La frittata rivoltata

“”””Cari Italians e caro Beppe, ve la siete cercata! Ora vi do’ quattro bacchettate in fatto di parita’/uomo donna e politica. In seguito alla lettera del signor Lenzini, il mio stomaco si e’ accartocciato (“Lavoro e parità uomo-donna”, https://bit.ly/33aT73u ). Quell’accusare Lilli Gruber di sollevare i soliti luoghi comuni su donne e lavoro, e la sfacciataggine di venirci a dire di tirarci su le maniche ecco… proprio non mi e’ andata giu’. Vorrei far notare a Lenzini che in fatto di parita’ di ruoli lavorativi le donne percepiscono uno stipendio minore rispetto agli uomini, e in genere sono le donne a soffrire maggiormente in fatto di tagli ai sussidi sociali, perche’ sono quelle che piu’ soffrono di una condizione di precariato (“THE STATE OF THE GENDER PAY GAP 2019”, https://www.payscale.com/data/gender-pay-gap ). Quando poi si tratta di “quote rosa”, nei paesi dove vengono applicate, si nota una presenza maggiore delle donne nei ruoli chiave. Detto questo, se io formassi un partito di sole donne e proponessi un programma centrato sui temi classici: quote rosa, parita’ di salario, paternita’ allungata per i neopapa’ stile scandinavo e altri provvedimenti “rosa”, quante candidate troverei per esempio qui su “Italians”? Chiediamolo alla signora Gazzato, che nella sua lettera ci fa capire che ha ben altro da fare che pensare alla politica (“Fino a che punto ce le dobbiamo tirare su, ‘ste maniche?”, https://bit.ly/37B8hlR ). La signora infatti tira in ballo i figli, la spesa, la casa da riassettare, il marito da consolare. Cita persino il make up per dire che noi donne proprio non ce lo possiamo permettere. E allora mi chiedo, ma se noi donne siamo le prime ad accettare i nostri ruoli di custodi del focolare, di creature che pensano solo alla famiglia e ai ruoli di supporto, cosa vogliamo recriminare? La vogliamo capire che dobbiamo rimetterci in discussione completamente? Siamo disposte a lavorare 25 ore su 24 per la nostra azienda e sacrificare la famiglia come fanno gli uomini di potere? Perche’ il potere richiede una dedizione quasi completa, la politica richiede determinazione. Se gli uomini si sono letteralmente arraffati tutto e’ perche’ noi glielo abbiamo permesso…

Laura Sironi”””

 

 

Questa letterina compare oggi sulla rubrica ” Italians” e si riferisce chiaramente alla mia lettera pubblicata qualche giorno fa, la trovate qui sotto il titolo “E rimbocchiamoci ‘ste maniche”.

Ecco, fino a smentita (ho già chiesto alla signora di spiegare come mai scrive questa lettera fraintendendo persino in termini logici quanto io scrivo in precedenza e vedremo se replicherà)questa lettera mi sembra proprio confermare quanto scrivo sull’articolo “Sfacciataggine”, anzi una vera “prova”.

Leggete bene il testo.

La Sironi sembra qui dare addosso a me piuttosto che a quello a cui si rivolge in prima istanza, cioè Lenzini.

Perché il non (voler) capire l’ronia nella mia lettera mi ha tutta l’aria di voler rivoltare la frittata.

In altri termini (e lo lo faccio presente anche a Severgnini) questa lettera ha tutta l’aria di essere un modo per dire che le donne (in questo caso io) sono le prime colpevoli della loro condizione.

Proprio quello che afferma Lenzini! Guarda caso!

Per essere ancora più chiara, la lettera della signora Sironi, se in buona fede, sembra piuttosto un grosso autogol per noi donne!

Mi auguro veramente di sbagliarmi.

Invito nuovamente Laura Sironi a spiegare come ha potuto fraintendere la mia lettera che è comprensibile a qualsiasi media intellligenza.

Attendo fiduciosa!

PS: Forse che “dobbiamo rimetterci in discussione” lo deve capire proprio lei. Mi smentisca se sbaglio.

6 commenti su “La frittata rivoltata”

  1. Hihihihi…:-D

    Donna Gazzato, la sfiora mai il sospetto che al di fuori del suo blog ci sia qualcuno/a che non condivide le sue idee? E che ha I SUOI STESSI DIRITTI (arièccoli…) di esprimere critiche, interprtazioni, punti di vista?

    Non si incavoli, che oggi c’è il sole…

    RISPOSTA
    si, certo e anche “perdona lor che non sanno quello che fanno”, seguirò il tuo consiglio, c’è il sole anche qui, finalmente. ma ti posso assicurare che mi sfiora più di un sospetto e che il diritto d’esprimersi non coincide con quello di interpretare a proprio piacimento le idee altrui per stravolgerle cambiandone completamente il senso.
    Ma vedo che tu hai capito benissimo cosa intendo.

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  2. Effettivamente ho notato una discontinuità tra la prima parte della lettera, dove dice che le mie tutto sommato pacate – considerazioni le avevano fatto accartocciare lo stomaco, e la seconda parte, dove se la prende con lei accusandola di darmi, in un certo modo, ragione.
    Purtroppo, l’obiettività e la razionalità su questi temi sono pari a quella di un tifoso laziale che discute con un tifoso romanista (e viceversa).
    E finché non riusciamo a convenire quanto meno su alcune verità condivise (che esistono, a volerle cercare) rimane un dialogo tra sordi che allontana la convergenza sulle cose da fare.

    RISPOSTA
    Lenzini mi fa piacere che lo abbia notato anche lei, su questo almeno siamo d’accordo, lo vede? non è poi cosi difficile.
    In fondo Sironi, dopo avermi dato dell’oca giuliva pubblicamente ed essersi autoassegnata la palma di femminista del terzo millennio, da quello che scrive, mi dipinge come una che le da ragione, quando invece è proprio il contrario;””” Tutto in Italia (ma non è molto diverso altrove) è in mano agli uomini. E ultimamente ancora di più. E ci prendono anche in giro con queste tesi “matematiche” ma farlocche che servono solo a gettare altro discredito sulle donne, come se ce ne fosse bisogno. E poi che le donne dovrebbero “tirarsi su le maniche”, ancora non si era sentita. Ma fino a che punto ce le dobbiamo tirare su…”, questo scrivo, come è possibile “fraitendere”? E, invitata a spiegare come mai ha capito fischi per fiaschi quando è fin troppo chiaro quello affermo, preferisce insistere nel suo “fraintendimento”.
    Ma, scusi, per “convenire” come dice lei, e per non essere “fraintesa” come fa Sironi, cosa suggerisce? Che dia ragione ad entrambi?

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  3. Mariagrazia,
    nelle lettera “Donne, lavoro e ‘gender pay gap’, di Laura Sironi, pubblicara da Italians , leggo che l’autrice travisa completamente il tuo pensiero espresso nella lettera “Fino a che punto dobbiamo tirarci su ste maniche” dove rifiutavi l’ennesima penalizzazione inflitta alla donna -e cioè l’immagine data da Lenzini di un modo femminile supinamente adagiato sulla propria condizione ad oggi ancora discriminata- contrapponendo le difficoltà reali che la donna d’oggi deve ancora superare per poter ottenere la parità di trattamento, di diritti e di dignità in una società ancora ampiamente maschilista.
    La signora Sironi invece capovolge tale significato e interpreta ciò come accettazione di un modello della donna, proprio come la vorrebbe quel mondo maschilista che tu da anni combatti.
    Quello che mi sorprende è che il travisamento proviene proprio da una donna.

    RISPOSTA
    A me non sorprende, anzi mi conferma ancora di più quello che già sapevo: molte donne sono più maschiliste degli uomini stessi anche quando si danno (da sole) patenti di paladine della causa femminile.

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  4. “Ma fino a che punto ce le dobbiamo tirare su…”
    E’ quel “plurale majestatis” che irrita. Credo che nessuno, più o meno tenutario di blog, sia stato incaricato di rappresentare ufficialmente qualcun altro. “NOI DONNE” non ci risulta. Io, tu, molte donne che conosco, sì.
    Evidentemente la signora Sironi, sul cui grado di intelligenza non mi sembra carino avanzare illazioni, non è d’accordo nè col povero Lenzini, che ovviamente parla solo per se stesso, nè con Mariagrazia Gazzato, anch’essa priva di qualunque delega rappresentativa. Non è lesa maestà, è un parere personale come TUTTI i post su questo blog.
    E’ invece un FATTO, e ancora non leggo contro-argomentazioni articolate a riguardo, che il corpo elettorale femminile è più numeroso di quello maschile ma che le poche donne in politica sono assolutamente poco votate. Altri personaggi (penso a Renzi, a Grillo, a Salvini) quando sono riusciti anche solo MEDIATICAMENTE a presentarsi come alternativa al sistema hanno ricevuto valanghe di voti da ambo i sessi. Donne, no. La povera Bonino, per fare l’esempio di un personaggio di tragico rigore morale, è stata massacrata da uomini e donne con uguale accanimento. E lo stesso dicasi di candidate di QUALUNQUE appartenenza ideologica. Ultimamente porta consensi sui “social” (ma non porta voti nelle urne) ogni generico e non circostanziato richiamo alle “molestie maschili” – se dici che gli operai dell’ILVA, maschi o femmine, avrebbero diritto a non morire di cancro sei solo un fastidioso ronzio populista, se dici che quarant’anni fa ti hanno guardato il didietro hai i titoli in prima. Ma candidature e voti, no.
    Qualcosa vorrà dire.
    RISPOSTA
    invece ti sembra carino che la signora mi dia della scema in pubblico sostenendo tutto il contrario di quello che scrivo?
    E ti sembra carino che invitata a spiegare come mai non “ha capito” quanto scrivo, non l’abbia fatto?
    E poi non metto in dubbio l’intelligenza di nessuno ma non vorrei che si dubitasse della mia.
    Io non parlo a nome di nessuno esprimo le mie opinioni e le sottoscrivo prendendomene le resnponsabilità ma non permetto a nessuno di travisare il mio pensiero e se lo fa mi difendo.
    Ma scusa, tu che ne sai che “il povero Lenzini parla per se stesso”?
    E poi, tu stesso, sei d’accordo con quanto affermi? Ma che dici? le donne sono poco votate? ma va?
    E chissà perché sono poco votate? Non sarà che gli uomini si prendono sempre la torta e lasciano le briciole? No eh?

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  5. Fracamente, auspicarsi che la donna, nel terzo millennio, nel cosiddetto mondo occidentale, debba ancora lottare di per sé per non essere discriminata, violentata e uccisa, mi sembra un concetto superato, un voler tornare indietro nel tempo.
    Deve essere la società nel suo insieme, senza distinzioni di sorta a reagire, perché sia ben chiaro che non è solo diritto di una parte dell’umanità, ma di tutta intera l’umanità, la pari dignità, indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle, dal ceto sociale, dalla ricchezza, dall’ educazione, dal luogo di nascita.

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