Prima le italiane

La Lega torna alla carica con il progetto di riaprire le case chiuse. basta, bisogna dargli aria! Dice Salvini.

Nel primo anno dell’era Salvinista questo importante provvedimento ha da passare l’approvazione del Parlamento.

Già, gli uomini (che sono in maggioranza) saranno (quasi) tutti favorevoli, ma… e le donne?

Già. le donne, sentono aria di festa,le mimose sono in fiore, potrebbero anche starci. No, cosa avete capito? Nel senso di approvare. Ma chi? Le leghiste? Forse. Ma le altre?

Si tratta di convincerle, in fondo, come sempre, le donne sono una minoranza, non proprio silenziosa ma sempre minoranza.

Una volta e per sempre, facciamo pagare le tasse alle prostitute, con quello che guadagnano se lo possono permettere, cribbio.  Potrebbero arrivare un sacco di soldi nella casse dello stato e DiMaio potrebbe anche fare da sponda pensando al suo RdC, che potrebbe sprofondare per mancanza di fondi. (Ma potrebbe essere rimpiazzato coi fondi di caffè o di carciofo).

Ma il problema primo è la Chiesa. Eh già, Francesco avrebbe da dire la sua, non lo vedo molto d’accordo sul meretricio di stato. Anche se non si tratta del Vaticano, sempre confinanti siamo.

Insomma siamo sempre nei…bordelli, uno più uno meno. Piuttosto che fare pagare le tasse agli evasori, facciamole pagare alle signore operatrici del sesso che non vedono l’ora di mettersi a disposizione dello stato.

Un bell’Albo professionale , magari corredato di impronte digitali, insomma una schedatura in piena regola e via andare. Ma non più per la via a dare scandalo, no, al chiuso, al protetto, sotto l’ala protettrice di papà stato che tutto vede (dal buco della serratura) e tutto provvede.

Un passo avanti verso l’emancipazione e l’affrancamento della donna dai ruoli subalterni, un serio investimento per il futuro: posti a tempo indeterminato assicurati dallo stato per “dipendenti pubbliche” ben retribuite e soddisfatte del proprio prestigioso ruolo nella società. Un bollino rosso, un marchio a fuoco sulla pelle, una sorta di “tatuaggio” di cui andare fiere.

Per la patria e per gli italiani questo è il minimo che si possa fare. Prima le italiane!

 

Si può (ancora) fare

Domenica 3 marzo 2019, la storia siamo stati noi, popolo delle primarie del Pd, alla faccia di quelli e sono tanti, che dicono che gli italiani sono delle pecorelle smarrite che saltano sui carri dei vincitori e non hanno mai il coraggio di fare, ma solo di blaterare.
Ecco, il blaterare, è dimostrato, è di chi accusa gli altri di non agire ma poi se ne sta ben nascosto dietro alle sue rimostranze ma non muove un muscolo per cambiare.
Quasi due milioni di persone che hanno fatto la coda per dimostrare, pacificamente, che se si vuole si può, democraticamente, ribaltare tutti i tavoli. Senza gridare slogan, senza violenza, senza retorica ma semplicementne con la forza delle proprie idee.
Anche la piazza di Milano ha dimostrato che gli italiani non sono più disposti a farsi tiranneggiare, a farsi prendere in giro dagli slogan dei politici che, quelli si, blaterano per farsi votare e poi, una volta a governo, si accomodano sulle comode poltrone e si comportano da piccoli dittatori in erba.
L’Italia, di dittatori ne ha visto uno che ha lasciato un segno indelebile e che ha “vaccinato” questo paese dal “morbo”, dalla pestilenza del razzismo, dell’odio verso il diverso, dalla meschinità di una politica incentrata sul qui e ora dei piccoli interessi nazionalisti di infima bottega.
Domenica scorsa, quasi due milioni di italiani hanno detto no a tutto questo ed hanno messo nero su bianco la propria volontà di ritornare a vivere in un paese veramente libero aperto, solidale e democratico.
Ricominciamo da domenica 3 marzo, si, si può fare.

Tieh!

Mi verrebbe da dire: Tieh Salvini, tieh DiMaio, tieh Conte!

Ma non lo dico, non è fine…o lo dico, massì ormai l’ho detto.

Siamo in tanti a votare alle primarie, hanno stampato altre schede, le code ai gazebo un po’ in tutta Italia, una festa della Democrazia, eh si, eddai, e diciamolo, ma si può ancora dire…?

Beh, io ho votato all’una  e non c’era quasi nessuno ma mi hanno detto che fino a poco prima c’era stata tanta gente. Qui da me, nel profondo nord, ormai, dire che vado a votare alle primarie del Pd è quasi un azzardo, bisbigliare che è meglio. L’ho detto allo scrutatore che mi ha chiesto se ero tesserata. No, ho risposto ma ho sempre votato Pd  tranne una volta, per colpa di Renzi. Gelo in sala: ho detto qualcosa che non va? No, mi risponde, anche questa è democrazia. Già, rispondo e aggiungo che sono  li apposta per confermarlo.

Buona riflessione, mi risponde. Insomma, abbiamo conversato un po’ il che non guasta, democraticamente.

Poi esco e mi sento meglio, sono contenta di aver cambiato idea in cosi poco tempo e di avere preferito l’azione al suo contrario. Fino all’altro ieri ero convinta che non avrei votato ma certe facce mi hanno convinto del contrario e non parlo di quelle degli aspiranti segretario del Pd.

C’è un’atmosfera strana. Una signora mi chiede dove si vota. Le dico: li signora, vede le bandiere?

Già, le bandiere. Sventolano poco perché c’è quasi assenza di vento ma si vedono bene, comunque, alla faccia dei leghisti che le farebbero a pezzetti.

Salvini ha detto che è una bella cosa questa manifestazione di democrazia (già, a lui spetta “dirigere il traffico”) ma che non ci illudiamo, il presente e il futuro appartengono a loro, ai giolloverdi, o meglio ai verdigialli, o meglio ancora (fra poco) ai verdeazzurri (che a me piace una cifra…il verdeazzurro, beninteso).

Eh va beh, prendiamoci il passato prossimo, per ora o anche il parti…cipio o perché no? Il condizionale.

Il congiuntivo no, quello lo lasciamo a DiMaio che, come sappiamo, lo padroneggia a frustate.

Tempesta emotiva

Gli dimezzano la pena perché gli psichiatri provano che lui era in preda ad una”tempesta emotiva” quando ha strangolato a mani nude una donna che frequentava da qualche mese. Michele Cataldo, qualche anno fa ha ucciso Olga Matei, strangolandola perché lei gli ha detto che non lo voleva più vedere a causa della sua gelosia.
Ma lui non ha girato i tacchi e se n’è andato uscendo dalla sua vita, no, manco per niente ha fatto in modo che ad uscire dalla vita fosse lei.
Ed ora, siccome era in preda a “tempesta emotiva”, gli viene dimezzata la pena iniziale richiesta: da 30 anni a 16.
Va bene, qualcuno dirà, cosa cambia? Se era in preda all’emotività, se lei gli ha detto di andarsene, ad uno possono anche saltare tutti i circuiti…
Ma non ci leggete in questa sentenza una puntina, lieve, ma pungente, di maschilismo?

(Gli uomini fanno un po’ fatica a vedere il maschilismo visto che a loro non è mai toccato subirlo, ma, perbacco, un po’ di immedesimazione non guasterebbe, di tanto in tanto, perché, se vogliamo o anche no, il femminismo è a favore di una civiltà che tenga in maggiore considerazione le donne e non le costringa a subire continue discriminazioni, il maschilismo, al contrario, è proprio la cultura fautrice della discriminazione…una leggera differenza, no?).
Non ci leggete una sorta di giustificazione lenitiva: “ma si dai, ma insomma, poverino, lei lo voleva lasciare, cosi di brutto, senza prepararlo (consideriamo che stavano insieme da poco) e lui perde il lume degli occhi e la fa fuori, cosi a freddo e senza anestesia…
Poco ci manca che non gli diamo anche un premio sopra.
Facciamo sedici anni ai domiciliari? Magari con permesso di uscire ogni tanto per trovarsi una che lo soddisfi in tutto e per tutto e che lo tratti come si merita?
Non è un feroce e brutale assassino uno che uccide una donna senza pensarci due volte a mani nude?
No, per i giudici e i periti di parte, lo è ma con riserva.
Sedici anni passano presto. Donne occhio perché questo ci riprova.

Il maschilismo e le donne

Pubblico questa mia lettera comparsa oggi su “Italians”del Corriere della sera per  allargare la discussione a chi volesse intervenire:

” Gentile Severgnini, colgo l’occasione della lettera del signor Cogliati “USA: “Time’s Up”, il movimento #MeToo e la situazione in Virginia” ( https://bit.ly/2EDq3bQ ) per fare alcune considerazioni sul maschilismo (in generale). Ci spiega, lo stesso, che la Ceo di Time’s up, organizzazione che aderisce a Meetoo, si è dimessa perché il figlio sarebbe accusato di molestie. Incuriosita sono andata a leggermi la notizia (ora non ricordo se sul New York Times o altro) e scopro che si tratterebbe di un racconto fatto da un’amica del figlio, la quale avrebbe detto di essere stata molestata sessualmente da lui durante una seduta di massaggi terapeutici a casa della donna, dietro invito della stessa. Lisa Borders si è subito dimessa dal suo incarico presso l’associazione, dopo esserne venuta a conoscenza. Secondo me ha fatto benissimo, e non capisco di che si meravigli il sig. Cogliati che coglie l’occasione per criticare i democratici della Virginia invischiati in varie vicende sessiste e razziste (come se tra i repubblicani ci fossero tutti santi dipinti). Se il figlio ci ha provato e se la ragazza ci è rimasta male ed ora si lamenta di aver subito attenzioni troppo particolari, che colpa ne avrebbe la madre? Se ci sarà una denuncia e un processo, saranno i giudici che dovranno stabilire come sono andate veramente le cose. Questa è la procedura. Ma la madre bene ha fatto a ritirarsi dalle scene e non ci vedo nulla di ipocrita. Le donne impegnate a difendere altre donne dai soprusi sono spesso esse stesse vittime di molestie più generiche ma che attestano che il maschilismo è duro a morire anzi, direi che nel terzo millennio è più vivo che mai. Cordiali saluti”.

Per chi non lo sapesse Time’s up è un’associazione no profit nata a seguito del movimento Meetoo per promuovere  e aiutare le donne o anche gli uomini che sono fatti oggetto di molestie nei luoghi di lavoro, da parte di chi si approfitta del ruolo di supremazia per avanzare richieste di prestazioni sessuali.

Mette a disposizione consulenza legale gratuita ed è presente nelle iniziative atte a prevenire il fenomeno delle molestie sul luogo di lavoro.

La lettera a cui rispondo è reperibile su Italians il giorno 28 febbraio 2019 a firma Andrea Cogliati.