Frenesia

Niente sarà come prima, non è solo una frase banale ma la realtà delle cose.

Poche cose saranno come prima, quasi neppure noi stessi siamo come prima ma sembriamo dei sopravvissuti e non è un bel vedere.

Tutta questa frenesia di tornare alla “normalità più di furia che in fretta ne è la spia evidente.

La testimonianza che noi non siamo più quelli di prima e non conta la nostra età o condizione sociale, professione cultura annessi e sconnessi.

No. Noi, tutti, non siamo più quelli di prima per quanto ci ostiniamo a crederlo.

Basta che ci guardiamo allo specchio senza paura. ci ritroveremo le tracce della paura.

Oh si, ci sono anche quelli che se la sono cavata bene, non hanno sofferto le restrizioni, la clausura, le multe i Dpcm, le sedute fiume dei governanti su come sconfiggere il nemico. Il quartier generale delle forze disarmate a parlare di come metterci tutti in quarantena obbligatoria per impedirci di seminare morte. E farci diventare zombie, allo stesso tempo.

Fantasmi che si aggirano per le strade con la mascherina a tracolla, in mano in tasca, appallottolata sotto al sedere se andiamo in bici, in borsa in mezzo a tutto il resto che sembra non servirci più.

Persino il nostro portafoglio, lo scrigno dei nostri segreti è diventato un estraneo.

Chi sei? gli diciamo quando lo guardiamo giacere nelle tasche o nelle borse. Cosa sei? E tutto quello che c’è dentro sembra non interessarci più, non essere più neppure nostro, essere quasi minaccioso. Perché li dentro c’è la nostra vita di prima, quella che ora non riconosciamo più. O non del tutto.

Siamo ancora noi, siamo ancora qui (come canta Vasco) ma siamo veramente noi?

E quel che è peggio è che il virus potrebbe, se non lo ha già fatto, toglierci la speranza delle speranze, quella che tutte le generazioni da sempre perseguono, quella che non possiamo perdere altrimenti non ce la facciamo ad andare avanti…quella in un mondo migliore. In una vita migliore, in meno povertà, ingiustizie e in una pace condivisa.

E sono soprattutto i giovani ad essere i soggetti più a rischio a differenza di quanto si pensi. Sono loro che si sono già visti portare via il futuro dalle politiche insensate degli ultimi decenni ed ora anche da uno stramaledetto virus, vero, costruito, portato dal vento, dalla miseria, dalla povertà o da troppa ricchezza, dall’egoismo o dalla ipocrisia, dalla sopraffazione, dalla discriminazione e dalla cattiveria e dalla insensibilità e tanto, tanto altro ancora.

Ed eccoci qui a combattere ancora contro chi vuole portarci via anche l’ultimo sogno e lo sta già portando via a tanti mentre tanti altri quel sogno possono continuare ad inseguirlo perché un posto nel mondo per loro c’è sempre.

E loro sono quelli di sempre con le loro belle facce sorridenti a dirci che in fondo non è successo nulla.

Ma non sono credibili, se mai lo  sono stati ora lo sono ancora meno.

Individui che si evitano o che si avvicinano per la paura di non esserne più capaci o  di perderne persino l’abitudine.

Ecco come siamo diventati, tranne quei pochi cui non interessava niente di niente neppure prima perché tanto per loro un posto al sole si trova sempre.

Tutti gli altri in ombra a cercare di vedere se il domani ci porta meno contagi, meno morti e più speranza nel futuro.

Futuro che, comunque, non sarà mai quello che avevamo in mente a meno che non decidiamo di colpo di abbandonare tutti i sogni e di vivere come se fosse l’ultimo giorno della nostra vita. Del doman c’è meno certezza di sempre.

 

4 commenti su “Frenesia”

  1. E invece, la mia visione e l’esortazione è quella di non perdere la speranza in un futuro migliore, com’è sempre accaduto anche se non lo percepiamo.
    Se lo se paragoniamo cos’era la vita quando eravamo giovani, cos’è oggi che siamo persone che abbiamo molta esperienza alle spalle.
    A cominciare col pane razionato dei tempi della guerra, e con gli stenti e le rovine della guerra stessa; poi la rinascita, il boom economico, ma che imponente flusso migratorio, quali lotte sindacali per ottenere uno status accettabile per l’operaio; poi la rivoluzione sessantottina, le Br, l’orribile esecuzione di Moro, o nefasti anni di piombo, lo stragismo di stato, la mattanza di magistrati e personalità di spicco nel servizio reso allo Stato, la terribile avanzata mafiosa fino alla pretesa di condizionare lo Stato; ne abbiamo passato delle belle, ma pur con alti e bassi la condizione umana è migliorata.
    E così credo dopo la terribile esperienza del coronavirus, non ancora debellato, ma già combattuto e in parte domato.
    Torneremo come prima, diventeremo meglio di prima.
    Ad maiora.

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    apprezzo il tuo ottimismo è quello della ragione e anche del sentimento.
    Io la guerra non l’ho vissuta ma l’ho sentita raccontare dai miei familiari ma, i loro ricordi, avevano sempre una sorta di nostalgia per la giovinezza che, comunque, percepiva un futuro migliore e una speranza che le cose migliorassero anche quando non avevano neppure la percezione di quello che accadeva e che sarebbe accaduto. Ma questo virus è una cosa che ha aggravata una situazione già esistente e molto molto difficile. Della quale però si accorgeva chi ne era immerso fino al collo e forse neppure allora. Non sappiamo cosa ci aspetta, io ci provo ad essere ottimista ma non posso non vedere la realtà del qui e ora e di come si faccia troppo poco per migliorarlo se non politiche di pura sopravvivenza in vita della politica stessa.

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  2. Alessandro, lei ha ragione nel dire che oggettivamente la condizione umana è migliorata nel tempo, ma purtroppo quello che conta è la percezione di coloro che, qui ed ora, vivono la loro vita. Il passato è passato, il futuro è da venire. E, qui ed ora, la realtà del covid-19 ci sta condizionando negativamente.
    La vedo brutta per i prossimi anni.

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  3. Beh io non lo so se sono ottimista o pessimista, certo che la situazione non è chiara, non sappiamo bene come vada e questa incombente nuova ondata…fa stare un po’ sul chi va la, non mi sento tanto tranquilla insomma,
    Il mondo invaso dal virus e qui sembra che se ne vada ma poi ci sono i focolai…ma insomma che ci succede?Io non sono terrapiattista ma c’è qualcosa che mi puzzicchia.

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  4. Puzzicchia? Altro che!
    Che sia puzza di zolfo, di quel diavolo d’uomo che è il nostro Conte?
    Parlo del PdC non dell’allenatore dell’Inter, anche lui diabolico nel caricare la squadra… che però perde.

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