiusura del triste periodo che ci ha fiaccato per un paio d’anni simile a una pestilenza mortifera.
Non mi si accusi di frivolezza: parlo del Campionato Europeo di calcio 2020 (è questa la denominazione ufficiale, anche se si disputa nel 2021) che inizierà oggi a Roma con la partita inaugurale Italia-Turchia. Ci saranno anche 16 mila spettatori, una piccola fetta di quelli che il covid-19 aveva cacciato via, ma è sempre qualcosa.

Ancora una volta questa figura geometrica che richiama la perfezione -la Sfera- così ben approssimata dal Pallone, sarà chiamata a simboleggiare l’entusiasmo, la giovinezza, la prestanza, la lealtà, la competizione franca, l’affratellamento, tutte virtù che si riscontrano e vengono esaltate in questa manifestazione magica che è il gioco del Calcio. Via il lugubre velo mortuario steso per troppo tempo sull’umanità, che il sole risplenda, non più tra le sciagure umane, ma sui campi verdi d’erba vivida, contrassegnati e delimitati da bianche linee di calce.

Vi prenderanno parte 24 nazioni, le cui squadre saranno divise in sei gironi: le prime due di ciascun gruppo e le quattro migliori terze, accederanno agli ottavi di finale, cui seguiranno, per eliminazione diretta, i quarti di finale, le semifinali e infine, l’11 luglio, la finale che si disputerà al Wembley Stadium di Londra.
L’Italia se la vedrà inizialmente con Turchia, Svizzera, Galles. Non è tra le favorite alla vittoria finale –il pronostico è per il Portogallo, campione uscente, la Francia, la Germania, la Spagna- ma come outsider la vedrei proprio bene.

Non abbiamo fuoriclasse nel novero dei calciatori, solo giovani di ottima tecnica, intelligenza calcistica e grande affiatamento- il nostro fuoriclasse è il CT Mancini –ventisette partite utili da quando guida la nazionale- che ha saputo creare una squadra eccellente che applica i suoi schemi a memoria e ha vinto gli ultimi otto incontri consecutivamente senza subire un gol.
Si, a sorpresa, l’Italia potrebbe anche vincere la coppa.
E ora si dia inizio ai giochi, e non importa chi vincerà, purché questa pestilenza ne esca sconfitta e segni l’inizio di una nuova stagione.

 

 

Alessandro Stramondo

 

Un paese astioso

Stiamo diventando un paese intollerante e cattivo, la cattiveria si presenta sotto molte forme, la più lampante ed evidente è l’astio (non lo chiamerei odio) verso gli immigrati. Devono conformarsi alle nostre tradizioni, essere civili ed educati e lavorare indefessamente anche per poco o niente. Allora forse siamo disposti a tollerarli malamente. I delinquenti di ogni nazionalità si nascondono dovunque e ce ne sono dovunque. Ladri o assassini o disonesti o corrotti, non credo che si possa stilare una classifica mondiale e non credo neppure che noi italiani, nel caso, risulteremmo ai primi posti (o a gli ultimi a seconda). Si può capire un certo disagio a trovarsi a dover affrontare certe situazioni, come quelle di abitare vicino a chi usa la casa come un bivacco, ma ci sono le leggi e vanno fatte rispettare. Per esperienza personale, vivendo in una città a forte tasso di immigrazione, posso dire di non aver mai avuto nessun tipo di problemi con gli stranieri. Ne ho avuti di più con gli autoctoni che si definiscono educati e civili e poi sono di una cialtronaggine e maleducazione spaventose. Mi sembra che l’intolleranza stia diventando il sentimento prevalente in Italia, ma se le nostre aziende o le casse dell’Inps hanno bisogno di immigrati, allora li troviamo quasi “tollerabili” anche se c’è chi dice comunque che “possono stare a casa loro”. Non sono per l’accoglienza indiscriminata ma non tollero l’ipocrisia di chi bacia il crocefisso due o tre volte a dì e poi maledice dei disgraziati che chiedono solo di vivere e lavorare. E se delinquono le nostre Forze dell’Ordine devono provvedere. L’intolleranza porta al razzismo il razzismo porta all’inciviltà.

 

Apparso su Italians il 7.6.2021

Omaggio alla mia città

Venezia, inconfutabile teoria,

forma conosciuta, desiderio

e sogno cui il tempo non ha

posto limiti.

Deserto dallo spirito ardente,

irrisolvibile rebus,

Intangibile fenomeno della mente,

virtù della passione.

Puro, limpido, sconosciuto,

inaccessibile dono.

Fonte inestinguibile di bellezza,

respiro d’infinito

nei suoi tanti cieli.

Indicibile bugia

tormentata verità,

Ad ogni passo

ad ogni respiro

mutevole.

Capovolta la sfera

scende la neve

sul campanile

e la piazza diventa

pianura d’orgoglio.

Niente di più e niente di meno

Quando Carlo Goldoni scriveva le sue celeberrime commedie, non poteva certo immaginare che il tema dei matrimoni combinati, molto in voga all’epoca, sarebbe stato attuale anche ai nostri giorni.

In molte delle sue commedie, Goldoni fa una lucida e spietata analisi della società veneziana del tempo, ne descrive le anomalie e ne mette in evidenza le storture, fa sociologia anticipando i tempi e, pur con l’aria di voler dare un’anima simpatica ai protagonisti, ne rivela l’ipocrisia e ne denuncia l’aridità e l’avidità.

Il matrimonio combinato è il leit motiv di molte delle sue opere. C’è sempre la giovane costretta dalla famiglia ( o meglio dal padre padrone) a sposare qualcuno a lei sconosciuto in un matrimonio combinato tra le famiglie, per interessi vari, fin da quando lei era quasi in fasce. Sior Todaro Brontolon, I Rusteghi, La moglie fedele…sono solo alcuni dei più celebri esempi. Il filo conduttore è più o meno lo stesso: il “padrone di casa” detto anche “Paron”, decide la sorte della figlia ( o nipote) e la vuole sposata a chi decide lui.

Le situazioni sono spesso comiche, le scene a volte esilaranti, ma il problema viene descritto con minuziosa e caparbia volontà di mettere in luce quella che era considerata una prassi normale per l’epoca ma che Goldoni, evidentemente, trovava riprovevole.

E l’aspetto comico delle trame non deve ingannare: il problema è sentito e a voler leggere tra le righe anche platealmente condannato dallo stesso autore. ” E là da tior e la da sposar”!, dice, con sdegno,  una zia di Lucietta , la ragazza che il padre, Lunardo, vuole a tutti i costi far  sposare al figlio di un amico e non sente ragioni. “Lo deve prendere e lo deve sposare” (nella commedia i Rusteghi). Sentenza definitiva. Poi, finisce che i due, fatti conoscere con vari stratagemmi combinati dalle donne della famiglia, si innamorano e quindi il problema si risolve da sé nel migliore del modi.

Va detto che non solo le ragazze, ma anche i ragazzi si trovavano a dover sposare qualcuno non scelto da loro. E’ un aspetto che si prende poco in considerazione ma al ragazzo toccava la stessa sorte, tanto da far dire a Nicoletto, un personaggio di Goldoni che viene costretto a sposare la nipote di Sior Todaro, ma ancora non sa chi sia la sua promessa sposa: ” ah, mi se no la xe bela no la vojo” (” ah, ma io se non è bella non la voglio) Ne “Sior Todaro brontolon”.

Questa premessa per dire che i matrimoni combinati sono stati per secoli, una pratica italiana da nord a sud  e  certi commenti che leggo nei riguardi di Saman Abbas, la ragazza pakistana scomparsa da un mese e che si presume sia stata uccisa dai familiari perché si opponeva ad un matrimonio combinato, mi paiono strumentali.

Se Saman è davvero stata uccisa, allora si tratta di femminicidio, uno dei tanti che avvengono quasi giornalmente e che sono la volontà di sottomettere una donna ai propri voleri da parte dell’uomo (in questo caso si tratterebbe di paternalismo classico), se si scoprisse che la tesi del femminicidio, purtroppo è la pista giusta. Cosa molto probabile.

La politica, a mio parere non deve metterci il cappello, o distinguersi sul tema molto controverso  dell’integrazione. Il tema della violenza sulle donne, del maschilismo con tutte le sue conseguenze è sufficientemente vasto e vario e va analizzato in tutti i suoi  aspetti ma senza strumentalizzazioni  e non deve essere utilizzato da nessun partito per fini politici, ma sottoposto a seria analisi da parte di tutte le forze politiche per cercare soluzioni valide e condivise.

Speriamo che Saman sia da qualche parte viva e che prima o poi si faccia sentire anche se tutto farebbe ritenere che la soluzione del caso sia la peggiore possibile.

Ma secondo me si tratterebbe di femminicidio, ennesimo, efferato, ignobile femminicidio. Niente di più e niente di meno.

 

Killer buoni

Nella zona dove abito, una bella zona residenziale con molte case singole, ville e villette, da tempo ormai, girano cani di grossa taglia: dobbermann, boxer, bull terrier, pittbull, pastori di ogni specie, tanto per citarne solo alcuni, accompagnati (si fa per dire) dai padroni, i quali, spesso, sono se possibile, più feroci di loro.

Li lasciano andare senza guinzaglio, tanto sono buoni, ti dicono, qualche passo avanti a loro e se gli dici che li temi e che li devono tenere, almeno per il tempo di farti passare senza morire di terrore, ti rispondono, spesso: “sono più buoni, più intelligenti, di te che sei una stronza che non ama i cani e che te ne vai in giro senza guinzaglio, ma dove vai?” oltre ad augurarti la morte nella giornata e che “se hai paura dei cani stai a casa”.

Mi succede tutti i giorni di sentirmi rivolgere queste graziose frasette se mi capita, come capita sempre più spesso, di incrociare una coppia di grandi amiconi (cane e padrone) che passeggiano.

Sanno bene che avrebbero il dovere di tenere il loro grande, pacioso, simpatico, miglioredelmondo, giocherellone e per niente aggressivo rotweiler al guinzaglio e in certi casi persino con la museruola, ma se ne infischiano.

Hai paura?Peggio per te!

Cosi succede che in tempo di Covid, non devi temere solo il virus ma di essere azzannato alla gola da uno di quei simpaticoni meravigliosi compagni dell’uomo, buoni anzi buonissimi, ma con l’istinto di uccidere se gli gira e quando gli gira.

E nessuno controlla. Ho provato più volte a denunciare la situazione alla Polizia Locale del mio Comune, l’esito è quello che potete immaginare: pressochè nessuno.

E i padroni, in genere maschi adulti se non anziani, sono tutti o quasi, timorati di Dio, vanno in chiesa la domenica e fanno pure volontariato, ma quando gli chiedi di poter passare per la strada senza dover essere squadrata malamente dal loro cane libero e potenzialmente un killer, ti dileggiano alla meglio o ti insultano alla peggio. A me è capitato più volte. La “migliore delle offese è stata senza dubbio “stronza di m.” perché uno aveva permesso al suo grande amico cane di fare la pupù a qualche centimetro dai miei piedi e io me ne ero lievemente “meravigliata”.

Ma anche le donne non sono da meno: spesso non riescono a tenerli e scappano, correndomi incontro abbaiando  e se io chiedo alla signora di chiamarlo indietro, lei mi risponde seccata di andarmene a casa e di chiudermi dentro.

Vi pare normale?

A me pare follia. Il fatto è che con la scusa che “girano tanti malintenzionati” molti si sentono in diritto di usare il proprio cane (magari regalatogli dai figli per fare la guardia alla villetta perché non si sa mai) come una vera arma impropria che gli serve per sfogare i loro più bassi istinti belluini per una vita ricacciati indietro dalle leggi e dalle convenzioni sociali: il cane gli permette di essere quei cialtroni, maleducati, spesso maschilisti, pieni di livore verso il prossimo che in realtà, oltre la facciata mite e benedicente, si ritrovano spesso, troppo spesso in tanti anzi in troppi. Amanti degli animali (a loro dire) ma odiatori feroci del prossimo.

I cani non hanno certo colpa di questo, ma ne sono a loro volta le vittime.  Spesso  abbandonati dentro giardini vuoti e assolati per ore e ore in solitudine, ma usati per accompagnare il padrone a mostrare “muscoli” che non possiede e cattiveria che ha a lungo represso e che ora sfoga su chiunque gli capiti a tiro, meglio se donna e sola, giovane o meno che sia.

Che fare? E diventano sempre di più e sempre più pericolosi, i padroni molto più dei loro cani.

La “G” mancante

Che traggedia! Ma Viginia Ragi non ha alcuna colpa. C’erano tutti davanti alla targa di Ciampi, mancava solo una “g”. E che sarà mai?
Forse non era stata invitata?
Si sa che le “g” sono strane, io, per esempio,  nel nome  ne ho ben due, so che cosa dico. Sono ribelli. Dure. Testarde.
Lei che c’entra? la sindaca mica può andare a controllare se la targa è scritta correttamente, immagina di si, è logico supporre, ma dire che è stato un errore e non inventarsi cose che non esistono e lasciare il drappo sulla targa per la vergogna, forse sarebbe stato più onesto.
Povero Carlo Azeglio, chissà quante volte “li” avranno storpiato il nome.
Non c’è che dire, a Roma solerti funzionari e ancor più solerti tipografi, hanno una propensione alla pennichella estiva anche in primavera (inoltrata).
Ma se sono simpatici come questi li ( o gli?) perdoniamo.
Scolio o scoglio? Mah…