Riverbero d’autunno

Sono grata agli alberi

alla loro luce morbida

attorno all’onda del riflesso

del giallo  del rosso

del marrone.

 

Tinte le foglie non più verdi

Assorbono i colori

dalla fonte primaria di luce.

E affondo gli occhi

nel riverbero del cielo.

 

Mentre l’azzurro si piega dolce

verso la cima degli abeti.

E l’avvolge con amore

in un abbraccio che sa di cose

ancora da scoprire.

 

O di cose che so  che ricordo

che rivedo che mi parlano  mute

mentre alzo la testa

e chiudo gli occhi.

 

E respiro il profondo  azzurro.

E fondo l’anima con le rughe

del tronco che si affaccia

da un angolo e mi guarda

e mi chiama come tante volte

Io l’ho chiamato.

 

“Sono qui per te” sembra dirmi

come sempre sulla curva del viale

dritto impassibile  ed eterno

compagno e amico.

 

La chioma va oltre la vista sopra

le altre chiome, sopra di tutto.

E mentre mi appoggio sento la linfa

scorrere come sangue che

si mischia a quel verde che

fugge  e si ritrae accecato.

 

 

 

4 commenti su “Riverbero d’autunno”

  1. Una girandola di colori, e ogni colore una sensazione, un sentimento, e tutt’insieme conducono a uno scambio d’amore, di natura umana e vegetale.
    Complimenti, bella appasionata poesia.

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  2. Amare gli alberi è amare la natura. Tanti poeti si sono commossi alla vista di un albero. Ricordo la bella poesia del Pascoli per un quercia caduta che, pur non dando più rifugio agli uccelli, dona se stessa fino all’ultimo agli uomini:

    Dov’era l’ombra, or se la quercia spande
    morta, né più coi turbini tenzona.
    La gente dice: “Or vedo: era pur grande!”
    Pendono qua e là dalla corona
    i nidietti della primavera.
    Dice la gente: “Or vedo: era pur buona!”
    Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
    ognuno col suo grave fascio va.
    Nell’aria, un pianto… d’una capinera
    che cerca il nido che non troverà.
    RISPOSTA
    Davvero struggente. La quercia era considerata una divinità.

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  3. Autunno la stagione più poetica e romantica in assoluto, per i suoi colori per le prime nebbie che il sole ancora dolce dirada, per lo zampettare dei primi coraggiosi pettirossi, per i piccoli principi ranocchi che un po’ infreddoliti sbucano dai loro nascondigli,per le onde spettacolari nel cielo di uccelli migratori …forse la mia stagione preferita? Complimenti per la bellissima e suggestiva sua poesia

    RISPOSTA
    GRazie complimenti anche a te per la bella prosa.

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  4. “Sono qui per te” sembra dirmi
    come sempre sulla curva del viale
    dritto impassibile ed eterno
    compagno e amico.

    Il tema del dialogo con gli alberi, è molto suggestivo e non si risolve in un semplice prestar loro la nostra voce per confessare i nostri sentimenti, è molto di più, perché è proprio l’albero che riescee a trarre dal nostro intimo ciò che altrimenti sarebbe rimasto chiuso e inespresso dentro di noi.

    Anche Carducci , dialoga col duplice filare dei cipressi che da S.Guido vanno a Bolgheri, ma sono questi che traggono dal suo intimo ricordi, rimpianti e sentimenti, ossia le “eterne risse” della vita:

    “Intesi allora che i cipressi e il sole
    una gentil pietade avean di me,
    e presto il mormorio si fe’ parole:
    “Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se’.
    Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
    che rapisce de gli uomini i sospir,
    come dentro al tuo petto eterne risse
    ardon che tu né sai né puoi lenir”

    RISPOSTA
    SI, “una gentil pietade” come un amico che capisce ma non può parlare, gli alberi sono cosi, muti ma esprimono tanto solo con l’essenza forse per questo le specie arboree si chiamano cosi.

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