Il buco della discordia

Su questo buco della Tav si stanno decidendo i destini del paese. Si fa o non si fa? I grillini dicono No, mentre i leghisti dicono SI.

Abbiamo i nostri problemi: un governo che sta dalle sponde opposte di una decisione che coinvolge enormi interessi e che il governo non vuole prendere. Il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha messo un punto fermo dicendo:

“Chi se ne frega di andare a Lione”.

E, detta cosi, la cosa potrebbe anche far riflettere. Ma, si, ma in fondo che ce ne frega di andare a Lione?Potrei fare una rapida statistica tra i miei conoscenti e sono sicura che non troverei nessuno a cui importi di andare a Lione.

Ma allora perché tutto questo caos? Sento dire che in Italia circolano tutti i giorni milioni di Tir: la

cosa non mi stupisce affatto,ne incontro io  spesso e per niente volentieri. Quei grossi bestioni che ti sfiorano quando ti sorpassano sono più invadenti di una suocera in visita a mezzogiorno.

Ma se mi ritrovassi una ventina di miliardi che mi crescono, pur di far finire questa sceneggiata, li allungherei io al governo e gli direi: “toh, governo, prendi ‘sti miliardi e falla finita con questo buco. Buca ‘sta benedetta montagna che è già in via di bucamento (o bucazione?) e smettetela di far finta di litigare.”

Tanto l’ho capito che il governo non cade, né sul buco della Tav, né sul si o no alla richiesta di immunità per Salvini.

State solo frignando in maniera indecente. Governo del frignamento.

“Co sto affar del si e del no…moeghe un ponto tutti do”….che, per i non veneti significa: con quest’affare del si e del no, fatela un po’ finita tutti e due…

 

1 commento su “Il buco della discordia”

  1. Mariagrazia la storia del buco da te narrata mi ha messo di buon umore, certo che Toninelli deve avere una predisposizione naturale all’umorismo, ,ma di quello dei più raffinati, altro che Totò.
    Massì, chi se n’importa di Lione?

    Io ci sono capitato, a Lione, in una giornata di pioggia torrenziale, tale da non vedere bene neppure le indicazioni autostradali.
    Per tornare in Italia c’erano due possibilità, una attraverso la galleria del Frejus, l’altra via Grenoble, attraverso il Minginevro.
    A stento vidi l’avviso che segnalazione che la galleria del Frejus era chiusa, perciò imboccai l’uscita per Grenoble. Con lir niente male, il brutto cominciò dopo Grenoble, sotto la pioggia battente, una sorta di gola stretta tra le montagne, che viene percorsa dai corridori ciclisti al Tour, mi portò non so come a Briançon e là percorrendo una rotonda vidi per caso un piccolo cartello che indicava la direzione Tourin. L’imboccai e subito le rampe del Monginevro per l’umtima ubriacatura fino al cinfine… insomna, per farla breve a Torino giunsi stremato a tarda sera e ancora dovevo cercare l’hotel dove pernottare.
    Sai che ti dico? Io quel buco lo farei. A parte la mia avventura, già mettere in contatto facilmente due grandi città come Torino e Lione sarebbe positivo. Altro che analisi costi-ricavi con cui Toninelli e Salvini giocano a nascondino.

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