Il lato buono delle cose

Oggi qui è una splendida giornata di sole, come da molti giorni tanto che sembra che sia tutto normale e che la vita ci sorrida.

Beh, forse ci sorriderà, speriamo davvero a breve, quando questa minaccia incombente sarà debellata, ci vorrà calma e sangue freddo lo so e forse non sarà cosi rapida la cosa ma ormai…

Sono da due mesi confinata a casa, ma non mi lamento, mi ci sto quasi abituando, esco per brevi passeggiate ben bardata e a volto coperto ma ci sto facendo l’abitudine. E proprio vero, si fa l’abitudine a tutto.

Me lo diceva spesso mia nonna…eh, vedrai ci farai l’abitudine, quando mi lamentavo per delle cose che non mi andavano giù (e non erano poche).

E l’abitudine è una buona cosa quando ti fa sentire meno il peso di certe imposizioni e la ripetitività di certi comportamenti li fa diventare quasi rientranti nella normalità delle cose.

Ho notato cose che mi hanno anche divertito e stupito. In questi giorni ho visto persone del mio condominio che non camminavano nemmeno se gli puntavi un mitra alla schiena, al massimo solo in gruppo una o due volte l’anno, passeggiare piacevolmente in solitudine e bearsi di guardarsi intorno, nei pressi di casa, come se vedessero quei luoghi per la prima volta.

Ma non è meraviglioso scoprire che i dintorni di casa tua sono bellissimi e che tu non li avevi mai considerati se non di sfuggita dal finestrino dell’auto mentre uscivi dal parcheggio?

Mentre adesso, dopo un mese di domiciliari e passeggiate centimetrate, noti che tutto intorno a casa tua ha un aspetto magnifico?

Che c’è il glicine in fiore (quei pochi rimasti) e che manda un profumo inebriante che mai avevi sentito con questa intensità prima di oggi?

E che, in fondo, camminare da soli e gustarsi il panorama della natura che si risveglia, non è poi cosi male?

E che poterlo fare, anche con una mascherina appiccicata alla faccia che ti fa sudare e ti infastidisce, è pur sempre meglio di non poterlo fare per niente?

Non voglio certo dire che mi sono affezionata a questa anomalia e non vedo l’ora che tutto ritorni come prima, se non meglio.

Ma a volte, è bello vedere il lato buono di cose che non avresti immaginato, neppure nel peggiore degli incubi.

6 commenti su “Il lato buono delle cose”

  1. Mariagrazia, è vero, ci sono più cose che persone belle ancora in giro. Io però temo molto quel pressing, in molte regioni, per riaprire le varie attività. È comprensibilissimo, ha senz’altro ricadute positive, mabè molto pericoloso. Così come per la riapertura delle scuole. Questo virus compie corsi e ricorsi, non procura immunità sicura,t anti se lo ribeccano di nuovo. Prevedo tempi oscuri, dove nemmeno le bellezze naturali ci allieteranno di molto.

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  2. Mi ricordo parecchi anni fa nel mio posto di lavoro c’era una collega che proprio non sopportavo ,quando la vedevo facevo di tutto per evitarla. non la conoscevo molto perché lavoravo da poco tempo, era una sensazione a pelle di antipatia e pensavo pure reciproca, un’ altra collega amica comincio’piano piano a farmi notare che questa persona non era poi così tremenda e aveva i suoi lati positivi ammetto di aver fatto molta fatica all’ inizio a credere che ciò potesse esistere ma col tempo ho cercato di essere meno prevenuta e prendere in considerazione la possibilità di conoscerla meglio, questo mio piccolo ma sofferto cambiamento mi ha fatto bene permettendomi di potermi relazionare con lei senza troppa difficoltà e comprendendo che in ognuno c’è un lato buono. Insomma non avevo più bisogno di scappare da lei anche se non posso dire che siamo diventate amiche ma riuscire a vederla con altri occhi mi ha permesso di cominciare ad imparare come affrontare tante altre difficoltà lavorative e non solo.

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    grazie, Carmela di questa tua testimonianza, proverò anch’io da domani a cercare di vedere altri aspetti delle cose, magari questo periodo buio ci aiutasse a comprendere certe cose che finora ci sembravano difficili da capire…e a vedere il lato buono delle cose.

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  3. Certo, vedere sempre il lato positivo di una situazione, specie se non puoi cambiarle nel breve periodo. Allora tanto vale trarne opportunità per fare nuovi lavori in casa, leggere un libro in più, nelle brevi passeggiate consentite, notare aspetti che prima erano sfuggiti -il sole più splendente, l’aria più respirabile, i colori più vivi, i profumi dei fiori più intensi- così come hai ben descritto.
    Io, per esempio, ho potuto rileggere le lettere che, studente universitario a Genova, indirizzavo alla mia famiglia. Mia madre le aveva conservate ed io non avevo mai avuto il tempo di leggerle. Adesso l’ho potuto fare e ho “ritrovato” tre anni della mia vita passata, il tempo della migliore giovinezza: mille fatti che avevo dimenticato, le scoperte di un mondo nuovo, il senso dell’avventura, le speranze, le preoccupazioni, la nostalgia di casa, le gioie per un esame superato, i dispiaceri per un voto immeritato, le paure del contagio del vaiolo (allora a Genova, ci furono dei casi, e alla Casa dello Studente ci vaccinammo tutti), i tafferugli politici che preludettero alla caduta del governo Tambroni. Fatti non solo miei, ma di riflesso, pure dei miei genitori e delle mie sorelle.
    Di questo devo ringraziare questa clausura, oltre mia madre che conservò le lettere come scritti preziosi.

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    anche questa è una bella testimonianza di come avere più tempo da dedicare a cose che prima ci sembravano scontate possa farci tornare indietro e rivivere momenti belli della nostra vita che avevamo quasi dimenticato ma che erano gelosamente conservati in un angolo della memoria e che le lettere di una madre hanno riportato a galla come se il tempo non fosse passato…quasi per miracolo.

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  4. Indubbiamente in momenti come questi si esce da quello che gli psicologi chiamano “tunnel cognitivo” che ci porta a concentrare i nostri pensieri su temi fissi e ci impedisce di soffermarci su aspetti marginali e laterali.

    Prima di tuto, in questo periodo, si rischia di morire come non mai prima d’ora nella nostra vita. Copio e incollo i dati dei decessi presi dal sito ufficiale.

    Età media 79 anni
    uomini 65,3%
    donne 34,7%
    Pazienti con 0 patologie pre-esistenti 3,6%
    Pazienti con 1 patologia pre-esistente 14,4 %
    Pazienti con 2 patologie pre-esistenti 20,7 %
    Pazienti con 3 o più patologie pre-esistenti 61,3%

    Nessuno di noi che ci parliamo qui è al sicuro, anche se la probabilità è diversa.
    E di fronte al rischio di morire ripassiamo in rassegna la nostra vita con occhi diversi, contattiamo qualche amico che non sentiamo da tempo, riguardiamo foto, ripensiamo ai nostri valori correnti.

    Il fatto di stare in casa ci fa rivalutare tante piccole cose che prima erano gratis e non avevano tanta impoatanza, come passeggiare nella natura, osservare strade e piazze senza l’elemento di disturbo di auto e pedoni, recuperare il rapporto con i familiari …

    Anche il concetto di libertà è da ripensare quando alcune libertà vengono meno e ci chiediamo quali sono quelle veramente importanti.

    Bisognerebbe creare occasioni del genere periodicamente senza bisogno di esere costretti da situazioni disastrose.

    Già le domeniche a piedi avevano aperto una finestra in questo senso.
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    Ho capito che a lei piacciono le statistiche (e oggi faccio un’eccezione e le pubblico questi dati) e certo hanno un fondamento e aiutano a capire le varie situazioni ma…c’è sempre il ma che questi sono dati sempre e comunque relativi(e poi, perché, prima non ci poteva capitare di finire investiti sulle strisce?). Ma perché oggi non fa a meno di pensare ai numeri e si va a fare una passeggiata (con la mascherina) e poi ce la racconta per filo e per segno, anzi per fiore e per profumo?

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  5. Guardi, che io vivevo di passeggiate.
    Passeggiate fotografiche a passo lento assaporando gli odori e i colori della natura. Sono anche un nautralista dilettante.
    Passeggiate impegnative in media di 15 km con 700 metri di dislivello sui monti con gruppi di trekking.
    E’ la cosa che mi manca di più.

    I dati certo vanno interpretati, ma non si possovo fare confronti senza tenerne conto.
    I morti annuali medi per incidenti stradali + quelli per infortuni sul lavoro sono dello stesso ordine dei morti per Covid in una settimana.

    Io non ho paura che mi colpisca il fulmine, a meno che non mi trovi sotto un albero durante un temporale, perché la probabilità è bassa, ma quando attraverso sulle strisce non doper scontato che mi abbiano visto e attraverso con l’occhi puntato sulle auto che arrivano.

    Vorrei anche fare una distinzione. Preoccupazione e paura sono cose diverse. La preoccupazione è una convinzione a livello razionale, mentre la paura è una sensazione.
    Io sono preoccupato, e cercare di inquadrare bene la situazione è il mio approccio naturale, frutto anche del lavoro che ho fatto, ma non ho paura.

    Se ricomincerò a fare passeggiate fotografiche ve le recconterò, ma non sarà niente di diverso da prima. Nei posti dove andavo prima dell’epidemia non incontravo anima viva dalla mattina alla sera. In compenso incontravo tanti animali.

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    beh complimenti, ancora un po’ di pazienza e tornerà a fare trekking in solitaria e anche le foto e magari ci manderà qualche resoconto dettagliato degli animali e dei panorami che incontrerà.

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  6. Il trekking lo facevo in gruppo. Le passeggiate fotografiche in solitario, Mi sono espresso male. Le foto delle escursioni trekking le posto sul mio profilo facebook.

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