Piattaforme

Pare che oggi, qualcuno abbia sentito Di Maio cantare sotto la doccia: “Non sono una signora”, ricordate quel motivo della Bertè di quando era giovane e Bellissima?

Si perché, grazie a San Rousseau piattoforme, oggi è nato il partito di Ferragosto. Il P5F. Non suona bene? Allora che ne dite del P5? Suona meglio cosi? No vero, ricorda troppo un altro P con un altro numero. Allora facciamo il PD5 e non se ne parli più.

Gongola Zingaretti con l’aria più paciosa che Mai, mentre DiMaio si sente tremare i polsi della giacca firmata.

Qui si fa il Partito o si muore. L’hanno capito in tanti nel Movimento ma c’è anche chi rogna.

Però, mi chiedo, ma tu guarda, mai una volta che Rousseau dica no! Gli avalla sempre tutto è ben magnanimo.

Ed ora che sono ufficialmente alleati con questo patto della “Mamma del Nazareno” ( a Renzi piace), cosa ne nascerà?

Una nuova e fraterna alleanza che li vedrà agire come un sol uomo, tutti d’accordo che bontà?

Intanto sulla Raggi, Zinga ha detto no! (L’ha detto o no?) E perdinci, quell’uomo deve pure mostrare un minimo di coerenza e di autorità altrimenti i grillini gli camminano sulla testa rasata e non è un bel vedere, anzi  raccapricciante.

Ma tutto d’agosto capita in Italia ultimamente? L’anno scorso abbiamo avuto il coup de theatre del leghista spiaggiarolo, quest’anno abbiamo i grillini che si pappano il Pd in un boccone e si fanno Partito con buona pace dello Spirito del Movimento e del suo fondatore che, immagino, non ne sarà proprio contento.

Ma dopotutto ci vuole un certo opportunismo in politica, lo deve capire anche lui e lo capiranno anche i riottosi grillini che si agitano perché non sono d’accordo. Abbiamo visto come va. Ma se DiMaio canta, Zingaretti non suona.

Gliele suoneranno a entrambi gli elettori quando saranno le urne e non la Piattaforma a decidere i destini di questo nostro massacrato paese.

“E’ un volo a planare…per esser ricordati quì”…

 

Sentinella

Quante volte al giorno sentiamo pronunciare la parola libertà?
La sospensione della libertà, in politica, corrisponde alla dittatura, cioè alla supremazia di una oligarchia sul popolo. La dittatura è un tempo sospeso durante il quale vengono violati i diritti fondamentali senza i quali l’umanità cessa di essere tale per trasformarsi in bestialità: la libertà d’azione e di pensiero.
L’assenza di libertà rende l’uomo più simile alle bestie. Impedendogli di praticare il libero arbitrio, viene meno la capacità di scelta e prevale l’istintività.

Esiste nell’Italia democratica la libertà d’opinione? Quella sancita dall’articolo 21 della Costituzione?
Esiste solo in parte. Credo che sia condizionata da una enorme mole di fattori. Alcuni legati a qualità intrinseche delle persone, altri determinati da situazioni ambientali.
Quando esprimiamo un’opinione siamo certi di farlo in piena libertà? Non siamo forse condizionati dall’ambiente in cui siamo vissuti o dall’educazione che abbiamo ricevuto? E una volta espressa, ci sentiamo liberi di divulgarla come veramente “nostra” o non siamo forse condizionati dai mezzi di diffusione delle idee altrimenti chiamati mezzi di comunicazione di massa?
Possiamo permetterci sempre di essere sinceri fino in fondo quando esprimiamo la nostra opinione oppure siamo frenati dalla paura di scontentare qualcuno o addirittura, in casi estremi, di essere censurati?

Quante volte, da bambini, i nostri genitori ci hanno detto: “ questo non si dice, non sta bene, devi stare attento a come ti esprimi”.
L’opinione è l’espressione del nostro io profondo o è una idea mediata dalle infrastrutture mentali, da stimoli esterni, dalle convenienze o dalle opportunità?
Nella sospensione della libertà, cioè nella dittatura, ognuno deve esprimersi in modo da non dispiacere all’oligarchia al potere. Deve pensare ed agire secondo regole predeterminate che prescindono dalla piena espressione individuale e che, al contrario, ne limitano le facoltà. Ma siamo proprio sicuri che in Democrazia ciò non avvenga in maniera più subdola?

Non è libertà quella che qualcuno si arroga quando sputa sentenze senza limiti ma non è libertà neppure quando un’opinione espressa con civiltà viene censurata perché non gradita a qualcuno.
In particolare quando quel qualcuno corrisponde ad un’espressione di potere. Sotto qualsiasi aspetto la si guardi la libertà di espressione è sempre condizionata da qualcosa o da qualcuno. Potrei citare l’esempio di chi, nascondendosi dietro un computer, o anche a viso aperto, lancia invettive, ingiurie, minacce a chi, invece, esprime la propria opinione con rispetto e civiltà.

L’Italia è un Paese Democratico e la libertà d’espressione è sacra.
La libera circolazione delle idee e il dibattito sereno tra le persone che pur non condividendo le stesse opinioni, le rispettano reciprocamente, sono sempre da incentivare se vogliamo che la democrazia non diventi un involucro vuoto. Un contenitore che raccoglie solo astio e rabbia diffusa e diventi veicolo di teorizzazione di finte libertà.
Credo sia dovere di tutti i cittadini di questo Paese, difendere la libertà d’opinione e la Democrazia con tutti i mezzi leciti, primo fra tutti la libera circolazione delle idee anche quando contrastino con qualche forma di potere.

Questa è una riflessione che ripropongo ogni tanto, mi sembra che in questo momento sia più che attuale, ho l’impressione (non so voi che non vi esprimete) che si metta tutto a tacere, c’è una sordina per tutto, come se non succedesse niente di particolare o di cui non dovremmo stupirci. E invece succedono una tale lista di cose che i media diffondono solo a metà o neppure quella, perchè siamo in un momento “delicato”.

Ma quanti momenti delicati ha vissuta la storia italiana? E non è invece forse questo il momento di diffondere le notizie vere, quelle che vengono in parte oscurate da raccapriccianti fatti di cronaca e lasciano la politica (il vero nodo cruciale) un po’ in disparte?

In attesa di che? Che passi Ferragosto, che passi l’emergenza, che passi…che passi…siamo sempre qui ad aspettare che passi ‘a nuttata.

Sentinella, quanto è lunga la notte?

Cavalloni

Non mi interessa conoscere i nomi di chi ha chiesto il bonus tra i parlamentari perché, tanto i partiti di riferimento direbbero che sono le solite mele marce e chiuderebbero tutto li.

Ma, ammesso che sia tutto vero e non una fiaba inventata per raccattare voti al referendum prossimo venturo, uno dei tanti ma questo potrebbe fare molti danni, devono saltare fuori e continuare a restare al loro posto, voglio vederli in faccia.

Mi chiedo, piuttosto con quale faccia i leader dei partiti si presentano agli italiani dopo questa ennesima ruberia alle loro spalle?

Con quella di sempre, cioè intagliata nel bronzo.

Quella di DiMaio che non è più capo ma è come il prezzemolo. Ma non lo avevano destituito? Che c’entra lui che blatera da ogni dove? Ma perché non si va a nascondere dopo questa prodezza dei “suoi”?

A Roma Grillo sostiene Raggi e Raggi che fa? Gongola, lei non lascia la tavola imbandita per il prossimo “commensale”, con tutta la fatica che ha fatto a vivacchiare senza fare niente ora vorrebbero che lasciasse il piatto ricco al prossimo?Ma dopo di lei solo il diluvio! Dopo tutti i grillini il diluvio, ma nell’arca non ci mettiamo neppure uno degli ultimi fuoriusciti. Io li lascerei giù tutti, dal primo all’ultimo, non salverei nessuno. Ipocriti.

Ora che sono al potere arraffano come tutta la peggior casta politica che per anni hanno maledetto da ogni pulpito, si sono alleati col diavolo, dicono no a quasi tutti quello che non torna comodo al “movimento” e getta una luce sinistra sulla loro “purezza”, ma poi lavorano sotto banco per arrivare e rimanere il più a lungo possibile al potere, sempre con quell’aria di presunta superiorità morale.

Molto presunta. Presuntuosa, direi.

E Salvini? Lui sembra un po’ suonato, a dire il vero sembra di infierire contro chi già non se la passa benissimo. Però lo sapeva quando ha preso quel posto a cosa andava incontro e lo sapeva molto bene quanti e quali pastrocchi coi soldi hanno fatto i leghisti, da superare ogni più pessimistica previsione. E dall’arroganza dei primi mesi di governo del leghista fanfarone col crocifisso sempre bene in vista…sembrano passati anni luce, ma gli basta poco per rialzare la testa, questa però è un brutta faccenda e non gliela dovevano fare. Credo che si arrabbierà molto con loro e però non può che prendere atto che neppure lui può predicare dal pulpito. Prima deve farli confessare e restituire il maltolto, passato, presente e futuro, ma la vedo molto dura, più dura ancora della Lega prima versione. Potrebbe chiamarli “clandestini”, cosi, forse si sentirebbe un po’ meglio.

E che dire del povero Zingaretti che un tempo, all’inizio della sua carriera di segretario del Pd osai definire “Mazinga” (in seguito scopiazzato da molti)? no, ora proprio non ce lo vedo in quei “panni, ma piuttosto in quelli di un pacioso frate franceschino coi sandali e il saio. O magari trappista, perché no?tutto il giorno a predicare: ” ricordati fratello che devi tirare a campare”…

Che spettacolo desolante, mentre il premier blatera di ponti sullo Stretto sotterranei come le sue  più nascoste ambizioni, Grillo che blatera “daje Virgì” come se non ci avesse “dato” fin troppo (pro Domo sua), ma tanto a lui che importa,?mica vive a Roma.

Con Salvini che sta preparando l’arringa difensiva per il processo, DiMaio che non sta nei panni dalla contentezza di essere arrivato dove è arrivato ed è sempre più ipocrita…

Chi rimane? Massì fa caldo, la politica ha stufato davvero, non se ne può più, però, è vero, ho lasciato fuori il leader di IV. IV chi? Massì quello che blatera che vuole il vaccino obbligatorio.

Già, e poi, che altro di obbligatorio? Forse il brodo di verdure?

In attesa della seconda ondata sono tutti a divertirsi tra i cavalloni, lo diceva anche quello:”chi vuol essere lieto sia” e i contagi? Mah, a quelli ci penserà Conte, sta preparando un lockdown coi fiocchi, ma non più in casa ma in cantina, in garage, nelle segrete dei palazzi…nei bassicomodi delle cascine, nei borghi abbandonati…

 

Il polsino

Col vento che gli scompiglia i capelli e qui freme un po’ perché la lacca non tiene, poco male è una foto più spontanea, più vera. Conte, si ancora tu…eh va bene, diciamo che questa volta mi ha strappato una sana risata, ci vuole ogni tanto.

Comico? No, non proprio ma esilarante si!

Dice che prima bisogna potenziare l’alta velocità dovunque in Sicilia in primis, poi cosa fatta, si può, anzi, si deve pensare ad una grande opera, un ponte leggero ecosostenibile che si protende leggero come l’aria sullo Stretto di Messina e finalmente collega la Sicilia col resto d’Italia e mette fine al suo isola… mento.

Dice “Servono miracoli di ingegneria, penso a una struttura sottomarina”.

Struttura sottomarina…l’ha detto e lo ha fatto con la solita naturalezza studiata di uno che sembra sempre che legga un copione preparato da un commediografo dell’assurdo.

Certo, come no? La Manica? Pensa ad una cosa come quella? O forse al Polsino della Manica?

Un’opera grandiosa, ce l’ha in mente, per ora è un idea meravigliosa (meraviglia anche me) come quella che il vento gli spettina sullo scalpo. Ce l’ha, ce l’ha ed è capace di mettersi a tavolino e progettarla lui stesso.

Ormai e avviato verso vette irraggiungibili, ha il vento in poppa e cosa non può fare un uomo cosi?

Tutto, basta solo credergli, chiudere gli occhi e si può già vederlo il ponte sullo Stretto e anche quello sotto lo stretto oppure, perché no? Il ponte Stretto sopra e largo sotto, come le famose scarpe di Totò strette di fuori e larghe di dentro, insomma un’opera straordinaria che solo un uomo straordinario può concepire. Di notte, naturalmente, Conte fa tutto di notte, non mi meraviglierei che gli crescessero i canini, già si nota da come farfuglia che sono in crescita… Mentre solo soletto nella sua stanzetta a Palazzo, tutto proteso sulla scrivania da premier, allunga un foglio da disegno e col lapis e un po’ di lingua leggermente sporgente dalle labbra, comincia a tracciare quello che potrebbe diventare il progetto, anzi Il Progetto dello Stretto, lo vedo cosi…

Largo il foglio, stretta la via, ci campa Conte con la magia.

Minculrock

“I verbali del Cts sono stati consegnati a chi ne ha fatto richiesta”, ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa al Senato sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione di Covid-19, evidenziando tra gli applausi dell’aula che “la trasparenza è una regola fondamentale”.

Quindi il segreto era stato messo e la desecretazione era stata richiesta dall’opposizione e dal Copasir (non proprio un passante) oltre che tutta l’opposizione dopo che Conte si era rifiutato di presentarli alla Ass. Einaudi che li aveva chiesti. E però, Speranza questo non lo dice e gli applausi avrebbero anche potuto risparmiarseli visto che la “trasparenza” è arrivata solo dopo molta insistenza, quando la cosa cominciava a sembrare sospetta.
Come si fa presto in Italia a cambiare le carte in tavola, leggo, in questi giorni che certa stampa  sta cercando di convincere l’opinione pubblica che non ci sono mai stati segreti. E’ un giochetto che non sempre riesce però.
In quanto ai verbali richiesti, l’associazione lo aveva fatto per una questione di trasparenza quando Conte ha deciso di prolungare lo stato di emergenza e per capire dal punto di vista tecnico, se le fonti alle quali il governo attingeva ne davano una specifica giustificazione. Mi sembra del tutto normale.

Non solo, il governo era ricorso contro la sentenza del Tar che aveva dato ragione alla fondazione  e diceva che i verbali andavano svelati. Non basta, una volta desecretati Conte ha anche affermato di non aver mai visto il verbale che dichiarava Nembro e Alzano in uno stato tale che avrebbero dovuto essere dichiarate subito zona rossa, cosa che non è stata fatta se non dopo giorni che hanno significato che l’epidemia ha avuto modo di espandersi. Ma come è possibile?
Siamo in Democrazia, signori, queste cose dovrebbero essere normali, chiare, trasparenti, visibili a tutti senza aspettare nulla perché non c’è nulla da aspettare.
Quando si è in buona fede non si impedisce di entrare nelle carte di una faccenda cosi tragica ma si apre subito la porta a chiunque voglia sapere e vedere. Altrimenti si ha qualche cosa da nascondere. Non lo fa un governo di un paese democratico che ha giurato sulla Costituzione di servire la patria con dignità e onore.
Non ci dovrebbero essere segreti di stato tra uno stato democratico e i suoi cittadini che non sono sudditi o stupidi ed ai quali l’esecutivo deve sempre rendere conto.
Qui non si tratta di segreti di Pulcinella ma di cose serissime che se svelate non avrebbero compromesso in nulla e per nulla la sicurezza dello stato. Chi non li voleva rendere pubblici aveva un motivo per farlo?
Ebbene deve essere un motivo valido e quelli finora dati (mai con chiarezza) non sembrano esaudire le richiesta di trasparenza.
E in quanto alle opinioni, sempre in Democrazia, ognuno è libero di esprimere le proprie su Conte o su qualsiasi altro soggetto che si prende la responsabilità di governare il paese. Altrimenti la democrazia va a farsi benedire se dobbiamo stare a farci problemi quando pensiamo sia giusto criticare l’operato del governo. Non si chiamerebbe più democrazia ma ben altro che qualcuno che non fa che stigmatizzare da mane a sera, ma poi non “tollera” chi ha opinioni contrarie alle sue. Leggo e sento molte “opposizioni” a chi trova che questa faccenda (o altre che riguardano il governo Conte) debba essere chiarita perché Conte “sa quello che fa”…lo saprà anche,non dico di no, ma è giusto che lo sappiano anche i cittadini italiani.

C’è chi scarica sull'”opposizione” ormai le peggiori cose, parlo anche di persone dichiaratamente di sinistra o comunque di quell’area, che, “essendo al governo”, cercano di giustificare il comportamento del premier trovando anche escamotages francamente ridicoli.

Ormai si sta formando il “Minculrock” di sinistra, tutto pur di tenere sulle poltrone imbullonato un governo che si sta dimostrando in tutta la sua pochezza.

Troppo comodo!

CI fa piacere, ci rassicura, pensare che al governo ci siano persone responsabili che sanno quello che fanno
Nel caso di un primo ministro però, la questione è più complessa.
Io penso che dovrebbe riferire in parlamento il perché di tante cose che scopriamo oggi dopo che finalmente Conte si è deciso a far vedere agli italiani il verbale del comitato tecnico dal quale è derivata la sua decisione di chiudere il paese intero e non solamente i luoghi più investiti dall’epidemia. E rispondere anche sul perché sia stata sottovalutata la situazione in Val Seriana, l’area più colpita, quando i tecnici del ministero avevano detto che era da chiudere.

Troppi perché signor primo ministro ai quale lei dovrebbe rispondere, non basta dire: ho deciso io per il meglio, questo non lo possono dire i leader democratici di un paese democratico. Troppo comodo.
Un leader democratico deve rispondere seriamente e concretamente delle proprie azioni e spiegarle ai cittadini fino in fondo, altrimenti si deve dimettere.
L’aver privato della libertà l’intero paese è, a mio avviso, un abuso, come ritengo un abuso l’aver prorogato l’emergenza senza una necessità provata.
Un conto è lavorare per arginare il virus un altro è fare decreti che non corrispondono alla situazione reale e che però hanno contribuito a gettare il paese intero nella crisi produttiva e di sistema.
Che il pericolo sia stato sottovalutò all’inizio, non ho mai avuto dubbi, si sarebbe potuto fare di più e prima. L’agire in “solitudine” con la presunzione di avere la verità in tasca è segno di autoritarismo che, a mio avviso, non collima con i doveri di un premier di una Repubblica democratica.

Non è possibile lasciar passare questa cosa come un segnale di “responsabilità”, sarebbe un’ingenuità e un’irresponsabilità da parte sia dei cittadini che delle opposizioni.

E’ giusto fare chiarezza fino in fondo su molti episodi che di chiaro hanno veramente poco. Ora si capisce il motivo del tentativo di non far vedere quei verbali da parte di un governo che ha (o dovrebbe avere) nella sua cifra la massima trasparenza.

Sono certa che se la stessa cosa fosse stata fatta da un leader dell’opposizione la reazione sarebbe stata ben più dura. Dobbiamo saper guardare in faccia la realtà e pensare ed agire di conseguenza. Non è un dovere che spetta solo ai politici ma a tutti i cittadini italiani.

Un caffè

Il prossimo 21 di settembre si voterà per il taglio dei parlamentari. Ma siamo sicuri? La maggior parte della gente non lo sa. O se ne infischia.  Quei pochi che ho sentito, o non lo sapevano, cadevano dalle nuvole, oppure se chiedo: “tu che fai?”, mi rispondono: Boh! O anche, e questi sono i più informati, dicono che si va bene, non facciamola tanto lunga co’ ‘sti parlamentari, tagliamoli che sono sempre troppi.

Ma questa è quella che si dice “vulgata”, cioè una cosa detta tanto per, senza averci riflettuto, né tanto né poco.

Dunque, la cosa è questa: (lo so che lo sapete ma faccio un riepilogo per me stessa) :

“Con questa legge viene di fatto ridisegnata la composizione del Parlamento: sono 345 le poltrone in meno previste, precisamente 115 senatori 230 deputati, con un risparmio stimato di 100 milioni di euro lordi all’anno”.

Beh, sembrano tanti soldi vero? Certo, una barca ma, pare, che corrispondano ad un caffè per ogni italiano.

Il costo di un caffè! E per un caffè vogliamo venderci la Democrazia un tanto al chilo?

A me pare che già non stia messa benissimo, oggi si è saputo, dalla desecretazione dei verbali del Cts, che il lockdown avrebbe anche potuto essere parziale e non investire tutta la penisola, invece il governo ha deciso per la chiusura totale. Scelta legittima? Può darsi, secondo me sarebbe da vedere. E bene ha fatto la fondazione Einaudi a chiedere di vedere questi benedetti verbali che Conte non voleva mostrare.

Ora si capisce anche perché. Ma questa è un’altra storia.

Dicevamo…il taglio dei parlamentari. Beh, detta cosi…facciamo risparmiare lo Stato e mandiamo a casa un po’ di gente che sta li a vivere alle nostre spalle…questo dicono in sostanza i grillini.

E abbiamo visto quanto poco tengano alle loro poltrone abbarbicati come sono e col terrore di perderle.

Un riforma che va a toccare la Costituzione e che richiederà altri aggiustamenti che andranno a cambiare non poche cose. Non si tratta “solo” di depennare qualcuno dal foglio paga, ma comporta molto di più.

Ma agli italiani alle prese con le mascherine e le ansie della seconda ondata (gli esperti o almeno alcuni di essi la giudicano improbabile) oppure a pensare a come sopravvivere nella jungla di regole e regolette per cercare di ritornare ad una discreta (ma difficile) normalità pur perdurando lo stato di emergenza…non si preoccupano certo del taglio dei parlamentari, anzi, per molti andrebbero pure bene dei tagli anche più sostanziali…

Ora, il PD, o quello che ne rimane, ha, a mio parere una grossa responsabilità che gli pende sulla testa come la classica spada di Damocle: aver concesso quasi tutto al governo e ai grillini pur di mantenere la pace armata, ma cosi non si fa, signori. Il PD rischia di lasciarci le ultime penne e già si sente il caratteristico odore (o puzza) di penne bruciacchiate.

Zingaretti si dimostra persona per bene ma incapace di guidare un partito che sbanda ormai da anni e non sa tenere la direzione, qualunque, ormai, essa sia. Un partito progressista di sinistra? Acchi? direbbe Totò?

Alleandosi coi Cinquestelle è diventato un partito conservatore, soprattutto dei posti conquistati di straforo.

Zingaretti era contrario, all’inizio, lo ricordo bene e avrebbe fatto bene ad opporsi. Ma c’era Renzi che soffiava sotto e sappiamo bene che quando Renzi soffia sotto le braci si incendiano, tanto a lui che importa? Aveva già pronto il coltello a serramanico (metaforico) da infilare tra le scapole al povero segretario. Lui se n’è uscito dal PD, ora lui è Italia Viva e può farsi un baffo di tutto. Mentre a Zingaretti rimangono le caldarroste da togliere continuamente dal fuoco e si vede che le mani gli sfriggono.

Sa, forse, di essere su una brutta china, ma non ha il coraggio di opporsi ai grillini. Petulanti ed invadenti, arroganti e supponenti, con la puzzetta sempre sotto al naso e con la faccia da “vogliamo far cadere il governo? E poi, ve la prendete voi la responsabilità di dare il potere ai Salmoni? (Salvini-Meloni).

E con questa svelata minaccia vanno avanti da mesi a tenere il Pd sulla graticola.

In mezzo c’è stata e c’è l’epidemia ma non significa che per questo dobbiamo far fare ai grillini tutto quello che gli passa per la capa.

Ormai sono scesi ai piani bassi del consenso popolare, non possono più vantare i numeri dell’inizio della legislatura e perciò devono fare il muso da festa e anche far finta di essere “sani” per gettare un po’ di fumo negli occhi, almeno quel poco che serve per sopravvivere. E però il Pd deve prendersi le proprie responsabilità.

Da partito progressista a partito vivacchista.

Non un bel vedere.

Salute e benessere

L’importante è che dia l’impressione di lavorare tanto e bene. Deve avere una buona parlantina, come un buon alto dirigente d’azienda, deve saper incantare una platea, convincerla che il proprio operato è il massimo dell’efficienza e improntato su solide basi di competenza, esperienza oltre che doti innate di capacità di convincere e di porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Sapersi circondare di un team di collaboratori validi sia a livello operativo che sul piano umano che sappiano dimostrare dedizione al capo e alla “missione”. Utili si, indispensabili, mai. Salvo…intese.

Non basta, deve anche saper mantenere coi “sottoposti” un rapporto basato sul rispetto reciproco e fattiva collaborazione e per questo deve sempre dimostrarsi all’altezza della situazione e avere un comportamento affidabile, sereno ed equanime nei giudizi. Non serve che abbia grandi “visioni” strategiche, l’importante è che dia l’impressione di averne più d’una sempre pronta per essere estratta dal cilindro, all’occorrenza.

All’apparenza. Poi, non si sa. Nel caso del dirigente d’azienda, in un periodo relativamente breve, si potranno constatare i “frutti” del suo operato ed eventualmente, in caso questi non fossero soddisfacenti provvedere, con garbo ad una sostituzione indolore. Insomma il classico calcio nel sedere, ma con classe.

Ma per un presidente del Consiglio dei Ministri, col dovuto rispetto,  tutto questo vale ma fino ad un certo punto.

“Quel” punto, a noi cittadini, non è dato sapere dove si colloca.

Per quanto mi riguarda l’attuale primo ministro quel punto l’ha superato da un pezzo. Ma non si vede all’orizzonte nessuna possibilità di un cambio al vertice. Sembra ormai inamovibile, indispensabile, ineguagliabile e persino imperscrutabile. Come un temporale estivo. Sai che appena passato uno, ne arriverà presto un altro, più prepotente e rumoroso del precedente. Va cosi, è la natura.

Conte si è presentato come una timida brezza marzolina ma poi, col tempo si sta dimostrando un uragano placido, che gira e rigira e minaccia di scoppiare da un momento all’altro, da qualche segnale di aprirsi ma poi si richiude e diventa sempre più incombente fino alla minaccia, non troppo velata di esplodere in  pioggia torrenziale, grandine, fulmini e saette. Si potrebbe, sempre col dovuto rispetto, parafrasare un famoso detto: non abbaia, nel caso morde però, attenzione.

Anzi, si potrebbe dire che non solo ha sempre un eloquio forbito e sommesso, ma persino ricercato e si esprime sempre in termini civili e per nulla autoritari, del tipo, “abbiamo in progetto di esaminare tutte le proposte che possono fornire una vasta gamma di proposizioni atte ad affinare una scelta che deve dimostrarsi, nei fatti, la più collaborativa e partecipata possibile e mi attiverò in prima persona perché ciò sia attuabile anche in vista di una più accurata presa in esame delle istanze che provengono sia dalla maggioranza che da quella opposizione sana e disponibile a aiutare il governo nel cammino difficile intrapreso…”

Ha raccolto via via tanti consensi, si è fatto una buona sfera di amicizie altolocate, si aggira per l’Europa come un leader (che nessuno cura a parte Merkel ma solo per via del suo spiccato istinto materno) e fa e disfa a suo piacimento infischiandosene del Parlamento, esattamente come tanti prima di lui , ma lui ha l’attenuante del virus. Il virus lo sta portando oltre ogni  insperato limite di sfrenata ma ben nascostamente coltivata ambizione.

Il virus gli ha dato quella marcia in più che solo un’ambizione illimitata permette di ingranare.

Ora che ha ottenuto di allungare i termini dell’emergenza può allargare anche le sue brame. Oh, naturalmente lo fa per il “bene degli italiani”, per la loro salute e benessere, su questo non ci deve piovere, ma deve essere una certezza ed un “imperativo categorico” (locuzione fin troppo nota usata da lui stesso durante un’ audizione alla Camera). Il suo “imperativo categorico”: proteggere i cittadini dal morbo sempre e comunque e con tutti i mezzi.

Ecco, con tutti i mezzi anche quelli che scivolano un po’ pericolosamente dalla china del dettato costituzionale ma, come ogni buon dirigente di alto o di massimo grado sa bene, si può derogare dalle regole senza dare troppo nell’occhio, sempre per il bene dell”azienda”, l’importante è che non si sappia troppo in giro e di farlo con estrema eleganza e un pizzico (abbondante) di furbizia.

L’inaugurazione del ponte (cotta e mangiata) è stata una delle tante occasioni per Conte di dimostrarsi benigno e magnanimo, efficiente ed equanime, sorridente ma severo, praticamente leader piucheperfetto.

Sfiorava gomiti e anche guance ma con la mascherina sempre ben calcata e a naso e bocca ben protetti anche se distanziati di millimetri dagli altri invitati alla manifestazione. Sorrisi a bocca stretta o larga, non si sa, ma sorrisi.

Dare a mostrare che si fa e ci si prodiga e si è costantemente sulla cresta dell’onda del consenso, visibile e tangibile e se per farlo occorre creare assembramenti chi se ne importa? Sono assembramenti responsabili di persone con la testa sul collo e la maschera sul volto. Quella d’ordinanza, perché quella che non si vede è ancora più spessa e vale una carriera.

Ma, forse, l’Azienda Italia ha aumentato il “fatturato”? Pare proprio di no, pare che l’unica cosa che aumenta siano i debiti e di molto anche. Ma non possiamo neppure prevedere di mettere un altro al suo posto, ma per carità, è anche una questione scaramantica, se lo guardate bene ha qualche cosa di “esoterico” nello sguardo.

Lo aveva detto all’inizio della sua avventura che sarebbe stato il nostro avvocato, che ci avrebbe difeso da tutto e contro tutto e ora lo sappiamo che faceva sul serio. Ma noi abbiamo capito da cosa ci sta difendendo? Ci è ben chiaro fino in fondo il ruolo che si è autointestato? Perché io, personalmente, non credo di avere bisogno di un avvocato, anzi, spero proprio di non averne mai bisogno. E allora?

Allora, beato quel popolo che non ha bisogno di avvocati

Tutto dipende

“”Il futuro è decisamente aperto. Esso dipende da noi; da tutti noi. Dipende da quello che noi e molte altre persone facciamo e faremo: oggi, domani e dopodomani. E quello che facciamo e faremo dipende a sua volta dai nostri desideri, dalle nostre speranze, dalle nostre paure! Dipende da come vediamo il mondo; e da come valutiamo le possibilità largamente disponibili del futuro… Invece di posare a profeti, dobbiamo diventare i creatori del nostro destino. E imparare a fare le cose nel miglior modo che ci è possibile e ad andare alla ricerca dei nostri errori. Ma questo significa che dobbiamo cambiare noi stessi.”
Da “Tutta la vita è risolvere problemi” di Karl Popper.
Decisamente da consigliare a chi non l’avesse letto. L’ho letto e penso che lo rileggerò.

Ricorda anche una canzone di qualche anno fa: ” da che parte guardi il mondo tutto dipende”…

 

Ma come mai mi è venuto in mente di scrivere di questo libro? No, non faccio parte di quelli che consigliano i libri per le vacanze mettendoci dentro alla lista dei titoli qualche loro pubblicanzioncella, non si tratta di lettura agostana perché è indicata sempre, anche a gennaio.

No, mi è venuto in mente leggendo questo:
“”sabato mattina. Roberto Speranza chiama Paola De Micheli: “Ma cos’è questa cosa? Dobbiamo risolvere questa vicenda dei treni”, dice il ministro della Salute. “Roberto, il dpcm del 14 luglio scorso era chiaro, lo abbiamo fatto tutti insieme. Ma ridiscutiamolo, siamo disponibili”. Ma il ministero delle Infrastrutture non ci sta a passare come quello che ha dato il via libera a potenziali assembramenti nel trasporto su rotaia. “Non è una nostra responsabilità – spiega una fonte che ha seguito il dossier – noi al riempimento indiscriminato non abbiamo mai dato l’ok”.”

 

Non hanno mai dato l’ok ma sembra che circoli una circolare (quello dovrebbero fare) che si, qualche cosa si può allentare nel distanziamento nei trasporti, ma, come al solito, si tratta di frasi abbastanza fumose e di non facile interpretazione, giusto per non prendersi troppe responsabilità tutte insieme. Va bene prolungare l’emergenza, ma non esageriamo, ci sono tante esigenze da far combaciare, col dovuto distanziamento, naturale.

E, pare che Trenitalia ne abbia approfittato per allargarsi un po’ sul distanziamento, ma restringendolo. Non sembri un gioco di parole,  i treni a lunga percorrenza avevano emesso un comunicato che dal 31 di luglio le carrozze sarebbero state di nuovo disponibili al 100%, insomma tutti seduti vicini come prima, alla faccia dell’emergenza prolungata!

E invece no. Il Comitato scientifico, anche considerando che i contagi non sono diminuiti, anzi, si infuria e dice che non è cosa.

Povero Speranza, certo quando gli hanno proposto il ministero della Salute non avrà pensato trattarsi di passeggiata di salute, ma neppure avrebbe mai pensato di dover risolvere problemi tutti i giorni in questo modo, pare tutti i giorni sul punto di …salutare e mandare tutti a quel paese. Non lo vedo uno cosi forte da sostenere un ritmo di lavoro del genere, forse farebbe bene a leggersi Popper… Ora pare che ci sia anche il problema che i treni devono mantenere le distanze e gli aerei no. E qualcuno protesta. Certo non possiamo prevedere dei monoposto, sugli aerei distanziarci è più difficile, mascherine doppie e via andare altrimenti pedibus.

E Conte? Che dice l’ineffabile premier, quello a cui sembra passare tutto come acqua fresca sulle spalle (anche le cascate del Niagara), in apparenza non extralarge?

Tace e sorride sotto i baffi. Che c’entra lui coi treni? Che c’entra lui se i “suoi” ministri, se il suo “governo” fa pasticci?

(Avete notato che aria da “proprietario” che si da ultimamente)?

E’ normale no? Siamo umani, non si può fare tutto per benino e anche presto. Per questo bisognava allungare l’emergenza, come in cucina quando si allunga il brodo in vista di tempi di magra. E poi il brodo troppo ristretto non fa bene alla salute

Anzi, pare che Roberto Speranza abbia intenzione di farlo rientrare nelle linee guida:” allungare il brodo”.

Ma non ti allargare ( o dilungare) troppo Speranza, non vorrei che a furia di restrizioni mi limitassi anche il cacao. Eh no, la mia barretta al giorno è intoccabile sono pronta a fare la rivoluzione.

Nuovi barbari

Leggo adesso la notizia che un insensato turista, per farsi un selfie assieme alla magnifica statua in gesso di Paolina Borghese di Antonio Canova, al museo Gipsotheca di Possagno (città natale dello scultore) le ha spezzato tre dita del piede. (La versione in marmo è custodita alla galleria Borghese a Roma).

La statua è un capolavoro notissimo in tutto il mondo e ritrae la bellissima sorella  di Napoleone, Paolina Borghese Bonaparte, mollemente adagiata su un triclinio con solo un lenzuolo che la copre molto parzialmente (pare che nello studio dello scultore facesse molto caldo e lei che era considerata un’anticonformista si “copre” il meno possibile per la gioia di chi ha il piacere di ammirarla ancora oggi). Lei stessa pensò poi che fosse il caso di non esporla troppo e infatti scrisse al marito il principe Camillo Borghese: ”

«Camillo, vorrei pregarvi di farmi un piacere… So che talvolta consentite a qualcuno di vedere la mia statua di marmo. Sarei lieta che questo non accadesse più, perché la nudità della scultura sfiora l’indecenza. È stata creata per il vostro piacere, ora non è più così, ed è giusto che rimanga nascosta agli sguardi altrui» Non so quanto il principe abbia seguito queste indicazioni, con quello che deve averla pagata era davvero un sacrilegio nasconderla…

Oggi, questo turista austriaco, pare non abbia trovato di meglio che sedersi ai bordi della statua sopra il suo splendido piedino per fracassarlo col suo dolce peso. Non può essere che un barbaro.

Vittorio Sgarbi, presidente della fondazione Canova, imbestialito come solo lui sa essere,in questo caso pienamente giustificato, ha detto che bisogna fare di tutto per rintracciarlo  metterlo davanti alla sua dabbenaggine e farne pagare le conseguenze.

Sono assolutamente d’accordo con lui e dirò di più, sono anche d’accordo con la legge che Giorgia Meloni ha proposto che prevede il carcere fino ad otto anni per chi danneggia i monumenti.

“Contro chi danneggia opere d’arte alla Camera è stata presentata una proposta di legge, prima firmataria la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che prevede fino a un massimo di otto anni di reclusione e multe fino a 100mila euro. ” (ripreso da La Repubblica.

Il Veneto deve molto ai suoi artisti, tutti indistintamente e Canova ne è uno dei più rappresentativi e amati. Era anche soprannominato “Il nuovo Fidia”.

Inutile dire che mi auguro che il turista venga rintracciato, non dovrebbe essere difficile grazie alle telecamere di sorveglianza e punito e che chi non rispetta l’arte è solo un troglodita che non avrebbe diritto neppure a mettere piede (appunto) in certi luoghi sacri come il museo di Possagno.

La statua era già stata danneggiata durante la prima guerra mondiale da un bombardamento ma che un cretino ci si sedesse sopra e le rompesse le dita del piede era veramente impensabile. Ma i nostri monumenti non dovrebbero essere protetti meglio da certi insensati?

In questo video Sgarbi ne parla con la consueta passione: